Il cda dell’Atac annuncia rincari. Dopo l’assunzione a tempo indeterminato di migliaia di parenti e amici dei politici
Quando c’è un aumento delle tariffe dei servizi pubblici i cittadini non la prendono bene. Soprattutto se la società protagonista dei rincari assume, sostanzialmente nominandoli, decine di amici e parenti dei politici che controllano l’azienda. Così, giusto per piazzarli.
AUMENTANO I BIGLIETTI - Succede a Roma, dove in seguito al piano industriale approvato questa mattina dal Cda dell’Atac, l’azienda pubblica a fine 2010 finita nel ciclone dello scandalo denominato “Parentopoli”, presto il costo del biglietto sui mezzi pubblici potrebbe passare da 1 euro per 75 minuti a 1,50 per 100 minuti, e il prezzo dell’abbonamento annuale ordinario salire da 230 a 280 euro. Le misure dovranno essere approvate dall’azionista di maggioranza (il Comune di Roma) e rese operative dalla Regione Lazio che, spiegano dall’Atac, “è l’unica competente in materia”. Una volta superati questi step, secondo l’azienda della mobilità, potranno essere effettive dal 2012.
LO SCANDALO - Era il 27 novembre scorso quando su tutta la stampa nazionale rimbalzava la storia della trasformazione dell’Atac in un vero e proprio assumificio. Dopo l’elezione del sindaco Gianni Alemanno al timone del Campidoglio e il conseguente cambio ai vertici dell’azienda, l’Atac nel giro di pochi mesi si è trasformata in una splendida opportunità per dare un posto di lavoro a persone vicine a dirigenti e controllori (circa duemila persone piazzate, a chiamata diretta, senza concorso, quasi tutti parenti di assessori, dirigenti e sindacalisti). Tra i nuovi dipendenti veniva inserita persino un’ex cubista, diventata poi assistente personale del direttore industriale.
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