Le proprietà della Nigella Sativa sono note da sempre: in grado di curare numerose patologie, era chiamata la pianta che “guarisce tutto, fuorché la morte”. Ora la Nestlè vuole brevettarla.
Secondo la tradizione, Maometto la chiamava la pianta che “guarisce tutto, fuorché la morte”. E, dati alla mano, potrebbe aver avuto ragione. Si parla della Nigella sativa - o sesamo nero- che, a quanto pare possiede proprietà terapeutiche incredibili. Tanto più che nella principale banca dati medico-scientifica, la MedLinedegli Usa, si contano oltre cinquecento studi al riguardo.
Tra le tante malattie che la Nigella sativa sarebbe in grado di guarire, per esempio, vi è il diabete di tipo 2. Questa pianta, infatti, riuscirebbe a ridurre la glicemia a digiuno e diminuirebbe l’insulino-resistenza. Al contempo, sarebbe capace di aumentare la funzione beta-cellulare e ridurre l’emoglobina glicosilata. Di conseguenza, diminuirebbe anche i rischi renali legati al diabete e i danni cardiovascolari, attraverso una regolazione della pressione arteriosa. Anche l’epilessia troverebbe cura attraverso l’assunzione di sesamo nero, grazie alle sue proprietà anticonvulsivanti, così come l’asma. Ancor più importante, la Nigella è capace di uccidere cellule tumorali, specialmente quelle del cancro al colon, e combatte i sintomi da esposizione diarmi chimiche e i danni da radioazioni. Infine (si fa per dire), ha proprietà antipsoriasiche, previene le patologie legate al morbo di Parkinson e aiuta a sconfiggere la dipendenza da oppioidi.
Una sorta di elisir, dunque, che ovviamente ha attirato l’attenzione dei potenti. Per esempio, della multinazionale Nestlè che, tramite il proprio centro di ricerca Nestec, ha presentato, già nel 2010 la richiesta di brevetto internazionale per utilizzare la pianta e i suoi estratti nella prevenzione delle allergie alimentari. Si tratta dunque in un tentativo, da parte di un’azienda già finita nella bufera in passato, di appropriarsi di una risorsa naturale che potrebbe risultare di sua esclusiva proprietà. Attualmente, la richiesta è stata respinta: il Third World Network, d’altra parte, ha ricordato come le proprietà della Nigella fossero ben note prima ancora che la Nestlé se ne accorgesse. Non per questo si può tirare un sospiro di sollievo: la multinazionale è ancora pronta all’azione, e non si esclude che, prima o poi, riuscirà nell’intento.
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