martedì 27 dicembre 2011

Donne uccise, nel 2011 aumenta il “femicidio”


Donne uccise, nel 2011 aumenta il “femicidio”
ROMA – I primi dati relativi agli accadimenti del 2011 parlano di 92 donne uccise solo da uomini italiani. Melania Rea, Yara Gambirasio sono solo alcuni dei nomi delle storie di cronaca nera che hanno destato più interesse nella stampa nazionale. Ma molti altri sono i casi che passano sotto silenzio e che raccontano delle quotidiane violenze che vengono subite dalle donne in Italia.  

Alcuni omicidi sono raccontati solo dalla stampa locale, altri sono difficilmente rintracciabili, altri ancora sono menzionati, ma non viene riportato il nome della donna uccisa, talvolta etichettata soltanto come “prostituta”, “clandestina”, “straniera”.
Un elenco di nomi, con tutto il loro carico di vita e di bellezza che spariscono senza un perchè. 
Per ogni donna uccisa ce ne sono tante che subiscono ogni giorno violenze e vessazioni, che vivono in una continua estenuante tortura.
“Sebbene in 125 paesi esistano leggi che penalizzano la violenza domestica, e l'uguaglianza tra uomini e donne sia garantita in 139, sei donne su dieci, in tutto il mondo, hanno subito violenza fisica e sessuale nel corso della loro vita, quasi sempre a opera di mariti e familiari”. Questo sottolineava il direttore di UN Women, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebra in tutto il mondo a Novembre.
"La violenza contro le donne ha la portata di una pandemia. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite indica nella violenza sessuale una tattica deliberata di guerra, eppure le donne continuano ancora a essere vittime di abusi. E questo non per mancanza di consapevolezza, ma perché manca la volontà politica di venire incontro ai bisogni delle donne e di tutelare i loro diritti fondamentali".
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Spuntano come funghi i radar anti-migranti


Spuntano come funghi i radar anti-migranti
MESSINA - Le fiamme gialle prima azzerano, poi raddoppiano e adesso triplicano i radar di produzione israeliana da installare in Italia per impedire gli sbarchi dei migranti.
Preoccupate di vedere ancora una volta non riconosciute le proprie ragioni dal Tar Sardegna, hanno dato mandato all’Avvocatura dello stato di depositare un atto alla cancelleria del Tribunale di Cagliari con cui si ufficializza la rinuncia alla realizzazione dei radar a Tresnuraghes e a Capo Sperone (Sant’Antioco) e, di conseguenza, il ritiro dal procedimento scaturito dal ricorso degli ambientalisti e dell’amministrazione locale. Nell’ottobre scorso, i giudici avevano ordinato la sospensione dei lavori di realizzazione degli impianti di sorveglianza previsti dalla Gdf nella costa occidentale dell’isola, a salvaguardia dei diritti fondamentali alla salute e alla salubrità dell’ambiente.
“Per motivi sopravvenuti, anche connessi alle manifestazioni di protesta delle popolazioni e all’intervenuta perdita nelle more del giudizio dei previsti finanziamenti, le amministrazioni sono addivenute alla decisione, pur nella motivata fiducia che i ricorsi avrebbero dovuto essere dichiarati irricevibili, di non coltivare ulteriormente il disegno di installare l’apparato nel sito per cui è causa”, si legge nella memoria depositata dall’Avvocatura. Scontato il ritiro delle fiamme gialle anche dal contenzioso relativo al radar anti-migranti di Capo Pecora (Fluminimaggiore), su cui il TAR si dovrebbe pronunciare in udienza pubblica il prossimo 25 gennaio. I No Radar sardi ritengono che nei prossimi giorni sarà pure formalizzato dai militari il dietro front dal quarto sito prescelto, l’Argentiera, nel comune di Sassari.
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Percolato nel mare della Campania Indagato anche Guido Bertolaso


Le accuse spaziano dall'associazione per delinquere alla truffa. Destinatari, tra gli altri, l'ex governatore Pd della Regione Antonio Bassolino, il prefetto Catenacci e l'ex vice del capo della Protezione civile, Marta di Gennaro.
C’è anche Guido Bertolaso tra i 41 destinatari dell’avviso di conclusa indagine firmato dai pm di Napoli Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo per lo scandalo del percolato versato nel mare della Campania. Il nome dell’ormai ex “uomo della provvidenza” sbuca a sorpresa in extremis tra le carte dell’inchiesta. A gennaio non risultava tra gli indagati, quando scattarono gli arresti per la sua ex vice Marta Di Gennaro e per il suo predecessore al commissariato per l’emergenza rifiuti, il prefetto Corrado Catenacci. Lo risulta adesso, insieme ad altri indagati ‘nuovi’, tra cui il prefetto ed ex commissario Alessandro Pansa, l’ex amministratore delegato di Fibe-ImpregiloMassimo Malvagna, un altro dirigente di Impregilo, Armando Cattaneo, l’ex sub commissarioCarlo Alfiero. Nomi che vanno ad aggiungersi a quelli di Catenacci, Di Gennaro e dell’ex governatore della Campania Antonio Bassolino.

La chiamavano ‘emergenza-percolato’, quel liquido nauseabondo e velenosissimo prodotto dalla fermentazione dei rifiuti in discarica o dal residuo di scarto della lavorazione nei Cdr. Nella Campania delle continue crisi-spazzatura, commissariata per 16 anni, era sempre più complicato smaltirlo. Poi l’inchiesta della Procura di Napoli ha scoperto che per anni tonnellate di percolato avrebbero inquinato il mare del napoletano e del litorale dei Campi Flegrei.

Nelle scorse ore la notifica dei 41 avvisi di conclusa indagine per reati che spaziano dall’associazione per delinquere alla truffa alle violazioni ambientali. Tra i destinatari ci sono amministratori ed ex amministratori pubblici, ex funzionari e dirigenti della Regione, del ministero dell’Ambiente, delle società concessionarie della depurazione. L’elenco degli indagati è lievitato di tre unità (ci sono anche due posizioni stralciate verso l’archiviazione) rispetto ai 38 accertati nel gennaio scorso, quando il Gip collegiale (Burno D’Urso, Francesco Chiaromonte, Luigi Giordano) emanò 14 ordinanze di custodia cautelare (8 in carcere, 6 ai domiciliari), accendendo un faro sulla gestione degli impianti di depurazione, utilizzati per smaltire percolato che però non erano tecnicamente in grado di trattare. Ai domiciliari finirono anche la Di Gennaro e Catenacci. Quest’ultimo il giorno dopo gli arresti si dimise dalla presidenza dalla Sapna, la società provinciale di Napoli dei rifiuti, incarico deliberato dall’amministrazione provinciale guidata dal Pdl Luigi Cesaro.
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Liberalizzazioni. Le corporazioni fissano la tariffa ma la scambiano per “prezzo di mercato”


Liberalizzazioni. Le corporazioni fissano la tariffa ma la scambiano per “prezzo di mercato”
Il costo dei servizi professionali e dei settori protetti è oramai insopportabile per il consumatore. L’Unione europea è pronta a sanzionarci per le mancate liberalizzazioni degli ordini professionali
Molte delle mistificazioni correnti distribuite a piene mani dalle corporazioni professionali che impediscono le liberalizzazioni in Italia ruotano attorno al concetto di “prezzo”. Sfruttando la mancanza di informazione economica degli italiani, lo scambiano con le “tariffe”, cercando di dimostrare che soltanto affidando a loro la determinazione del valore della prestazione ai clienti si può assicurare un servizio di qualità.
Innanzitutto il “prezzo” è diverso dalla “tariffa”. Il primo si forma in seguito all’incontro fra la curva di domanda e la curva dell’offerta in un libero mercato. In quel punto, il prezzo assicura la vendita di tutte le merci o i servizi offerti; qualsiasi altri punto è definito dagli economisti come inefficiente, in quanto non tutta l’offerta sarà effettivamente scambiata dagli individui.
La “tariffa” è un valore economico non stabilito dal mercato ma dallo Stato o da una corporazione privata che produce in regime di monopolio. Quando a stabilirlo è lo Stato, esso segue motivazioni di tipo sociale, offrendo ad esempio energia elettrica al costo di produzione (o anche a meno) alle famiglie disagiate. Quando a stabilirle è una corporazione, cioè un ordine professionale, non c’è alcuna motivazione sociale ma soltanto l’appropriazione del massimo profitto possibile.
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“Riconquistare la sovranità”. Dal 15M a Occupy, “il 2012 sarà l’anno del 99%”


Dalla primavera araba alle piazze di tutta Europa, fino a Zuccotti il 2011 è stato l'anno delle proteste. Contro la mancanza di democrazia. O anche semplicemente contro la sua distorsione, contro la sua trasformazione in dipendenza dalle economie di mercato. Ma il cammino dei movimenti - 15-M, Indignati, Draghi ribelli, Occupy wall street - è solo all'inizio. Per il 2012 il "99%" promette di tornare per le strade. Primo appuntamento in Italia l'11 febbraio, nella piazza della Fiom.
Il 2011 è stato l’anno della protesta e della rabbia, della primavera araba, del riconoscimento mondiale (e delle copertine di Time). L’anno degli Indignati. Un movimento deflagrato nelle piazze di tutto il mondo contro la dittatura della finanza e la crisi che ha colpito l’Occidente. Hanno sfilato per le strade dallaSpagna all’Australia, e con Occupy Wall Streetsi battono perché la dignità dell’uomo non sia calpestata dal profitto. Ma questo è stato solo l’inizio perché sono pronti a ripartire nel 2012: negli Stati Uniti interverranno nei comizi per la corsa alle presidenziali, occuperanno edifici a scopo abitativo in Spagna e in Inghilterra terranno a gennaio la seconda conferenza nazionale a Sheffield. Mentre gli omologhi italiani sono impegnati in particolare sul fronte della riforma del lavoro e tanti di loro si daranno appuntamento alla manifestazione della Fiom l’11 febbraio.

Nati col nome di 15-M, ovvero 15 maggio 2011, a una settimana dalle elezioni amministrative in Spagna, hanno mostrato il loro volto pacifico e determinato dalla Puerta del Sol di Madrid alla Plaza Catalunya a Barcellona al grido di “Yes we camp”, grazie al supporto di oltre 200 associazioni e ai messaggi su twitter e Facebook. Studenti, giovani e precari accampati in 58 città spagnole per combattere contro la dittatura economica, a cui si sono uniti anche adulti e pensionati e le istanze del movimento 
Democracia Real Ya! che denunciava un sistema elettorale ingiusto, incapace di dare piena rappresentanza ai cittadini.

Ispirati dalle rivolte in Maghreb all’inizio del 2011 e in opposizione al sistema politico e al modello dello sfruttamento capitalista, il 17 settembre gli indignati “sbarcano” oltreoceano sotto il nome diOccupy Wall Street, supportati anche da Anonymous, il collettivo hacker a favore di Wikileaks e della libera informazione.

L’idea era nata due mesi prima in Canada dalla Adbusters Foundation, associazione per il consumo responsabile, che voleva organizzare una protesta nel cuore pulsante del capitalismo occidentale ispirandosi a Piazza Tahrir e agli Indignati spagnoli. La prima tappa è l’occupazione diZuccotti Park: gli aggiornamenti vanno su Twitter con l’hashtag #OWS, tra la gente la maschera di V di Vendetta, usata come simbolo.

“Siamo il 99%”, scrivono sui manifesti, e il loro slogan politico si diffonde rapidamente in altri movimenti dall’Australia fino al Regno Unito e l’Italia. Il rimanente 1%, infatti, è quello che detiene la ricchezza a scapito della quasi totalità della popolazione che paga le conseguenze dell’avidità e delle disuguaglianze sociali.

In Italia, a rappresentare la protesta contro la finanza, ci sono i Draghi Ribelli, dal nome di Mario Draghi. Paradossalmente, lo stesso presidente della Bce alla vigilia della manifestazione del 15 ottobre giustifica le loro motivazioni. E a sostenere la loro causa ci prova anche l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, che condanna gli scontri di Roma ma 
riconosce che “oggi la distribuzione del reddito è iniqua”.
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"Libiamo ne' lieti calici"

Gran Bretagna: stop ai costi aggiuntivi per carte di credito. Che farà ora Ryanair?


Entro la prima metà del 2014 tutti gli stati membri dell’Unione Europea dovranno adattarsi alle regole imposte dalla nuova Consumer Rights Directive, in difesa dei diritti dei consumatori.
Uno dei punti chiave riguarda le commissioni richieste per il pagamento con le carte di credito: “I commercianti non potranno più addebitare ai consumatori costi supplementari per i pagamenti con carta di credito (o altri mezzi di pagamento), se non i costi effettivamente sostenuti per offrire tale opzione di pagamento”.
La Gran Bretagna ha deciso di anticipare al 2012 l’applicazione della direttiva.
L’annuncio è ovviamente piaciuto alle associazioni dei consumatori britanniche. Molto meno a Ryanair, che si fa pagare più di 7 euro di commissione su ogni biglietto/viaggiatore acquistato con il bancomat o la carta di credito. Cioè, se si viaggia in due, la tassa è di quattordici euro, che diventano 28 se i viaggiatori sono quattro, eccetera.
Entro il 2012, dunque, in Gran Bretagna i commercianti potranno addebitare soltanto una piccola somma per diritti amministrativi, per i pagamenti con carte di credito, e dovranno dichiararlo chiaramente all’atto dell’acquisto.
Il governo Cameron è stato chiaro, con un comunicato pubblicato sul sito del Ministero del Tesoro. La misura sarà adottata in tutti i settori, non soltanto per i trasporti.
Un bel colpo sferrato contro la Dogana delle Pecore, che ancora resiste in gran parte dell’Unione Europea.
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Sanzioni, l'Iran minaccia: "Chiudiamo stretto Hormuz"


ll vicepresidente annuncia ritorsioni se verranno approvate sanzioni internazionali sull'export di greggio di Teheran in risposta al rifiuto di porre termine al programma nucleare. "Bloccheremo il traffico mondiale"

TEHERAN - L'Iran ha oggi minacciato di chiudere al traffico mondiale di petroliere lo stretto di Hormuz, se verranno decise sanzioni contro le sue esportazioni petrolifere. Lo ha detto il primo vice presidente iraniano Mohammad Reza Rahimi, citato dall'agenzia ufficiale Irna.

Secondo i dati 2009 dellA US Energy Information Administration, circa un terzo di tutto il petrolio estratto in mare passa dallo stretto di Hormuz. Le navi da guerra americane pattugliano l'area per assicurare un passaggio sicuro delle petroliere. Le tensioni con l'Iran sono aumentate sensibilmente dopo l'ultimo rapporto dell'Agenzia per l'energia atomica (Aiea) che l'8 novembre ha confermato i piani iraniani per la costruzione della bomba atomica negli impianti che secondo il governo iraniano sono destinati esclusivamente alla produzione di energia nucleare per uso civile.
    
Il governo iraniano già in passato aveva minacciato di voler colpire gli interessi israeliani e americani nel Golfo in caso di sanzioni e la chiusura dello stretto è sempre stata considerata dagli analisti una delle forme di rappresaglia più probabili. 
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Rendite immobiliari, così si calcolerà l’Imu


Il governo prova a mettere ordine nella giungla del catasto italiano
Via i vani, arrivano i metri quadrati. Il cantiere ‘casa’ non e’ ancora chiuso e il governo punta ora alla riforma Catasto. Questa volta, pero’, non per fare cassa. L’obiettivo sara’ quello di aggiornare i dati dell’immenso archivio edilizio italiano, adeguandoli alla realta’ e ai valori di mercato, ora 3,73 volte piu’ alti. Ma la riforma, che servira’ anche a riequilibrare gli estimi delle grandi citta’ sperequati tra centro e periferia – sara’ a costo zero: l’adeguamento della base imponibile – spiegano fonti di governo – non potra’ che essere accompagnata da una riduzione delle aliquote.
LA GIUNGLA DEL CATASTO – Il governo prova cosi’ a mettere ordine nella giungla del catasto italiano. L’ultimo tentativo era stato fatto nel 2006, quando l’allora governo Prodi presento’ un collegato alla Finanziaria per mettere mano in modo organico al catasto, di fatto ancora strutturato con il sistema di categorie e classi introdotto alla sua nascita, con rendite rivalutate l’ultima volta nel 1990, con riferimento al biennio precedente. Ma, la fine anticipata della legislatura, fece cadere il progetto. Il nuovo provvedimento potrebbe adesso arrivare velocemente, proprio per evitare la tagliola di fine legislatura. I contenuti sono gia’ tracciati in un documento elaborato dal ministero dell’Economia, che fissa cinque criteri che saranno utilizzati, ma anche i tempi per l’articolato legislativo non sarebbero lunghi.
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Catasto, a breve la riforma. Si calcoleranno i metri quadrati e non più i vani.L’OBIETTIVO è AGGIORNARE I DATI DELL’ ARCHIVIO EDILIZIO


Catasto, a breve la riforma
Roma –  Tra i piani del Governo c’è ora la riforma Catasto: l’obiettivo è quello di aggiornare i dati dell’ archivio edilizio italiano, adeguandoli alla realtà e ai valori di mercato ora 3,73 volte più alti. Il provvedimento, che servirà anche a riequilibrare gli estimi delle grandi città, sarà a costo zero e prevede il calcolo non più dei vani ma bensì dei metri quadrati.
L'ultimo tentativo era stato fatto nel 2006, quando il Governo Prodi presentò un collegato alla Finanziaria per mettere mano in modo organico al catasto, che si presenta oggi ancora strutturato come alla sua nascita con rendite rivalutate l'ultima volta nel 1990 con riferimento al biennio precedente. E se all’epoca il progetto non andò in porto a causa della fine anticipata della legislatura questa volta, proprio per non ripetere quanto già accaduto, i tempi potrebbero essere velocizzati.
I contenuti sono già tracciati in un documento elaborato dal ministero dell'Economia, che fissa cinque criteri che saranno utilizzati. ''E' noto – si legge nel nel documento - che le attuali rendite catastali, su cui si basa in larga parte la tassazione immobiliare, non sono più congrue rispetto ai valori di mercato''.
L'ultimo rapporto dell'Agenzia del Territorio indica in particolare che per le abitazioni il valore corrente di mercato è pari, in media a 3,73 volte la base imponibile ai fini Ici. Se si guarda all'Irpef, invece, lo stesso rapporto oscilla tra il 3,59 della abitazioni principali e il 3,85% delle seconde case. I canoni di locazione, poi, sono superiori di 6,46 volte a quelli delle rendite catastali. Il nuovo catasto - ed è il primo criterio fissato dal ministero dell'Economia - dovrà contemplare assieme alla rendita, ovvero al reddito medio ordinariamente ritraibile al netto delle spese di manutenzione e gestione del bene, il valore patrimoniale del bene al fine di assicurare una base imponibile adeguata da utilizzare per le diverse tipologie di tassazione''.
Ci sarà quindi una rideterminazione della classificazione dei beni immobiliari. Oggi, ad esempio, per le sole abitazioni sono previste 11 classi: dalla casa signorile ai castelli (A9), passando per abitazioni di tipo economico (A3), popolare (A4)e ultrapopolare (A5) che spesso, con i cambiamenti avvenuti nel corso degli anni, non rispettano più la realtà. Il documento del ministero fa un esempio: ''Tipicamente – è scritto - abitazione classate come popolari (A4) lo sono rimaste nel tempo, anche se oggi, pur essendo ubicate in zone centrali, il loro valore è di fatto più elevato di edifici di civile abitazione (A2) ubicati in zone semicentrali o, addirittura, periferiche". La riforma, prevederà poi il superamento del sistema vigente per categorie e classi in relazione agli immobili ordinari. Sarà, inoltre, introdotto un sistema di funzioni statistiche che correleranno il valore del bene o il reddito alla localizzazione e alle caratteristiche edilizie. Per gli immobili speciali è prevista una riqualificazione dei metodi di stima diretta. Infine, è previsto il superamento, per le abitazioni e gli uffici, del vano come unità di misura della consistenza ai fini fiscali: sarà sostituito con il criterio di superficie che verrà espresso in metri quadrati.

Siria, in migliaia in manifestazione ad Homs


Almeno 70mila attivisti in piazza in concomitanza della visita degli emissari della Lega Araba

MILANO- Le grida e gli slogan sono sempre gli stessi: contro il regime e la sanguinosa repressione. Almeno 70 mila persone sono scese in piazza ad Homs, una delle città protagonista della rivolta in Siria, in concomitanza con l'arrivo degli osservatori arabi. La Lega ha infatti inviato un gruppo per capire la situazione nel Paese governato da Bashir Al-Assad. Intanto i media del Paese riferiscono di un attacco terroristico a un gasdotto nei pressi di Homs.
LA VISITA - La delegazione si è divisa in due gruppi per visitare il quartiere di Bab Amro, teatro di violenti scontri, e l'ospedale nazionale della città. La visita arriva il giorno dopo la morte di 34 persone. L'esercito aveva infatti circondato Homs, dando vita a violenti scontri. Secondo gli attivisti, nelle ultime 24 ore, sono state uccise almeno 53 persone.
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Arriva la riforma del catasto, il governo promette: non sarà una nuova stangata


Addio vani, al loro posto i metri quadri. Gli estimi verranno riequilibrati ai valori di mercato.

MILANO - La promessa è che non sarà una nuova stangata. Resta da vedere se sarà mantenuta. Il cantiere «casa» non è infatti ancora chiuso: è in arrivo la riforma del catasto, ma - dopo i recenti interventi che hanno portato al varo dell'Imu, l'imposta municipale sugli immobili - promette il governo, non servirà a far cassa. L'obiettivo sarà quello di aggiornare le rendite adeguandole al mercato e - come preannuncia un documento del Tesoro - servirà anche a riequilibrare gli estimi delle grandi città sperequati tra centro e periferia.
COSTO ZERO - La riforma - spiega una fonte di governo - sarà a costo zero: all'adeguamento dei valori base dovrà corrispondere una riduzione delle aliquote. La novità principale sarà costituita dalla sparizione dei vani sostituiti dai più moderni metri quadri e del peso maggiore attribuito alla posizione dell'immobile rispetto alla sua età.
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Incredibile!! Voyager smaschera Mario Monti !!!

Italia 2011 come l'Argentina del 2001. Il programma criminale, massonico e perverso delle banche

P4, oggi prima udienza da uomo libero per Alfonso Papa

P4, oggi prima udienza da uomo libero per Alfonso Papa
Roma, 27 dic. (LaPresse) - Alfonso Papa, il deputato del Pdl coinvolto nell'inchiesta P4 e accusato di concussione e rivelazione d'ufficio, dopo la revoca del domiciliari il 23 dicembre scorso, varcherà oggi le porte del tribunale di Napoli da uomo libero. Dopo l'udienza di oggi, dedicata alle questioni procedurali, come l'ammissibilità delle prove e l'elenco dei testimoni da convocare per le prossime udienze, il processo a carico di Alfonso Papa entrerà finalemente nel vivo: i giudici del collegio C entreranno infatti nel cuore delle vicende che hanno portato in carcere, tra le polemiche, un parlamentare della Repubblica italiana. Il deputato del Pdl si era costituito nel carcere di Poggioreale il 20 luglio, poche ore dopo che l'aula di Montecitorio aveva accolto la richiesta di autorizzare l'esecuzione della misura cautelare preventiva dei pm Francesco Curcio e Henry John Woodcock.

La sfida di Anonymous alla violenza della polizia


La rete di hacker annuncia un piano contro le “brutalità”. Partirà dal gennaio 2012
Il gruppo di hacker più famoso al mondo annuncia un 2012 di ferro e fuoco. In un video pubblicato sul web, infatti, Anonymous fa sapere che nel prossimo continueranno e si intensificheranno le azioni mirate a colpire aziende e istituzioni. Il piano della rete di pirati informatici prende il nome diAnonymous Global Anti Police Brutality Program 2012. L’obiettivo è chiaro: condannare e contrastare violenze a abusi delle forze di polizia.
GLI KACKER CONTRO LA POLIZIA - “Sempre più persone nel mondo stanno diventando oggetto della brutalità della polizia – dice un comunicato di Fawkes Security, un profilo legato agli hacker di Anonymous – e marionette di un sistema corrotto di giustizia penale”. “Le forze di polizia di tutto il mondo – fanno sapere gli attivisti – stanno abusando dei loro poteri causando gravi danni o morte a persone innocenti”. “Le persone hanno il diritto di non temere la legge e non diventare vittime delle persone che dicono di agire per essa”, si legge ancora nella nota. “Per questo motivo Anonymous ha deciso di avviare una campagna contro la brutalità della polizia a partire dal primo gennaio 2012. I Membri di Anonymous, gli attivisti e gli hacker affiliati procederanno nella lotta contro queste azioni di corrotti e violenti con ogni mezzo possibile, dalla pubblicazione di informazioni sui casi di brutalità della polizia su forum e social network”. Gli hacker dicono di essere pronti a postare video, immagini e testimonianze di testimoni per assicurare i poliziotti corrotti alla giustizia.
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