Nel mirino oltre 25mila voci e undici tipologie di differenze
E’ caccia aperta a 5 miliardi di nuovi tagli alla spesa pubblica. Nulla, se paragonato al totale delle uscite che viaggiano verso quota 800 miliardi, tanto se si considera che negli ultimi tre-quattro anni la scure su ministeri, enti locali e trasferimenti è calata più volte. Lo stesso governo Monti, col decreto Salva-Italia, ha introdotto numerose misure di risparmio (pensioni e stipendi pubblici in primis). Ma non basta. Perché, per effetto della manovra della scorsa estate firmata Berlusconi-Tremonti, per quest’anno bisogna raccattare altri 5 miliardi. Poi ci sarà da far marciare le misure del decreto Salva-Italia, alcune già scattate come le nuove norme sulle pensioni. Si tratta di una manovra tutta in crescendo: 10 miliardi tagliati quest’anno, 25 sul 2013 e 29 quello ancora dopo. Il grosso dei risparmi arriva da 4 voci: patto di stabilità interno ed enti locali, ovvero minori risorse trasferite a comuni e regioni (6,9 miliardi nel 2012, che salgono a 9,2 in ognuno dei due anni seguenti), previdenza (3,5 miliardi di risparmi quest’anno, che salgono a 7,1 nel 2013 e a 10 nel 2014) e spesa sanitaria (-2,5 miliardi nel 2013 e -5 nel 2014). Ultimo capitolo, tutto da affrontare, la razionalizzazione degli acquisti e la riduzione della spesa dei ministeri. Che nei programmi di Monti dovrebbe portare a 8,1 di risparmi quest’anno, 7,1 nel 2013 ed altri 5,9 nel 2014.
Detto questo, complice il cattivo andamento della ricchezza nazionale, l’incidenza della nostra spesa pubblica rispetto al Pil cala a fatica: dal 51% del 2010, l’anno passato si è scesi al 50,5%. Quest’anno risalirà al 50,7 per tornare sotto quota 50 (49,6%) nel 2013. A forza di manovre la spesa primaria è sotto controllo, a crescere e a preoccupare è invece la spesa per interessi, che continuerà a salire, sia per l’aumento dello stock del debito e sia per l’aumento degli interessi il cui peso passerà dai 77 miliardi del 2012, ai 94 di quest’anno per superare poi quota 100 l’anno successivo.
Detto questo, complice il cattivo andamento della ricchezza nazionale, l’incidenza della nostra spesa pubblica rispetto al Pil cala a fatica: dal 51% del 2010, l’anno passato si è scesi al 50,5%. Quest’anno risalirà al 50,7 per tornare sotto quota 50 (49,6%) nel 2013. A forza di manovre la spesa primaria è sotto controllo, a crescere e a preoccupare è invece la spesa per interessi, che continuerà a salire, sia per l’aumento dello stock del debito e sia per l’aumento degli interessi il cui peso passerà dai 77 miliardi del 2012, ai 94 di quest’anno per superare poi quota 100 l’anno successivo.
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