Quarantotto ore in un container, stipati anche in 120, per raggiungere un centro "di accoglienza" nel quale non sono rari i casi di violenza sessuale, da parte delle guardie su chi è detenuto, e dal quale il modo piú rapido per uscire è quello di essere venduto ai trafficanti. E' quello che aspetta gli immigrati che vengono respinti nelle acque internazionali verso la Libia, secondo la denuncia di Andrea Segre, uno degli autori del film-denuncia 'Come un uomo sulla terra', un documento che raccoglie le testimonianze dirette di tanti migranti che quel tipo di accoglienza lo hanno vissuto sulla propria pelle. "Con i respingimenti gli sbarchi sono diminuiti - spiega il regista- da 19.000 a 1.900. Detto cosí sembra un successo, ma bisogna capire che quegli oltre 17mila che mancano all'appello non sono scomparsi, ma sono finiti in questo circuito dei centri libici".Il film, che ha trovato poco spazio nelle sale cinematografiche, ma ha vinto il premio come miglior documentario al Salina DocFest 2009 e anche all'Arcipelago Film Festival di Roma, è stato proiettato, spiega Segre, in molti circoli, sedi Caritas e associazioni. Tanto che è già stato visto, racconta, da oltre 400mila persone. La casa editrice Grandangolo lo ha ristampato ed è tornato nelle librerie corredato di un libro, che presenta una serie di dati e integra il filmato.
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