domenica 18 settembre 2011

Di Caterina: A Penati ho dato più di 3 milioni in 10 anni

Roma, 18 set. (LaPresse) - "Quanti soldi ho dato a Penati? Non sono importanti 500mila euro più o meno, siamo sui 3 milioni-3 milioni e mezzo di euro nel corso dei 10 anni che abbiamo vissuto assieme". Così l'imprenditore Piero Di Caterina, principale accusatore di Filippo Penati nell'inchiesta sulle tangenti per gli appalti nell'ex area Falck, torna a parlare in un'intervista alla trasmissione di Lucia Annunziata 'In mezzora'. Secondo Di Caterina, però, non si trattava di "mazzette" ma di "finanziamenti" e spiega: "In ogni caso ho ricevuto cifre molto molto basse per giustificare questi donazioni. Nel 1997 ho vinto una gara a Cinisello Balsamo, però l'aiuto che ho avuto è stato quello di una gara regolare ed io la vinco". E Di Caterina accusa anche Giorgio Odrini, attuale sindaco di Sesto: secondo lui "il sistema è continuato con il sindaco Oldrini". L'imprenditore ci tiene a specificare di non aver corrotto nell'era Penati: "Non c'è mai stata concussione. Nell'era Oldrini a Busto, con Alessandrini a Segrate e a Milano con Atm io ho solo prestato soldi. Nella questione Penati io ottengo parte dei miei quattrini da un altro imprenditore che invece paga una tangente. Io gli presto i soldi e mi ritornano da un imprenditore sestese per 1 milione 200 mila euro, poi una difficoltà e Penati mi presenta l'altro imprenditore che avrebbe dovuto compare un mio immobile", e aggiunge "io finanzio con prestiti e recupero i prestiti attraverso delle tangenti". Di Caterina non crede che siano state le cifre pagate da lui a finanziare il Pd a livello nazionale: "a vittima nel caso specifico non sono io, ma l'imprenditore Pasioni di Sesto San Givanni. Non sono stato spremuto da Penati, la vittima è Pasini - aggiunge Di Caterina - io ho versato quattrini a Penati per sue le esigenze nella politica, ma ritengo che fossero sufficienti per Sesto e Milano, non per andare a Roma". Nessun dubbio per l'imprenditore sulle tangenti alle coop: "Le Coop arrivano a Sesto San Giovanni con il recupero di aree dismesse. Sono sempre presenti sul territorio ed anche in questo caso ho saputo di tangenti fra Pasini e le Coop". Alla fine dell'intervista rilasciata all'Annunziata, Piero Di Caterina spiega: "Se mi auguro nuova tangentopoli? Me la auguro, così come spero di poter tornare a lavorare senza la ghigliottina della corruzione sul collo, una ghigliottina che può cadere da un momento all'altro. Spero che questa vicenda faccia venire fuori un sistema di malaffare che c'è in Italia dove pochi ladri danneggiano 50 milioni di italiani. E' una situazione che ci danneggia tantissimo in questo momento, ora ci potrebbe essere qualche miglioramento".

Mills: domani Berlusconi in aula

(ANSA) - MILANO - Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi sarà presente in aula domani alla ripresa del processo Mills, nel quale è imputato per corruzione in atti giudiziari. Secondo l'accusa, avrebbe fatto avere 600 mila euro all'avvocato inglese affinché rilasciasse deposizioni reticenti ai processi per le tangenti alla Guardia di finanza e a All Iberian. Per essere presente al processo, Berlusconi ha annullato la partecipazione all'assemblea dell'Onu.

Sel: appello Vendola, 1 ottobre tutti in piazza, ora tocca a noi

Roma, 18 set. (Adnkronos) - ''Rivolgo un appello alle donne e agli uomini che non si rassegnano ad assistere impotenti al declino italiano, alla distruzione di vincoli sociali e democratici che rendono unita la comunita' nazionale del Paese. A questo siamo ormai giunti con la destra al governo. In un crescendo di diseguaglianze e ingiustizie sociali, di smarrimento di un ruolo e di una funzione dell'Italia dentro l'Europa e nel mondo, di pieno spossessamento dei diritti, nel campo del lavoro, dell'ambiente, del sapere, della sfera soggettiva e individuale delle persone''. Inizia cosi' l'appello del presidente di Sinistra Ecologia Liberta', Nichi Vendola per la manifestazione nazionale promossa a Roma per sabato 1 ottobre 2011 in piazza Navona, e che appare sul sito internet del partito.

Obama lancia la tassa per i ricchi

Il presidente: Buffett Rule per risanare i conti pubblici

NEW YORK La "Buffett Rule" per risanare i conti. Il presidente Barack Obama presenterà lunedì il proprio piano per il debito e il deficit, con il quale chiederà ai ricchi americani che guadagnano più di un milione di dollari l’anno di pagare giusto, ovvero almeno la stessa percentuale di tasse che versano i contribuenti della classe media. L’introduzione di un nuovo tasso minimo di imposte - riporta il New York Times - aumenterà la pressione sui repubblicani nell’approvare tasse più alte per i ricchi. La "Buffett Rule" si rifà al guru della finanza Warren Buffett, che si è lamentato ripetutamente che i ricchi pagano una percentuale più bassa di tasse federali sul reddito rispetto ai lavoratori della classe media.

"A Paolo Berlusconi basta il 10%"

Tarantini e gli appalti di Finmeccanica: spunta anche il fratello del premier

FRANCESCO GRIGNETTI

ROMA È la storia di una scalata al cielo, quella di Gianpi Tarantini, il Bel Ami che dalla provincia barese entra nelle grazie di un presidente del Consiglio - e ormai sappiamo come - e da questi è introdotto nelle stanze che contano. «Battere il ferro finché è caldo», lo slogan suo e degli imprenditori Enrico Intini e Roberto De Santis, che lo appoggiano, dapprima increduli, poi sempre più euforici perché vedono che il sistema-Tarantini funziona. A Bari, scrive infatti la Guardia di Finanza, nasce un «comitato d’affari» che mira al colpo grosso. «Senti Guarguaglini» È l’1 dicembre 2008, Silvio Berlusconi contatta Gianpi; è in preparazione una delle tante cene. Tarantini: «Presidente, se riesce... anche a chiamare Bertolaso, così lo coinvolgeremmo». Berlusconi: «Ecco, mi sembrava che ci fosse qualcuno da chiamare... Sì, appunto... Ecco, vedi... Bertolaso!. Va bene, chiamo Bertolaso». Il giorno dopo, Tarantini riferisce ai soci: Bertolaso gli ha consigliato, per portare avanti il progetto di far entrare il Gruppo Intini nella neonata società mista tra Finmeccanica e Protezione civile SEL PROC che sarebbe opportuno far contattare Pier Francesco Guargaglini da Berlusconi. Tarantini riporta le parole del sottosegretario sul patron di Finmeccanica. «A me m’ascolta, a quello obbedisce». La sera stessa, Gianpi chiede l’ennesimo favore a Berlusconi. La convocazione Il 5 dicembre Gianpi si affretta a chiamare Berlusconi. «È rimasto contento poi?... Bertolaso, dico... ». Berlusconi: «Non ne abbiamo più parlato. Invece, ho fissato un appuntamento per martedì con Guarguaglini, per quella cosa ». Tarantini: «Benissimo. Martedì sono a Roma e quindi anche se non ci vediamo a cena e mi vuol dire qualcosa a voce, io sono lì». È chiaramente un appuntamento molto importante per il «comitato d’affari» barese. Tarantini è in ansia. L’8 dicembre chiama Roberto De Santis: «Senti domani mattina, quello lì incontra Piero (Guarguaglini, ndr.). Lo vede lui, a casa sua alle dieci... poi mi ha convocato per le quattro». Il giorno dopo, Intini a Tarantini, riferendo di una telefonata ricevuta da Marina Grossi, la moglie di Guarguaglini, nonché amministratore delegato della società del gruppo «Selex S. I.», che l’aveva convocato in sede: «Quelli non parlano proprio... Capisci?. Per telefono mai!».

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http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/420682/

Ministri a tempo perso

Sacconi e Castelli fanno affermazioni che, in qualsisasi altro Paese, li costringerebbero a dimettersi immediatamente. Per quanto ancora ci faremo governare da gente simile?

In questi momenti di fine impero, c’è ancora chi non si rende conto di quello che succede. Il regime catodico di mr. B. volge al termine, affossato dalle telefonate con i vari Tarantini e Lavitola a proposito delle vagonate di gentildonne da recapitare a domicilio al nanetto. Sarebbe stato meglio che quest’individuo fosse caduto per i falsi in bilancio, le corruzioni e le concussioni di questi 16 anni, ma, si sa, ognuno ha il 25 luglio che merita.

Probabilmente i miasmi del cadavere politico del governo soffocano alcuni esponenti della maggioranza, che non riescono a ragionare e a capire fino in fondo quello che dicono (non che sia una novità).

Prendiamo Sacconi. E’ il Ministro del Welfare, mica uno qualsiasi. Tralasciando il fatto che si comporta come se venisse da Marte e non c’entrasse nulla con l’attuale stato di salute dell’Italia (lui che era esponente socialista di spicco e, come tale, ha contribuito in modo sostanziale all’impennata del debito pubblico in quegli anni), il suo ruolo, in momenti di crisi come questo, è importantissimo.

Invece l’altroieri il ministro, ospite ad un convegno del Centro Studi Confindustria, ha sparato sull’esito del referendum del giugno scorso. Queste le sue testuali parole: “Altro che sorella acqua, mi auguro che troveremo il modo per mettere in discussione il referendum”. A Sacconi non importa che 27 milioni di cittadini siano andati a votare e abbiano espresso chiaramente (95% di voti favorevoli) la volontà di mantenere pubblica la gestione dell’acqua. La famosa volontà popolare, la stessa che viene sbandierata costantemente quando si tratta di ricordare che hanno vinto le elezioni, può essere messa da parte e cancellata quando va contro i desideri di lorsignori. Sacconi dovrebbe fare una sola cosa: dimettersi. Facendo affermazioni come queste ha dimostrato un assoluto spregio della Costituzione e del valore della volontà dei cittadini. Nessun rispetto. In qualsiasi altro Paese parlamentari, ministri e uomini politici in generale dovrebbero dimettersi due minuti dopo aver detto cose simili.

Voglio invece esprimere la mia completa solidarietà a Roberto Castelli, ex ministro, ora viceministro alle Infrastrutture, parlamentare dal 1992, cioè da 19 anni. L’altra sera a “Piazzapulita” (nuovo programma di informazione su La7) ha detto di essere povero perchè guadagna solo 145 mila euro all’anno. Siamo tutti vicini al povero Castelli, che sicuramente farà fatica ad arrivare alla fine del mese. Ci permettiamo di far notare all’esponente leghista che ci sono famiglie che vivono con redditi annuali di meno di un decimo del suo. E se avessero 145 mila euro (più tutti i soldi che derivano da vent’anni di vita da parlamentare e cinque da ministro) avrebbero la decenza di stare zitti.

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http://www.agoravox.it/Ministri-a-tempo-perso.html

CRISI: BLOCCATA MARCIA 700 'INDIGNADOS' USA SU WALL STREET

(AGI) New York - La polizia di New York ha bloccato 700 persone che stavano marciando su Wall Street per occuparla. L'obiettivo dei manifestanti, una sorta di indignados Made in Usa, era' conquistare il cuore finanziario del mondo per protestare contro "l'avidita' e la corruzione" della finanza Us. E' quanto si legge sul sito del gruppo 'Occupy Wall Street'. Gli organizzatori, che avevano lanciato l'iniziativa a luglio, speravano di trasformare l'area di Wall Street nella "piazza Tahrir (il cuore della protesta egiziana contro Hosni Mubarak) americana" .

OPPOSIZIONI IN CORO: ORA BASTA "BERLUSCONI SE NE VADA"

(AGI) - Roma, 17 set. - "L'Italia, con i suoi gravi problemi, non si puo' permettere un esecutivo che governa a tempo perso. Le parole sono finite. Berlusconi si rechi al Quirinale e rassegni le dimissioni". Lo afferma per conto della segreteria del Pd Davide Zoggia, responsabile Enti locali del partito.

BERLUSCONI, NON MOLLO, NULLA DI CUI VERGOGNARMI

Sulle dimissioni di Berlusconi insiste anche l'Idv. "Bossi deve essere coerente - afferma Antonio Di Pietro - se e' vero come e' vero che il governo e' arrivato alla fine, deve staccare la spina,senno' diventa complice come Tarantini e Lavitola, cioe' ricatta il governo per ottenere qualcosa in piu'". Altrimenti, conclude l'ex pm, vuol dire che si tratta solo "dell'ennesimo ricatto della Lega Nord che per una poltrona in piu' sta svendendo la sua dignita'".

Un nuovo governo, con un nuovo premier, lo auspica pure il leader di Fli e presidente della Camera, Gianfranco Fini. A margine di una festa di Futuro e Liberta' nel comasco, Fini ha spiegato di pensare che gli italiani, e molti anche fra gli elettori del centrodestra, "abbiano capito che cosi' non si puo' andare avanti", e che per questo "anche nell'ambito della maggioranza finiscano per prevalere il buonsenso e la decisione di dare vita a un altro governo" che, per il politico, "presuppone un altro presidente del Consiglio".

Così Silvio mediava per Gianpi

Da Finmeccanica ai gasdotti, gli affari in ballo. Tarantini Diceva: "Questa è la svolta della vita". Presente a un incontro governo-aziendedi CARLO BONINI

BARI - In un conflitto di interesse che si fa abuso permanente, tra ottobre 2008 e giugno 2009, il Presidente del Consiglio lavora con completa adesione al sogno del suo lenone barese, il custode della sua dipendenza sessuale. Accede a un baratto di cui Gianpaolo Tarantini non fa mistero, perché ne ha fatto un mantra ("Con le prostitute e la cocaina volevo realizzare una rete di connivenze nella pubblica amministrazione. In questi anni, ho pensato che le ragazze e la cocaina fossero una chiave per il successo", spiega a verbale il 29 luglio 2009). E di cui, ora, le 5 mila pagine dell'istruttoria barese documentano i termini. C'è da mettere le mani su una montagna di grano. Prima, una partecipazione societaria nella "Sel Proc" (consortile a capitale pubblico), per un business con la Protezione Civile e Finmeccanica da 280 milioni di euro in cui tirare dentro anche Paolo Berlusconi. Quindi, l'affidamento dalle controllate Finmeccanica di 12 appalti che valgono 51 milioni di euro. In un futuro non lontano, un gasdotto tra Albania e Italia, progetto battezzato "Tap" (Trans adriatic pipeline), dichiarato di interesse dai governi di Roma e Tirana nel marzo del 2009 e a cui invitare a partecipare lo stesso Premier con proprie disponibilità finanziarie. Per non dire di un fumoso progetto di sorveglianza elettronica del Paese (le intercettazioni telefoniche non riescono a carpirne il dettaglio) che - se la ride Tarantini conversando con il socio Enrico Intini - "Può servire anche a Lui".
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Caso escort: Don Gallo, Berlusconi venga in comunita' da noi

Roma, 17 set. (Adnkronos) - ''Coloro che sono piu' vicini a Berlusconi, parlamentari, ministri, la Chiesa, la Costituzione, non gli fanno capire che ci vuole un minimo di decoro. E' malato. Mi offro di prenderlo nella mia comunita', stia un po' con noi. Chissa' che poi da li (la sua vita, ndr) non possa ripartire". Questa la dichirazione rilasciata da Don Gallo, nel corso della prima puntata di In Onda, il programma di approfondimento de La7 condotto da Nicola Porro e Luca Telese.

Bersani: governo stacchi la spina Fini: auspico un nuovo premier

Silvio Berlusconi
Roma, 17 set. (Adnkronos/Ign) - Intercettazioni telefoniche, Silvio Berlusconi e l'inchiesta della Procura di Bari sulle escort. All'indomani della bufera, l'opposizione torna a chiedere nuovamente le dimissioni del premier. ''L'Italia, con i suoi gravi problemi, non si può permettere un esecutivo che governa a tempo perso - afferma Davide Zoggia, a nome della segreteria nazionale del Pd -. Le parole sono finite. Berlusconi si rechi al Quirinale e rassegni le dimissioni''.

Poi in serata arrivano le parole dello stesso segretario democratico intervenuto alla festa del partito a Milano. "E' ora di staccare la spinaaltrimenti questo Paese pagherà prezzi molto alti come li sta già pagando anche davanti all'opinione pubblica del mondo - dice Pier Luigi Bersani - Quello che sta avvenendo è una umiliazione per tutti gli italiani".

"C'è una sola ragione comprensibile al mondo per la quale Berlusconi non dovrebbe dimettersi?", si domanda Bersani secondo il quale "abbiamo dei problemi serissimi e gravissimi. Le famiglie, i lavoratori, i giovani devono poter vedere un governo che si occupa dei loro problemi mentre abbiamo un presidente del Consiglio totalmente impantanato in tutt'altre vicende che io non voglio nemmeno giudicare se non sotto un profilo: quello che dice la nostra Costituzione e cioè che chi svolge un compito pubblico deve farlo con disciplina e onore".

"Nella maggioranza - osserva Bersani - comincia ad emergere un certo disagio. Abbiamo sentito, seppur flebilmente nella maggioranza, dire ciò che dicono tutti i giornali del mondo: che questo governo è un danno per il Paese". "Seppur timidamente vedo che comincia a dirlo anche qualcuno che non è necessariamente all'opposizione - aggiunge il leader democratico - e ritengo che sia giunto il momento che anche nella maggioranza qualcuno cominci a ragionare".
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