giovedì 12 gennaio 2012

Omicidio Melania Rea, dalla Procura chiesto il giudizio immediato per Parolisi

Teramo, 12 gen. (Adnkronos) - La procura della Repubblica di Teramo ha formulato la richiesta di giudizio immediato nei confronti di Salvatore Parolisi, il caporal maggiore unico indagato per il delitto della moglie Melania Rea, avvenuto il 18 aprile scorso a Ripe di Civitella (Teramo). Il provvedimento è stato firmato oggi dal capo dell'ufficio Gabriele Ferretti e dai sostituti Greta Aloisi e Davide Rosati.
Ora il gip Giovanni De Renzis ha 5 giorni di tempo per decidere se approvare o meno la richiesta. Nei confronti di Parolisi le accuse parlano di omicidio pluriaggravato e vilipendio di cadavere con le aggravanti della crudelta', del rapporto di parentela, della minorata difesa della vittima oltre che per occultamento di cadavere.

Legge elettorale, Corte: no a referendum. Di Pietro: favore al Colle. Replica: volgare

Roma, 12 gen (Adnkronos) - Due no dal palazzo della Consulta ai referendum: i giudici della Corte Costituzionale hanno dichiarato infatti inammissibili tutti e due i quesiti referendari relativi alla abrogazione, totale o in alcune parti, della legge elettorale attualmente in vigore.
"La Corte Costituzionale -si legge nella nota di palazzo della Consulta - in data 12 gennaio 2012 ha dichiarato inammissibili le due richieste di referendum abrogativo riguardanti la legge 21 dicembre 2005 numero 270 (Modifiche alle norme per l'elezione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica). La sentenza sarà depositata entro i termini previsti dalla legge".
I giudici costituzionali sono rimasti chiusi in camera di consiglio per oltre nove ore. La riunione era infatti iniziata ieri mattina attorno alle 11.30, subito dopo l'audizione a palazzo della Consulta dei rappresentanti legali del Comitato promotore referendario, rappresentato dagli avvocati Alessandro Pace, Vincenzo Palumbo, Federico Sorrentino e Nicolò Lipari. La seduta, sospesa verso le 13.30 era poi ripresa nel pomeriggio dopo le 15 per chiudersi alle 19 ed essere aggiornata a questa mattina alle 9.30; la decisione dei 15 giudici della Corte Costituzionale, presieduta da Alfonso Quaranta con Sabino Cassese in qualità di giudice relatore, è quindi stata presa verso le 12.30 per un totale di circa 9 ore di camera di consiglio.
Il verdetto, in base all'articolo 33 della legge 25 maggio 1970, n. 352, dovrà essere pubblicato entro il 10 febbraio.
"Con la sua decisione, la Consulta ha voluto impedire al popolo italiano di scegliere quale legge elettorale vuole". Antonio Di Pietro non usa mezzi termini per criticare le decisioni della Corte Costituzionale sui referendum. "Si tratta di una scelta che non ha nulla di giuridico e di costituzionale ma è politica e di piacere solo al capo dello Stato e alle forze politiche inciuciste -ha detto il leader dell'Idv-. Una volgarità che rischia di diventare regime se non viene fermata dal popolo con le elezioni. E' tempo di scendere nelle piazze e di passare alla protesta attiva per non assistere piu' a questo scempio di democrazia".
E' arrivata a stretto giro la replica, filtrata da ambiente del Quirinale, alle pesanti dichiarazioni di Di Pietro: "Parlare della sentenza odierna della Corte Costituzionale, come qualche esponente politico ha fatto di 'una scelta adottata per fare un piacere al Capo dello Stato' è una insinuazione volgare e del tutto gratuita, che denota solo scorrettezza istituzionale".
"Chi come noi ha dato un aiuto decisivo per la raccolta delle firme non può certo gioire per la sentenza della Corte, tuttavia la rispettiamo", commenta Pier Luigi Bersani che sottolinea: "Leggeremo il dispositivo per farci illuminare. Adesso tocca al Parlamento agire -ha aggiunto il leader del Pd-. Noi abbiamo già depositato una nostra proposta. Siamo aperti a una discussione con tutte le forze in un dialogo con la società. Certo è che non possiamo tenerci la legge che abbiamo, perché in una situazione molto grave finiremmo per vedere accresciuto il distacco cittadini-istituzioni". Bersani ha concluso: "Da domani siamo impegnatissimi a portare a buon fine il processo di riforma della legge elettorale".
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Cosentino 'salvato' dalla Camera. Berlusconi: ''E' la decisione giusta''

La Camera (Adnkronos)
Roma, 12 gen. (Adnkronos/Ign) - Con 309 voti contrari e 298 favorevoli su 607 votanti, la Camera a scrutinio segreto ha respinto la richiesta di autorizzazione all'arresto nei confronti del deputato del Pdl ed ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino.
"Sono la vittima di trattamento ingiusto e di un'aggressione politica e in parte giudiziaria", afferma Cosentino all'uscita della Camera. "Ringrazio il Parlamento e non la Lega - aggiunge - per il dibattito proficuo e produttivo che si è svolto oggi sul mio caso".
Riguardo al proposito di dimettersi da coordinatore regionale del partito in Campania, manifestato prima del voto, il deputato Pdl prende tempo: "E' mia intenzione farlo. Sentirò i vertici del partito in Campania e i vertici nazionali del Pdl".
Oltre all'atteggiamento della Lega, che ha lasciato libertà di scelta, sono stati determinanti i 6 radicali che hanno votato contro l'arresto.
Dopo il no dell'Assemblea di Montecitorio, a cui è seguito un abbraccio liberatorio tra Cosentino e Alfonso Papa, i parlamentari del Pdl hanno applaudito e battuto il palmo della mano sul banco. Freddezza e tensione erano palpabili invece tra gli scranni della Lega, spaccata sul voto.
Umberto Bossi è tra ideputati che non hanno partecipato al voto. Insieme al leader del Carroccio non hanno preso parte alla votazione il leghista Marco Maggione e 8 deputati del Pdl tra cui Jole Santelli, Antonio Martino, Giulio Tremonti.
Nel Pd in 2 non hanno partecipato al voto: Beppe Fioroni e Giovanni Sanga, entrambi ricoverati in ospedale. Non hanno preso parte alla votazione anche i due responsabili Saverio Romano e Maria Grazia Siliquiini.
Soddisfatto Silvio Berlusconi , che, commentando il voto, ha dichiarato: ''Ero convinto che questa sarebbe stata la decisione del Parlamento che non poteva rinunciare alla tutela di se stesso. E' una decisione assolutamente giusta, in linea con la Costituzione''. ''Questa decisione - ha aggiunto - conferma che il processo continuerà regolarmente senza intoppi e il deputato Cosentino lo affronterà da uomo libero''.
Il Cavaliere ha detto di non sapere se il voto segreto sia stato decisivo nella decisione della Camera ma quanto al cambiamento di posizione della Lega ha spiegato: ''Non c'era in tutte le accuse una cosa che convincesse in qualunque modo''. ''Non è che io ho convinto Bossi, è che le cose erano di per sé convincenti - ha assicurato - , perché il fumus persecutionis era chiaro''.
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Monti all’Ue: se non cambia politica reazioni anti Europa


Monti all’Ue: se non cambia politica reazioni anti Europa
ROMA – “Se l'Unione europea non cambia con la mia politica non posso avere successo". Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio Mario Monti, in un'intervista pubblicata mercoledì sul quotidiano tedesco Die Welt. "Quello che chiediamo ed esigiamo dagli italiani sono grandi sacrifici - ricorda Monti nell'articolo. Sono necessari, per realizzare le riforme, che porteranno a una nuova, più forte crescita. In questo senso per esempio sono necessarie liberalizzazioni del mercato del lavoro che chiederanno sacrifici a molti cittadini. Come ci dicono tutti i sondaggi, la maggioranza degli italiani lo ha accettato. Ma il problema è che in cambio di questi sacrifici noi non abbiamo una concessione dalla Ue, per esempio sotto forma di un calo dei tassi d'interesse". I sacrifici che gli italiani sopportano, a suo avviso, "porteranno benefici tra tre o cinque anni, per i nostri figli. E purtroppo devo constatare che questa politica non riceve nella Ue l'apprezzamento e la valutazione che obiettivamente merita. E se per gli italiani non ci sarà la percezione di successi tangibili della loro disponibilità a risparmi e riforme - dice ancora Monti - , ci saranno in Italia proteste contro l'Europa, anche contro la Germania vista come il leader dell'intolleranza targata Ue, e contro la Banca centrale europea".

Perchè l’Occidente ce l’ha con l’Iran


Perchè l’Occidente ce l’ha con l’Iran
Basta guardare un telegiornale o leggere un pò di notizie sulla rete per comprendere, indipendentemente dalla propria posizione al riguardo, che l’Occidente ce l’ha proprio con l’Iran. Qualcuno potrebbe obbiettare che la questione non è “avercela su con l’Iran” ma tutto è dovuto alla questione nucleare della nazione. Purtroppo non è una considerazione esatta ed i più attenti ricorderanno che prima della polemica sul nucleare, l’Iran è stato coinvolto periodicamente in questioni poco allegre, sempre orchestrate dall’Occidente.
Nel 1979, dopo la rivoluzione islamica nel paese che aveva rovesciato la monarchia, ci furono più tentativi, in particolare da parte degli Stati Uniti, di organizzare un golpe e far tornare lo Sha. Falliti questi negli anni ’80, l’Iran fu vittima di una aggressione spietata da parte di Saddam ed in questo venne lasciato solo; anzi, i paesi occidentali diedero soldi ed armi a Saddam, senza però ottenere nulla dopo 8 anni di guerra.
Dopo iniziarono le sanzioni, le accuse contro l’Iran per la violazione dei diritti umani, poi i processi farsa contro le autorità iraniane ed ecc…
Detto questo la prossima domanda è perchè esista questo odio nei confronti dell’Iran. Un Iran che, ricorderanno alcuni, era così ammirato ai tempi della monarchia ed era uno dei più grandi alleati dell’Occidente.
Un Iran, che oggi, è un qualcosa di prezioso per la comunità internazionale. L’Iran, nel 2011, si è posizionato come paese con la più rapida crescita scientifica dell’ultimo decennio, con oltre 13mila paper sui magazine scientifici mondiali ogni anno.
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Ahmadinejad a Cuba: 'gli uomini della scienza e dell'amore' sconfiggeranno il capitalismo


Ahmadinejad a Cuba: 'gli uomini della scienza e dell'amore' sconfiggeranno il capitalismo
L’AVANA – “È possibile che il sistema capitalista, al termine della sua esistenza, si avvalga di azioni violente nella speranza di poter sopravvivere, ma la verità è che il capitalismo è giunto al capolinea e l’ondata di 'uomini della scienza e dell'amore' sconfiggerà presto il capitalismo”. Queste le riflessioni del presidente della Repubblica Islamica Mahmoud Ahmadinejad che ieri, durante la sua visita a Cuba, ha tenuto un discorso all’Università dell’Avana ricevendo poi anche il dottorato di ricerca onorario in scienze politiche da questa università. Il presidente iraniano, nel suo discorso, ha sottolineato come sia importante il ruolo della “scienza” e del “sapere” nel raggiungimento di una vita ideale per tutti gli uomini ma ha anche ricordato che la scienza può anche essere “controproducente”, quando viene ad esempio usata da certi paesi per la costruzione dei più orribili sistemi di morte o viene utilizzata per creare misure, leggi e politiche mirate a schiavizzare le altre popolazioni. Ahmadinejad ha ricordato che il capitalismo, pensando una serie di regole e misure economiche, ha depredato sistematicamente la ricchezza delle nazioni deboli e che per questo, con il risveglio dei popoli, non avrà speranze per sopravvivere.

M.O: Obama vuole cancellare Israele dalla cartina geografica


M.O: Obama vuole cancellare Israele dalla cartina geografica
Minacce, sanzioni economiche, test missilistici e manovre navali nel Golfo Persico. Il palcoscenico della guerra è sotto gli occhi di tutti, ma quello che conta procede sottotraccia, da Washington a Tel Aviv.
Obama ha firmato una legge straordinaria contro il dissenso, che consente la “detenzione a tempo indeterminato” di cittadini americani. E intanto sta trasformando Israele nella base di lancio per l’attacco contro l’Iran. In agenda, le grandiose esercitazioni congiunte della primavera 2012. Usa e Israele insieme, a comando unificato e con quartier generale a Stoccarda, cuore europeo del sistema difensivo americano in Europa. Il pericolo? L’escalation militare. Se voleranno missili contro Teheran, l’Iran reagirà. A quanto pare, è esattamente quello che gli Usa vogliono: una guerra globale, per azzerare i conti della crisi.Lo sostiene il professor Michel Chossudovsky, presidente del prestigioso osservatorio internazionale “Global Research”: il massiccio dislocamento fra Tel Aviv e Haifa di devastanti tecnologie belliche dimostra che è proprio Washington a volere la guerra con il governo dell’Iran. La fiaba di un Obama refrattario di fronte al militarismo israeliano? Errore: dietro la maschera del sorriso, il presidente americano in realtà spinge per la guerra planetaria e si prepara a farla digerire al suo popolo. Infatti, giusto a Capodanno, ha sottoscritto il National Defense Authorization Act, una misura preventiva e del tutto straordinaria, che di fatto «sospende le libertà civili» e autorizza la carcerazione a tempo indeterminato degli americani. Un colpo basso, per tagliare le gambe alla protesta: quella contro Wall Street e quella che si scatenerebbe nel caso della nuova guerra che sembra in avanzata preparazione. Negli ultimi otto anni, ricorda Chossudovsky, l’Iran si è trovato sotto costante minaccia militare americana. A scopo dissuasivo, a Natale ha avviato esercitazioni navali e missilistiche nel Golfo Persico, in acque presidiate dalla Quinta Flotta statunitense dislocata in Bahrein. Ma la grande esercitazione congiunta della primavera introdurrà un salto di qualità fondamentale: «Ciò che sta accadendo ora su ordine di Washington è l’integrazione delle strutture di comando militare di Stati Uniti e Israele». Gli Usa quindi sono tutt’altro che un partner riluttante: Israele, “membro di fatto” della Nato dopo la firma del protocollo 2005 con l’Alleanza Atlantica, «non può in nessun caso iniziare una guerra contro l’Iran senza gli Stati Uniti». Ne è ulteriore conferma la centralizzazione del comando: militari americani in Israele e ufficiali israeliani al quartier generale dell’Eucom in Germania. Inutile girarci intorno, insiste Chossudovsky: le grandi manovre in corso sono i preparativi della prossima guerra direttamente sponsorizzata dagli Usa. Passaggio intermedio, «una joint task force Usa-Israele», pronta ad attivarsi «in caso di un conflitto su larga scala in Medio Oriente». Sorprese? Niente affatto: «Il conflitto con l’Iran è stato pianificato dal Pentagono sin dal 2003». Semmai, secondo il professore canadese, a favore della guerra giocano le attuali condizioni dell’economia planetaria, a partire dalla recessione dell’Occidente: «C’è un rapporto simbiotico tra guerra e crisi economica: la pianificazione della guerra all’Iran è al crocevia della depressione economica mondiale, che contribuisce ad allargare le disuguaglianze sociali, la disoccupazione di massa e l’impoverimento di ampie fasce della popolazione mondiale».E Israele? Il popolo israeliano «è vittima muta dell’agenda militare globale degli Stati Uniti e dei piani di guerra del proprio governo contro l’Iran». Gli israeliani infatti «sono portati a credere che l’Iran possieda armi nucleari», quando in realtà è Israele a possederne: un arsenale atomico avanzato e diretto proprio contro l’Iran. All’opinione pubblica, israeliana e occidentale, è stato raccontato che il “folle” presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad avrebbe manifestato l’intenzione di “cancellare Israele dalla carta geografica”? Tutto falso, giura l’artista iraniano Arash Norouzi, che sfida chiunque a smentirlo: «Contrariamente alla convinzione popolare, questa affermazione non è mai stata fatta». E dunque: chi vuole “cancellare Israele dalla carta geografica”, Ahmadinejad o Obama?«In realtà – sostiene Chossudovsky – l’amministrazione Obama e il governo Netanyahu costituiscono indelebilmente una minaccia per il popolo d’Israele». Teheran ha avvertito che in caso di attacco risponderebbe con missili balistici diretti contro Israele e contro strutture militari statunitensi nel Golfo Persico. Proprio quei missili che ora Washington e Tel Aviv si preparano a neutralizzare. Attacco imminente, dunque? L’accelerazione dell’escalation militare sembra destinata a scattare tra pochi mesi: «Questa guerra – avverte “Global Research” – inghiottirebbe una regione che si estende dal Mediterraneo al cuore dell’Asia centrale e avrebbe conseguenze devastanti: farebbe precipitare l’umanità in uno scenario da Terza Guerra Mondiale».La frantumazione dei movimenti sociali sul fronte interno, comprese tutte le forme di resistenza al programma militare statunitense e alle sue politiche economiche neoliberiste, è «parte integrante del ruolo egemonico mondiale degli Stati Uniti». Proprio in questo contesto, appare inquietante la legislazione restrittiva varata alla chetichella da Washington: come se Obama temesse realmente il dissenso popolare e volesse mettersi al riparo dalla imminente tempesta in arrivo. Timori confermati da Chossudovsky, secondo cui la democrazia americana «è incompatibile con la “lunga guerra” dell’America». Quello che serve, allora, è «l’instaurazione di una “dittatura democratica”: un governo di fatto dei militari, sotto panni civili».

Professioni, abolite le tariffe: la parcella si contratta col cliente


ROMA – Scompaiono le tariffe professionali nella bozza del decreto legge sulle liberalizzazioni del governo di Mario Monti. Tutti i professionisti, anche i notai, avranno l’obbligo di concordare il preventivo per la prestazione con il cliente. Sarà introdotto il tirocinio per gli studenti universitari negli ultimi due anni di studio. Entro febbraio 2013 saranno aperte tra le 2 mila e le 3 mila nuove farmacie, esercizi riservati ai farmacisti non titolari e a coloro che risiedono nelle zone disagiate. Novità anche per le assicurazioni, con le compagnie di chi causa l’incidente che dovranno rimborsare i danni fisici lievi.
La liberalizzazione delle professioni interessa soprattutto i notai, il cui numero aumenterà da 500 a 1.500 entro il 2014. Saranno indetti 3 concorsi, uno l’anno, per coprire i posti vacanti. La facoltà di aprire nuovi uffici secondari sarà limitata nell’ambito del distretto di appartenenza, con l’aumento dei giorni di assistenza obbligatoria del notaio nella sua sede.
Le farmacie raggiungeranno il numero di 1 ogni 3 mila abitanti, mentre oggi il rapporto è di 1 ogni 5 mila abitanti o 1 ogni 4 mila nei centri fino ai 12.500 abitanti. I concorsi saranno riservati ai farmacisti non titolari o che vivono in zone disagiate. Saranno disposte prelazioni fino al 2022 ai comuni per l’apertura di nuovi esercizi nelle stazioni ferroviarie e marittime, negli aeroporti internazionali, sulle autostrade e nei centri commerciali che superino i 10 mila metri quadrati.
Il binario diventa doppio per le assicurazioni. I danni materiali saranno gestite dall’assicuratore del danneggiato, mentre le compagnie assicurative di chi causa un incidente risarciranno i lievi danni fisici. Inoltre sarò vietato il collocamento di prodotti vita e danni “direttamente o attraverso agenti monomandatari. Le compagnie dovranno fornire al cliente i servizi ed i prodotti di almeno due differenti compagnie assicurative.

Morto Rosario Spatola, ma 4 anni fa: nessuno lo sapeva


La procura ha scoperto solo ora: "Un difetto di comunicazione"


TRAPANI. Era stato citato come teste d'accusa nel processo per l'uccisione di Mauro Rostagno. Ma oggi il Pm Francesco Del Bene, in apertura d'udienza, ha comunicato che il pentito Rosaria Spatola è morto, senza specificare quando. Solo nel tardo pomeriggio si è accertato che la morte del collaboratore di giustizia, classe 1949, allontanato dal servizio di protezione, condannato e quasi dimenticato, in realtà risale a quattro anni fa, il 10 agosto 2008. Ma nessuno ne sapeva niente. Un "difetto di comunicazione", come si sono affrettati a puntualizzare dalla Procura. L'ennesimo colpo di teatro che ha avuto come un protagonista un uomo che non finiva mai di stupire. A sentire lui la mafia e la politica inquinata non avevano segreti. Ma i veri pentiti importanti, a cominciare da Giovanni Brusca, hanno detto di non averlo mai conosciuto.
Spatola aveva riempito verbali su tante vicende nel corso di una collaborazione a fasi altalenanti cominciata con Paolo Borsellino, al tempo in cui il magistrato ucciso nella strage di via D'Amelio dirigeva la Procura di Marsala. Fin quando parlava di storie minori e di traffici di droga era considerato attendibile. Ma poi Spatola allargò l'orizzonte delle rivelazioni occupandosi delle storie più oscure e parlando di un sistema di relazioni tra la mafia, la politica e la massoneria. Quando la sua attendibilità fu messa in ombra dai magistrati, e da Borsellino per primo, Spatola decise di alzare il tiro. Accusò Bruno Contrada di avere avuto rapporti con il boss Rosario Riccobono e vari politici, tra cui l'ex ministro Calogero Mannino, assolto dopo 17 anni dall'accusa di mafia.
Trovò un momento di notorietà con alcune clamorose interviste televisive. E finì per diventare un caso quando il pm Francesco Taurisano, con cui il pentito aveva continuato a parlare, denunciò la scomparsa dai suoi cassetti di verbali di Spatola e di un'altra discussa pentita trapanese, Giacoma Filippello. Ma a sua volta Taurisano fu sanzionato dal Csm con l'ammonimento, seguito da un trasferimento, per non avere trasmesso ad altri magistrati competenti i verbali di Spatola.
La cronaca ha registrato altre "rivelazioni" di Spatola sul caso Messina (relazioni tra mafia e magistrati), sull'uccisione nel 1985 di Graziella Campagna, una ragazza di 17 anni eliminata come teste scomoda, e su tante altre storie. Ma con una credibilità che ormai non veniva quasi più riconosciuta. Del resto era stato lui stesso, nel primo interrogatorio reso a Paolo Borsellino, a tratteggiare la sua 'caratura'. "La mia attività principale è la truffa", aveva ammesso aggiungendo di essersi deciso a collaborare, perché temeva di essere ucciso. "Ho venduto per 115 milioni ad alcuni mafiosi - spiegò - dei lingotti che erano di piombo dorato". Il 22 dicembre del 1989 Borsellino mette a verbale che Spatola non è mafioso: il padre del "pentito" era maresciallo di polizia e la mafia non arruola neppure parenti di vigili urbani. Solo dopo oltre un anno di fronte ad altri giudici Spatola sosterrà di essere stato affiliato da una cosca attiva in Svizzera. Un'altra balla raccontata da un pentito "piccolo piccolo" passato dalla ribalta delle cronache giudiziarie all'oblio. Fino alla morte, scoperta con quattro anni di ritardo. 

Obama all'attacco dei repubblicani "Difendono i ricchi a tutti i costi"


Il presidente americano denuncia la deriva populista ed estremista degli avversari. "Loro si batteranno fino all'ultimo respiro per proteggere i regali fiscali fatti agli americani più agiati"

WASHINGTON - Obama all'attacco dei repubblicani il giorno dopo la netta vittoria di Mitt Romney nelle primarie del New Hampshire. "Vogliono difendere i ricchi a tutti i costi", ha affermato il presidente statunitense, intervenendo a Chicago dove ha vistitato per la prima volta il quartier generale della sua campagna elettorale e partecipato ad alcuni eventi per la raccolta fondi.

L'inquilino della Casa Bianca ha quindi puntato il dito sulla deriva del Grand Old Paryty che, a suo dire, è ostaggio delle posizioni della destra più estremista e populista, come quella dei Tea Party. Posizioni che si traducono in un'ostruzionismo fine a sè stesso all'interno del Congresso. Ostruzionisno contro quei provvediment con cui l'amministrazione Obama vorrebbe rilanciare l'economia e l'occuypazione, oltre che risanare il bilancio.
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http://www.repubblica.it/esteri/2012/01/12/news/obama_repubblicani-27961014/

Saldi no stop e nuova class action la rete delle Fs passa al Tesoro


Nella bozza del decreto interventi su poste, professioni e trasporti. Deroga sull'articolo 18 per le fusioni. Monti: "Nei prossimi giorni vareremo una serie di norme molto ampia sull'apertura del mercato"

di LUCIO CILLIS e VALENTINA CONTE
"NEI PROSSIMI giorni dovremmo arrivare ad un provvedimento molto ampio per quanto riguarda le liberalizzazioni", ha annunciato ieri il premier Mario Monti durante la conferenza stampa con la cancelliera tedesca Angela Merkel. "Lo scopo di tutta questa operazione -ha spiegato - è quello di conseguire più crescita e più equità". La "rivoluzione per decreto", che scandirà la fase due dell'esecutivo tecnico per rilanciare la crescita, fa dunque il suo esordio. E non solo come annuncio. 

Una prima bozza diffusa ieri (anche se palazzo Chigi nega l'esistenza di un testo definitivo)  riporta difatti in 28 articoli le possibili liberalizzazioni che il governo potrebbe trasformare in decreto entro il 20 gennaio. Spicca, tra gli altri, anche una norma sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che lo arricchisce di un comma 1bis. L'obbligo di reintegro, in caso di incorporazione o di fusione di due o più imprese che occupano un numero di dipendenti pari o inferiore a 15, scatta solo se il numero complessivo di lavoratori è sopra le 50 unità. 
Tra gli altri punti della bozza di decreto c'è un capitolo che riguarda la "promozione della concorrenza nei servizi pubblici locali". L'Antitrust vigilerà sulla effettiva liberalizzazione e la reale concorrenza nei servizi erogati dagli enti locali: dal trasporto pubblico ai servizi integrati, ad eccezione dell'acqua. In questo caso le competenze resterebbero all'Autorità per l'energia elettrica e il gas.

Il commercio. Saldi liberi tutto l'anno, senza vincoli di sconti e durata, per negozi grandi e piccoli e senza previo avviso al Comune di appartenenza. L'articolo 2 della bozza, riservato alla "Libertà di praticare sconti", prevede che "ogni impresa commerciale anche al dettaglio, in qualunque settore merceologico, può decidere in autonomia il periodo nel quale effettuare sconti, saldi e vendite straordinarie, la durata delle promozioni e l'entità delle riduzioni". Gli "obblighi preventivi di comunicazione all'amministrazione" verrebbero dunque eliminati. Così come le vendite "straordinarie" (liquidazione, fine stagione, promozionali), ricomprese nella più generale possibilità offerta agli esercenti di decidere come, quando, per quanto tempo offrire alla clientela la propria merce ribassata.

I consumatori. La class action, ovvero il procedimento o azione di classe che i consumatori possono esercitare collettivamente per ottenere il risarcimento di un danno, ispirato alla legislazione anglosassone e ora tutelato dal Codice di consumo all'articolo 140-bis, potrebbe essere rafforzata. Stando all'articolo 5 della bozza di decreto sulla concorrenza, il campo di applicazione delle class action verrebbe esteso e liberati i coaguli che ne bloccavano gli esiti, qualora si fermavano alla situazione e alle richiesta "individuale" ora superata dal concetto di omogenea. L'articolo 6 rende più stringenti i tempi. La Corte d'appello decide entro e non oltre 40 giorni. In caso di conciliazione le parti devono trovare un accordo sulla liquidazione entro 90 giorni.
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http://www.repubblica.it/economia/2012/01/12/news/piano_liberalizzazioni-27961521/

Sanita': truffa aggravata e falso, denunciati 5 medici a Nuoro

(ASCA) - Sassari, 12 gen - I Carabinieri del NAS di Sassari hanno denunciato 5 dirigenti medici dipendenti della ASL n. 3 di Nuoro, Servizio di Emergenza Territoriale, per i reati di truffaaggravata e falso.

I sanitari avevano attestato, nei prospetti dei 'turni di servizio', di aver fatto uso della propria autovettura per recarsi dalla residenza al posto di lavoro e viceversa, ottenendo cosi' dall'Azienda Sanitaria il rimborso delle spese sostenute per il carburante teoricamente utilizzato.

Gli accertamenti effettuati dal Nucleo sardo hanno consentito di appurare che, in realta', i dirigenti medici avevano acquisito residenze fittizie poste a grande distanza dalla struttura sanitaria dove operavano, che veniva invece raggiunta partendo dai propri effettivi domicili ubicati nelle vicinanze.

Ad uno dei medici e' stato anche contestato di aver esercitato, per diversi anni, attivita' professionale al di fuori del Servizio Sanitario Nazionale in violazione delle leggi che prevedono l'esclusivita' dell'incarico, inducendo in ulteriore errore l'Azienda Sanitaria di appartenenza.

L'ammontare complessivo dei rimborsi ottenuti illecitamente negli ultimi 3 anni e' stato valutato in 140 mila euro.

Cosentino: nessuna parentela con boss. Berlusconi mi ha detto di stare sereno

Cosentino: nessuna parentela con boss. Berlusconi mi ha detto di stare sereno
(ASCA) - Roma, 12 gen - ''Io non ho alcuna parentela diretta con nessuno, sono stato all'opposizione e non ho potuto mai favorire interessi. Sono tutte fantasie costruite da giornali. In un Comune piccolo dove io ho vissuto, e' un Comune dove la parentela interessa un po' tutti. Ci sono parentele di piccoli boss che interessano tanti altri colleghi parlamentari''. Lo afferma il deputato del Pdl, Nicola Cosentino, intervenendo a 'La Telefonata' su Canale 5, a proposito della richiesta di arresto nei suoi confronti avanzata dalla Procura di Napoli. Quanto al voto di oggi della Camera in programma alle 12, Cosentino confida ''molto'' nella ''liberta' di coscienza di ogni parlamentare, che alla luce della lettura degli atti si potra' rendere conto di come ci sia un'enorme forzatura in questa vicenda. Si vuole riscrivere la mia storia personale e politica attraverso pentiti che hanno da farsi perdonare delitti infami ed ergastoli. Io ho chiesto di essere interrogato e mi hanno negato questa possibilita' perche' mi hanno sempre detto che non c'era niente. In uno stato di diritto vale sempre la presunzione di innocenza, per me invece sembra che ci sia la presunzione di colpevolezza. Sara' un giudice a dover giudicare la verita' dei fatti. Se solo un giudice mi condanna non solo faccio un passo indietro, ma sparisco dalla politica. Almeno il primo grado, non si puo' pensare che io sia colpevole perche' lo dice la Procura, che non mi ha dato la possibilita' di difendermi. Vorrei far notare che uno dei pm che mi ha indagato oggi fa politica attiva perche' e' assessore alla Giunta di De Magistris''. Infine Cosentino spiega: ''Berlusconi mi ha detto di stare sereno, io gli ho detto che sono sereno e tranquillo. Male non ne ho mai fatto, paura non ho''. Alla Camera ''non so se interverro' perche' voglio valutare all'esito del dibattito''. ceg/vlm

Gli aerei di Calderoli sotto inchiesta


L’ex ministro nei guai: richiesta di autorizzazione a procedere
Guai in vista per il ministro che si lamentava del veglione di Monti. Per lui il problema è più complesso del cotechino, però: la procura di Roma ha chiesto l’autorizzazione a procedere nei confronti di Roberto Calderoli:
La Procura di Roma ha trasmesso ieri al Senato gli atti di un procedimento penale avviato nei confronti del senatore della Lega Roberto Calderoli, all’epoca dei fatti ministro per la Semplificazione legislativa (7, 8 mesi fa), con la richiesta di autorizzazione a procedere in giudizio ai sensi dell’articolo 96 della Costituzione, formulata nella relazione del Collegio per i reati ministeriali presso il Tribunale di Roma. La lettera, con data 16 dicembre, è arrivata a Palazzo Madama il 23 dicembre scorso.
Il Corriere ci ricorda che tutto parti’ qualche mese fa:
Il 27 dicembre la richiesta di autorizzazione è stata deferita alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, che si riunirà la prossima settimana. Tutto è partito dall’esposto-denuncia che il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle in Piemonte, Fabrizio Biolè, presentò lo scorso aprile per l’utilizzo da parte di Calderoli di un volo di Stato, un Airbus dell’Aeronautica, partito da Roma e atterrato a Levaldigi (Cuneo) il 19 gennaio dello scorso anno. Secondo Biolè, «per scopi non istituzionali».