mercoledì 16 febbraio 2011

Rai: Corte Conti apre istruttoria carte credito Minzolini e chiede atti a Garimberti

Roma, 16 feb. (Adnkronos) - La Corte dei Conti ha aperto un'istruttoria sulla vicenda relativa all'uso della carta di credito aziendale da parte del direttore del Tg 1 Augusto Minzolini. A quanto apprende l'ADNKRONOS oggi, durante il Cda, il presidente della Rai Paolo Garimberti avrebbe, infatti, comunicato che la Procura Regionale della Corte dei Conti ha aperto un'istruttoria sulla vicenda 'Minzolini-trasferte-carte di credito'. La magistratura contabile ha anche chiesto al presidente l'invio, entro 15 giorni, di tutti i documenti e le carte inerenti il caso.

Lettera con proiettile a 'Il Giornale' Minacce firmate "Brigate Rosse"

La missiva è stata recapitata questa mattina al quotidiano diretto da Alessandro Sallusti. Nel testo si inneggia alla lotta armata con riferimenti al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Roma, 16 febbraio - Una lettera di minacce firmata Brigate rosse, accompagnata da un proiettile calibro 40, è stata recapitata stamattina alla redazione milanese del quotidiano ‘Il Giornale'. Nel testo si inneggia alla lotta armata con riferimenti al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Un messaggio "in linea con il clima politico attuale", ma la firma delle Brigate Rosse mostra un "salto di qualità nella minaccia". Così Alessandro Sallusti, direttore responsabile de ‘Il Giornale', commenta la lettera di minacce firmata Br, accompagnata da un proiettile calibro 40, recapitata stamattina nella redazione milanese del quotidiano in via Negri.

Sulla vicenda sta indagando la Digos. Sul sito web del Giornale, www.ilgiornale.it, la foto del volantino e ulteriori dettagli.

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Navi da guerra iraniane in Siria Ira di Israele: una provocazione

Due imbarcazioni si dirigono al canale di Suez, sale la tensione

GERUSALEMME
Due navi militari iraniane si appresterebbero a passare nelle prossime ore attraverso il canale di Suez per raggiungere la Siria. Lo ha denunciato stasera il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, definendo l’iniziativa «una provocazione» e avvertendo la comunità internazionale che Israele non potrà tollerare a lungo il ripetersi di azioni di questo tipo.
In una dichiarazione diffusa a Gerusalemme, Lieberman afferma che il passaggio del canale dovrebbe avvenire nella notte e sottolinea che si tratta della prima missione del genere da diversi anni. È il segnale che «l’autostima dell’Iran sta crescendo», ammonisce il capo della diplomazia israeliana, rimproverando alla comunità internazionale di non aver saputo prevenire l’episodio. La comunità internazionale - conclude Lieberman - deve comprendere che «Israele non potrà tollerare provocazioni simili per sempre».

Rivoluzione in Yemen: un’altro guaio per gli Usa

Rivoluzione in Yemen: un’altro guaio per gli Usa

Continua la rivolta nello Yemen. Centinaia di studenti universitari stanno manifestando per il quinto giorno insieme all'opposizione contro il regime. Essi chiedono le dimissioni del presidente Ali Abdallah Saleh, in carica da 32 anni, mentre marciano diretti verso il palazzo presidenziale a Sana'a. "La gente vuole defenestrare il regime", scandivano i manifestanti, ripetendo slogan sentiti già nei giorni scorsi e utilizzati dai manifestanti in Egitto. La protesta partita dall'università di Sana'a dura ormai da cinque giorni.

Ieri centinaia di contestatori e di sostenitori del governo hanno ingaggiato scontri con pietre e bastoni nella capitale. Circa 3000 contestatori, che stavano sfilando lungo una strada che porta al palazzo presidenziale, sono stati bloccati dalla polizia in assetto antisommossa, riferisce un giornalista Reuters. La polizia ha tentato di bloccare gli scontri. Quattro contestatori sono rimasti feriti e due di loro hanno riportato ferite alla testa. "Ali, vattene, vattene e porta i tuoi figli con te", hanno gridato i manifestanti, riferendosi al presidente Ali Abdullah Saleh, alleato degli Stati Uniti. Molti si aspettano che Saleh, che ha governato la nazione araba per 32 anni, lasci il potere nelle mani del figlio, eventualità però sempre smentita dal presidente. Le proteste che sono state organizzate in Yemen nelle scorse settimane originariamente avevano motivazioni differenti, divise tra quelle organizzate per chiedere riforme e quelle invece organizzate per chiedere le dimissioni di Saleh. Ma dopo le rivolte in Egitto, che hanno costretto il presidente Hosni Mubarak alle dimissioni, anche le proteste in Yemen si sono fatte più violente e i dimostranti hanno preso di mira il presidente, esponendo cartelli con la scritta "Vattene", in arabo, inglese e francese. Il profumo del revoluzione del gelsomino tunisino si sente ora negli altri paesi della regione.

Ahmadinejad: scaduta l'era dei regimi fantoccio in Medioriente

Ahmadinejad: scaduta l'era dei regimi fantoccio in Medioriente

BUSHEHR - E' scaduta l'epoca dei regimi fantoccio; e' giunto l'ora delle rivoluzioni popolari in Medio Oriente contro i capi dittatori al servizio degli Stati Uniti. Lo ha afermato il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad durante un discorso tenutosi davanti a migliaia di abitanti di Bushehr, nel sud-ovest del Paese. "L'ondata delle proteste porra' fine alla presenza delle forze sataniche nella regione". Ha aggiunto. "Abbiamo sempre detto, e lo diciamo ancora una volta che la libertà di espressione, decidere il proprio futuro, chiedere la giustizia e mantenere l'etica sono dei diritti inalienabili di tutte le nazioni", ha detto il presidente Ahmadinejad. Le recenti rivoluzioni nella regione hanno preso di mira quei leaders dittatori che avevano abbandonato il loro popolo, ha precisato riferendosi alle rivolte in Egitto e Tunisia. "I dittatori si allontanano dalla loro gente e diventano odiati. E più lo fanno, più diventano dipendenti dalle potenze arroganti", ha ribadito.

Iran: Ayatollah Khamenei, Occidente teme che Rivoluzione Islamica divenga modello per i popoli

Iran: Ayatollah Khamenei, Occidente teme che Rivoluzione Islamica divenga modello per i popoli
TEHERAN – Il leader supremo iraniano l’Ayatollah Seyyed Alì Khamenei ha affermato che l’Occidente è preoccupato dall’idea che la Rivoluzione Islamica possa divenire un modello per la regione e l’intero mondo. “I nemici si stanno sforzando per impedire che l’Iran islamico svolga la funzione di modello per le nazioni islamiche nella regione perchè si sa che la formazione di movimenti popolari senza un modello è difficile”, ha detto l’Ayatollah Khamenei che oggi ha ricevuto la visita degli abitanti della regione iraniana dell’Azerbaijan orientale. Secondo l’agenzia IRNA la pressione pesante dell’Occidente sull’Iran avviene proprio per impedire che l’Iran divenga un paese modello. “Dopo la vittoria della rivoluzione islamica in Iran, i nemici si sono sforzati per indebolire il governo islamico attraverso le sanzioni, la guerra imposta per otto anni (tramite l’Iraq/ndr), con l’assassinio di scienziati nucleari e con la creazione di polemiche su false cause di diritti umani”, ha detto la guida suprema. Egli ha aggiunto che nonostante tutto ciò “i loro sforzi sono falliti” e “la Rivoluzione islamica continuerà sul suo sentiero verso il progresso giorno dopo giorno”.

Libia: protesta popolare contro il regime Gheddafi

Libia: protesta popolare contro il regime Gheddafi

TRIPOLI - Almeno duemila persone, stando a testimoni citati dalla Bbc, hanno manifestato a Benghazi contro il regime di Muammar Gheddafi. La protesta è stata innescata dal fermo di un avvocato, noto per le sue scarse simpatie per il regime. Per domani è stata annunciata la Giornata della collera contro Gheddafi in tutto il Paese. Il colonnello da alcuni giorni avrebbe dato istruzioni di fare la guerra a Facebook, sui cui la protesta viene organizzata.

Trans e coca, Zaccai: mi salvò la polizia Anzi no, mi hanno torturato a morte

Il consigliere provinciale Pdl accusa e passa al gruppo misto.

Pier Paolo Zaccai

ROMA - Pier Paolo Zaccai, il consigliere provinciale Pdl coinvolto il 1° luglio 2010 in uno scandalo con trans e coca, ha deciso di lasciare il gruppo del partito e passare a quello misto. Ne ha spiegato le ragioni in una conferenza stampa a Ostia, durante la quale prima ha sostenuto di essere stato salvato dall'intervento della polizia, poi ha detto di essere stato picchiato e torturato dagli agenti.
«Non intendo aderire a nessun partito - ha esordito Zaccai - preferisco passare al gruppo misto, privo di appartenenza partitica per dedicarmi da una posizione di neutralità alla costituzione del Movimento nazionale riformista e garantista. Scelta legata alla vicenda che ho vissuto lo scorso primo luglio, nel corso della quale sono stato palesemente oggetto di violazioni dei diritti civili e libertà delle persona. Rispetto a quanto realmente accaduto c'è stata una prevalente disinformazione. Esprimo inoltre il mio profondo dissenso nei confronti del Coordinamento regionale del Pdl che non ha mai revocato la sospensione dal partito, pronunciata pubblicamente all'indomani di quei fatti tragici, lasciandomi solo».
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Berlusconi continua il suo black out E con Medvedev tiene alla larga i cronisti

Questa mattina ha evitato domande sul rinvio a giudizio. Nel pomeriggio, insieme a Dmitri Medvedev, ha relegato i giornalisti in un'altra stanza. La Lega non lo molla: "Ho i numeri, no al voto". Ma il sottosegretario Letta lavora nell'ombra e pensa a un primo ministro per gestire le elezioni. Obiettivo inconfessabile di B: guidare la figlia Marina nell'arena politica

L’incarnato pallido e la mascella serrata. Ma soprattutto gli occhi, fessurati come due feritoie, davvero quelli di un caimano. Rinvio a giudizio. Prostituzione minorile. Concussione. Non sapremo mai di cosa avrebbe parlato Silvio Berlusconi nella sua conferenza stampa a Catania, ieri mattina. Appena arriva la notizia il premier cancella tutto, con un colpo di spugna, e precipita nel primo black out informativo degli ultimi diciassette anni di biografia politica. Un black out che, di fatto, è continuato anche questa mattina nella conferenza stampa sull’accordo post moratoria per le piccole e medie imprese, alla quale il premier ha partecipato insieme al ministro Giulio Tremonti. Al momento delle domande si è subito creato imbarazzo con i giornalisti. Berlusconi ha chiesto “domande a tema” e ha bollato come “birichino” un giornalista che gli stava chiedendo: “Si è lamentato della lunghezza del processo civile, però quelli penali vanno in fretta…”. Poi ha aggiunto: “Per amor di patria di questo non parlo: posso solo dire che non sono per niente preoccupato”. E un metodo ancora più sicuro è stato adottato oggi pomeriggio per l’incontro con il presidente russo Dmitri Medvedev: i giornalisti sono stati confinati in una sala cinematografica e hanno avuto la possibilità di seguire la “conferenza stampa” attraverso un sistema a circuito chiuso. Solo i cameraman, dopo scrupolosi controlli, hanno avuto accesso alla sala con i due leader.

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Ribellioni in Medio Oriente: forse Obama s’è svegliato

Ribellioni in Medio Oriente: forse Obama s'è svegliato
Il seme della ribellione sembra diffondersi da Tunisia ed Egitto a macchia d'olio in tutto il Medio Oriente.Da Algeria e Libia fino a Bahrein ed Iran, dove l'onda verde che si era opposta alla rielezione truffaldina di Ahmadinejad si mostra viva e vegeta, rinvigorita dai successi della piazza al Cairo. Difficile prevedere gli esiti delle proteste, ma la storia anche recente ci insegna che regimi che sembrano molto solidi sono in realtà molto fragili e basta una scintilla - magari la consapevolezza della forza dei numeri nella gente - a farli crollare. Ma a Teheran è diverso. C'è un potere che è disposto a versare tutto il sangue necessario. Il paradosso di un regime che celebra le vittoriose proteste del popolo egiziano contro Mubarak, mentre nega al suo popolo il diritto a simili proteste, è solo apparente. La caduta di un alleato dell'odiata America e di Israele nella regione è un evento obiettivamente favorevole per le ambizioni egemoniche della leadership iraniana, e la propaganda imponeva che così fosse letto all'interno, ma erano inoccultabili le aspirazioni alla democrazia e alla libertà che hanno mosso le proteste egiziane, e impensabile che gli iraniani non ne cogliessero la natura anti-regime.

La rivoluzione egiziana sembra aver assestato una scossa anche ad Obama, che sembra uscito dall'intorpidimento "realista". E' naturalmente presto per dirlo e bisognerà verificare i fatti, ma le parole di queste ore indicano che forse alla Casa Bianca è in corso un aggiustamento di rotta. Subito il presidente si è pronunciato a favore dei manifestanti iraniani, con l'auspicio che «anche in Iran il popolo sia libero di esprimersi» come ha potuto fare il popolo egiziano al Cairo. Ha detto di «sperare» che l'Egitto «possa essere di esempio a tutta la regione mediorientale, anche se ogni Paese ha la propria identità». E che, come successo in Egitto, gli iraniani «abbiano il coraggio» di continuare a protestare. Un Obama comunque rimasto sul generico, avvertendo che «l'America non può dettare quello che succede in Iran, più di quanto abbia potuto dettarlo in Egitto», mentre Hillary Clinton sembra in queste ore assumere una linea più coraggiosa, dichiarando di «sostenere chiaramente e direttamente» le aspirazioni dei manifestanti iraniani contro il regime.

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Berlusconi, l’F.B.I e Martin Luther King

La politica tra pubblico e privato.

Berlusconi, l'F.B.I e Martin Luther King

Quando Martin Luther King lottava in America per affermare i diritti dei cittadini di colore, Silvio Berlusconi aveva venticinque anni e costruiva palazzi a Milano per quartieri da mille abitanti. I due certamente non si conoscevano, ma già allora c’era qualcosa che li univa: la passione per le donne. Senza alcuna differenza tra prostitute o consenzienti, per entrambi tutto era lecito.

Era il 1961 e King era un pastore americano di colore, cultore della Bibbia e predicatore del verbo di Dio. La sua battaglia civile per l’affermazione dei diritti dei neri d’America stava riscuotendo grande favore sia nella popolazione, sia nel mondo dei media americani. Un suo presunto coinvolgimento in storie di sesso a pagamento sarebbe stato un inconveniente non da poco agli occhi dell’opinione pubblica. Una sicura perdita di credibilità che si sarebbe ripercossa senza appello sulle sue battaglie civili. Eppure la vita disordinata di King non era un mistero. Le sue frequentazioni poco commendevoli con prostitute e i suoi continui adulteri (era sposato), erano ripetuti. E i suoi detrattori, a partire dalla Polizia americana per arrivare ai Repubblicani al governo fino al 1964, non aspettavano altro.

Uno scandalo di stampo morale per sbugiardare il predicatore evangelico, che osa sfidare lo status quo proponendo stessi diritti per bianchi e neri. Così l’F.B.I. comincia a pedinare Martin Luther King e costruisce un dossier con foto, intercettazioni ambientali, dettagli scabrosi e pagine fitte di dati, orari e spostamenti. Si serve di prostitute ingaggiate e pagate per incastrare il pastore. E, last but not least, cerca di “passare” tutto il materiale ai principali quotidiani e periodici del Paese. Martin Luther King tradiva ripetutamente la moglie. Citava la Bibbia, ma frequentava prostitute. Le notizie erano tutte vere e col timbro dell’autorità (l’F.B.I.). Newsweek, New York Times e Los Angeles Times avevano per le mani uno scoop clamoroso. Eppure tutti i giornali rifiutarono le carte. Il dossier non venne pubblicato da nessuno.

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Anoymous: Bank of America vuole attaccare Wikileaks

Gli hacker del collettivo Anonymous sono riusciti a portare alla luce il piano segreto di attacco a Wikileaks da parte della Bank of America, nel passato già obiettivo dell’organizzazione. Le email trapelate suggeriscono che la banca in questione si sarebbe dovuta servire di alcune società di sicurezza informatica: HB Gary federal, Palanthir Tecnologies e Parico Technologies.

Anoymous: Bank of America vuole attaccare Wikileaks

Dopo la scoperta del complotto gli attivisti diAnonymous hanno iniziato a pubblicare decine di centinaia di mail inviate da Hb Gary Federal. L'attacco è probabilmente una vendetta dei membri dell'organizzazione in seguito alle rivelazioni di Aaron Barr, direttore esecutivo della HB Gary Federal, ad un quotidiano in cui affermava che era riuscito apenetrare nei server di Wikileaks carpendone segreti e struttura gerarchica, arrivando pure ai nomi dei partecipanti. Bank of America non sembra aver sollecitato personalmente le tre società, ma sembra che abbia affidato il compito allo studio legale Hunton e Williams che la rappresenta.

Parte di questi documenti trovati da Anonymous contiene slideshow sulle tattiche da utilizzare perscreditare Wikileaks e gli stessi giornalisti dell'organizzazione. Sono proprio queste slideshow che provano che la Bank of America volesse servirsi delle tre compagnie per diffondere notizie false.

Un'altra fase del piano sarebbe stata quella di screditare anche i supporter dell'organizzazione: sono infatti presenti i nomi di Salon.com (giornale on line americano), Glenn Greenwald e gli stessi reporte dell'ingleseThe Guardian

Da parte loro invece Bank of Amercia e la camera di commercio statunitense hanno negato ogni contatto con queste società e si sono dette al di fuori di tutto ciò. Mentre Palanthir e Parico hanno cercato di prendere le distanze da queste mail pubblicate.

Tribunale dei Ministri? Una fesseria

Come si conviene a ogni pagliaccio che si rispetti, anche perBerlusconi è arrivato il momento di lavarsi via il cerone dal viso, levarsi il naso rosso e appendere gli scarponi di gomma al chiodo. Le regole del palcoscenico non valgono nella vita reale: quando cala il sipario, il pagliaccio toglie il trucco e torna alla sua faccia naturale. Se ancora ne ha una.

Il gip Cristina Di Censo ha rinviato a giudizio immediato Silvio Berlusconi e la prima udienza dovrebbe aver luogo il 6 aprile. La linea difensiva del Cavaliere, al di là delle varie leggi sconquassa-processi che il Parlamento tenterà di approvare, si incentrerà principalmente su un punto: lapresunta incompetenza della magistratura ordinaria a giudicare Berlusconi, e il trasferimento degli atti al Tribunale dei Ministri. Il perché è facilmente intuibile. Nel caso in cui il giudizio fosse ritenuto competenza del TdM, il Parlamento dovrà autorizzare i giudici a procedere nei confronti dell’imputato. E il Parlamento, di questo si può esserne certi, negherà l’autorizzazione.

La competenza del Collegio ministeriale interviene laddove si ravvisi che il reato integrato dal Premier sia stato commesso nell’esercizio delle sue funzioni. Il nodo della faccenda è tutto qui. Affinché il reato commesso rientri nell’esercizio delle funzioni di presidente del Consiglio, è assolutamente necessario dimostrare che Berlusconi era realmente convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak, quando fece la famosa telefonata in questura. Solo così infatti la concussione sarebbe stata integrata per scongiurare una presunta crisi internazionale tra Italia ed Egitto. Insomma, la Corte Costituzionale, che giudica di chi sia la competenza, dovrebbe bersi la balla che Ruby, prostituta minorenne marocchina, sia stata davvero conosciuta dal nostro B. in qualità di nipote dell’ex dittatore egiziano. E passi.

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Il freddo attorno a Silvio: pure Licio Gelli lo molla

“Troppe cene, poca politica: non mi piace più”, dice l’ex maestro dellaloggia P2.

Silvio Berlusconi avrebbe dovuto dedicare “piu’ tempo ad altri incontri, ad altre cene”, mentre e’ stato “troppo goliardico”. E’ questo il giudizio tranchant sul premier cheLicio Gelli, l’ex maestro venerabile della loggia ‘P2′ da del premier in un’intervista a Oggi. “La sua politica non mi piace: si e’ dimostrato un debole, ha paura della minoranza e non fa valere il potere che il popolo gli ha dato”, chiosa Gelli, secondo cui “il Paese e’ in una fase di stallo, molto pericolosa”. Il leader della P2, poi, non risparmia nemmeno critiche al presidente della Camera, Gianfranco Fini, “un uomo senza carattere”, e non rinnega la sua loggia. “La rifarei. Anche se tanto del mio Piano di rinascita e’ stato realizzato. Mi sarebbero bastati altri quattro mesi e avrei cambiato il sistema politico senza colpo ferire”, racconta nell’intervista.

Maria Rosaria Rossi, la deputata PdL che organizzava le cene del premier a Roma

“L’ho fatto soltanto in due occasioni”, dice al Corriere. Nelle intercettazioni parlava di Bunga bunga

‘Non so perche’ scrivono tutte queste cose brutte su di me, io so soltanto che non e’ vero niente’. Sono le parole della deputata del Pdl, Maria Rosaria Rossi, intervistata dal Corriere della Sera.

SOLO DUE CENE – La deputata conferma di aver organizzato ‘solo due cene’ per conto del presidente del Consiglio, Berlusconi, precisa che ‘piu’ che feste erano semplici cene’ e che il ‘bunga bunga’ di cui ha parlato in una intercettazione ‘e’ una barzelletta’. Finora non ha ricevuto avvisi di garanzia e si dice ‘tranquillissima’, perche’ ‘non ha nulla da nascondere’. ‘Sono fatta cosi’ – aggiunge – sara’ che il mio lavoro mi ha abituata a mantenere la calma’. Carlo Tecce, sul Fatto Quotidiano, completa la sua biografia:

Oggi l’avvenente Rossi è deputata e componente di ben cinque Commissioni, amica di Emilio Fede, apprezzata da LeleMora, ospite di Silvio Berlusconi a villa San Martino e pierre al Castello di Tor Crescenza, colonna romana di Arcore. Fine. Ma il segreto di una carriera veloce e forse precoce, per decifrare la sua biografia, va cercato all’inizio. In quel palazzo di cinque piani ai confini di Roma, all’annuncio ai cento ragazzi che per poche centinaia di euro, al telefono, recuperano crediti e chiudono contenziosi. Com’era il motto? “Mi candido per me, per voi, per tutti”. E ai lavoratori distribuiva le magliette di Forza Italia in onore dei politici in visita. Lei raccoglieva le firme, presidiava le sezioni: movimentista e fortunata. L’incontro con il Cavaliere è fiabesco: lui in viaggio per Milano, lei ai gazebo per la libertà.

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Ruby, le telefonate con il padre: “Dì a mamma di non parlare con la Polizia”

Un’intercettazione dello scorso settembre getta un’ombra sulla versione della ragazza marocchina

‘Devi dire alla mamma di non parlare, di alzarsi e di dichiarare di non voler rispondere a nulla’. E’ quanto ha detto Ruby, la giovane marocchina al centro dell’inchiesta di Milano, per cui ieri e’ stato disposto il processo con rito immediato per Silvio Berlusconi, al padre, nel corso di una telefonata che risale allo scorso settembre e ora agli atti dell’indagine.

UNA CONVERSAZIONE INTERCETTATA – La conversazione intercettata risale proprio al giorno in cui gli ufficiali di polizia giudiziaria che indagano sulla vicenda sono in Sicilia per sentire come testimone la madre della ragazza, Naima, che secondo quanto riscontrato dall’inchiesta, anche lei come il padre M’hamed El Mahroug, era a conoscenza dei fatti che riguardavano ‘la vita di Ruby’, fatti per i quali la figlia ancora diciassettenne e suo padre raccomandano a Naima di tacere per non farli venire a galla. Dal colloquio intercettato emerge che il padre di Ruby racconta alla figlia di tre uomini e due donne (la polizia giudiziaria, ndr) che ‘sono usciti… Insieme a tua madre’ per sentirla come testimone. E che gli hanno riferito che erano in corso delle indagini.

“NON DIRE NULLA” - L’uomo ha aggiunto inoltre che alla mamma di Ruby sono state fatte domande sulla storia della figlia, fin da quando ha cominciato a frequentare le scuole. Il padre poi precisa che era impossibile ricordarsi e spiega alla figlia che l’interrogatorio serviva per sistemare la situazione in merito ai documenti di Ruby, la quale lo invita a dire alla madre di ‘alzarsi e dichiarare di non voler rispondere a nulla’ e lui le replica: ‘La mamma sa quel che sta dicendo’. Inoltre M’hamed El Mahroug chiede alla figlia di far quel che e’ possibile per ‘sbloccare l’invio di una somma di denaro’, probabilmente un contributo economico della ragazza alla sua famiglia, composta anche, cosi’ sembra, da due bambini piccoli.