giovedì 8 settembre 2011

Giulietto Chiesa all'IRIB: oggi siamo certi della falsita' della versione ufficiale dell'11 Settembre (audio)

Giulietto Chiesa all'IRIB: oggi siamo certi della falsita' della versione ufficiale dell'11 Settembre (audio)
TEHERAN - In questi 10 anni sono emersi "molti fatti nuovi, gran parte dei quali sono merito dei ricercatori americani...e siamo giunti in molti alla conclusione; non sono piu' domande, ormai abbiamo la certezza assoluta che la versione ufficiale era falsa ed e' falsa; cosa comporti questo e' chiaro perche' le conseguenze sono enormi...". Questa la parte iniziale dell'intervista concessa all'IRIB dal giornalista ed ex europarlamentare Giulietto Chiesa che denuncia il fatto che ormai a livello mondiale la falsita' della versione ufficiale diffusa sui fatti dell'11 Settembre e' una certezza. Ascoltate l'intervista integrale!

Lavitola, Ruby e Minetti: tre casi in cui Berlusconi ha istigato a delinquere

Sei una prostituta minorenne extracomunitaria e ti trovi bloccata in Questura con l'accusa di furto? Niente paura, telefona a Nonno Silvio, ci penserà lui: "Lasciatela pure andare, non serve portarla in comunità, vi manderò una persona di fiducia, ci è stata segnalata come la nipote del Presidente egiziano Mubarak ...". Sei la Consigliera Regionale preferita del Premier, ed hai prestato la tua auto ad una amica sudamericana, che poi a sua volta l'ha girata al fidanzato narcotrafficante, ed i carabinieri c'hanno trovato dentro 12 kg di coca purissima? Niente paura, ci pensa Nonno Silvio: Nicole, dichiara il falso, menti alle forze dell'ordine, "devi denunciare immediatamente la scomparsa della tua auto ... fallo subito!". Sei un faccendiere in affari con il Presidente del Consiglio, ti trovi in Bulgaria ed in Italia vorrebbero arrestarti? Niente paura, telefona a Nonno Silvio: cosa? Vuoi rientrare in Italia e metterti a disposizione dei magistrati? Macché: "Valter, resta dove sei".

P.s.: l'istigazione a delinquere viene punita con la reclusione da 1 a 5 anni.

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Berlusconi a Lavitola: "Non tornare" Esclusiva L'Espresso. E Ghedini smentisce

La conversazione è avvenuta il 24 agosto: il direttore dell'Avanti era in Bulgaria. Da allora, non è più rientrato in Italia e ha evitato l'arresto nell'inchiesta napoletana per estorsione. Dall'opposizione, durissime condanne

ROMA - Berlusconi che dice a Lavitola: non tornare. E' questo il consiglio che il premier dà al faccendiere - attualmente latitante - in una telefonata resa pubblica sul nuovo numero dell'Espresso 1, in edicola da domani. "Che devo fare, torno e chiarisco tutto?", chiede agitato Lavitola da Sofia, in Bulgaria, dove si trova per motivi di lavoro. E Berlusconi risponde: "Resta dove sei". A distanza di qualche ora, arriva la smentita del legale di Berlusconi, Niccolò Ghedini: "Berlusconi non ha mai detto a Lavitola di restare all'estero". GUARDA IL SITO DELL'ESPRESSO 2 La telefonata. Ma torniamo al colloquio telefonico del 24 agosto descritto sull'Espresso. In quel momento Valter Lavitola, direttore ed editore dell'Avanti, non è ancora stato raggiunto da una misura di custodia cautelare - da parte dei pm napoletani - per estorsione nei confronti del premier, ma ha comunque motivi per preoccuparsi. Il settimanale Panorama, di proprietà della famiglia Berlusconi, ha infatti anticipato che c'è un'indagine in corso, proprio a Napoli, nei confronti di Lavitola, dell'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini e di sua moglie, Angela Devenuto. Un'indagine in cui si ipotizza l'estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. Una fuga di notizia che farà molto arrabbiare i pm napoletani, che la ritengono un danno per l'inchiesta. Di sicuro c'è che Valter Lavitola non ha più fatto ritorno in Italia. Come è certo che il primo settembre, Tarantini e la moglie finiscono in carcere, mentre Lavitola - raggiunto anche lui da un ordine di custodia cautelare - non si trova. E fa sapere di essere da lungo tempo all'estero "per lavoro". La difesa di Ghedini. Il legale del premier, Niccolò Ghedini, replica così: "Durante una conversazione privata e del tutto irrilevante per il procedimento in corso, di cui fra l'altro non si conosce neppure l'autenticità o la completezza il presidente Berlusconi si sarebbe limitato a ribadire a Lavitola la sua totale tranquillità ed estraneità ad ogni vicenda. A fronte di tale certezze il presidente Berlusconi non avrebbe avuto motivo di consigliare a Lavitola di tornare precipitosamente in Italia, ritenendo quindi che potesse rientrare nei tempi dallo stesso già previsti". "In quel momento - dice ancora Ghedini - non c'era alcun provvedimento di custodia nei confronti di Lavitola". Le reazioni. Il caso provoca già le prime reazioni politiche. "Berlusconi ha detto a Lavitola di restare all'estero? La questione verrà affrontata martedì nelle dichiarazioni che il capo del Governo è chiamato a rendere all'autorità giudiziaria, ma la portata di questa notizia è tale da esigere un'immediata e personale smentita". A dirlo è la capogruppo del Pd in commissione giustizia, Donatella Ferranti, che aggiunge: "La situazione economica è drammatica, la reputazione del capo del governo influisce sull'umore dei mercati e i silenzi di Berlusconi non sono ammissibili". "Se è vera l'intercettazione - dice Carmelo Briguglio, vicepresidente vicario di Futuro e libertà alla Camera - il presidente della Repubblica imponga a un presidente del Consiglio complice di un latitante, già utilizzato come killer per dimissionare il presidente della Camera, di lasciare palazzo Chigi". Un riferimento al ruolo attivissimo di Lavitola nel procurare documenti proprio sulla vicenda dell'appartamento di Montecarlo. L'Idv interviene con il portavoce, Leoluca Orlando. "Se la telefonata fosse confermata, sarebbe una cosa gravissima. E' indegno che un presidente del consiglio, invece che incoraggiare i cittadini ad andare dai giudici, ostacoli così manifestamente il corso della giustizia. Perchè berlusconi, che ha definito l'inchiesta di napoli una montatura, dice a un inquisito di scappare?".

l'Oms: "In Italia 4.000 suicidi l'anno" Nel Mondo sono due al minuto

I numeri al centro della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, che si celebra ogni anno il 10 settembre. In molte nazioni industrializzate, il suicidio arriva a essere la seconda o la terza causa di morte tra gli adolescenti e i giovani adulti

Ogni anno in Italia si contano circa 4 mila suicidi, come se ogni 12 mesi scomparisse un piccolo Paese. L'Organizzazione mondiale della sanità stima che a livello globale il tasso di mortalità per suicidio sia pari a 14,5 ogni 100 mila abitanti: un milione di vite perse l'anno, 2 al minuto. Tanto che, in molte nazioni industrializzate, il suicidio arriva a essere la seconda o la terza causa di morte tra gli adolescenti e i giovani adulti. Questi i numeri drammatici al centro della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, che si celebra ogni anno il 10 settembre. L'iniziativa, promossa dalla Iasp (International Association for Suicide Prevention) e co-sponsorizzata dall'Oms, sarà ospitata l'8 e il 9 settembre all'ospedale Sant'Andrea di Roma. I dati emersi da studi internazionali - riferisce una nota targata azienda ospedaliera S.Andrea, università Sapienza e Regione Lazio - evidenziano il fatto che il comportamento suicidario è un fenomeno complesso e solitamente una sola causa non è sufficiente a spiegare un atto suicidario. Anche di questo si parlerà durante la 'due giorni' nella Capitale, organizzata dal Servizio per la prevenzione del suicidio dell'ospedale S.Andrea, diretto da Maurizio Pompili, referente italiano della Iasp, sotto l'egida di Paolo Girardi, responsabile dell'Unità ospedaliera complessa di psichiatria e del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura. Il tema principale per il 2011 sarà 'La Prevenzione del suicidio nelle societa' multiculturalì, che verrà affrontato con diverse chiavi di lettura: sviluppare globalmente la consapevolezza che il suicidio è una delle cause di morte che più di ogni altra può essere prevenuta; descrivere l'organizzazione a livello politico e i punti chiave per una strategia preventiva del suicidio, tenendo conto di una linea guida a livello nazionale; evidenziare da un punto di vista pragmatico i numerosi programmi di prevenzione sottolineando le linee guida politiche, le possibili fonti di finanziamento, i risultati delle ricerche e le attività collocate localmente nei vari strati della comunità. Al convegno parteciperanno tra gli altri l'attrice e scrittrice Maria Evelina Nazzari, figlia dell'attore Amedeo, che farà interpretare parte del suo romanzo 'Corda Tesa', e l'oncoematologa Kathrin Aprile von Hohenstaufen Puoti con la relazione 'Aspetti emozionali della malattia oncologica'.

Tarantini interrogato a Poggioreale Sarà sentito anche Ghedini

Faccia a faccia con i pm per l'imprenditore barese al centro dell'inchiesta sulla presunta estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. Nei prossimi giorni verrà ascoltato anche l'avvocato del premier come persona informata sui fatti

NAPOLI - E' in corso l'interrogatorio di Giampaolo Tarantini arrestato con l'accusa di una presunta estorsione nei confronti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, mentre infuriano le polemiche 1dopo la diffusione dell'intercettazione in cui il premier suggerisce al faccendiere Valter Lavitola, latitante, di non tornare in Italia. Tarantini è rinchiuso da 8 giorni nel carcere di Poggioreale. Era stato arrestato lo scorso 1 settembre con la moglie Angela Devenuto, agli arresti domiciliari, mentre è sfuggito all'arresto Valter Lavitola latitante in Sudamerica. Nel carcere di Poggioreale sono entrati per l'interrogatorio a Tarantini i pm che conducono l'inchiesta sulla presunta estorsione al premier, Henry John Woodcock, Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli. E' la seconda volta che Tarantini (assistito dagli avvocati Alessandro Diddi e Ivan Filippelli) si trova faccia a faccia con i pm Curcio, Piscitelli e Woodcock, titolari del fascicolo.
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“Silvio rischia una seconda Ruby”

L’imprenditore Tarantini spiega ai magistrati le sue paure sulle intercettazioni

Nelle intercettazioni di Bari ci sono cose che compromettono Berlusconi’: lo ha detto Tarantini ai magistrati nel corso dell’interrogatorio di garanzia. L’imprenditore, inoltre, ha usato l’espressione ‘Ruby 2′ per definire l’inchiesta sulle escort.

PAURA PER IL MATRIMONIO – Tarantini ha spiegato di essere preoccupato soprattutto per le conseguenze che la pubblicazione delle intercettazioni avrebbero potuto avere sul suo matrimonio, dal momento che aveva avuto relazioni intime con molte amiche della moglie. ‘Chi ci va più di mezzo – ha messo a verbale – non e’ tanto il presidente, perche’ che il presidente abbia abitudini sessuali con tante donne lo sa tutto il mondo. In quelle intercettazioni – spiega l’imprenditore – io il giorno dopo mi separo con mia moglie, al cento per cento, fidatevi! Perche’ si evincono rapporti sessuali miei con parecchie di quelle ragazze, molte! Amiche intime di mia moglie, e se volete vi faccio i nomi, pero’ spero che questo verbale non esca, amiche intimissime di mia moglie, forse tra le migliori amiche di mia moglie, alcune di queste portate a casa del presidente del Consiglio, non escort, ma mogli di notai, di imprenditori, di avvocati, gente nota, che avevano relazioni con me. Quindi il mio timore e’ sempre stato quello. All’inizio si’, devo dire anche di Berlusconi, che comunque ci sono delle cose che lo compromettono, perche’ vederlo di nuovo sui giornali con ragazze che… punto e a capo: Ruby 2, certo che non e’ cosa piacevole per lui’.
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Penati accusato anche per la vicenda Milano-Serravalle Indagini su presunte tangenti sulla vendita delle azioni

Penati accusato anche per la vicenda Milano-Serravalle
Si arricchisce il “curriculum” di illeciti di Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano, sul quale pendono accuse di concussione e finanziamento illecito ai partiti. I nuovi fatti riguardano la Milano-Serravalle, della quale nel lontano 2005 la provincia di Milano acquisto il 15% delle azioni dal Gruppo Gavio. Secondo le indagini il costo di questa transazione sarebbe stato “gonfiato”. Dal canto suo Penati fa sapere di non aver alcun coinvolgimento nella vicenda: “Non ho ricevuto alcuna comunicazione formale dalla Procura di Monza”. Inoltre continua l’ex presidente della Provincia di Milano: “Non ho mai sentito parlare e tanto meno partecipato a riunioni o trattative circa eventuali sovrapprezzi per l'acquisto delle quote di Serravalle, di cui ho avuto notizia solo dalla stampa”. Si difende dalle accuse anche Maurizio Pagani, manager di Banca Intesa, che avrebbe partecipato insieme a Penati ad incontri durante i quali si sarebbero “contrattate” le tangenti.

Pd, premier smentisca consigli a Lavitola

(ANSA) - ROMA - ''E' vero che Berlusconi ha consigliato Lavitola di restare all'estero anziche' tornare in Italia e chiarire le vicende giudiziarie che lo riguardano? La portata di questa notizia e' tale da esigere un'immediata e personale smentita sul coinvolgimento del premier nella latitanza di Lavitola''. Cosi' il Pd commenta la notizia anticipata da L'Espresso, secondo la quale Berlusconi consigliò Lavitola a restare all'estero anziche' chiarire la sua posizione all'autorita' giudiziaria.

Caso Tarantini, l'ultima telefonata di Berlusconi a Lavitola: "Resta all'estero"

Roma, 8 set. - (Adnkronos) - ''Lavitola chiama il premier e chiede: mi presento ai giudici? ''No, resta all'estero''''. Il testo della telefonata tra i due, avvenuta il 24 agosto, prima della latitanza dell'ex direttore dell'Avanti!, e' pubblicato dall'Espresso in edicola domani.

Il colloquio avviene subito dopo lo scoop di 'Panorama' che rivela l'esistenza di una inchiesta della procura di Napoli su Lavitola per estorsione nei confronti del presidente del Consiglio. Lavitola telefona a Berlusconi da Sofia, da dove vola direttamente in Brasile. L'Espresso ricostruisce la vicenda, i rapporti tra Lavitola e Tarantini, la relazione con Angela Devenuto, le conseguenze delle rivelazioni di 'Panorama', per le quali ''i pm hanno aperto un fascicolo di indagine sulla fuga di notizie, in cui viene ipotizzato il favoreggiamento''.

Giochi: concorsi e lotterie di Stato, a luglio incassati 6 mld euro

Roma, 8 set. (Adnkronos) - Giochi e lotterie di Stato a luglio hanno incassato oltre 6 miliardi di euro, distribuendo ai vincitori 4,6 miliardi di euro, pari al 77,6% del totale giocato. La spesa dei giocatori al netto delle vincite, riporta Agipronews, si attesta dunque a 1,39 miliardi.

Addio al San Raffaele di Vendola e Don Verzé?

Un decreto legge che complica il progetto

Addio all’ospedale San Raffaele del Mediterraneo? Sembra proprio di sì, stante i nuovi decreti approvati dal Governo con a capo Silvio Berlusconi. L’avvocato Nicola Russo, coordinatore del Comitato “Taranto Futura”, 2430 aderenti, sostiene: “Con il decreto Legge n.138 del 13 agosto 2011 entrato in vigore e pubblicato in Gazzetta ufficiale lo stesso giorno,il progetto del San Raffaele Mediterraneo,illegittimamente perorato dalla Regione Puglia, può considerarsi archiviato”.

D. Archiviato perchè?

R. Beh , se è vero come è vero che in base all’articolo 4 comma 13 del citato decreto Legge di agosto corso, può affidarsi il servizio pubblico,quindi anche quello sanitario, direttamente e senza gara pubblica,a un soggetto privato, in questo caso alla Fondazione San Raffaele Monte Tabor di Milano, solo a una condizione.

D. Quale condizione?

R. Se il valore economico del servizio in questione oggetto dell’affidamento diretto, è pari o inferiore alla somma complessiva di 900 mila euro. Si tenga presente che in base al bilancio consuntivo dell’anno 2010 il fatturato dell’Ospedale Santissima Annunziata, a fronte delle prestazioni di ricovero ammonta a euro 49.355.505 mentre quello dell’ospedale Giovanni Moscati è 19.952.907.Il totale fa 69.308.412 milioni di euro. C’è un altro elemento da considerare.

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http://www.giornalettismo.com/archives/145907/addio-al-san-raffaele-di-vendola-e-don-verze/

Cdm: ok al pareggio di bilancio ed eliminazione Province. Iter parlamentare diverso per entrambi i ddl

Cdm: ok al pareggio di bilancio ed eliminazione Province
ROMA – Doppio via libera del Consiglio dei ministri riunitosi questa mattina a Palazzo Chigi. Sono due i disegni di legge costituzionali che hanno ottenuto l’ok dell’esecutivo: si tratta del ddl (il primo) che riguarda l’introduzione nella Carta Costituzionale della cosiddetta “regola d’oro” del pareggio di bilancio e del ddl (il secondo) che riguarda la soppressione delle Province. Per quanto riguarda il primo punto, l’istituzione del pareggio di bilancio nella Costituzione, così come già fanno gli Stati Uniti e diversi altri Paesi, si tratta di un primo passo verso un cambiamento radicale: ma per tradurlo davvero in norma occorrono tempi medio/lunghi (due-tre anni circa), a meno di un’unanime accelerazione di tutte le forze politiche. In sostanza, si tratta di prevedere che ogni anno, il bilancio dello Stato venga chiuso in pareggio, ossia non facendo nuovi debiti. Se la norma divenisse presto realtà, non dovremmo più assistere a deficit di bilancio. La cosiddetta “regola d’oro” è stata fortemente voluta dal governo, in qualità di segnale da lanciare ai mercati, nella direzione di una maggiore responsabilità e capacità di risanamento dei conti pubblici. Il secondo testo, invece, riguarda l’eliminazione delle Province e il trasferimento delle relative funzioni alle Regioni e a organi intermedi che da queste potrebbero essere istituiti. Tale provvedimento stabilisce che dall’attuazione della presente legge costituzionale “deve derivare in ogni Regione una riduzione dei costi complessivi degli organi politici ed amministrativi”. Le disposizioni previste da questa legge costituzionale si applicheranno anche alle Province delle Regioni a statuto speciale, fatta eccezione per quelle autonome di Trento e Bolzano. Essendo destinati a modificare parti della Costituzione, entrambi i provvedimenti licenziati positivamente a palazzo Chigi dovranno seguire un iter parlamentare più articolato rispetto a quello della legge ordinaria. La Costituzione stessa prevede una doppia lettura e una doppia votazione in ciascuna delle due Camere, con un intervallo non inferiore a tre mesi tra una lettura e l'altra. All’ordine del giorno del Consiglio dei ministri non è invece stato inserito l’annunciato dimezzamento del numero dei parlamentari.

Così Tarantini finì «sotto tutela» Case, soldi, vacanze: i pm indagano sulla rete vicina al capo del governo

Angela Devenuto moglie di Giampiero Tarantini (Benvegnù - Guaitoli)
Angela Devenuto moglie di Giampiero Tarantini (Benvegnù - Guaitoli)
ROMA - È successo tutto nell'estate 2010, un anno dopo le rivelazioni dell'inchiesta di Bari su quanto accadeva nelle residenze private di Silvio Berlusconi. È cambiata in tre mesi la vita di Gianpaolo Tarantini, dopo lo scossone provocato dal suo arresto avvenuto nel settembre 2009. Tra giugno e settembre si è affollata di personaggi che adesso compaiono anche in altre indagini, legati da un filo che porta proprio all' entourage più stretto del capo del governo. E per questo i magistrati napoletani vogliono capire se ci possa essere un disegno preciso dietro le apparenti coincidenze. Perché, come ha chiesto proprio a Tarantini il pubblico ministero Henry John Woodcock durante l'interrogatorio di sabato scorso, «non le sembrava strano che queste persone provvedessero a soddisfare tutte le sue esigenze, facendole persino nominare lo stesso avvocato del presidente del Consiglio?».

Finora si sa che Tarantini otteneva da Berlusconi 20 mila euro ogni mese per mantenersi, che erano a lui destinati gli altri 500 mila in un'unica tranche che il faccendiere Valter Lavitola ha tenuto cedendone solo 100 mila, che ha beneficiato di altri pagamenti sparsi e senza motivo apparente. Ma adesso si deve scoprire chi e perché si occupasse anche degli appartamenti, delle vacanze, delle scuole private per le sue figlie, tenendolo di fatto sotto costante «tutela». E allora bisogna tornare a settembre 2009 per ricostruire i passaggi della vicenda culminata in questi giorni con l'arresto per estorsione e l'accusa di aver ricattato Berlusconi insieme a sua moglie Nicla e allo stesso Lavitola, in cambio di un atteggiamento «pilotato» al processo di Bari sulla prostituzione. Il 19 settembre 2009 Tarantini viene fermato per ordine dei magistrati baresi con l'accusa di spaccio di droga e dopo qualche giorno ottiene gli arresti domiciliari. Indica come residenza un appartamento che si trova a Roma, in via Lazio 6. È un palazzo antico, a due passi da via Veneto dove vive con la moglie e le due figlie piccole. Ma nel giugno del 2010 decide di cambiare casa. È ancora detenuto e chiede il permesso di potersi trasferire in via Gramsci, altra splendida strada nel cuore dei Parioli, elegante quartiere romano. Proprio in quel periodo entra in stretti rapporti con Lavitola. «Ci siamo conosciuti perché i nostri figli vanno tutti a scuola a Villa Flaminia», spiega Tarantini ai magistrati. Ma ora si vuole capire come è avvenuto esattamente il contatto, visto che l'imprenditore pugliese è tornato in libertà il 23 agosto di quell'anno. E come mai Lavitola - che con Berlusconi aveva già un legame consolidato - si sia di fatto messo a disposizione della coppia, intrecciando anche una relazione sentimentale con la donna.

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http://www.corriere.it/cronache/11_settembre_08/sarzanini-tarantini-tutela_dab87980-d9d9-11e0-89f9-582afdf2c611.shtml

Cina:arrestato funzionario maniaco sesso

(ANSA) - SHANGHAI - Un funzionario del Partito comunista cinese e' stato arrestato prima di poter realizzare il suo obiettivo: andare a letto entro il 2015 con almeno 1.000 donne, un terzo delle quali non prostitute. Wu Zhiming, ex vice segretario del governo della provincia del Jiangxi, e' stato arrestato mentre era a letto con due lucciole. Nella stanza, la polizia ha trovato Viagra, preservativi e due quaderni intitolati 'Diario del piacere' dove aveva annotato informazioni su 136 donne con cui era stato.

Spagna: on line patrimonio parlamentari

(ANSA) - MADRID - Da oggi sono su internet in Spagna patrimonio e redditi privati di deputati e senatori, come deciso in luglio dalle due camere di Madrid. I parlamentari sono tenuti a rendere pubblica ogni fonte di reddito, oltre alle retribuzioni ricevute da Congresso dei Deputati e Senato, che sono gia' pubbliche, come pure le auto gli immobili di loro proprieta'. Il Senato ha messo in rete in mattinata le dichiarazioni dei suoi eletti. Il Congresso lo fara' nel pomeriggio.

Manovra, via libera all'abolizione delle province e pareggio in Costituzione

Roma, 8 set. - (Adnkronos/Ign) - Il Consiglio dei ministri che si è tenuto questa mattina Palazzo Chigi ha approvato il disegno di legge per introdurre in Costituzione il principio del pareggio di bilancio. Lo si apprende da fonti ministeriali.

Via libera anche al ddl per l'abolizione delle Province, con il trasferimento delle competenze alle Regioni. All'ordine del giorno non figura il tema del taglio del numero di deputati e senatori, oggetto comunque di disegni di legge di iniziativa parlamentare il cui iter è iniziato ieri al Senato.

Il pareggio di bilancio sarà un vincolo costituzonale a partire dal 2014. ''Non sarà solo un criterio contabile ma un principio ad altissima intensità politica e civile'', ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, ricordando che sarà introdotto nella Costituzione ''nella parte prima, sui diritti e doveri dei cittadini''.

Da Palermo, intanto, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dribbla le domande dei cronisti che gli chiedono un commento sulla Manovra approvata al Senato. ''Non vi affannate senza un motivo, non mi imbarco in dichiarazioni. Sono qui solo per onorare una grande personalità del Parlamento italiano e dell'Assemblea regionale siciliana, l'onorevole Giuseppe La Loggia''.

Enna, viaggi a luci rosse con i fondi della scuola. In manette ex preside e dirigente

Enna, 8 set. - (Adnkronos/Ign) - Per dieci anni anni hanno utilizzato i fondi della scuola per organizzarsi viaggi hard in Romania. A Enna, agenti della squadra mobile, hanno arrestato l'ex preside e l'ex direttore amministrativo di un istituto tecnico di Piazza Armerina, oggi in pensione. Si aggira intorno ai 300mila euro la cifra sottratta ai fondi scolastici.

I due, in circa dieci anni, falsificando la contabilità della scuola, hanno sottratto alla stessa una somma ragguardevole, che sarebbe stata quasi interamente destinata a viaggi in Romania dove i due amavano frequentare club a luci rosse e prostitute. Le accuse a loro carico sono peculato e falso commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico.

Ustica e WikiLeaks. AgoraVox risponde alla nota della Presidenza del Consiglio

In merito alla nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri, AgoraVox (che non è un'agenzia di stampa) vuole precisare che sarebbe bastata una più attenta lettura per notare che non si fa mai riferimento ad un'ipotesi sollevata dall'Ambasciata statunitense ma, piuttosto, al servizio del Tg3 del 21 giugno 2003. Tant'è vero che, nel cablogramma citato, viene riportata direttamente dall'Ambasciatore USA dell'epoca Mel Sembler (e classificata dal diplomatico americano Thomas Countryman) la tesi contenuta nel suddetto servizio, secondo la quale il Governo degli Stati Uniti sarebbe stato "coinvolto" ("involved") nella vicendo Ustica e nell'attività di occultamento della verità ("cover up").

La prova di tale coinvolgimento sarebbe da ricercare nell'attività di spionaggio operata a danno dell'allora Presidente del Consiglio Giuliano Amato e del suo Ministro della DIfesa Salvatore Andò.

L'articolo pubblicato in data 05/09/2011 riportava chiaramente come la tesi del coinvolgimento USA fosse attribuile al servizio del Tg3, mai smentito, e comunicata attraverso il dispaccio diplomatico dall'allora Ambasciatore USA Sembler al Dipartimento di Stato americano, come si evince dalla lettura della frase completa e non solo dallo spezzone riportato dalla nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

A sostegno di tale ipotesi vi sarebbe, inolte, la richiesta urgente ed esplicita, da parte dello stesso Ambasciatore, del testo dell'intercettazione.

Per correttezza abbiamo contattato l'on. Carlo Giovanardi e chiesto delucidazioni in merito alla vicenda ed al suo colloquio con Countryman avvenuto il 10/07/2003, il cui contenuto è riportato nel secondo cablogramma da noi citato. Il Sottosegretario ha risposto negando di aver mai conosciuto il funzionario americano, o comunque di "non ricordare nulla" dell'evento.

Si apre il processo a Gaza sul rapimento e la morte di Arrigoni

Centrale la figura di Breizat, il giordano ucciso da Hamas che voleva uno scambio con lo sceicco Maqdisi.

Gaza, 8 set. (TMNews) - Tra i silenzi inspiegabili del movimento islamico Hamas che governa Gaza e l'attesa dei tanti palestinesi ed italiani che stimavano e seguivano il lavoro di Vittorio Arrigoni, si apre oggi alla Corte Militare di Gaza city il processo contro quattro palestinesi accusati di aver pianificato ed eseguito il rapimento dell'attivista e giornalista free lance italiano, assassinato dai suoi sequestratori lo scorso 15 aprile. Altri due membri della cellula armata - in apparenza legata al gruppo salafita Tawhid wal Jihad - il giordano Abdel Rahman Breizat e il palestinese Bilal al Omari, ritenuti i "cervelli" del rapimento di Arrigoni, sono rimasti uccisi in un assalto al loro nascondiglio (nei pressi del campo profughi di Nuseirat) lanciato dalle forze di sicurezza di Hamas due giorni dopo il ritrovamento del corpo senza vita dell'attivista italiano. "Spero che finalmente si faccia chiarezza su quanto è accaduto e che vengano condannati i responsabili dell'omicidio di Vittorio che era amato da tutti qui a Gaza per il suo impegno a favore dei diritti dei palestinesi", si augura Khalil Shahin, vice direttore del Centro per i Diritti Umani che ha ricevuto dalla famiglia Arrigoni l'incarico di seguire le indagini condotte dalla procura militare di Gaza. Tutti e quattro gli imputati hanno fatto parte delle forze di sicurezza di Hamas, un dato che ha suscitato con pochi interrogativi sulla composizione della base del movimento islamico dove si sarebbero infiltrati parecchi miliziani di gruppi salafiti locali, alcuni dei quali legati al qaedismo.
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Quei due miliardi di euro regalati a Mediaset

Le frequenze televisive restano gratis: la Rai e il biscione ne approfittano

Le frequenze dei telefonini porteranno 3,1 miliardi dall’asta 4G: Telecom, Vodafone, Wind e H3G sono pronte a pagarli per i nuovi affari. Invece la Rai e Mediaset avranno tutto gratis: nonostante il momento tragico per i conti pubblici le televisioni non dovranno pagare per il nuovo digitale terrestre. Ne parla Alberto Sofia sul Fatto:

In Commissione Bilancio, al Senato, un emendamento del Pd voleva istituire l’asta per assegnare a pagamento anche le sei super frequenze televisive liberate dal passaggio al digitale. La proposta, appoggiata dal resto delle opposizioni, non è passata per un solo voto (13 a 12). Una scelta che, secondo le stime del senatore Pd Vincenzo Vita, costa allo Stato tra uno e due miliardi di mancati incassi. Per quelle frequenze, infatti, i pretendenti sono tanti. Da ieri è noto l’elenco: Canale Italia, Telecom Italia Media Broadcasting (cioè La7), Elettronica Industriale spa (gruppo Mediaset), Sky Italia, Prima Tv (di Tarak Ben Ammar, finanziere assai vicino a Silvio Berlusconi), Europa Way, 3lettronica Industriale (gruppo 3 Italia), la Rai, Tivuitalia e Dbox. Ti Media, la società di Telecom Italia cui fa capo La7, aveva presentato un ricorso al Tar per annullare parti del bando di gara: il gruppo guidato da Franco Bernabè contesta di essere equiparato a Rai e Mediaset quanto alla possibilità di accedere alle frequenze. Ma il ricorso non prevede la sospensiva quindi la gara va avanti e, secondo le previsioni del ministero, tutta la procedura si chiuderà a inizio 2012.

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Redditi, così gli italiani piangono

Risultato negativo per i nuclei familiari nella crisi economica. I più colpiti: lavoratori autonomi e dipendenti

Ne parla Gian Antonio Stella sul Corriere: in uno studio curato da Stephen P. Jenkins della London School of Economics, Andrea Brandolini della Banca d’Italia, John Micklewright dell’Institute of Education di Londra e Brian Nolan dello University College di Dublino, più una serie di studiosi internazionali, che si intitola «The Great Recession and the Distribution of Household Income», cioè la Grande Recessione e la distribuzione del reddito delle famiglie, si apprezzano i risultati della crisi sui maggiori paesi d’Europa.

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Articolo 8 e licenziamenti, ecco cosa cambia

La norma contestata dai sindacati e la negoziazione di secondo livello

Si chiama “sostegno alla contrattazione collettiva di prossimità”, è il famigerato Articolo 8 su cui in particolare la Cgil si è scagliata. Ed eccoli, in un sunto del Corriere della Sera, i suoi effetti sulla contrattazione:

Contratti di prossimità.

Finora si era parlato di contratti aziendali, territoriali o di secondo livello. Ora l’uso del termine «contratto di prossimità» esprime il cambio di passo. Rispetto alle intese derogatorie al contratto nazionale, cui faceva riferimento l’accordo interconfederale di giugno, qui siamo di fronte a un tipo di contratto aziendale o territoriale che è in grado di cambiare il sistema delle regole del lavoro.

Derogabilità.

La nuova normativa stabilisce che i contratti collettivi nazionali possono essere derogati da «contratti collettivi di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale da associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o territoriale ovvero dalle loro rappresentanze sindacali operanti in azienda ai sensi della normativa di legge e degli accordi interconfederali vigenti compreso l’accordo interconfederale del 28 giugno 2011». Nella sua prima versione il riferimento alle norme di legge e all’accordo interconfederale era assente. In questo modo mancava un criterio certo per individuare la rappresentatività dei sindacati. In teoria gli accordi avrebbero potuto essere sottoscritti da sindacati minoritari o «gialli», creatisi appositamente per approvare l’intesa. Curiosamente non si faceva riferimento neanche all’accordo di giugno che meticolosamente fissa una soglia di rappresentatività. Ora invece si specifica anche che le deroghe possono essere efficaci erga omnes (nei confronti di tutti) «a condizione di essere sottoscritte sulla base di un criterio maggioritario relativo alle predette rappresentanze sindacali». Resta che solo alle intese derogatorie precedenti all’entrata in vigore del decreto, cui si dispone che venga applicato retroattivamente il decreto (vedi Fiat), si richieda un requisito in più: che siano state approvate dalla maggioranza dei lavoratori.

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