domenica 22 novembre 2009

Cambronne

Carceri sovraffollate, detenuti protestano - Il sindacato: "Alfano intervenga subito"

ROMA - Genova, Pescara e Lucca: scoppia qui la protesta, quasi simultanea, dei detenuti contro le cattive condizioni delle carceri. A San Donato, il penitenziario di Pescara, nel pomeriggio i detenuti hanno protestato contro il sovraffollamento della struttura battendo con oggetti, probabilmente pentole e scope, contro le inferriate che proteggevano le finestre delle celle. Le loro grida, soprattutto la parola "sovraffollamento", si sono sentite fino a via Alento, una delle strade che costeggiano il penitenziario. Alcuni hanno bruciato stracci, da una finestra si è vista una fiamma che è stata spenta quasi subito. Ieri sera, fino alle 22,30 circa, una protesta molto simile c'era stata anche tra i carcerati della Casa circondariale di Lucca. "Per circa un'ora - ha raccontato il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), Donato Capece - hanno battuto suppellettili contro inferriate e porte, per richiamare l'attenzione dell'amministrazione penitenziaria sul problema del sovraffollamento". E un'analoga protesta è nata anche nel carcere di Marassi, a Genova, dove durante la notte è stato sventato un tentativo di suicidio. Un detenuto del circuito di Alta sicurezza è stato trovato svenuto a terra, con una busta di plastica che gli avvolgeva la testa e una bomboletta di gas per fornellini accanto. Secondo quanto scrive il segretario regionale Uil Penitenziari Liguria, Fabio Pagani, una volta ripresi i sensi ha motivato il gesto come un atto di protesta contro "le critiche condizioni detentive". A Genova le proteste erano cominciate già venerdì sera.
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http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/cronaca/carceri-affollamento/carceri-proteste/carceri-proteste.html

USA: FUGA A THREE MILE ISLAND, 20 CONTAMINATI LEGGERI

(AGI) - Washington, 22 nov. - Una fuga radioattiva nella famigerata centrale nucleare di Three Mile Islan, teatro nel 1979 del peggiore incidente negli Usa, ha esposto 20 dipendenti a un "basso livello" di contaminazione. Lo riferisce il New York Daily News secondo cui l'operaio piu' colpito ha ricevuto una dose di 16 millirem, mentre il limite annuo non considerato pericoloso e' pari a 2.000 millirem. L'incidente si e' verificato alla 16 locali di sabato nel primo reattore.
http://www.agi.it/rubriche/ultime-notizie-page/200911222008-cro-rom0044-usa_fuga_a_three_mile_island_20_contaminati_leggeri

Traffico di grasso umano, la procura peruviana indaga su due italiani

Lima, 22 nov. (Adnkronos) - Due italiani sarebbero indagati dalla Procura peruviana per il loro presunto coinvolgimento nel caso della banda criminale responsabile dell'uccisione di 60 campesinos di Huanuco e Pasco, assassinati perché il grasso estratto dai loro corpi doveva essere usato per la fabbricazione di cosmetici. A scriverlo è oggi il quotidiano di Lima 'Perù 21', secondo il quale i due cittadini italiani (uno dei quali con residenza in Perù) sarebbero stati i principali acquirenti del grasso. I due si troverebbero attualmente in Europa e tutto lascerebbe intendere - si legge ancora - che sono fuggiti dal Paese non appena è scoppiato il caso. Le autorità - è scritto - avrebbero inoltre identificato un medico e un altro operatore sanitario il cui ruolo era quello di certificare che la sostanza venduta fosse effettivamente grasso umano.
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Traffico-di-grasso-umano-la-procura-peruviana-indaga-su-due-italiani_4028058445.html

La teste: Marcinkus la incontrava a Torvajanica

«Marcikus venne a trovare la Orlandi nella casa di Torvajanica. Io sentii le urla di Emanuela ma De Pedis mi disse di farmi gli affari miei...». Sabrina Minardi torna ad accusare l’alto prelato, ex presidente dello Ior, e rivela anche un’altra delle prigioni dove la ragazza rapita il 23 giugno del 1983 nel centro di Roma venne tenuta segregata: una casa al mare, la stessa dove venne poi uccisa, chiusa in un sacco e gettata in una betoniera. Un racconto drammatico che conferma ancora una volta la tesi della donna secondo la quale Emanuela sarebbe stata sequestrata per ragioni sessuali. La Minardi ha raccontato tutto in una intervista a Rai News 24. «Io stessa insieme a De Pedis e Sergio portai la ragazza nella casa al mare. Doveva restare solo un giorno ma è rimasta 15 notti assistita da una zia di De Pedis, Adelaide». L’ex donna di De Pedis che nei giorni scorsi è stata nuovamente ascoltata dalla Procura dice anche di aver sentito la voce di tale Mario, l’uomo che chiamò a casa Orlandi. «L'ho riconosciuto - ha spiegato - : ha la mia età, era ricco di famiglia. Un grande amico di Renatino, sono certa della sua identità». Non è la prima volta che la supertestimone chiama in causa monsignor Marcinkus. Già nella prima deposizione la donna aveva raccontato di aver portato più volte alcune ragazze in un appartamento di via di Porta Angelica dove erano messe a disposizione del prelato. Ha poi raccontato di aver accompagnato lei stessa Emanuela ad un appuntamento in Vaticano e che proprio in quell’occasione, vedendo questa ragazza un po’ su di giri, le aveva domandato il nome e lei, candidamente, aveva risposto Emanuela.
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http://www.unita.it/news/italia/91613/la_teste_marcinkus_la_incontrava_a_torvajanica

Oltre 315 mila adesioni contro il processo breve

ROMA - A Bussi sul Tirino, in provincia di Pescara, il processo contro la più grande discarica abusiva d'Italia è iniziato lo scorso 6 luglio. A Torino, ad aprile, c'è stata l'udienza preliminare del processo Eternit, per i morti d'amianto. A Crotone si attende il rinvio a giudizio per l'operazione Black Mountains: le accuse riguardano lo smaltimento illegale di rifiuti, il disastro ambientale e l'avvelenamento delle acque. E così anche per l'inquinamento della Valle del Sacco, in provincia di Frosinone, dove le indagini vanno avanti dal 2005. Processi e inchieste per reati ambientali che coinvolgono migliaia di cittadini. Se passasse la norma che prevede il cosiddetto "processo breve" i giudici dovrebbero procedere, tra perizie e controperizie, ad una velocità difficilmente sostenibile. Due anni di tempo, per esaurire il primo grado. Pena la morte del processo.
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http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/politica/giustizia-18/appello-22nov/appello-22nov.html

I pizzini di Provenzano a Ciancimino "Abbiamo parlato con il senatore..."

PALERMO - "Caro Ingegnere, ho ricevuto la "ricetta""... "Abbiamo parlato con il nostro amico senatore...". Sono "pizzini" scritti dal boss Bernardo Provenzano e recapitati a Vito Ciancimino mentre era agli arresti domiciliari a Roma oppure in libertà vigilata. Parlavano della "trattativa", degli incontri con i politici, degli affari e delle vicende interne di Cosa nostra. È il nuovo capitolo dell'inchiesta sul negoziato Stato-mafia che poggia sui documenti consegnati dal figlio dell'ex sindaco di Palermo.
Messaggi acquisiti dai pm nello stesso giorno del deposito al processo Dell'Utri delle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza che chiamano in causa il senatore del Pdl per i rapporti con i boss Graviano nel periodo delle stragi del 1993.
Il procuratore nazionale Pietro Grasso ha una posizione attendista sulle aperture manifestate da Filippo Graviano durante il confronto con Spatuzza. Mentre per Luigi Li Gotti, deputato di Idv, da Ciancimino jr arriva un'indiretta conferma all'attendibilità di Spatuzza. E se il ministro Gianfranco Rotondi tuona sull'uso dei pentiti "per screditare Berlusconi", Giuseppe Lumia, componente dell'Antimafia, dice che "bisogna avere il coraggio di andare avanti". Lungo la strada della verità sulla trattativa i magistrati di Palermo e Caltanissetta hanno ora gli originali della corrispondenza tra Provenzano e Ciancimino, il defunto ex sindaco di Palermo condannato per mafia, che avrebbe consegnato il famoso "papello" con le condizioni dettate dai boss per interrompere le stragi che insanguinarono l'Italia dopo gli attentati a Falcone e Borsellino. Si tratta di 4 "pizzini", che furono spediti negli anni a cavallo tra il 1992 ed il 2000 da Bernardo Provenzano, allora latitante, a don Vito Ciancimino. Nelle mani dei magistrati ci sarebbe la prova scritta che Vito Ciancimino e Bernardo Provenzano, avrebbero condotto la "trattativa" tra Cosa nostra e lo Stato per fermare le stragi mafiose. Dopo avere consegnato il "papello", le richieste che la mafia avanzava allo Stato, Massimo Ciancimino ha ritrovato quattro "pizzini" scritti da Bernardo Provenzano ed inviati al padre. "Caro ingegnere - scrive Provenzano a Vito Ciancimino - ho ricevuto la "ricetta" ma ci dobbiamo incontrare nel solito posto per chiarire alcune cose". La "ricetta" era il nome in codice del "papello" e Provenzano avvertiva Ciancimino che lo aveva ricevuto. Questo pizzino sarebbe stato scritto subito dopo la strage Falcone, avvenuta il 23 maggio del '92 e prima dell'attentato al giudice Paolo Borsellino, compiuto nel luglio dello stesso anno.
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Caso Marrazzo, Cossiga: ''Ai miei tempi i complotti erano umani. Dc non ricattava''

Roma - (Adnkronos) - Il presidente emerito: ''Commistione con la vita privata dei politici ha fatto aumentare il potere del ricatto''. Il padre di Gianguerino Cafasso: ''Altro che overdose, l'hanno ammazzato.''.
Roma, 22 nov. - (Adnkronos) - "Una volta se si scopriva che un politico aveva l'amante, o faceva dei festini, scoppiava un grande scandalo. Adesso no. Mi spiego: so di eminenti figure della Dc che hanno avuto un figlio fuori dal matrimonio, ma queste cose erano tenute molto coperte. Tutti nella Dc sapevamo che Togliatti conviveva con la Jotti, ma nessuno si è mai sognato di alzarsi in piedi in Parlamento e dirlo, o di usarlo come mezzo di battaglia politica. Non ci si occupa di fatti privati delle persone". A sottolinearlo è il presidente emerito della Repubblica Giuseppe Cossiga, in un'intervista al quotidiano 'Libero' sul caso Marrazzo. "Non era ipocrisia - ha spiegato Cossiga - era rispetto. Rispetto e distinzione tra aspetto pubblico e vita privata''.
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http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Caso-Marrazzo-Cossiga-Ai-miei-tempi-i-complotti-erano-umani-Dc-non-ricattava_4028051902.html

Scambiamoci un gesto di pace

Consistenze

Brenda, salvi i file del computer ma è giallo sul cellulare sparito

ROMA - È caccia al telefonino di Brenda. Foto, video, appunti potrebbero essere custoditi in quel palmare Samsung. È caccia ai suoi segreti, che in queste ore i periti della procura stanno cercando nella memoria del computer trovato sotto l'acqua nel lavandino del bagno. I file sono salvi, leggibili. La misteriosa morte della trans che parlò ai magistrati del secondo video hot su Piero Marrazzo non viene chiarita dai primi risultati dell'autopsia. I polmoni pieni di fumo, il corpo intatto, una buona dose di barbiturici. La transessuale è morta per asfissia, soffocata dalle esalazioni di ossido di carbonio. Non sembra sia stata aggredita e uccisa da qualcuno che, successivamente, ha organizzato la messa in scena dell'incendio. Gli esami istologici e tossicologici sono già iniziati e i risultati potrebbero arrivare da domani. Nel sangue di Brenda sono state rilevate altissime quantità di alcol e di quel Minias di cui la trans faceva un uso smodato. Almeno 50 gocce al giorno (quasi il doppio della dose consigliata) per dormire. Alcune confezioni sono state ritrovate nell'appartamento. All'appello, invece, manca un palmare di cui ha parlato "China", il compagno della transex. In casa della vittima gli agenti di Vittorio Rizzi hanno ritrovato il Nokia M73 che Brenda aveva comprato dopo la rapina dell'8 novembre scorso. Il numero che la trans aveva dato alla mobile, però, era quello del Samsung. Perché portare via il palmare e lasciare il telefonino? Mistero.
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http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/marrazzo-spiato-1/file-salvati/file-salvati.html