Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
giovedì 8 settembre 2011
Giulietto Chiesa all'IRIB: oggi siamo certi della falsita' della versione ufficiale dell'11 Settembre (audio)
Lavitola, Ruby e Minetti: tre casi in cui Berlusconi ha istigato a delinquere
Sei una prostituta minorenne extracomunitaria e ti trovi bloccata in Questura con l'accusa di furto? Niente paura, telefona a Nonno Silvio, ci penserà lui: "Lasciatela pure andare, non serve portarla in comunità, vi manderò una persona di fiducia, ci è stata segnalata come la nipote del Presidente egiziano Mubarak ...". Sei la Consigliera Regionale preferita del Premier, ed hai prestato la tua auto ad una amica sudamericana, che poi a sua volta l'ha girata al fidanzato narcotrafficante, ed i carabinieri c'hanno trovato dentro 12 kg di coca purissima? Niente paura, ci pensa Nonno Silvio: Nicole, dichiara il falso, menti alle forze dell'ordine, "devi denunciare immediatamente la scomparsa della tua auto ... fallo subito!". Sei un faccendiere in affari con il Presidente del Consiglio, ti trovi in Bulgaria ed in Italia vorrebbero arrestarti? Niente paura, telefona a Nonno Silvio: cosa? Vuoi rientrare in Italia e metterti a disposizione dei magistrati? Macché: "Valter, resta dove sei".
P.s.: l'istigazione a delinquere viene punita con la reclusione da 1 a 5 anni.
Casa originale di questo articoloBerlusconi a Lavitola: "Non tornare" Esclusiva L'Espresso. E Ghedini smentisce
La conversazione è avvenuta il 24 agosto: il direttore dell'Avanti era in Bulgaria. Da allora, non è più rientrato in Italia e ha evitato l'arresto nell'inchiesta napoletana per estorsione. Dall'opposizione, durissime condanne
Valter Lavitola
l'Oms: "In Italia 4.000 suicidi l'anno" Nel Mondo sono due al minuto
I numeri al centro della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, che si celebra ogni anno il 10 settembre. In molte nazioni industrializzate, il suicidio arriva a essere la seconda o la terza causa di morte tra gli adolescenti e i giovani adulti
Tarantini interrogato a Poggioreale Sarà sentito anche Ghedini
Faccia a faccia con i pm per l'imprenditore barese al centro dell'inchiesta sulla presunta estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. Nei prossimi giorni verrà ascoltato anche l'avvocato del premier come persona informata sui fatti
Giampaolo Tarantini
“Silvio rischia una seconda Ruby”
L’imprenditore Tarantini spiega ai magistrati le sue paure sulle intercettazioni
Nelle intercettazioni di Bari ci sono cose che compromettono Berlusconi’: lo ha detto Tarantini ai magistrati nel corso dell’interrogatorio di garanzia. L’imprenditore, inoltre, ha usato l’espressione ‘Ruby 2′ per definire l’inchiesta sulle escort.
PAURA PER IL MATRIMONIO – Tarantini ha spiegato di essere preoccupato soprattutto per le conseguenze che la pubblicazione delle intercettazioni avrebbero potuto avere sul suo matrimonio, dal momento che aveva avuto relazioni intime con molte amiche della moglie. ‘Chi ci va più di mezzo – ha messo a verbale – non e’ tanto il presidente, perche’ che il presidente abbia abitudini sessuali con tante donne lo sa tutto il mondo. In quelle intercettazioni – spiega l’imprenditore – io il giorno dopo mi separo con mia moglie, al cento per cento, fidatevi! Perche’ si evincono rapporti sessuali miei con parecchie di quelle ragazze, molte! Amiche intime di mia moglie, e se volete vi faccio i nomi, pero’ spero che questo verbale non esca, amiche intimissime di mia moglie, forse tra le migliori amiche di mia moglie, alcune di queste portate a casa del presidente del Consiglio, non escort, ma mogli di notai, di imprenditori, di avvocati, gente nota, che avevano relazioni con me. Quindi il mio timore e’ sempre stato quello. All’inizio si’, devo dire anche di Berlusconi, che comunque ci sono delle cose che lo compromettono, perche’ vederlo di nuovo sui giornali con ragazze che… punto e a capo: Ruby 2, certo che non e’ cosa piacevole per lui’.Penati accusato anche per la vicenda Milano-Serravalle Indagini su presunte tangenti sulla vendita delle azioni
Pd, premier smentisca consigli a Lavitola
Caso Tarantini, l'ultima telefonata di Berlusconi a Lavitola: "Resta all'estero"
Giochi: concorsi e lotterie di Stato, a luglio incassati 6 mld euro
Addio al San Raffaele di Vendola e Don Verzé?
Un decreto legge che complica il progetto
Addio all’ospedale San Raffaele del Mediterraneo? Sembra proprio di sì, stante i nuovi decreti approvati dal Governo con a capo Silvio Berlusconi. L’avvocato Nicola Russo, coordinatore del Comitato “Taranto Futura”, 2430 aderenti, sostiene: “Con il decreto Legge n.138 del 13 agosto 2011 entrato in vigore e pubblicato in Gazzetta ufficiale lo stesso giorno,il progetto del San Raffaele Mediterraneo,illegittimamente perorato dalla Regione Puglia, può considerarsi archiviato”.
D. Archiviato perchè?
R. Beh , se è vero come è vero che in base all’articolo 4 comma 13 del citato decreto Legge di agosto corso, può affidarsi il servizio pubblico,quindi anche quello sanitario, direttamente e senza gara pubblica,a un soggetto privato, in questo caso alla Fondazione San Raffaele Monte Tabor di Milano, solo a una condizione.
D. Quale condizione?
R. Se il valore economico del servizio in questione oggetto dell’affidamento diretto, è pari o inferiore alla somma complessiva di 900 mila euro. Si tenga presente che in base al bilancio consuntivo dell’anno 2010 il fatturato dell’Ospedale Santissima Annunziata, a fronte delle prestazioni di ricovero ammonta a euro 49.355.505 mentre quello dell’ospedale Giovanni Moscati è 19.952.907.Il totale fa 69.308.412 milioni di euro. C’è un altro elemento da considerare.
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http://www.giornalettismo.com/archives/145907/addio-al-san-raffaele-di-vendola-e-don-verze/
Cdm: ok al pareggio di bilancio ed eliminazione Province. Iter parlamentare diverso per entrambi i ddl
Così Tarantini finì «sotto tutela» Case, soldi, vacanze: i pm indagano sulla rete vicina al capo del governo
Angela Devenuto moglie di Giampiero Tarantini (Benvegnù - Guaitoli) |
Finora si sa che Tarantini otteneva da Berlusconi 20 mila euro ogni mese per mantenersi, che erano a lui destinati gli altri 500 mila in un'unica tranche che il faccendiere Valter Lavitola ha tenuto cedendone solo 100 mila, che ha beneficiato di altri pagamenti sparsi e senza motivo apparente. Ma adesso si deve scoprire chi e perché si occupasse anche degli appartamenti, delle vacanze, delle scuole private per le sue figlie, tenendolo di fatto sotto costante «tutela». E allora bisogna tornare a settembre 2009 per ricostruire i passaggi della vicenda culminata in questi giorni con l'arresto per estorsione e l'accusa di aver ricattato Berlusconi insieme a sua moglie Nicla e allo stesso Lavitola, in cambio di un atteggiamento «pilotato» al processo di Bari sulla prostituzione. Il 19 settembre 2009 Tarantini viene fermato per ordine dei magistrati baresi con l'accusa di spaccio di droga e dopo qualche giorno ottiene gli arresti domiciliari. Indica come residenza un appartamento che si trova a Roma, in via Lazio 6. È un palazzo antico, a due passi da via Veneto dove vive con la moglie e le due figlie piccole. Ma nel giugno del 2010 decide di cambiare casa. È ancora detenuto e chiede il permesso di potersi trasferire in via Gramsci, altra splendida strada nel cuore dei Parioli, elegante quartiere romano. Proprio in quel periodo entra in stretti rapporti con Lavitola. «Ci siamo conosciuti perché i nostri figli vanno tutti a scuola a Villa Flaminia», spiega Tarantini ai magistrati. Ma ora si vuole capire come è avvenuto esattamente il contatto, visto che l'imprenditore pugliese è tornato in libertà il 23 agosto di quell'anno. E come mai Lavitola - che con Berlusconi aveva già un legame consolidato - si sia di fatto messo a disposizione della coppia, intrecciando anche una relazione sentimentale con la donna.
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Cina:arrestato funzionario maniaco sesso
Spagna: on line patrimonio parlamentari
Manovra, via libera all'abolizione delle province e pareggio in Costituzione
Enna, viaggi a luci rosse con i fondi della scuola. In manette ex preside e dirigente
Ustica e WikiLeaks. AgoraVox risponde alla nota della Presidenza del Consiglio
In merito alla nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri, AgoraVox (che non è un'agenzia di stampa) vuole precisare che sarebbe bastata una più attenta lettura per notare che non si fa mai riferimento ad un'ipotesi sollevata dall'Ambasciata statunitense ma, piuttosto, al servizio del Tg3 del 21 giugno 2003. Tant'è vero che, nel cablogramma citato, viene riportata direttamente dall'Ambasciatore USA dell'epoca Mel Sembler (e classificata dal diplomatico americano Thomas Countryman) la tesi contenuta nel suddetto servizio, secondo la quale il Governo degli Stati Uniti sarebbe stato "coinvolto" ("involved") nella vicendo Ustica e nell'attività di occultamento della verità ("cover up").
La prova di tale coinvolgimento sarebbe da ricercare nell'attività di spionaggio operata a danno dell'allora Presidente del Consiglio Giuliano Amato e del suo Ministro della DIfesa Salvatore Andò.
L'articolo pubblicato in data 05/09/2011 riportava chiaramente come la tesi del coinvolgimento USA fosse attribuile al servizio del Tg3, mai smentito, e comunicata attraverso il dispaccio diplomatico dall'allora Ambasciatore USA Sembler al Dipartimento di Stato americano, come si evince dalla lettura della frase completa e non solo dallo spezzone riportato dalla nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
A sostegno di tale ipotesi vi sarebbe, inolte, la richiesta urgente ed esplicita, da parte dello stesso Ambasciatore, del testo dell'intercettazione.
Per correttezza abbiamo contattato l'on. Carlo Giovanardi e chiesto delucidazioni in merito alla vicenda ed al suo colloquio con Countryman avvenuto il 10/07/2003, il cui contenuto è riportato nel secondo cablogramma da noi citato. Il Sottosegretario ha risposto negando di aver mai conosciuto il funzionario americano, o comunque di "non ricordare nulla" dell'evento.
Si apre il processo a Gaza sul rapimento e la morte di Arrigoni
Centrale la figura di Breizat, il giordano ucciso da Hamas che voleva uno scambio con lo sceicco Maqdisi.
Gaza, 8 set. (TMNews) - Tra i silenzi inspiegabili del movimento islamico Hamas che governa Gaza e l'attesa dei tanti palestinesi ed italiani che stimavano e seguivano il lavoro di Vittorio Arrigoni, si apre oggi alla Corte Militare di Gaza city il processo contro quattro palestinesi accusati di aver pianificato ed eseguito il rapimento dell'attivista e giornalista free lance italiano, assassinato dai suoi sequestratori lo scorso 15 aprile. Altri due membri della cellula armata - in apparenza legata al gruppo salafita Tawhid wal Jihad - il giordano Abdel Rahman Breizat e il palestinese Bilal al Omari, ritenuti i "cervelli" del rapimento di Arrigoni, sono rimasti uccisi in un assalto al loro nascondiglio (nei pressi del campo profughi di Nuseirat) lanciato dalle forze di sicurezza di Hamas due giorni dopo il ritrovamento del corpo senza vita dell'attivista italiano. "Spero che finalmente si faccia chiarezza su quanto è accaduto e che vengano condannati i responsabili dell'omicidio di Vittorio che era amato da tutti qui a Gaza per il suo impegno a favore dei diritti dei palestinesi", si augura Khalil Shahin, vice direttore del Centro per i Diritti Umani che ha ricevuto dalla famiglia Arrigoni l'incarico di seguire le indagini condotte dalla procura militare di Gaza. Tutti e quattro gli imputati hanno fatto parte delle forze di sicurezza di Hamas, un dato che ha suscitato con pochi interrogativi sulla composizione della base del movimento islamico dove si sarebbero infiltrati parecchi miliziani di gruppi salafiti locali, alcuni dei quali legati al qaedismo.Quei due miliardi di euro regalati a Mediaset
Le frequenze televisive restano gratis: la Rai e il biscione ne approfittano
Le frequenze dei telefonini porteranno 3,1 miliardi dall’asta 4G: Telecom, Vodafone, Wind e H3G sono pronte a pagarli per i nuovi affari. Invece la Rai e Mediaset avranno tutto gratis: nonostante il momento tragico per i conti pubblici le televisioni non dovranno pagare per il nuovo digitale terrestre. Ne parla Alberto Sofia sul Fatto:
In Commissione Bilancio, al Senato, un emendamento del Pd voleva istituire l’asta per assegnare a pagamento anche le sei super frequenze televisive liberate dal passaggio al digitale. La proposta, appoggiata dal resto delle opposizioni, non è passata per un solo voto (13 a 12). Una scelta che, secondo le stime del senatore Pd Vincenzo Vita, costa allo Stato tra uno e due miliardi di mancati incassi. Per quelle frequenze, infatti, i pretendenti sono tanti. Da ieri è noto l’elenco: Canale Italia, Telecom Italia Media Broadcasting (cioè La7), Elettronica Industriale spa (gruppo Mediaset), Sky Italia, Prima Tv (di Tarak Ben Ammar, finanziere assai vicino a Silvio Berlusconi), Europa Way, 3lettronica Industriale (gruppo 3 Italia), la Rai, Tivuitalia e Dbox. Ti Media, la società di Telecom Italia cui fa capo La7, aveva presentato un ricorso al Tar per annullare parti del bando di gara: il gruppo guidato da Franco Bernabè contesta di essere equiparato a Rai e Mediaset quanto alla possibilità di accedere alle frequenze. Ma il ricorso non prevede la sospensiva quindi la gara va avanti e, secondo le previsioni del ministero, tutta la procedura si chiuderà a inizio 2012.
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Redditi, così gli italiani piangono
Risultato negativo per i nuclei familiari nella crisi economica. I più colpiti: lavoratori autonomi e dipendenti
Ne parla Gian Antonio Stella sul Corriere: in uno studio curato da Stephen P. Jenkins della London School of Economics, Andrea Brandolini della Banca d’Italia, John Micklewright dell’Institute of Education di Londra e Brian Nolan dello University College di Dublino, più una serie di studiosi internazionali, che si intitola «The Great Recession and the Distribution of Household Income», cioè la Grande Recessione e la distribuzione del reddito delle famiglie, si apprezzano i risultati della crisi sui maggiori paesi d’Europa.
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Articolo 8 e licenziamenti, ecco cosa cambia
La norma contestata dai sindacati e la negoziazione di secondo livello
Si chiama “sostegno alla contrattazione collettiva di prossimità”, è il famigerato Articolo 8 su cui in particolare la Cgil si è scagliata. Ed eccoli, in un sunto del Corriere della Sera, i suoi effetti sulla contrattazione:
Contratti di prossimità.
Finora si era parlato di contratti aziendali, territoriali o di secondo livello. Ora l’uso del termine «contratto di prossimità» esprime il cambio di passo. Rispetto alle intese derogatorie al contratto nazionale, cui faceva riferimento l’accordo interconfederale di giugno, qui siamo di fronte a un tipo di contratto aziendale o territoriale che è in grado di cambiare il sistema delle regole del lavoro.
Derogabilità.
La nuova normativa stabilisce che i contratti collettivi nazionali possono essere derogati da «contratti collettivi di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale da associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o territoriale ovvero dalle loro rappresentanze sindacali operanti in azienda ai sensi della normativa di legge e degli accordi interconfederali vigenti compreso l’accordo interconfederale del 28 giugno 2011». Nella sua prima versione il riferimento alle norme di legge e all’accordo interconfederale era assente. In questo modo mancava un criterio certo per individuare la rappresentatività dei sindacati. In teoria gli accordi avrebbero potuto essere sottoscritti da sindacati minoritari o «gialli», creatisi appositamente per approvare l’intesa. Curiosamente non si faceva riferimento neanche all’accordo di giugno che meticolosamente fissa una soglia di rappresentatività. Ora invece si specifica anche che le deroghe possono essere efficaci erga omnes (nei confronti di tutti) «a condizione di essere sottoscritte sulla base di un criterio maggioritario relativo alle predette rappresentanze sindacali». Resta che solo alle intese derogatorie precedenti all’entrata in vigore del decreto, cui si dispone che venga applicato retroattivamente il decreto (vedi Fiat), si richieda un requisito in più: che siano state approvate dalla maggioranza dei lavoratori.
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