L'AQUILA - Fumose e lacunose norme di emergenza che limitano l'attività dell'amministrazione locale, troppe difficoltà nel poter formulare ed esporre un programma di lavoro coordinato e, soprattutto lo "strapotere del governo" su un territorio 'ferito', che cerca di rimettersi in cammino. Sono questi alcuni degli elementi che hanno spinto Giustino Masciocco, assessore comunale alle Politiche sociali dell'Aquila, a rassegnare le dimissioni dal suo incarico. Quattordici mesi dopo il sisma che ha distrutto il capoluogo abruzzese e sei mesi dopo la nomina ad assessore, Masciocco scrive al sindaco Massimo Cialente una lunga lettera, nella quale illustra i motivi per i quali si sente costretto a lasciare. "La Città è stata chiusa in un recinto blindato all'interno del quale tutti noi cittadini, amministratori, politici, ci massacriamo sulla strategia da adottare per contrastare lo strapotere, avallato dal Presidente Chiodi, del governo sul nostro territorio, ma non abbiamo la forza e la possibilità di unirci per abbattere lo steccato che ci divide dalla verità, dalla conoscenza e dalla trasparenza. Mancano i luoghi, i metodi ed il confronto". Sono ancora tantissime le persone che hanno bisogno di assistenza e alle quali non viene data una risposta: "Siamo ostaggio di un governo - aggiunge l'assessore - che non ha il coraggio di affrontare con sincerità e senza faziosità la nostra situazione prendendosi, sì, i giusti meriti per quello
che è stato fatto, ma con l'obbligo di riconoscere le difficoltà che ci sono sulla via della ricostruzione e sull'emergenza abitativa... Le giuste rivendicazioni dei nostri concittadini disorientati in una selva di ordinanze, decreti, disposizioni e avvisi estemporanei, ci fanno capire che permane una fascia di popolazione che dovrebbe essere assistita con altri mezzi, risorse finanziarie ed ulteriori alloggi mai realizzati".
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