giovedì 23 febbraio 2012

L’Inps denuncia per truffa i Caf

Più di 2 milioni di euro ‘presi’ truccando le dichiarazione Ise e Isee
L’Inps ha presentato una denuncia alla Procura di Roma contro i Caf dei sindacati per ‘una tentata truffa ai danni dello Stato da piu’ di 2 milioni di euro’. Lo scrive L’Espresso,secondo una anticipazione del numero in edicola domani: secondo l’Inps ‘i Caf truccano le carte quando compilano, a spese proprio dell’Inps’ le domande per il calcolo degli indicatori Ise e Isee.
IL FUNZIONAMENTO - Sarebbero state verificate ‘tutte le dichiarazioni compilate nel 2008-2010 dai Caf di Campania, Sicilia e Calabria’. L’Espresso scrive che ‘gli 007 dell’Inps avrebbero verificato: 8.768.876 fascicoli, pari al 43 per cento del totale nazionale. Le dichiarazioni per le quali l’Inps ha pagato i Caf e sulle quali c’e’ il sospetto di irregolarita’ sarebbero 131.614 e avrebbero fruttato ai Caf 2.114.341 euro e 80 centesimi. In particolare, 19.462 pratiche riguarderebbero persone decedute e il record di dichiarazioni contestate a un singolo Caf risulterebbe pari a 13.705′. Nei tre anni ‘il sistema informativo dell’Inps avrebbe inoltre intercettato 195.790 dichiarazioni ritenute anomale e per le quali l’Istituto ha rifiutato il pagamento ai Caf (10 euro a dichiarazione, che salgono a 16,5 se la documentazione riguarda nuclei familiari con piu’ di 5 soggetti). La somma delle dichiarazioni ritenute irregolari o anomale arriva dunque a quota 327.404 ed e’ pari al 3,73 per cento del totale di quelle esaminate’. L’Espresso ‘ricorda che nel triennio 2008-2010 l’Inps ha pagato 298.504.907 euro (110.332.320 euro nel solo 2010) per le dichiarazioni Ise e Isee agli 83 Caf autorizzati in base a una convenzione scaduta nel 2010 e non ancora rinnovata’.

Embargo dell’Unione Europea sul petrolio dell’Iran

     

Iran: Ayat. Khamenei, dimostreremo al mondo che la forza non sta nella bomba nucleare

Iran: Ayat. Khamenei, dimostreremo al mondo che la forza non sta nella bomba nucleare
TEHERAN – La guida suprema iraniana il sommo Ayatollah Seyyed Alì Khamenei ha incontrato mercoledì sera i responsabili dell’agenzia atomica iraniana e gli scienziati nucleari del paese.
Secondo l’IRIB, in questa occasione la guida suprema iraniana ha ricordato:
“La Repubblica Islamica dell’Iran vuole dimostrare al mondo che il possesso di armi nucleari non è portatore di forza e che la potenza non deriva dalle armi nucleari ma che anzi si può sconfiggere il potere derivato dal possesso dell’arma nucleare e questo è quello che farà il popolo dell’Iran”.
Secondo la guida suprema, il benessere e l’apporto materiale dello sviluppo tecnologico nucleare fatto registrare dai giovani iraniani, è considerevoli, ma l’aspetto più importante di queste loro azioni è l’aver rafforzato il sentimento di “dignità nazionale” degli iraniani. L’Ayatollah Khamenei ha ricordato che l’Iran è sotto accusa perchè i prepotenti della Terra sanno che se i popoli conquisteranno le vette del progresso scientifico e tecnologico, sarà poi impossibile dettar loro la propria legge.

Global Research : ‘le 10 ragioni più eccellenti per attaccare l’Iran’

Global Research : ‘le 10 ragioni più eccellenti per attaccare l’Iran’
WASHINGTON – Il 21 Febbraio il giornalista americano David Swanson ha pubblicato un breve articolo sul sito Global Research dal titolo “The 10 Most Excellent Reasons to Attack Iran” (Le 10 ragioni più eccellenti per attaccare l’Iran). Vi proponiamo la traduzione dell’articolo.

“1- L’Iran ha minacciato di rispondere se attaccato e questo è un crimine di guerra. I crimini di guerra vanno puniti.
2- La mia tv dice che l’Iran ha le nucleari. Io sono sicuro che ora questo è giusto. Come la Corea del Nord. Sono sicuro che loro sono i prossimi. Noi bombardiamo solo i posti dove si hanno veramente le nucleari e che fanno parte dell’Asse del Male. Eccetto l’Iraq, che fu un caso differente.
3- L’Iraq non è andato così male. Considerando come sia perdente il suo governo, il luogo è divenuto migliore perchè molta gente è morta o è scappata. Tutto sommato le cose non potevano andare meglio anche se le avessimo tramate.
4- Quando minacciamo di non comprare petrolio dall’Iran, l’Iran ci minaccia di non venderci il suo petrolio, che è assolutamente intollerabile. Cosa faremo senza quel petrolio? Tra l’altro cosa comprerebbe l’Iran se vendesse il suo petrolio ?
5- L’Iran è stato segretamente dietro all’11 Settembre. E se non è stato così, peggio ancora! L’Iran non ha attaccato una nazione da secoli, e questo vuol dire che il prossimo attacco di questa nazione a qualcuno è vicino e garantito !
6- Gli iraniani sono gente religiosa, al contrario di israeliani ed americani. Molti israeliani non vogliono l’attacco all’Iran, ma il « sacro governo israeliano » lo vuole. Opporsi a questa decisione vorrebbe dire ribellarsi a Dio.
7- Gli iraniani sono così stupidi che quando noi uccidiamo i loro scienziati loro cercano di assoldare un venditore di auto in Texas affinchè lui ingaggi a sua volta un narcotrafficante in Messico per uccidere l’ambasciatore saudita a Washington, ed il bello è che non lo fanno nemmeno, solo per farci apparire cattivi.
7b- Dimenticavo, la gente stupida va bombardata! Non fanno parte del mondo civile!
8- La guerra fa bene all’economia Usa ed anche all’economia iraniana ! Le truppe di stanza in Iran compreranno stoffa. E le donne sopravvissute alla guerra avranno più diritti. Come in Virginia (riferimento al caso della donna malata di mente che venne lo stesso giustiziata/ndr). Abbiamo un conto in sospeso con gli iraniani dopo il piccolo golpe del 1953 contro di loro.
9- Questa e’ l’unica via per unire la regione. Anche se noi bombardiamo l’Iran e questo riserverà a noi il suo eterno amore. Oppure, se necessario, occuperemo l’Iran per liberarlo, come i suoi vicini. Non staremo a lungo. Proprio come l’Afghanistan.
10- Da non dimenticare che non ci restituiranno il nostro drone. Ed è già stato detto abbastanza.

Italia: rientrano salme militari morti in Afghanistan, ma nessuno del governo va ad accoglierli

Italia: rientrano salme militari morti in Afghanistan, ma nessuno del governo va ad accoglierli
ROMA - Sono rientrate mercoledi', a Ciampino, le salme dei tre ragazzi morti in un incidente stradale in Afghanistan.
Francesco Currò, Luca Valente e Francesco Paolo Messineo hanno perso la vita vicino Shindand, mentre cercavano di soccorrere compagni e commilitoni sorpresi dal maltempo in una delle impervie gole del paese. Il loro blindato Lince si è capovolto in acqua, e la bassissima temperatura ha fatto il resto. Sono tornati a casa nel silenzio più generale, accolti da qualche autorità e da bandiere abbrunate. Gente composta e commossa seguiva le tre bare.

A fare rumore, però, è stata l’assenza, sgradevole e ingiustificata, del governo. Nessun rappresentante del sobrio Esecutivo ha pensato bene di presentarsi a Ciampino su quella pista, testimoniando che lo Stato non abbandona i suoi caduti. Invece, al di là delle solite, stupide e insignificanti frasi di circostanza delle ore immediatamente successive all’evento, Monti ha trovato il tempo per fare un salto a Bruxelles a parlare di crescita e fisco, ma di passare cinque minuti con i familiari di italiani morti in missione all’Estero neanche a parlarne. Non c’è niente da fare, saranno bravi in tutto, saranno capaci di parlare con banchieri e finanzieri, saranno pure espertissimi di burocrazia e di circoli salottieri dove si decidono le sorti dell’Europa. Ma di stare tra la gente non ne hanno voglia, non lo sanno fare.
L’assenza del Governo a Ciampino, come denuncia il deputato finiano Paglia (medaglia al valor militare conquistata a Mogadiscio), è un pessimo segnale: significa creare morti di serie A e morti di serie B. Chi muore saltato su una mina merita i funerali in magnifiche basiliche romane con la scorta di corazzieri a cavallo e inchini deferenti del Capo dello Stato. Chi muore dentro un Lince mentre attraversava un guado diventa notizia di seconda, terza, quarta pagina. E le autorità, quelle che dovrebbero tutelare le migliaia di giovani e meno giovani mandati lontano da casa a combattere, se ne fregano. Un passo falso per il Governo della serietà, una caduta di stile del tutto evitabile.
AGGIORNAMENTO.
Colta la caduta di stile, nel tardo pomeriggio il Ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, si è recato in tutta fretta a rendere omaggio alle salme dei militari. I due aerei militari con a bordo i tre feretri sono poi ripartiti per raggiungere gli aeroporti di Catania e Galatina.
Rimane il fatto che in mattinata, al loro arrivo, dieci ore prima dell’omaggio del Ministro, non ci fosse nessuno del governo pronto ad accoglierli. Nemmeno un sottosegretario.
AGGIORNAMENTO 2.
Ci segnalano che alcuni tg, come il tg5 e Sky (ma probabilmente anche altri), stanno mandando in onda servizi sull’arrivo delle salme dei militari accompagnate dalla voce “a riceverli c’era il Ministro della Difesa”, con tanto di immagini. E’ FALSO. La sequenza mostrata si riferisce al tardo pomeriggio, e non all’arrivo di questa mattina. Quando, lo ribadiamo, non c’era nessun membro del governo.
Fonte: http://www.daw-blog.com

Malattie rare, censiti 485 tipi diversi

Il 29 febbraio si celebra la Giornata nazionale dedicata a queste patologie. Molte le iniziative di sensibilizzazione: dai seminari per medici agli spettacoli teatrali. Il ministero pronto ad allargare l'elenco per i Livelli essenziali di assistenza
ROMA - Ufficialmente sarebbero quasi centomila i pazienti con malattie rare in Italia, ma le associazioni italiane parlano di circa mezzo milione. "Nel triennio 2007-2010, il Registro nazionale, organo tecnico-scientifico del Sistema sanitario nazionale, ha censito 485 diverse malattie rare presenti sul territorio nazionale", ha recentemente spiegato Domenica Taruscio, direttore del Centro nazionale malattie tare dell'Istituto superiore di sanità, presentando la Giornata delle malattie rare che quest'anno si svolge il 29 febbraio. "Le patologie più frequenti - ha aggiunto Taruscio - sono le malattie del sistema nervoso e degli organi di senso, che rappresentano il 21,05% del totale". A seguire vi sono le malattie del sangue e degli organi ematopoietici (20,6%), le malattie delle ghiandole endocrine, della nutrizione, del metabolismo e disturbi immunitari (18,95%) e le malformazioni congenite (15,04%).

Ma quante sono? - Secondo l'Osservatorio Malattie rare, le patologie ad oggi note "sono circa ottomila". E se alcune hanno davvero pochi pazienti, i malati "rari" messi insieme sono proprio tanti. A Roma, durante quelli che sono stati definiti un poco pomposamente dall'associazione Giuseppe Dossetti "Stati generali delle malattie rare", Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell'ospedale Bambino Gesù di Roma, ha segnalato l'esigenza di "risorse dedicate" per affrontare, dal punto di vista sanitario, le malattie rare. Molta attenzione deve essere poi
data alla pediatria, si deve considerare che "il 70% dei malati rari sono in Europa" e occorre poi uscire dalla logica di un elenco chiuso, dal momento che dalla genetica "arrivano informazioni sempre nuove e bisogna pensare a uno strumento dinamico".

Le iniziative - "Uniamo", l'organizzazione che riunisce diverse associazioni, per il 29 febbraio a Roma ha previsto un incontro in Senato, con lo slogan della giornata "Rari ma forti insieme". A livello nazionale sono in via di attivazione esperienze innovative come lo "sportello dedicato alle malattie rare" che sarà inaugurato il prossimo 29 febbraio al Policlinico Umberto I di Roma, ed al Bambino Gesù, sempre a Roma, dove è stata avviato un "traghettamento delle conoscenze dai pediatri ai medici che seguono i pazienti adulti", come ha fatto sapere Dallapiccola.

A Milano, la Fondazione Policlinico è il principale presidio della Rete regionale lombarda per le malattie rare: gestisce 262 malattie rare attraverso il lavoro di 63 specialisti appartenenti a 28 diversi reparti. Per il 29 sono previsti banchetti informativi e seminari su temi trasversali. La sera del 27 febbraio, invece, al teatro Quirino a Roma (ore 21) si terrà lo spettacolo teatrale "Controvento", regia di paolo Trentino, "Sette autori portano in scena le malattie rare", su iniziativa del'Iss.

Infine l'annuncio del ministro Renato Balduzzi: "Dentro i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), una parte molto importante è rappresentata dalle allora, nel 2008, 109 malattie rare che dovevano essere inserite ed è possibile che dal 2008 a oggi ci possa essere qualche ritocco sul numero, in aumento".

Siria:Cina non andra'a conferenza Tunisi

(ANSA) - PECHINO - La Cina non partecipera' alla conferenza internazionale ''Amici della Siria'' che si apre domani a Tunisi. Lo ha annunciato l'agenzia di stampa ufficiale 'Nuova Cina'. Citando il portavoce del ministero degli Esteri, Hong Lei, l'agenzia ha precisato che Pechino non inviera' alcun rappresentante alla conferenza. Al summit partecipano Stati Uniti, Europa e Paesi arabi, ma non Mosca.         

LE NOSTRE INCHIESTE L'Onu: in Italia ormai è "femminicidio"

LE NOSTRE INCHIESTE L'Onu: in Italia ormai è femminicidio

Rashida Manjoo, responsabile per la violenza contro le donne, usa un termine nato per descrivere gli eccidi in Messico. Ogni tre giorni in Italia una donna viene uccisa per mano del proprio partner


Foto Olycom
Alla vigilia dell’8 marzo l’Italia farebbe bene a interrogarsi. Ma davvero siamo un Paese che perseguita la donna? Il dipartimento delle Pari opportunità ha addirittura pensato di istituire la figura di un avvocato specializzato nella sua difesa. E Rashida Manjoo, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, ha appena parlato di femminicidio: «È la prima causa di morte in Italia per le donne tra i 16 e i 44 anni». Femminicidio è un neologismo ed è una brutta parola: significa la distruzione fisica, psicologica, economica, istituzionale della donna in quanto tale. Wikipedia scrive che «avviene per fattori esclusivamente culturali: il considerare la donna una res propria può far sentire l’aguzzino legittimato a decidere sulla sua vita».
È un termine coniato ufficialmente per la prima volta nel 2009, quando il Messico è stato condannato dalla Corte interamericana dei diritti umani per le 500 donne violentate e uccise dal 1993 nella totale indifferenza delle autorità di Ciudad Juarez, nello Stato di Chihuahua. C’erano cadaveri straziati buttati nella monnezza o sciolti nell’acido: secondo alcune denunce si sarebbero macchiati di questi orrori anche uomini delle forze dell’ordine. Certo, in Italia non siamo arrivati a questi livelli. Però, si tratta di delitti trasversali a tutte le classi sociali.

Stefania Noce, femminista del Movimento studentesco, è stata uccisa a Catania dal compagno laureando in psicologia che lei diceva di amare «più della sua vita». A marzo di un anno fa nella periferia romana è stato trovato il tronco del cadavere di una donna mutilato: il caso è stato archiviato subito anche dai giornali. Come se volessimo tutti chiudere gli occhi davanti a questo orrore. Rashida Manjoo nella sua relazione ha detto che «la violenza domestica si rivela la forma più pervasiva che continua a colpire le donne in tutto il Paese, come confermano le statistiche: dal 70 all’87 per cento dei casi si tratta di episodi all’interno della famiglia».
C’è chi sta peggio, l’abbiamo capito: dieci Paesi del Sudamerica, a cominciare dal Messico. Ma nel mondo cosiddetto civilizzato dell’Europa siamo messi davvero male. I numeri sembrano quelli di una strage. Nel 2010 le donne uccise in Italia sono state 127: il 6,7 per cento in più rispetto all’anno precedente. Dati in continua crescita dal 2005 a oggi, e solo dal 2006 al 2009 le vittime sono state 439. Secondo l’associazione «Casadonne» di Bologna, si tratta di «un fenomeno inarrestabile».

Nei primi mesi del 2011, le statistiche parlano già di 92 donne uccise. Nella stragrande maggioranza dei casi gli assassini sono all’interno della famiglia, mariti (36 per cento), partner (18), parenti (13), ex (9), persino figli (11). Come se non bastasse, poi, «i dati sono sottostimati perché non tengono conto delle donne scomparse, dei ritrovamenti di donne senza nome o di tutti quei casi non ancora risolti a livello personale». Anche secondo una ricerca della Regione Toscana il fenomeno «è drammaticamente in crescita», e solo nel 2005 si è registrato in Italia un omicidio in famiglia ogni due giorni, e in sette casi su dieci la vittima era una donna. Ogni tre giorni una donna in Italia viene uccisa per mano del proprio partner. Secondo i dati della Polizia e dell’Istat una donna su 4, nell’arco della vita, subisce violenza, e negli ultimi nove anni, ha stabilito un rapporto dell’Eurispes, «il fenomeno è aumentato del 300 per cento». Le Nazioni Unite sostengono che «in 125 Paesi del mondo le leggi penalizzano davvero la violenza domestica e l’uguaglianza è garantita».

L’Italia, purtroppo, sembrerebbe far parte degli altri 139 Paesi. Davvero siamo messi così male? A sentire la coordinatrice della Commissione Pari opportunità del Consiglio Forense Susanna Pisano pare proprio di sì: solo il 6 per cento delle donne italiane denuncia la violenza subita. «La nostra è una piaga silenziosa e nascosta», dice. Non è solo una questione di costume, ma anche di diritto, come spiega bene, in fondo, la recente sentenza della Cassazione secondo la quale gli autori di uno stupro di gruppo non meritano il carcere. E non è un caso, alla fine, che proprio in Italia stia per nascere la figura di un avvocato specializzato solo nella difesa delle donne. Aspettando l’8 marzo...

Afghanistan, Corano bruciato: uccisi due soldati Usa. Obama si scusa con Karzai

Kabul, 23 feb. - (Adnkronos/Aki) - Nuova giornata di violente proteste in Afghanistan dopo la notizia di alcune copie del Corano bruciate in una base americana. Cinque afghani sono morti e diversi sono rimasti feriti. La Cbs ha riferito inoltre dell'uccisione di due soldati americani da parte di un militare delle forze di sicurezza afghane in un incidente apparentemente legato alle proteste in corso in diverse zone del Paese.

(Xinhua)
Stando all'agenzia di stampa Dpa, i due soldati sono stati uccisi nel distretto di Khogyani, nella provincia orientale di Nangarhar. ''Era in corso una protesta davanti a una base militare - ha spiegato un ufficiale della sicurezza coperto da anonimato - e un agente della polizia afghana ha sparato contro le truppe straniere, uccidendo due soldati''. ''Sembra che li abbia uccisi per vendetta dopo la vicenda delle copie del Corano bruciate'', ha aggiunto la fonte, che non ha precisato se l'agente responsabile dell'uccisione dei due militari americani sia stato poi fermato. La Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) in Afghanistan, tramite il capitano Justin Brockhoff, ha confermato che ''un individuo con indosso l'uniforme dell'Esercito afghano ha aperto il fuoco contro soldati di Isaf nell'Afghanistan occidentale, uccidendone due''.


Riguardo alle vittime afghane, la Bbc riferisce di una persona rimasta uccisa nella provincia di Baghlan, dove altri due civili e due poliziotti sono rimasti feriti. Stando alla ricostruzione fornita del governatorato di Baghlan, nel distretto Baghlan-i-Markazi centinaia di manifestanti hanno tentato di assaltare una stazione di polizia e nei disordini che sono seguiti si sono registrate le vittime.


Un'altra persona è invece morta nella provincia di Laghman, a est di Kabul, dove centinaia di afghani sono scesi in piazza per protestare contro gli Usa. 'Morte all'America' è stato uno degli slogan intonati dai dimostranti. A Mehterlam, capoluogo di questa provincia, hanno manifestato più di tremila persone. Durante la mobilitazione è stata anche bruciata un'immagine del presidente americano Barack Obama. Nella provincia orientale di Nangarhar, inoltre, un'altra persona è rimasta uccisa e un'altra ferita. Più a sud, nella provincia di Uruzgan, almeno due persone sono state uccise e altre otto sono rimaste ferite (tre delle quali sono agenti di polizia) in scontri tra manifestanti e forze di sicurezza. Proteste anche ad Asadabad, capoluogo della provincia di Kunar, dove sono state bruciate bandiere americane.


Nel distretto di Bagrami, a circa trenta minuti da Kabul, un migliaio di persone sono scese in strada per manifestare contro le forze della coalizione. Lo riferisce l'agenzia di stampa Dpa, che cita il capo della polizia locale, Ayoub Salangi. ''Si tratta di una mobilitazione pacifica - ha detto Salangi - ma abbiamo mandato molti agenti nella zona''. Ieri almeno nove persone sono rimaste uccise e decine ferite nelle violenze esplose durante le proteste che si sono tenute in diverse zone dell'Afghanistan, compresa Kabul.


"Voglio esprimerle il mio profondo rammarico per quanto avvenuto, rivolgo a lei e al popolo afghano le mie più sincere scuse". Così il presidente Usa Barack Obama in una lettera indirizzata ad Hamid Karzai per scusarsi per le copie del Corano bruciate dai militari americani a Bagram. "L'errore non è stato intenzionale - ha poi aggiunto - e le assicuro che intraprenderemo tutti i passi necessari per evitare che si ripeta, anche quello di punire i responsabili". La lettera è stata consegnata questo pomeriggio dall'ambasciatore americano Ryan Crocker.


E a tre giorni dall'inizio delle proteste, i Talebani esortano gli afghani a ''colpire le basi militari degli invasori''. In un comunicato, di cui dà notizia l'agenzia di stampa Dpa, gli insorti affermano che gli afghani ''devono colpire le basi militari delle forze di invasione e i loro convogli''. I seguaci del mullah Omar incoraggiano inoltre gli afghani a ''colpire e uccidere''.



Famiglia: si' commissione Camera a divorzio breve

Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Concluso in commissione Giustizia alla Camera l'esame della proposta di legge sul cosiddetto 'divorzio breve', che accorcia da tre a un anno il periodo della separazione tra i coniugi ai fini dello scioglimento del matrimonio (ma solo se la coppia non ha figli o ha figli adulti). Dopo il parere delle altre commissioni competenti, il provvedimento approdera' in aula a Montecitorio.

Respingimenti in Libia, Italia condannata.

(Sito Marina Militare)  
Strasburgo, 23 feb. (Adnkronos) - La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l'Italia per i respingimenti verso la Libia, precisando che "riportando gli i migranti in Libia senza esaminare i loro casi li ha esposti al rischio di maltrattamenti ed è equivalso ad una espulsione collettiva". La Corte ha quindi accolto il ricorso di 11 somali e 13 eritrei, il cosidetto caso Hirsi Jamaa ed altri, che erano stati respinti nel 2009.


Stando a quanto si legge nel comunicato stampa della Corte, la "Grand Chamber" ha convenuto all'unanimità che vi sono state "due violazioni dell'articolo 3" della Convenzione europea per i diritti dell'uomo "che proibisce trattamenti inumani e degradanti, perché i ricorrenti sono stati esposti al rischio di maltrattamenti in Libia e di rimpatrio in Somalia ed Eritrea".


Inoltre è stata riscontrata una "violazione dell'articolo 4 del protocollo 4" che si riferisce al divieto delle esplusioni collettive.


I 17 giudici della Corte di Strasburgo hanno inoltre stabilito che, per le violazioni indicate, l'Italia dovrà pagare a ciascuno dei 24 migranti che hanno presentato ricorso, un risarcimento di 15mila euro più le spese legali.


Hirsi Jamaa e gli altri 23 migranti che hanno fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, facevano parte di un gruppo di 200 persone che nel 2009 erano partite dalla Libia a bordo di tre imbarcazioni. Intercettati dalla Guardia Costiera italiana il 6 maggio nell'area di responsabilità di Malta - secondo la ricostruzione del comunicato della Corte di Strasburgo- erano stati poi trasferiti su navi militari italiane e riportati a Tripoli dove furono consegnati alle autorità dell'allora regime di Muammar Gheddafi.


"I ricorrenti hanno detto che durante il viaggio le autorità italiane non hanno detto loro dove stavano andando né controllato le loro identità", afferma ancora la Corte che ricorda come l'allora ministro dell'Interno, Roberto Maroni, il 7 maggio disse che il respingimento era "in accordo con gli accordi bilaterali con la Libia entrati in vigore il 4 febbraio 2009". Accordi, sottolinea ancora la nota, che sono stati sospesi il 26 febbraio 2011 dopo lo scoppio della rivoluzione in Libia.


"In base alle informazioni fornite alla Corte dai legali dei ricorrenti - conclude il comunicato della Corte - due di loro sono morti in circostanze non note, mentre tra giugno e ottobre 2009 ad altri 14 è stato concesso lo status di rifugiato dall'ufficio dell'Alto commissariato per i rifiugiati (Unhcr) di Tripoli".


Ma dopo la rivoluzione i legali hanno perso i contatti con gran parte dei ricorrenti ed al momento hanno informazioni solo riguardo a sei di loro. Quattro vivono in Benin, Malta e Svizzera, uno di trova in un campo profughi in Tunisia e spera di poter tornare in Italia. Ed uno lo scorso giugno è arrivato da clandestino in Italia ed ha ottenuto lo status di rifugiato.

Trattativa Stato-mafia, indagato Mannino. L'ex ministro: ''Uno scherzo o un delirio''


Palermo, 23 feb. (Adnkronos/Ign) - L'ex ministro democristiano Calogero Mannino è stato iscritto dalla Procura di Palermo nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta trattativa tra lo Stato e la mafia subito dopo le stragi. Mannino è indagato per violenza o minaccia a un corpo politico o istituzionale dello Stato.


L'ex ministro, che si proclama "totalmente estraneo alla vicenda", verrà interrogato lunedì prossimo dai magistrati che coordinano l'inchiesta, il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e i pm Nino Di Matteo, Paolo Guido e Lia Sava. Secondo i magistrati della Dda di Palermo, Mannino avrebbe fatto pressioni dopo le stragi del '92 per alleggerire il carcere duro per i mafiosi.


Dopo l'omicidio dell'eurodeputato Salvo Lima, nel marzo '92, Mannino avrebbe espresso timori per la sua vita. A parlarne è stato anche di recente, durante un'interrogatorio ai magistrati di Palermo, l'ex presidente del Senato Nicola Mancino. Calogero Mannino è stato assolto definitivamente dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.


"Leggo su un giornale web (viva il segreto investigativo!) la notizia dell'avviso di garanzia che mi era stato notificato ieri dalla Dia per conto della Procura della Repubblica di Palermo'' commenta Mannino. "Fantasticare su qualche partecipazione al contesto della cosidetta trattativa significa alterare i fatti, la loro rappresentazione anche dopo venti anni e tentare di fare di me il capro espiatorio di rappresentazioni da disinformazione, probabilmente quelle che hanno reso impossibile accertare la verità di quegli anni tragici - dice ancora - Avrei esercitato 'pressioni su appartenenti alle istituzioni... affinché non fossero adottati, o non fossero prorogati provvedimenti... di cui all'art. 41 bis'. Se non fosse il testo del capo d'accusa lo considererei o uno scherzo o un delirio. Ma vengo sottoposto ancora una volta 'al martirio della pazienza'. La mia difesa ancora una volta sarà secca ed intransigente. Respingo nel modo più totale ogni sospetto ed anche impressione d'accusa".


Con Calogero Mannino si allunga la lista di indagati 'eccellenti'. Nei mesi scorsi erano già stati iscritti nel registro degli indagati il prefetto Mario Mori e il capitano dei Carabinieri Giuseppe De Donno, ma anche Marcello Dell'Utri.


Nella stessa indagine sono indagati anche capimafia di spessore come i boss Totò Riina e Bernardo Provenzano. Non si esclude, però, che nei prossimi giorni il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, e i pm che si occupano dell'inchiesta sulla trattativa possano iscrivere nel registro degli indagati altri nomi di politici che per ora sono top secret.



Milleproroghe, governo battuto due volte alla Camera sugli odg di Pd e Lega


Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Governo sotto due volte alla Camera durante l'approvazione degli ordini del giorno sul decreto milleproroghe. Per primo è stato approvato uno sul quale il governo aveva espresso parere contrario. Si tratta di un emendamento presentato dal deputato del Pd Antonino Russo passato con i voti dei democratici, di Idv e della Lega. Poi è stata la volta di un odg del leghista Davide Caparini sulla questione del canone Rai per Pc, tablet e smartphone sul quale il governo aveva espresso parere contrario. Solo il Pd ha votato per la bocciatura.


L'aula della Camera ha votato la fiducia al decreto Milleproroghe. A favore si sono espressi 477 deputati, i contrari sono stati 65, 2 gli astenuti. Il voto finale sul provvedimento è previsto per stasera.


Dopo aver votato no, il leader della Lega Umberto Bossi ha puntato il dito sull'ex alleato Berlusconi: il provvedimento "passerà perché Berlusconi gli ha votato sì. Tutta la colpa è di Berlusconi''.


Contrario alla fiducia anche Antonio Di Pietro: "L'Idv contesta la fiducia e voterà no al milleproroghe, contraria al provvedimento per questioni di merito e metodo" aveva detto il leader dell'Italia dei valori che attacca: "Basta con l'ipocrisia di una maggioranza che esiste: con 550 parlamentari - chiede - che bisogno c'era di mettere la fiducia? Lo hanno fatto perché si tratta di una maggioranza falsa, ipocrita e posticcia".


Nel merito, il provvedimento in sé per Di Pietro certifica "il fallimento dello Stato e delle istituzioni tutte" perché vengono prorogate "leggi che non rispettano le scadenze che si erano date. Per tutto questo, voteremo no".