Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
martedì 22 novembre 2011
Un "tesoretto" nascosto di 60 miliardi nella rivalutazione delle rendite catastali
Nuove sanzioni Usa contro l'Iran la Russia attacca: "Inaccettabili"
Durissima presa di posizione del ministero degli Esteri di Mosca sulle ulteriori restrizioni imposte da Washington a Teheran: "Contrastano con il diritto internazionale". La Repubblica islamica: "Misure condannabili e senza effetti"
Hillary Clinton (afp)
La Svizzera umilia Comunione & Liberazione e Lega
Dopo le dimissioni di Silvio altro duro colpo per la “Lobby di Dio” in Canton Ticino, dove non paga neppure l’alleanza con la formazione anti italiani
Comunione e Liberazione viene sconfitta ancora una volta in Svizzera. Sergio Morisoli, l’esponente di spicco della lobby clericoconservatrice fondata da Don Giussani e diventata un impero economico con la fondazione della Compagnia delle Opere, è stato ancora una volta umiliato dall’elettorato ticinese. Dopo aver mancato l’approdo al governo cantonale nella primavera scorsa, il ciellino amico dei banchieri di Lugano è stato battuto anche nel ballottaggio per il Consiglio degli Stati, il Senato della Confederazione elvetica. Nonostante l’appoggio della Lega dei Ticinesi e della destra xenofoba, il ciellino Morisoli è arrivato solo quarto.
IL TRAVAGLIO DEI CIELLINI SVIZZERI– Comunione e Liberazione vive un momento di difficoltà politica. In Italia l’amico Silvio Berlusconi ha perso Palazzo Chigi, e il cosiddetto partito di Todi sembra più un nemico che un potenziale alleato per i ciellini schierati stabilmente a destra. Nella Svizzera italiana, dove la lobby ha molto potere anche se non paragonabile a quello che ha nella confinante Lombardia, l’elettorato però non gradisce chi sta con CL. Ad aprile il candidato della destra liberale, Sergio Morisoli, il più noto ciellino elvetico, era stato battuto per la carica di consigliere di Stato, l’equivalente di un nostro assessore regionale. Morisoli era arrivato solo terzo nella lista del Partiti liberale radicale, formazione moderata e borghese ma fermamente laica, con una storia ed un taglio culturale anticlericale. Morisoli era stato battuto dalla corrente radicale, e la sua rottura col partito, palesatasi durante la campagna elettorale, aveva portato alla sua rapida fuoriuscita dal gruppo PLR dell’assemblea ticinese. Troppo spostato a destra come personaggio, troppo legato ad una lobby che viene vista come il fumo negli occhi da una fetta significativa dell’elettorato ticinese, Morisoli pagava pure l’indebolimento del suo sponsor politico, Marina Masoni. Ex donna più potente della Svizzera italiana, la Masoni era la rappresentante dei poteri forti della Svizzera italiana, il mondo finanziario delle banche di Lugano da tempo alleate con la ricca Compagnia delle Opere, il braccio armato di CL. Comunione e Liberazione sperava con Morisoli di poter replicare l’espansione che ha avuto in Lombardia grazie a Roberto Formigoni. Niente da fare, ma la lobby di Dio non si è data per vinta, e il suo esponente ha deciso di correre per il Consiglio degli Stati, il Senato della Svizzera. Morisoli era diventato indipendente dopo la batosta delle cantonali, e grazie a questa sua nuova verginità politica la destra svizzera, che in Ticino è rappresentata da Lega e Udc, ha puntato su di lui per conseguire la prestigiosa poltrona di rappresentante del Cantone a Berna.
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http://www.giornalettismo.com/archives/170845/la-svizzera-umilia-comunione-liberazione-e-lega/
Tangenti, i pentiti accusano i politici
I NOMI DI ALEMANNO, FOLLINI E MATTEOLI. «GUARGUAGLINI AUTORIZZÒ I PAGAMENTI»
I verbali di Cola e Di Lernia: «Quei 200 mila euro erano per Casini»
ROMA - Tutti i partiti partecipavano alla spartizione delle nomine in Enav e Finmeccanica. Anche i Comunisti italiani sono riusciti a ottenere un consigliere. Ma quando si è trattato di distribuire affari e favori, la parte del leone l'avrebbero fatta Udc, An e Forza Italia. Gli imprenditori che volevano ottenere i lavori consegnavano i soldi ai manager e questi li giravano ai politici, talvolta riuscendo a ottenere una robusta «cresta». Ma nei verbali di interrogatorio e negli altri atti processuali dell'inchiesta che ha portato agli arresti l'amministratore delegato Guido Pugliesi e due manager ci sono pure i finanziamenti non dichiarati, le società segnalate dai parlamentari e agevolate per ottenere l'assegnazione delle commesse, i ministri che avrebbero ottenuto il via libera nell'assegnare i posti di dirigenza. Sono le rivelazioni di chi, dopo essere finito in carcere, ha deciso di collaborare con la magistratura e ha coinvolto il leader udc Pier Ferdinando Casini, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, l'ex titolare dei Trasporti Altero Matteoli, il parlamentare Marco Follini, quando era vicepresidente del Consiglio. Tra loro Tommaso Di Lernia, che ha svelato di aver portato insieme a Pugliesi, 200 mila euro al tesoriere udc Giuseppe Naro il 2 febbraio 2010 e poi ha chiamato in causa molti altri parlamentari e membri di governo. Ma soprattutto il consulente del presidente Pier Francesco Guarguaglini e della moglie amministratore di Selex Marina Grossi, Lorenzo Cola. Entrambi stanno rispondendo da tempo alle domande del pubblico ministero Paolo Ielo. I manager dimostrano di esserne informati, tanto che in una intercettazione ambientale un dirigente di Enav afferma: «Ielo pensa di fare il milanese, ma a Roma le cose si fanno alla romana. O si calma o lo calmano».
«Buste e donazioni ai politici»
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