Una suggestiva coreografia, che ha ripercorso tra danze sospese nel vuoto e video proiettati contro la maestosità del deserto il rapido passaggio dal passato al futuro di Abu Dhabi, ha battezzato con la posa della prima pietra la nascita di Masdar City, la città 'tra le mura' ad inquinamento zero. Uscita dall'annosa aurea dell'utopia e degli studi scientifici per divenire realtà, Masdar entro il 2015 si materializzerà in sei chilometri e mezzo ispirati all'architettura araba locale. Organizzata in stradine che contribuiranno a mantenere il borgo in ombra, la città sarà arricchita di accorgimenti architettonici, come gli impianti fotovoltaici, disegnati con delicati temi floreali, che sporgendo dai tetti catturano calore e fanno da scudo agli spazi sottostanti. Una città a misura d'uomo e non di veicolo, dove una qualsiasi piazza, parco o fermata dei mezzi di trasporto sarà raggiungibile nell'arco di un minuto e dove i mezzi, ovviamente, saranno rigorosamente ad emissione carbonio zero. Accesso vietato alle macchine che dovranno rimanere parcheggiate fuori dal perimetro delle città, mentre a garantire spostamenti fluidi provvederanno 2.500 navette con 150,000 itinerari giornalieri. Se la produzione di energia sarà affidata ad impianti solari, termali, ad altra concentrazione o eolici, all'acqua si provvederà grazie ad un impianto di desalinizzazione, mentre i rifiuti diventeranno parte di un nuovo stile di vita proiettato verso la produzione minima di scarti ed il riciclo energetico di quelli comunque prodotti. "Il 60% dell'energia globale è consumata da edifici ed è per questo che abbiamo reinventato l'abitabilità ed il consumo in una città del tutto moderna", ha affermato Sultan Al Jaber, amministratore delegato di Masdar, aggiungendo che obiettivo del progetto è anche quello di smentire coloro che sostengono che le soluzioni verdi sono troppo costose e non remunerative. Ovviamente pulito anche l'intero dispendio energetico necessario alla cerimonia di inaugurazione, soddisfatto grazie alle quantità di energia solare immagazzinata dalle strutture fotovoltaiche sperimentali già attuate da Masdar. Entrate in funzione in collegamento con la rete nazionale dal dicembre scorso, hanno fin ora evitato la produzione di quattro tonnellate di CO2. Molto più ambizioso il traguardo complessivo di Masdar City che nei prossimi 25 anni riuscirà a risparmiare circa 2 miliardi di dollari in petrolio, con una domanda energetica di 200MW contro gli 800MW di una normale cittadina delle stesse dimensioni. Il costo di Masdar sarà di 22 miliardi di dollari, ha annunciato al Jaber, quattro dei quali saranno stanziati direttamente da Masdar mentre i restanti 18 saranno raccolti sotto forma di investimenti diretti o attraverso la creazione di appositi meccanismi finanziari. Sette le fasi di realizzazione, tra il 2009 ed il 2015 quando la città potrà definirsi pienamente tale con almeno 50.000 abitanti e 1500 imprese. La prima creatura della città del futuro, sarà il Masdar Institute of Science and Technology - in collaborazione con il Massachusetts Institute of Tecnology (Mit)- la prima università interamente dedicata allo studio e alla ricerca delle energia rinnovabili. La marcia a ritmo sostenuto intrapresa da Masdar per la relizzazione di strutture energetiche pulite include anche l'annunciato impianto da 100mw Shams' un progetto stimato tra i 400-500 milioni di dollari al quale anche l'Italia sta guardando con attenzione. Il presidente dell'Enea Luigi Paganetto e sei primarie imprese coordinate dal presidente della Tolo Energia Gilberto Gabrielli, stanno valutando le condizioni di fattibilità per concorrere alla gara d'appalto per l'impianto pilota da 100 MW di Concentrated Solar Power, che chiuderà il 28 febbraio.
Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
domenica 10 febbraio 2008
AAA, vendesi terreno No Tav
Gli oppositori acquistano un metro quadrato a testa nell'area dove apriranno i cantieri
Da occupanti abusivi a proprietari con diritto di essere presenti sul posto in qualunque momento, anche con la polizia. Bastano 15 euro a testa per aver diritto a un metro quadrato di terra a Colombera di Chiomonte, il nuovo sito individuato da governo e Ltf come punto di sbocco del tunnel di base della Torino-Lione. Ieri mattina alcuni esponenti dei Comitati hanno sottoscritto davanti a un notaio il compromesso per il cambio di proprietà di 249 metri quadrati di terreni che hanno ricevuto in regalo e l’atto di acquisto di altri 1251 mq. Domani, sempre di fronte al notaio, inizierà la trasformazione dei lotti in tantissime proprietà indivise.«Abbiamo deciso di inaugurare una nuova strategia per contrastare l’avvio dei cantieri», spiega Alberto Perino, diventato famoso ai tempi degli scontri di Venaus come il Bové della Valsusa. I Comitati hanno fatto tesoro di quell’esperienza e hanno deciso di acquistare «una quota dei terreni dove dovrebbero essere aperti i cantieri». E dunque ecco «mille, 5 mila, 10 mila proprietari di terreni che saranno scelti a macchia di leopardo dove dovranno avvenire gli espropri e le occupazioni temporanee».Le conseguenze? La ditta che dovrà installare il cantiere sarà costretta a inviare migliaia di comunicazioni per convocare sul posto i proprietari per la presa d’atto dell’occupazione temporanea. Non ci saranno poche decine di persone, come a Seghino di Mompantero. In caso d’avvio dei lavori d’ispezione ci saranno i proprietari, i familiari stretti, quelli lontani. «Un fiume di gente che avrà il diritto di trovarsi lì in qualunque momento, e nonostante qualunque forza di polizia o esercito», dice Perino.Il referendum L’iniziativa dei Comitati è anche uno strumento di pressione nei confronti del sindaco di Chiomonte, Renzo Pinard, che ha continuato a mantenere aperto un canale di dialogo col governo Prodi, prima della crisi. Il sindaco ha sempre affermato di voler affidare la decisione sul dire sì o no al nuovo tracciato a un referendum tra i poco più di mille abitanti di Chiomonte. Un’idea non condivisa dal movimento. Che succederà adesso? «Se ragionassi come “No Tav” direi che è una furbata, un’iniziativa intelligente ma più realisticamente dico di smetterla di fare i bambini mettendo in piazza notizie che non sono vere. Non è scritto da alcuna parte che il cantiere o il deposito di smarino verranno messi alla Colombera». E aggiunge: «Spero solo che rimanga aperto il dialogo e che il “No Tav” permetta sempre il confronto con il “Sì Tav”».Già, in queste ultime settimane in Valsusa si sono moltiplicati i segnali di disagio di una parte degli abitanti per questo No assoluto alla Torino-Lione. C’è chi pensa che la linea ad alta velocità porterà lavoro in valle. I Comitati hanno deciso di riprendere l’iniziativa - anche dal punto di vista mediatico - e di tornare in piazza. Mercoledì a Condove è stato organizzato un presidio che si svolgerà in contemporanea con la riunione del tavolo politico che si svolgerà a Palazzo Chigi. Un modo per ricordare ai sindaci - che nelle stesse ore saranno a Roma per discutere col governo il futuro dell’Osservatorio guidato da Mario Virano - che i Comitati e un gruppo di una novantina di amministratori locali su oltre 600 vogliono l’uscita degli esperti valsusini da quell’organo tecnico.Sul fronte opposto c’è il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, che punta ad allargare e potenziare il ruolo dell’Osservatorio perchè inizi a esaminare le potenzialità e i limiti del nuovo tracciato. Una posizione che troverà l’opposizione di Rifondazione Comunista. Ieri a Torino, nel corso della Conferenza nazionale operaia del partito, prima il ministro Paolo Ferrero poi il segretario Franco Giordano hanno rilanciato un netto No alla Tav. Antonio Ferrentino, presidente della Comunità Montana della Bassa Valle, spiega: «Noi siamo interessati a mantenere aperto il dialogo ma non possiamo accettare forzature: l’Osservatorio può andare avanti lavorando sull’analisi delle criticità del nodo di Torino».
Rai, canone globale
In base a una legge del 1938 l'azienda pubblica può chiedere il pagamento della tassa su telefonini, computer e persino alle Poste!!!!!!!!
E ora la Rai prova a chiedere il canone su cellulari, computer e tutto quello che vi permette di ricevere qualcosa, persino su un soffio di vento se potesse. E' una delle tante eredità del regime fascista, il 'canone di abbonamento', definito in un Regio decreto legge del 1938. Deve pagare chiunque abbia 'apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni'. All'epoca poteva trattarsi di radio e poco altro. Oggi, invece, si può applicare su gran parte dei nostri adorati giochini digitali. La Rai, infatti, non ha perso tempo. Pretende la tassa non solo per i televisori, ma anche per 'personal computer, decoder e altri apparecchi multimediali'. Non doveva avere spazio nelle sue lettere quest'anno, ma potete giurarci che dall'anno prossimo nel suo elenco inserirà anche iPod, videocellulari, videocamere, riproduttori Dvd e Vhs, macchine fotografiche digitali, e chissà cos'altro ancora. Parlamentari e associazioni di consumatori da oltre un anno chiedono una risposta alle istituzioni: quali sono gli apparecchi atti o adattabili soggetti al canone/tassa? L'Aduc lo ha chiesto al servizio Rispondi Rai, alle sedi regionali della Rai, all'Agenzia delle Entrate, al ministro della Finanza. Lo ha fatto per telefono, per lettera raccomandata a/r di messa in mora e con ben cinque interrogazioni parlamentari. Fino ad oggi, spiegano in un comunicato, ' siamo stati cortesemente ignorati'. L'ultimo tentativo risale a pochi giorni fa, è una richiesta alla Direzione generale del ministero delle Finanze. Contrariamente ad altre forme di richiesta, in mancanza di una risposta, il contribuente può far valere la sua interpretazione della legge, senza incorrere in future sanzioni. Insomma, vale una sorta di silenzio-assenso.Per questo l'Aduc invita tutti i cittadini sprovvisti di televisore, ma in possesso di altri apparecchi multimediali (computer, etc.) per i quali hanno ricevuto una richiesta di pagamento da parte della Rai a proporre quello che si chiama un interpello al ministero delle Finanze. Se non vi sara' risposta, si potrà tranquillamente non pagare piu' il canone/tassa per computer e altri apparecchi multimediali senza rischi di incorrere in sanzioni. L'associazione fornisce anche il modulo a chi ne avesse bisogno. E' la fine di un'odissea dell'associazione iniziata oltre un anno fa. La prima volta che l'Aduc se ne era occupata era risultato che il canone doveva essere pagato anche da chi è in possesso di un videocitofono. Poi le hanno risposto che secondo la legge in vigore (la 246/1938) il pagamento di questa tassa è previsto anche per il turista in visita nel nostro Paese. Una terza ricerca ha rivelato che gli uffici regionali della Rai, l'Ufficio normative e contratti del servizio pubblico, il ministero dell'Economia e delle Finanze ed all'Agenzia delle Entrate non sanno minimamente se anche gli esercizi pubblici debbano pagare il canone speciale di abbonamento qualora in possesso di un computer. L'unica certezza è che esiste una situazione di tacito consenso per cui molti piccoli esercizi commerciali, i cui gestori, per altro, pagano già il canone per casa loro non sono perseguiti per il non pagamento del canone dovuto al possesso di un computer. In altre parole, le manchevolezze della legge vengono supplite dalla sua parziale non applicazione, spiega Donatella Poretti la parlamentare della rosa nel Pugno che sulla ha preentato diverse interrogazioni parlamentari.Infine, le Poste italiane: dispongono di 14.000 uffici dotati agli sportelli di 'apparecchi atti o adattabili' come prevede la legge del 1938 e quindi sono soggetti al canone così come qualsiasi privato cittadino. 'Inutile dire che le poste italiane probabilmente sono i maggiori evasori di questa tassa', conclude Donatella Poretti. Circa 13.018.880 euro.
Codacons: "Ai candidati test antidroga e culturali"
CATANIA - "Prove di cultura generale e test antidroga": è la proposta per "i candidati alle prossime elezioni" lanciata da Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons e leader del Movimento politico consumatori italiani.
"Poichè si presume che chi dovrà rappresentare Comuni, Province, Regione e Nazione debba conoscere le realtà che andrà a governare - spiega Tanasi - appare lecita l'idea di conoscere il loro livello culturale ed eventuali abitudini, come l'assunzione di droghe".
Sicilia, arriva la "Carta della Salute"
Il documento è composto da 42 pagine suddivise in 5 aree tematiche, dove trovare tutte le informazioni attinenti il sistema di servizi erogati dalla sanità siciliana
PALERMO - Informare i cittadini sui diritti e doveri dei pazienti e del sistema regionale sanitario. Questo lo scopo della "Carta della salute", la prima in Italia, presentata stamani in Sicilia dall'assessore regionale alla Sanità Roberto Lagalla. Il documento, realizzato dall'istituto di ricerca "Diritto,economia, tecnologia (Det)" della Fondazione Rosselli, mette nero su bianco, in 42 pagine suddivise in 5 aree tematiche, tutte le informazioni attinenti il sistema di servizi erogati dalla sanità siciliana.
Si va dalle cure mediche, all'accesso alle informazioni; dal consenso alla privacy alla tutela dei soggetti deboli; dalle cure all'estero all'assistenza agli extracomunitari. Nella guida, che sarà distribuita in 250 mila copie nelle Asl e aziende ospedaliere siciliane e scaricabile dal sito dell'assessorato regionale alla Sanità, ci sono anche box di approfondimento su vari temi come il Cup, centro unificato di prenotazione; la "Culla della vita", dove le donne che scelgono di non tenere con sè i figli possono lasciare i neonati con la garanzia di anonimato (in Sicilia ce ne sono due, una a Palermo e una a Paternò) e la "tessera sanitaria" che all'estero funziona come tessera europea di assicurazione malattia dando così la possibilità di accedere alle prestazioni sanitarie.
La Carta della salute offre, infine, una panoramica sull'organizzazione del servizio sanitario regionale: 9 Asl; 17 aziende ospedaliere; 3 aziende ospedaliere universitarie; l'Istituto mediterraneo per i trapianti e le terapie ad alta specializzazione(Ismett); 2 istituti di ricovero e cura a carattere scientifico; la fondazione Istituto San Raffaele Giglio di Cefalù e 58 case di cura accreditate.
"Va maturando in Sicilia una diversa e più matura sensibilità relativa alle problematiche sanitarie che devono essere affrontate nella logica dell'efficacia, economicità e massima garanzia di sicurezza per i pazienti. In questo contesto si inserisce la 'Carta della salutè che definisce in modo chiaro i diritti e doveri degli utenti e delle istituzioni". Ha detto l'assessore regionale alla Sanità Roberto Lagalla.
"Questo opuscolo è il primo step di una comunicazione istituzionale e informazione rivolta ai cittadini e agli operatori - continua -, orientata a indicare ai primi la via della partecipazione responsabile alla fruizione della sanità pubblica e ai secondi la necessità di adottare, nell'esercizio delle funzioni assistenziali, le migliori pratiche sanitarie che garantiscano la sicurezza del paziente".
Per Alessandro Palmigiano, coordinatore del Det (diritto,economia e teconologia) della Fondazione Rosselli "se è vero che il cittadino ha il diritto primario all'efficienza e alla qualità delle prestazioni sanitarie, è vero pure che deve assumere comportamenti corretti. Deve disdire la prenotazione di una prestazione che non gli serve più; utilizzare in modo appropriato il Pronto soccorso per non ingolfarlo e chiamare il 118 in casi di effettiva necessità e non come un 'escamotagè per fare prima determinati esami".
Usa-Russia: Mosca, servono nuove regole sugli armamenti
Russia e Stati Uniti devono farsi promotori di nuove regole per il controllo degli armamenti.
Meno di 48 ore dopo che Vladimir Putin ha annunciato la ripresa della corsa al potenziamento degli arsenali, il vice-premier russo Sergei Ivanov chiede che il trattato ‘Salt 1‘ per il controllo e la riduzione delle armi nucleari venga sostituito da uno piu’ in linea con i tempi. “Per come la vedo io” ha detto Ivanov a Monaco dove partecipa a una conferenza sulla sicurezza, “questa è esattamente il settore delle relazioni internazionali in cui Russia e Stati Uniti non solo possono, ma hanno l’obbligo di mostrare un ruolo guida. Prima o poi dovremo cominciare a lavorare a livello multilaterale visto che nessuno di noi, ne sono certo, dubita dell’importanza di porre limiti alla proliferazione delle armi di sterminio”.
Usa 2008: Obama conquista altri 3 stati
Barack Obama ha fatto un altro passo verso la nomination erodendo il già discusso vantaggio di Hillary Clinton nella corsa alla candidatura per la Casa Bianca.
Il senatore dell’Illinois si è accaparrato il bottino in palio nelle primarie e nei caucus di ieri, vincendo in Louisiana, Nebraska e nello stato Washington così come nel piccolo territorio delle Isole Vergini. Sul fronte repubblicano, John McCain deve fare i conti con la vittoria di Mike Huckabee in Louisiana e Kansas: non una minaccia per la conquista della nomination repubblicana, ma sempre di più si fa sentire lo scontento dell’ultradestra nei confronti del senatore dell’Arizona. Secondo gli analisti la vittoria di Obama non è decisiva, ma dà nuovo impulso alla sua campagna e mina le basi di quella di Hillary Clinton.
“Oggi gli elettori dalla West Coast al Golfo del Messico fin nel cuore dell’America si sono alzati in piedi per dire ‘si’, noi possiamo farcelà” ha detto Obama durante una cena a Richmond, in Virginia, dove si voterà martedì prossimo, “abbiamo vinto in Louisiana, in Nebraska, nello stato Washington state; abbiamo vinto a nord, a sud e nel mezzo e credo che, se c’è qualcuno pronto a sostenere il cambiamento, possiamo vincere anche martedì in Virginia”.
GB: LONDRA, INCENDIO DEVASTA IL MERCATO DI CAMDEN
Londra, 10 feb. - (Adnkronos/Dpa) - Oltre un centinaio di vigili del fuoco sono ancora al lavoro per spegnere l'incendio divampato ieri sera intorno alle 19,20 ora locale, le 20,20 in Italia, nel famoso mercato di Camden, nel nord di Londra. Fonti della polizia hanno riferito che le cause dell'incendio - che ha distrutto vasti settori del mercato - non sono ancora state accertate: le uniche notizie certe, al momento, sono che nessuno e' rimasto ferito e che le fiamme sono divampate in un piccolo negozio di T-shirt.
Londra, evacuati pub e abitazioni, brucia il mercato di Camden
LONDRA - Un centinaio almeno di vigili del fuoco, dopo parecchie ore di lotta alle fiamme, hanno domato l'incendio, con fiamme alte fino a nove metri, divampato ieri sera, per cause ancora da accertare, nel quartiere londinese di Camden, dove si trova uno dei più celebri mercati di Londra, frequentato ogni settimana da migliaia di turisti e giovani londinesi. Il rogo non ha causato vittime. La polizia aveva fatto evacuare per precauzione tutti i bar, i pub e i locali notturni della zona e dei dintorni, molto affollati come ogni sabato sera. Le fiamme non hanno risparmiato lo Hawley Arms Pub, uno dei più noti di Londra, frequentato da celebrità del mondo dello spettacolo, come la cantante Amy Winehouse, Pete Doherty o Sadie Frost. Anche un centinaio di persone hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni. "Il nostro pensiero va a coloro che sono stati colpiti dall'incendio di Camden Market - ha detto il sindaco di Londra Ken Livingstone - uno dei mercati più fiorenti di Londra e di enorme importanza per l'economia locale". "Fortunatamente pare che non vi siano feriti - ha aggiunto - malgrado la densità di popolazione della zona e la folla che vi confluisce il sabato sera". Nel corso della notte le tv britanniche hanno trasmesso le immagini delle fiamme, più alte dei tetti degli edifici - fino a nove metri - e un cielo pieno di fumo nero e denso. I pompieri hanno indicato che "negozi, magazzini, alloggi e due bar sono stati gravemente danneggiati dal rogo". (10 febbraio 2008)
ALGERIA: PRETE CATTOLICO CONDANNATO PER AVER OFFICIATO LA MESSA
Citta' del Vaticano, 10 feb. - (Adnkronos) - Un sacerdote cattolico e' stato condannato ad un anno di prigione con la condizionale per aver ''officiato una cerimonia religiosa in un luogo non riconosciuto dal governo'' E' accaduto ad un prete cattolico in Algeria. Si tratta della prima vittima del decreto che regola nel Paese nord-africano le pratiche di culto non musulmano. a mons. Henry Tessier, arcivescovo di Algeri, ha spiegato alla Radio Vaticana cosa sta accadendo nel Paese nordafricano e ha sottolineato che la nuova linea dura del governo contro il proselitismo religioso e' stata causata in particolare dai gruppi evangelici che hanno convertito alcuni fedeli.
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