ROMA – Doppio via libera del Consiglio dei ministri riunitosi questa mattina a Palazzo Chigi. Sono due i disegni di legge costituzionali che hanno ottenuto l’ok dell’esecutivo: si tratta del ddl (il primo) che riguarda l’introduzione nella Carta Costituzionale della cosiddetta “regola d’oro” del pareggio di bilancio e del ddl (il secondo) che riguarda la soppressione delle Province.
Per quanto riguarda il primo punto, l’istituzione del pareggio di bilancio nella Costituzione, così come già fanno gli Stati Uniti e diversi altri Paesi, si tratta di un primo passo verso un cambiamento radicale: ma per tradurlo davvero in norma occorrono tempi medio/lunghi (due-tre anni circa), a meno di un’unanime accelerazione di tutte le forze politiche. In sostanza, si tratta di prevedere che ogni anno, il bilancio dello Stato venga chiuso in pareggio, ossia non facendo nuovi debiti. Se la norma divenisse presto realtà, non dovremmo più assistere a deficit di bilancio. La cosiddetta “regola d’oro” è stata fortemente voluta dal governo, in qualità di segnale da lanciare ai mercati, nella direzione di una maggiore responsabilità e capacità di risanamento dei conti pubblici. Il secondo testo, invece, riguarda l’eliminazione delle Province e il trasferimento delle relative funzioni alle Regioni e a organi intermedi che da queste potrebbero essere istituiti. Tale provvedimento stabilisce che dall’attuazione della presente legge costituzionale “deve derivare in ogni Regione una riduzione dei costi complessivi degli organi politici ed amministrativi”. Le disposizioni previste da questa legge costituzionale si applicheranno anche alle Province delle Regioni a statuto speciale, fatta eccezione per quelle autonome di Trento e Bolzano.
Essendo destinati a modificare parti della Costituzione, entrambi i provvedimenti licenziati positivamente a palazzo Chigi dovranno seguire un iter parlamentare più articolato rispetto a quello della legge ordinaria. La Costituzione stessa prevede una doppia lettura e una doppia votazione in ciascuna delle due Camere, con un intervallo non inferiore a tre mesi tra una lettura e l'altra. All’ordine del giorno del Consiglio dei ministri non è invece stato inserito l’annunciato dimezzamento del numero dei parlamentari.
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