Milano, 24 gen. (Adnkronos/Ign) - Sono
arrivate a Milano, negli uffici della Procura, le carte relative alle indagini difensive svolte dagli avvocati Niccolò Ghedini e Pietro Longo, difensori di Silvio Berlusconi, nell'ambito del
caso Ruby, che vede il premier indagato per
concussione e prostituzione minorile.
Tra le carte inviate dai legali del Cavaliere ci sono gli 'interrogatori' effettuati nell'ambito delle indagini difensive a circa una ventina di persone. Le persone ascoltate dai legali sarebbero in gran parte ragazze invitate in passato alle serate organizzate per il presidente del Consiglio nella sua residenza ad Arcore. E' quanto si apprende negli ambienti giudiziari dove gli inquirenti stanno esaminando "con attenzione" tutto il materiale inviato, circa una settantina di pagine.
Nonostante l'invio delle indagini difensive, non cambia l'orientamento dei pm milanesi che chiederanno il processo con rito immediato per il presidente del Consiglio. Per la formalizzazione della richiesta di processo al gip, però, ci vorranno non meno di una decina di giorni. In procura assicurano che sono stati esaminati da tempo anche i problemi giuridici relativi al rito immediato. Come giurisprudenza contraria, a quanto pare, ci sarebbe una sola sentenza della Cassazione secondo cui non si può chiedere il rito immediato quando c'è di mezzo un reato come la prostituzione per il quale si può procedere con la citazione diretta.
Intanto, nuova audizione oggi per
Nadia Macrì, l'ex escort che giovedì scorso nel corso della trasmissione 'Annozero' ha dichiarato di aver visto
Ruby a Villa San Martino il 24 aprile dello scorso anno ed ha raccontato di rapporti sessuali a pagamento con Berlusconi.
L'interrogatorio è terminato dopo circa due ore. Dopo la prima testimonianza di venerdì scorso, durata circa 5 ore, gli inquirenti milanesi hanno voluto risentire l'ex escort per alcuni riscontri. Il confronto è avvenuto in procura, nell'ufficio del pm Antonio Sangermano. La giovane è comparsa per la prima volta nelle carte nell'ambito di una inchiesta sviluppatasi a Palermo e poi trasferita per competenza a Milano.
"Abbiamo verificato attentamente le dichiarazioni di Nadia Macrì, sia quelle rese a Palermo sia quelle rese a Milano in due occasioni'' ha detto il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati.
Sul fronte politico, Massimo D'Alema, intervenuto a '28 minuti' su Radio2, ha attaccato duramente Berlusconi che per il presidente del Copasir ha ''mentito al paese: ha detto che non ha mai pagato una donna, che non ha mai avuto rapporti con minorenni... In un paese civile chi mente non può guidare un paese". D'Alema ha anche ricordato la telefonata in Questura: Berlusconi "ha ingannato le forze dell'ordine non è compatibile con un'idea minima di sicurezza", e inoltre "il fatto che non si sia presentato ai pm dimostra l'imbarazzo di fronte all'evidenza schiacciante di prove".
Il Pdl nel frattempo aspetta le prossime mosse dei pm e si prepara al peggio senza mollare la presa sul caso Ruby. Da palazzo Grazioli l'input è preciso: resistere fino a quanto è possibile e solo se non ci sono altre strade percorribili si va al voto. Silvio Berlusconi è atteso per domani a Roma. Sarà una nuova settimana sull'ottovolante, ma lui tira dritto, farà di tutto per scongiurare in questo momento le urne (i sondaggi riservati in suo possesso attestano un lieve calo del suo gradimento, -1,2% ma non il temuto crollo d'immagine). Prima di passare al contrattacco, il Cavaliere vuol capire cosa uscirà ancora dalla Procura di Milano.
Nel Popolo della libertà si temono nuove rivelazioni e i legali Niccolò Ghedini e Pietro Longo stanno studiando le contromosse per attutire eventuali colpi. Nel partito raccontano di un premier sotto assedio, chiuso nel suo fortino ma pronto a dar battaglia fino all'ultimo senza esclusioni di colpi. Il Cavaliere non si fida del terzo polo e considera l'ultima proposta dell'Udc alla Lega un ennesimo tentativo di farlo fuori con esecutivi tecnici e congiure di palazzo.
A preoccupare il premier non è tanto il Carroccio, che oggi ha rinnovato la sua lealtà condizionata al federalismo, ma la reazione della Chiesa. Da Ancona il cardinale Angelo Bagnasco è stato chiaro: ''Occorre fare chiarezza in modo sollecito e pacato, e nelle sedi appropriate''.