mercoledì 11 dicembre 2013

La Nigella Sativa, la pianta che guarisce tutto. Tanto che la Nestlé sta cercando di brevettarla e appropriarsene ovviamente a scopo di lucro !!

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Le proprietà della Nigella Sativa sono note da sempre: in grado di curare numerose patologie, era chiamata la pianta che “guarisce tutto, fuorché la morte”. Ora la Nestlè vuole brevettarla.
Secondo la tradizione, Maometto la chiamava la pianta che “guarisce tutto, fuorché la morte”. E, dati alla mano, potrebbe aver avuto ragione. Si parla della Nigella sativa - o sesamo nero- che, a quanto pare possiede proprietà terapeutiche incredibili. Tanto più che nella principale banca dati medico-scientifica, la MedLinedegli Usa, si contano oltre cinquecento studi al riguardo.
Tra le tante malattie che la Nigella sativa sarebbe in grado di guarire, per esempio, vi è il diabete di tipo 2. Questa pianta, infatti, riuscirebbe a ridurre la glicemia a digiuno e diminuirebbe l’insulino-resistenza. Al contempo, sarebbe capace di aumentare la funzione beta-cellulare e ridurre l’emoglobina glicosilata. Di conseguenza, diminuirebbe anche i rischi renali legati al diabete e i danni cardiovascolari, attraverso una regolazione della pressione arteriosa. Anche l’epilessia troverebbe cura attraverso l’assunzione di sesamo nero, grazie alle sue proprietà anticonvulsivanti, così come l’asma. Ancor più importante, la Nigella è capace di uccidere cellule tumorali, specialmente quelle del cancro al colon, e combatte i sintomi da esposizione diarmi chimiche e i danni da radioazioni. Infine (si fa per dire), ha proprietà antipsoriasiche, previene le patologie legate al morbo di Parkinson e aiuta a sconfiggere la dipendenza da oppioidi.
Una sorta di elisir, dunque, che ovviamente ha attirato l’attenzione dei potenti. Per esempio, della multinazionale Nestlè che, tramite il proprio centro di ricerca Nestec, ha presentato, già nel 2010 la richiesta di brevetto internazionale per utilizzare la pianta e i suoi estratti nella prevenzione delle allergie alimentari. Si tratta dunque in un tentativo, da parte di un’azienda già finita nella bufera in passato, di appropriarsi di una risorsa naturale che potrebbe risultare di sua esclusiva proprietà. Attualmente, la richiesta è stata respinta: il Third World Network, d’altra parte, ha ricordato come le proprietà della Nigella fossero ben note prima ancora che la Nestlé se ne accorgesse. Non per questo si può tirare un sospiro di sollievo: la multinazionale è ancora pronta all’azione, e non si esclude che, prima o poi, riuscirà nell’intento.

Attenzione all’imposta nascosta inviata con la Tares

 Attenzione all’imposta nascosta inviata con la Tares
Aumenta la Tares, ma insieme ad essa viene recapitata a casa dei contribuenti la richiesta di pagamento di un nuovo e nascosto tributo, che i Comuni stanno già provvedendo ad elevare sino alla soglia massima.

In questi giorni, i Comuni stanno inviando, a casa dei cittadini, i bollettini per il pagamento del saldo della Tares, l’imposta sulla spazzatura che sostituisce le vecchie Tarsu e Tia. Ma la richiesta contiene una maggiorazione per finanziare i cosiddetti servizi indivisibili comunali (per es. la polizia locale, l’anagrafe, l’illuminazione e la manutenzione delle strade, l’istruzione, ecc.).
Tale maggiorazione sta ingenerando notevoli confusioni tra i contribuenti, specie per i non addetti ai lavori, i quali sono portati a credere che si tratti di un semplice aumento dell’imposta sui rifiuti. E invece è proprio una nuova imposta, fatta passare di nascosto insieme alla Tares. Ma con la quale non ha nulla in comune, sin anche le scadenze [2].

Questa maggiorazione (o meglio, “nuova imposta”), istituita per sopperire all’abolizione parziale dell’Imu (e quindi far fronte al minor gettito) è così determinata:
0,30 euro a metro quadro.
Tale importo viene poi girato dai Comuni allo Stato. Ma è facoltà dei Comuni innalzare la tassa, portandola sino a 0,60 (di cui 0,30 devono comunque essere girate all’Erario pubblico e la restante parte può essere trattenuta dall’Ente). Cosa che molti Comuni stanno già facendo: quale amministrazione locale, potendo riscuotere di più, non lo farà? E difatti…

Come se ciò non bastasse, si aggiunge anche la “tangente” per le Province, alle quali è consentito effettuare altrettanti aumenti: ad esse, infatti, spetta una percentuale aggiuntiva tra l’1 e il 5% sull’importo Tares da pagare. Insomma: il gabelliere si chiama prima Stato, poi Comune, poi Provincia. Al cittadino, al termine di questi tre passaggi, poco rimane.

Oggi, infatti, l’ennesimo “tributo nascosto” viene recapitato a casa dei contribuenti: importi non di poco conto se si considera che arriva insieme alla Tares che, a sua volta, già molti Comuni hanno aumentato. Maggiorazioni su maggiorazioni, il tutto in un’ottica di poca trasparenza nei confronti del cittadino. Il quale, anziché essere rispettato, specie in un periodo di così grossi sacrifici, viene piuttosto “preso in giro”.

Insomma: se all’eliminazione di una tassa (nel caso di specie, l’Imu) deve sempre corrispondere un aumento delle altre per sopperire al calo delle entrate, preferiamo tenerci le imposte che abbiamo e decliniamo ogni “regalo” del Governo.


[1] In base all’art. 14 comma 13 del D.L. 201/2011; servizi indivisibili, ad esempio,
[2] 16 dicembre per la maggiorazione, 31 dicembre per l’imposta rifiuti (Tares)

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