venerdì 23 settembre 2011

«Il marito la lascia», tegola sulla Palin

Circolano indiscrezioni su presunti tradimenti pre-nozze, Todd avrebbe già presentato una istanza di divorzio

Sarah e Todd Palin
Sarah e Todd Palin
MILANO - Non ha ancora sciolto le riserve su una sua candidatura alle presidenziali americane del 2012. Ma su Sarah Palin, ex candidata alla vicepresidenza, ultraconservatrice e paladina di valori come la fede e la famiglia, si è già abbattuta una sciagura destinata a far discutere. Pare infatti che il marito Todd abbia presentato istanza di divorzio. Lo riferisce l'edizione del Telegraph, citando il National Enquirer. La decisione di Todd Palin di lasciare la moglie - si legge - sarebbe legata alle indiscrezioni emerse da un libro in cui si racconta che Sarah da giovane ha fatto uso di sostanze stupefacenti e ha avuto una relazione con un ex giocatore di basket mentre era già legata al futuro marito. La Palin ha già condannato i contenuti del libro, a suo dire pieno di «bugie disgustose».

Sballati con Berlusconi!

Spacciatori alla moda usano un codice imperniato su un nome che è tutto un programma

Le parole sono importanti. Specialmente se commerci in materie non proprio lecite. Gli appartenenti ad una organizzazione di spacciatori internazionali attivi a Genova aveva ideato un sistema particolare per evitare che eventuali intercettazioni telefoniche potessero mettere a rischio la loro attivita’: un codice alfanumerico basato sulla parola ‘berlusconi’.

CODICE COMPLESSO - Lo ha scoperto la polizia giudiziaria, coordinata dai pm della Dda di Genova. Gli investigatori, coordinati dal capo della Dda di Genova, Vincenzo Scolastico, e dal pm Alberto Lari, hanno accertato che la banda di pusher ricorreva a quel codice per dettare ai suoi componenti eventuali nuove utenze ‘pulite’. A ogni singola lettera corrispondeva un numero, da zero a nove. Le indagini hanno appurato anche che il gruppo di trafficanti era a conoscenza di essere a rischio intercettazioni grazie alle ‘soffiate’ di una talpa, un assistente capo della squadra mobile di Genova, indagato per rivelazione d’atti d’ufficio. Il particolare del codice alfanumerico ideato dai pusher emerge dalle oltre mille pagine di richiesta di custodia cautelare del pubblico ministero a corredo dell’operazione ‘Oasi’ che ha portato in carcere 29 persone, tra italiani e stranieri, arrestati dai carabinieri.

“Il Tg1 dà notizie che gli altri non danno”

E se gli ascolti calano è solo per un complesso problema di posizionamento

“E’ un mio diritto e dovere dire come la penso”. Augusto Minzolini è nell’occhio del ciclone per i suoi editoriali e, anche se è stato invitato al silenzio dal presidente Rai Paolo Garimberti, promette spavaldo che continuerà a farli.

VIVA GLI EDITORIALI – Clemente J. Mimun rivendica poi la possibilità di “farne anche uno al giorno” ma confessa di essere per la “modica quantità”. E attacca il presidente della Rai: “mi dà inquietudine vedere Garimberti, che a suo tempo ha fatto gli editoriali al Tg2, criticare Minzolini”. Minzolini e Mimun, direttori di Tg1 e Tg5, raccontano in esclusiva nel prossimo numero di Tv Sorrisi e Canzoni in edicola martedi’ 27 settembre, le loro contrastate esistenze alla guida delle corazzate dell’informazione tv. E lanciano qualche stoccata al rivale Enrico Mentana.

PERCHE’ MENTANA VINCE? - Perche’ il tg di Mentana è in controtendenza e cresce negli ascolti? “Perché – dice Mimun – fa un approfondimento quotidiano esclusivamente legato alla politica che è un genere molto frequentato in Italia. E si è dedicato in modo particolare alle intercettazioni, nelle quali ancora oggi devo capire quale fosse il reato. E poi Mentana ha goduto dell’attesa del pubblico di ritrovare un grande e bravo professionista”. “Il tg di Mentana – afferma Minzolini – è più che altro un talk che approfondisce sei-sette notizie, noi facciamo un tg generalista e ne diamo 28. Da tempo si e’ creato un rapporto sinergico tra Raitre e La 7″.
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ISRAELE - Cannabis nel morbo di Crohn

In gastroenterologia la Cannabis è stata utilizzata per trattare l'anoressia, il vomito, il dolore addominale, la gastroenterite, la diarrea, l'infiammazione intestinale e la gastroparesi diabetica. E' stato ora pubblicato uno studio osservazionale su trenta pazienti israeliani affetti da morbo di Chron, una malattia infiammatoria cronica dell'intestino. E' stata dapprima contattata una organizzazione volontaria che distribuisce legalmente la Cannabis per uso medico, e sono stati intervistati trenta pazienti che avevano il permesso di ricevere Cannabis per uso medico da parte del Ministero della Salute di Israele. L'età media era di 36 anni (21-65). L'indicazione all'uso di Cannabis era la mancata risposta al trattamento convenzionale e il dolore addominale cronico intrattabile. La maggior parte dei pazienti usava la Cannabis in forma di sigarette, quattro la fumavano attraverso l'acqua ("bong") e un paziente preferiva assumerla per bocca. La maggior parte fumava da una a tre sigarette al giorno. Tutti i pazienti riferivano che la Cannabis aveva un effetto positivo sulla loro malattia, con un aumento su una scala di benessere (di dieci punti) da 3,1 a 7,3. Il numero medio dei "movimenti intestinali" passava da otto a cinque ed era significativamente ridotto il consumo di farmaci. Di particolare interesse l'effetto di riduzione dell'uso di cortisone, in quanto il numero di malati che lo assumeva passava da 26 a 4. Vi era inoltre una riduzione significativa della necessità di interventi chirirgici: quindici pazienti erano stati sottoposti a un totale di diciannove interventi nei 9 anni prima della terapia con Cannabis, ma solo due si erano dovuti operare nei tre anni di terapia con la pianta. Nove pazienti non avevano avuto riduziuone significaticva dei sintomi. Gli Autori osservano che la Cannabis ha effetto antiinfiammatorio, influenza la motilità intestinale e, in particolare, ha effetto anti-diarrea. Gli effetti centrali possono indurre una sensazione di benessere, ma questi effetti generali diminuiscono a mano a mano che con il tempo si sviluppa tolleranza, mentre gli effetti positivi della Cannabis sull'attività della malattia persistevano per una media di 3,1 anni. Gli Autori concludono che la Cannabis potrebbe essere una potenziale aggiunta all'attuale limitato arsenale di farmaci usati per trattare le malattie infiammatorie intestinali. (Francesco Crestani, Pres. associazione Cannabis Terapeutica) "Treatment of Crohn's disease with cannabis: an observational study," Journal of the Israeli Medical Association

Test antidroga agli insegnanti. Confronti e scontri

Botta e risposta tra la Flc-Cgil e il sottosegretario Carlo Giovanardi sul test di controllo generalizzato su docenti e personale scolastico, questione sorta a seguito delle polemiche nate in Toscana dopo cheun' educatrice e' stata trovata in stato di malore in un bagno di un'elementare. Mimmo Pantaleo, segretario della Flc Cgil, ha invitato a 'non ledere i diritti personali: siamo disponibili a verificare se uno e' compatibile con l'insegnamento ma non si puo' portare avanti una crociata di tipo ideologico. E poi si deve distinguer tra droga pesante e leggera: se si proibisse di entrare a scuola a chi fuma uno spinello tanti studenti rimarrebbero a casa'. Secca la replica del sottosegretario Carlo Giovanardi: "Riteniamo che le dichiarazioni di Pantaleo siano totalmente fuori luogo ed irresponsabili nel contesto della serietà e della integrità psichica e comportamentale che è richiesta ad un insegnante, che oltre a trasmettere semplici nozioni ai bambini ed ai ragazzi, trasmette anche e soprattutto modelli educativi, comportamenti e stili di vita sani e valori positivi. Non mi sembra proprio che drogarsi sia tra questi'. 'La totale e disinformata superficialità con cui si vuole ancora assolvere la cannabis e i suoi derivati - ha aggiunto Giovanardi che ha la delega alla lotta agli stupefacenti - si scontra irrimediabilmente sia con le evidenze scientifiche che hanno dimostrato come questa sostanza ed i suoi derivati siano in grado di alterare le piú nobili funzioni cognitive'. Secondo il Dpa, 'esiste un chiaro orientamento generale ed internazionale ad escludere dallo svolgimento di mansioni riconosciute pericolose per la salute di terzi, come in questo caso, persone che utilizzano cannabis oltre che le altre droghe.
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Gela, in via Bettino Craxi danni e contestazioni

Scritta imbrattata con vernice nera, proteste. La procura apre un'inchiesta incaricando delle indagini la Digos

La scritta "Via Craxi" imbrattata con la vernice nera, contestazioni da parte di un collettivo di studenti, precari e disoccupati chiamato Arp, e.mail ai cronisti per rivendicare "responsabilità dell'oscuramento dei cartelli stradali dell'indegno riferimento al padre del socialismo di destra, ovvero il pluricondannato e sponsor del regime tunisino, Bettino Craxi". Movimentata l'inaugurazione di via Bettino Craxi a Gela, nel quartiere Modernopoli a nord-ovest della città, in memoria dello scomparso premier socialista. A rivendicare l'imbrattamento dei cartelli e le contestazioni un sedicente "Collettivo Aarp" di studenti, precari e disoccupati, Con una mail inviata ai cronisti da un fantomatico "Cristian Zapata" , il gruppo rivendica la "responsabilità dell'oscuramento dell'indegno riferimento al padre del socialismo di destra, ovvero il pluricondannato e sponsor del regime tunisino, Bettino Craxi". La procura della Repubblica del tribunale di Gela ha aperto un'inchiesta incaricando delle indagini la Digos e la "Via Craxi" per ore è stata presidiata da polizia, carabinieri e vigili urbani.
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Nichi Vendola replica a Emilio Fede "Io sono gay ma non sono un porco..."

La replica del leader di Sel al direttore del Tg4, che nel corso di una trasmissione radiofonica aveva espresso pesanti allusioni sull'orientamento sessuale del presidente della Regione Puglia. Ma il giornalista ribatte: "Nessun riferimento omofobico". E aggiunge: "Meritava anche di peggio"

FIRENZE - "Io sono gay, ma non sono un porco. Ovviamente mi riferisco a Emilio Fede". Così il leader di Sel Nichi Vendola, dal palco della festa del partito toscano a Firenze, ha replicato al direttore del Tg4, Emilio Fede, che in un'intervista a 'La Zanzara' su Radio 24 1 aveva definito il governatore della Puglia 'un poveretto, un pendolo'. "Lui con gli uomini non ha nulla a che vedere", aveva detto il giornalista rispondendo alle parole dell'ex parlamentare di Rifondazione che lo aveva a sua volta definito "procacciatore di escort e cocaina". Pronta la controreplica dell'ex direttore di Studio Aperto: "Il riferimento alla omofobia non esiste, la mia è stata una risposta alle accuse di Vendola" riferite - ha proseguito Fede - ad "una realtà mai esistita nella mia vita". "Nella stessa trasmissione - ha puntualizzato il giornalista- ho ricordato che molti dei miei amici, alcuni dei più preziosi, sono gay. Di loro, come possono testimoniare tanti servizi, ho sempre avuto rispetto. Mai usato neppure la parola 'diversi'. Soltanto parlato di 'amore diverso'. Sono stato il solo, o uno dei pochi, - ha detto - che ha raccontato le nozze dell'onorevole Paola Concia con il massimo rispetto. Quanto a Nichi Vendola, meritava anche più di quello che ho detto".

Crollo senza fine per Mediaset Il titolo paga l'incertezza politica

Dubbi degli investitori sul piano industriale. La crisi economica pesa sulla raccolta pubblicitaria. Acquistati i diritti tv del calcio per 268 milioni di euro l'anno

di GIULIANO BALESTRERI
MILANO - Fine settimana di fuoco per Mediaset che tra mercoledì e oggi ha lasciato sul parterre di Piazza Affari oltre il 16% con una capitalizzazione crollata a 2,4 miliardi, 2 euro per azione: solo venerdì sono stati bruciati 100 milioni di euro. Sintomo di un malessere profondo. Che si intreccia con la politica, la congiuntura economica e il piano industriale del gruppo di Cologno. Gli analisti sono convinti che il governo guidato da Silvio Berlusconi sia vicino al capolinea. Una sensazione diffusa anche tra gli investitori che stanno iniziando ariposizionarsi. Mediaset gode oggi di un primato ineguagliabile sul fronte della raccolta: grazie all'aggressiva strategia di Publitalia e alla forte riduzione dei prezzi, la tv assorbe metà degli investimenti in pubblicità. Con Mediaset che raccoglie il 63% degli introiti della tv. Come dire che al Biscione va il 31,5% di tutta la raccolta pubblicitaria del paese. "C'è una sorta di sudditanza nei confronti di Mediaset. E' un fatto ciclico che si ripete quando Berlusconi è al governo" spiega un ex dirigente di Sipra, la concessionaria della Rai che aggiunge: "Gli investitori cercano di compiacere il premier. Danneggiando la Rai. Anche il governo cerca di non pagare gli spot al servizio pubblico". Un sistema che senza Berlusconi al governo non avrebbe ragione d'esistere. A tutto questo si aggiunge la congiuntura economica. I timori di recessione rallentano gli investimenti per tutti. Anche per Publitalia che continua a rendere più del mercato, ma non riesce a tenere il passo con la performance scorso anno (in realtà solo La7 e Cairo riescono a fare meglio). Sullo sfondo del crollo del titolo anche i dubbi sull'efficacia del piano industriale. Ieri Mediaset Premium si è aggiudicata i diritti tv per i prossimi tre campionati di Serie A sul digitale terrestre versando 268 milioni di euro l'anno contro i 210 dell'ultimo contratto. Il Biscione si è aggiudicato l'esclusiva per le migliori 12 squadre di Serie A, quelle che garantiscono il 90% degli ascolti, a un prezzo inferiore rispetto alla concorrenza: Mediaset paga 1,2 milioni a partita contro l'1,4 di Sky e l'1,4 che viene chiesto per ogni match tra le 8 squadre fuori dal pacchetto Mediaset (le partite che garantiscono meno del 10% di share). Il problema è che gli abbonati Mediaset pagano in media 10,5 euro al mese contro i 43 euro di Sky. Certo il trend è in crescita rispetto ai 9,6 euro del 2009, ma con questi numeri servono 2,1 milioni di abbonati solo per pagare i diritti sportivi. Esclusa la Champions League. E a fine giugno gli abbonati erano 2 milioni con 4,4 milioni di tessere attive.

Alfano: "Berlusconi d'accordo Legge elettorale da cambiare"

Il segretario annuncia un tavolo per la prossima settimana. "Il principio deve essere: da calati dall'alto a spinti dal basso". Il sindaco Alemanno spinge per le primarie e per Alfano candidato premier del centrodestra nel 2013. "Favorevolissimo alle primarie - replica il segretario Pdl -. Io favorito? Intanto, non si va al voto..."

ROMA - "La legge elettorale si cambia. Come Pdl, avendone io parlato con tanti e con il presidente del Consiglio Berlusconi, siamo già al lavoro. La prossima settimana convocherò un tavolo di soggetti istituzionalmente competenti per cambiare questa legge elettorale". Così il segretario del Pdl Angelino Alfano, al dibattito organizzato dalla fondazione Nuova Italia. L'obiettivo, ha affermato Alfano, è "ottenere il risultato di candidati non calati dall'alto ma spinti dal basso, per essere rappresentativi dell'intero Paese e dei singoli territori". Per Alfano, il principio fondamentale dovrà essere "da calati dall'alto a spinti dal basso". "Vogliamo capovolgere questa legge - spiega il segretario Pdl -. Ci vuole rappresentatività. I cittadini devono avere il diritto di scegliersi il deputato, ma anche di scegliersi il premier. Le coalizioni si fanno prima e non dopo. Altrimenti torniamo ai giochini della Prima Repubblica. Non si torna indietro di 20 anni: pretenderemo la salvaguardia del bipolarismo e della democrazia trasparente. Ciascuno deve dichiarare a quale coalizione appartiene, altrimenti riproponiamo i vizi del bipolarismo". Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, intervenendo al dibattito, considera Alfano in "pole position" quale candidato premier del centrodestra nel 2013.
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Operazione antidoping: 12 arresti in tutta Italia Nuoto, calcio e ciclismo: il "lato" nascosto dello sport

Operazione antidoping: 12 arresti in tutta Italia
TORINO – Sono 12 le persone finite agli arresti in tutta Italia, 4 di esse in carcere e altre 8 ai domiciliari, nell’ambito della maxioperazione contro il doping effettuata dalla Procura di Torino. L’accusa è quella di traffico di sostanze dopanti e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, e, oltre ai 12 arresti eseguiti questa mattina, è di oltre un centinaio il numero degli indagati. Coinvolte nelle perquisizioni, inoltre, anche diverse palestre del torinese. Al centro dell’inchiesta, che non riguarda solo il mondo del ciclismo e delle palestre, ma anche quello del nuoto, del calcio e dell’atletica leggera, ci sarebbe l’acquisto di anabolizzanti all’estero (in particolare in Romania, in Polonia e in Grecia) tramite Internet, poi venduti a sportivi italiani, per lo più a livello dilettantistico. Pare inoltre che in alcuni casi le sostanze illecite siano state addirittura sottratte da strutture ospedaliere in maniera illegale. Tra gli indagati, inoltre, comparirebbero anche i nomi di diversi volti noti dello sport, come quello di un nuotatore italiano che partecipò alle Olimpiadi di Atlanta 1996, e quello di un calciatore del Legnano, che milita in Prima Categoria. Tra gli arrestati ci sono invece sei ciclisti di una squadra dilettantistica di Pianezza (TO) e due infermieri dell’ospedale Mauriziano di Torino, accusati di aver smerciato sostanze sottratte dalla struttura. L’operazione dei Nas ha coinvolto anche altre regioni italiane tra Piemonte, Val D’Aosta, Lombardia, Emilia Romagna e Campania. E, dato ancor più preoccupante, l’indagine ha portato alla luce anche casi di doping che coinvolgono giovanissimi, facendo emergere risvolti agghiaccianti: nel registro degli indagati, con l’accusa di ricettazione, è finita anche una madre che forniva anabolizzanti alla figlia 15 enne.

Scoperti più di settanta geni chiave nella rigenerazione delle connessioni neurali

Li hanno identificati i ricercatori della University of California di San Diego. I sei geni che inibiscono la riparazione degli assoni sono forse i più importanti

(Archivio Corsera)
(Archivio Corsera)
MILANO - La ricerca, promossa dai biologi della University of California di San Diego, è durata più di due anni e ha riguardato 654 geni che gli scienziati hanno ritenuto in qualche modo coinvolti nella rigenerazione degli assoni neurali, responsabili della connessione tra le varie cellule nervose e via principale della trasmissione degli impulsi elettrici. Al termine del biennio, gli studiosi californiani ritengono di avere individuato 76 geni che favoriscono la "riparazione" degli assoni e sei che invece la inibiscono.

LA RICERCA - Per riuscire a individuare i geni che davvero hanno un ruolo nella ricostruzione degli assoni, i biologi statunitensi si sono avvalsi dell'involontaria collaborazione di 10 mila Caenorhabditis elegans, vermi nematodi della lunghezza di circa un millimetro e tra gli organismi modello più utilizzati nello studio della biologia dello sviluppo. Il primo passo è stato quello di creare mutazioni genetiche di questi vermi trasparenti per ognuno dei 654 geni sotto esame. In seguito i neuroni di questi nematodi sono stati evidenziati grazie all'uso di una proteina fluorescente verde e quindi, tramite l'impiego di un precisissimo laser chirurgico, è stato danneggiato un assone specifico. Grazie all'osservazione dei fenomeni di rigenerazione, o della loro assenza, a distanza di 24 ore dalla lesione gli scienziati sono stati in grado di determinare quali tra i 654 geni fossero effettivamente coinvolti nel processo di «guarigione» degli assoni. «Non si sa molto delle capacità di ricrescita degli assoni dopo che sono stati danneggiati - ha detto Andrew Chisholm, coautore dello studio - Quando ci si trova davanti a una lesione del midollo spinale o a un ictus, i danni sono ingenti e le capacità rigenerative sono inefficienti».

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http://www.corriere.it/salute/11_settembre_23/assioni-vermi-emanuela-di-pasqua_e618f720-e5e4-11e0-b1d5-ab047269335c.shtml

Il premier: Giulio problema serio E ne evoca le dimissioni

Lo sfogo di Berlusconi: «Tremonti va in giro in Europa a sparlare di me»

Silvio Berlusconi in Aula
Silvio Berlusconi in Aula
ROMA - «È un'indecenza, vi autorizzo io a dirlo ai giornalisti, ho controllato io stesso gli aerei, c'erano altri voli di linea e poteva anche prendere un volo di Stato, un volo che è autorizzato a fare un'altra rotta, gliel'ho detto io stesso, avrebbe anche risparmiato del tempo. Lui mi ha risposto che non poteva». Mentre Silvio Berlusconi parla, si sfoga, con i suoi deputati, Giulio Tremonti è già in volo per Washington, deve partecipare alle riunioni del Fondo monetario internazionale. Ma non è solo una distanza geografica quella che separa il premier dal suo ministro, la distanza è umana e politica ed è ad un livello mai raggiunto prima.

Marco Milanese alla Camera è stato appena salvato dalla maggioranza, ma a Montecitorio, e soprattutto intorno al Cavaliere, non si parla d'altro: l'assenza di Tremonti. Non è andato al Consiglio dei ministri e nemmeno ha votato sulla richiesta di arresto del suo ex braccio destro. Berlusconi autorizza il Pdl a emettere una velina durissima: «Un atto immorale». Di solito Berlusconi parla ma poi smentisce; attacca Tremonti in privato, ma poi getta acqua sul fuoco. Questa volta la dinamica appare diversa: non c'è nulla di ufficiale, ma la cornice sembra quella di un'operazione cercata e voluta. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è un tomo fresco di tipografia che il Tesoro ha fatto recapitare a tutti i ministri, sul tavolo ovale nella sala del consiglio, di prima mattina. Sono i numeri del Def, il documento che aggiorna le cifre e le previsioni della nostra economia, ma il governo era all'oscuro di tutto ed è chiamato ad approvarlo senza alcuna illustrazione. Per Berlusconi il vaso è colmo.

Prendono la parola prima Brunetta, poi Galan, poi Romani. In pochi istanti la riunione si trasforma in una sorta di processo collettivo ai danni del ministro dell'Economia. Per chi assiste alla scena «è quasi una sommossa». Persino Calderoli non difende Tremonti, ed è tutto dire. Ma la novità non sono i ministri contro quello che per anni è stato tollerato come il Superministro, la novità sono le parole durissime ed esplicite del capo del governo.

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http://www.corriere.it/politica/11_settembre_23/galluzzo_sfogo_premier_dccc02f8-e5a2-11e0-b1d5-ab047269335c.shtml

Operai morti per amianto, 11 dirigenti Pirelli indagati per omicidio colposo

Tra il 1979 e il 1988 furono 24 i dipendenti che si ammalarono di mesotelioma o altre forme tumorali

La Pirelli di viale Sarca in una foto del 1945 (da www.lombardiabeni-culturali.it)
La Pirelli di viale Sarca in una foto del 1945 (da www.lombardiabeni-culturali.it)
MILANO - Undici ex dirigenti della Pirelli sono stati rinviati a giudizio con le accuse di omicidio colposo aggravato e lesioni colpose gravi in relazione a 24 casi di operai morti di mesotelioma o che si sono ammalati di forme tumorali per l'esposizione all'amianto all'interno degli stabilimenti di viale Sarca e via Ripamonti a Milano, tra la fine degli anni '70 e la fine degli anni '80. Lo ha deciso il gup di Milano Luigi Varanelli, su richiesta del pm Maurizio Ascione, che ha coordinato le indagini. Il processo si aprirà il prossimo 19 dicembre davanti alla sesta sezione penale.

24 DECESSI - Gli ex dirigenti della Pirelli, mandati a processo oggi dal giudice, sono ex componenti del Cda o ex Ad della società che sono stati in carica, per periodi diversi, negli anni che vanno dal '79 all'88. Secondo l'accusa, infatti, in quel periodo gli operai, che si sono poi ammalati di forme tumorali gravi o sono morti per mesotelioma pleurico (la maggior parte dei 24 casi totali), lavoravano dentro gli stabilimenti milanesi, senza alcun sistema di protezione. Hanno subito dunque, secondo l'impianto accusatorio del pm che ha disposto consulenze scientifiche, esposizioni »massicce e ripetute» all'amianto che hanno causato le malattie e le morti.

AMIANTO USATO OVUNQUE - Gli operai vittime della sostanza tossica, poi messa al bando, lavoravano in diversi reparti, da quello relativo agli autocarri a quello delle mescole. L'amianto, stando al capo d'imputazione, veniva usato dalla mescola delle gomme alla tubazione dei serbatoi. Il reato di omicidio colposo, contestato a tutti gli ex responsabili Pirelli, è aggravato dalla violazione di alcune normative sulla sicurezza sul lavoro. Nel procedimento, si sono costituiti parti civili i familiari delle vittime e degli operai ammalati - assistiti, tra gli altri, dall'avvocato Giusy Marciano - la Regione Lombardia, l'Inail, l'Asl di Milano. Il pm ha chiesto invece il non luogo a procedere per prescrizione in relazione a un'altra ventina di casi che erano stati contestati agli imputati da un altro magistrato. Per questi episodi, il gup ha disposto il proscioglimento proprio perché alcuni fatti erano prescritti o perché le vittime, in alcuni casi, avevano lavorato negli stabilimenti in un periodo anteriore rispetto a quello in cui erano in carica i dirigenti.

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http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_settembre_23/amianto-dirigenti-pirellli-indagati-omicidio-mesotelioma-operai-morti-1901618721527.shtml

Calcioscommesse: la Procura di Napoli indaga su 150 partite, anche in Serie A

Otto fermi. Gli affari di due manager Intralot con i clan

Rosario Cantelmo in una foto d'archivio (Ansa)
Rosario Cantelmo in una foto d'archivio (Ansa)
MILANO - Le mani della camorra sul calcioscommesse. Otto fermi sono stati disposti dalla Procura di Napoli che ha svelato un sistema per truccare quotazioni e intascare vincite non dovute. Il tutto avvalendosi di siti di scommesse proibiti in Italia e di due manager di una società di bookmaking. Dietro l'operazione da milioni di euro, uomini vicini al clan D'Alessandro di Castellammare di Stabia.

SCOMMESSE E RICICLAGGIO - Due agenzie di scommesse della catena Intralot sono state poste sotto sequestro. Erano il fulcro di una mega manipolazione di quote, puntate e vincite. E sarebbero servite a riciclare il denaro sporco del clan, che poteva contare su uomini di fiducia all'interno del management della società, oltre che nelle due agenzie. Tra le partite su cui si sarebbero concentrate le puntate illegali Grasshoppers-Chernomorets del 19 luglio 2008, Napoli-Panionios, Deportivo-Bnei Sakhnin e Aston Villa-Ob Odens del 26 luglio successivo. Ma anche sfide di tennis come Kolschreiber-Yani del 28 luglio o Tipsarevic-Moya del 29 luglio. La Intralot si è comunque dichiarata estranea alle accuse, specificando di aver collaborato fin dall'inizio con le indagini: «Ci riteniamo - si legge in un comunicato - parte lesa».

IL SISTEMA - Ad essere truccate non erano le partite, ma le giocate. Il gruppo di scommettitori, e dietro questi il boss Vincenzo D'Alessandro, potevano avvalersi di una leva formidabile inserita all'interno della stessa società di scommesse. Si tratta di Maurizio Lopez, 46 anni, ex professore di educazione fisica, diventato manager dell'ufficio gestione quote e rischio della Intralot Italia, e del suo «socio» Antonio De Simone, 43 anni, dirigente del settore commerciale, entrambi sottoposti a fermo. «Hai capito perché sto pressando per avere l'help desk amministrativo sotto a me? - chiedeva proprio a De Simone Lopez, in una conversazione intercettata dai carabinieri - (...) in questo modo gestisco io chi deve avere il fido e chi no, per i punti nostri, cumpariè».

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http://www.corriere.it/cronache/11_settembre_23/calcioscommesse-partite-truccate-napoli_8aaada7c-e5c9-11e0-b1d5-ab047269335c.shtml