Nell'inchiesta per le opere G8"intreccio di interessi illegittimi".
ROMA-La "cricca" coinvolta negli appalti per la Scuola dei Marescialli dei carabinieri di Firenze e per altre opere, si muoveva in una «situazione in attuale divenire, caratterizzata dall’utilizzazione spregiudicata di un sistema di relazioni professionali e personali che ha realizzato una rete di interessi intrecciati» non legittimi. Lo sottolinea la Cassazione che ha appena depositato le motivazioni della decisione con la quale lo scorso 10 luglio ha deciso il trasloco dell’inchiesta fiorentina a Roma confermando le misure cautelari per Fabio De Santis, Guido Cerruti, e Francesco De Vito Piscicelli. La Cassazione ha argomentato «di un sistema di potere in cui appare normale accettare e sollecitare utilità di ogni genere e natura da parte di imprenditori del settore delle opere pubbliche, settore nel quale quei pubblici ufficiali hanno potere di decisione e notevole potere di influenza, e gli imprenditori aspettative di favori, nel quale De Santis è, con altri, protagonista, De Vito Piscicelli in consolidato rapporto, Cerruti anch’egli in stabile e consolidato rapporto in particolare con De Santis e altri dei coindagati, disponibile a cogliere l’occasione palesemente anomala». I magistrati della procura di Roma intanto sono già al lavoro sui documenti, in tutto 40 faldoni, ricevuti ieri da Firenze sull’appalto della Scuola marescialli dei carabinieri. Il procuratore aggiunto Alberto Caperna e i sostituti Ilaria Calò e Roberto Felici, che lavoreranno sui documenti per tutto il week end, stanno esaminando gli atti per poter chiedere al gip e ottenere entro il 30 giugno l’eventuale conferme delle misure cautelari nei confronti dell’ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis (attualmente in carcere), dell’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli (domiciliari) e dell’avvocato Guido Cerreti (obbligo di dimora).
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