La smart card per accedere alla programmazione satellitare della Rai dovrà essere offerta agli utenti indipendentemente dall'acquisto del decoder Tivù Sat, lo ha sancito il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che ha chiuso l’istruttoria aperta lo scorso settembre, in merito al dossier Tivù Sat, per verificare il rispetto, da parte della Rai degli obblighi di servizio pubblico e del Contratto di servizio. L'istruttoria era stata aperta dopo che la Rai ha deciso di non trasmettere i suoi programmi sulla piattaforma satellitare di Sky, per diffonderli tramite Tivù Sat, la nuova piattaforma creata dalla stessa Rai, Mediaset e Telecom Italia Media. L'Agcom specifica in un comunicato che nel corso dell’istruttoria sono stati acquisiti e valutati numerosi dati (quali i dati di produzione e vendita dei decoder Tivùsat, il numero delle smart card prodotte ed attivate , i contratti relativi ai diritti di trasmissione dei programmi criptati dalla Rai sul satellite, le procedure di criptaggio, la copertura delle trasmissioni analogiche e digitali terrestri della Concessionaria pubblica) ed effettuate le audizioni della Rai, della società Tivù, dell’Associazione Altroconsumo e della società produttrice di decoder XDOME. A conclusione dell’istruttoria il Consiglio ha ritenuto che la scelta iniziale della Rai di associare la distribuzione delle smart card alla vendita del decoder Tivù Sat limitasse la scelta da parte degli abbonati, garantita dall’articolo 31 del contratto di servizio, di poter associare la smart card con differenti apparati di ricezione. Questo anche nell’ottica di promuovere decoder “aperti”. L’altro aspetto ha riguardato la limitazione della ricezione dei programmi Rai di servizio pubblico all’estero.
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