mercoledì 8 gennaio 2014

Vaticano e lobby gay, le confessioni che scuotono la Chiesa

Telefonate notturne. Inviti a cena. Approcci. Un'ex guardia svizzera racconta le avance dei presuli. Ai tempi di Wojtyla.




di Barbara Ciolli
Le guardie svizzere del Vaticano.
Regali costosi recapitati con discrezione, biglietti da visita ammiccanti, inviti a cena. E, al secondo, la frase audace buttata lì dal prelato: «Il dessert sei tu».
Le guardie svizzere sull'attenti alle porte del soglio di Pietro sono tra le attrattive più fotografate dai turisti della città eterna. Con malizia, qualcuno ha scritto che anche il timido Benedetto XVI, noto esteta, ne subisse platonicamente il fascino.
IL CASO ESTERMANN. Per non parlare delle mille voci che, negli anni, si sono rincorse sui sexy scandali con le guardie svizzere della Santa Sede: gossip di inconfessabili amori gay che si sono tinti di giallo, con il caso del misterioso omicidio-suicidio, nel 1998, del comandante del Corpo Alois Estermann e della moglie Gladis Romero. Uccisi nel loro appartamento curiale, appurò l'indagine del Vaticano, dalla giovane guardia 23enne Cedric Tornay, colta da raptus prima di togliersi la vita.
Sulla ricostruzione - sommaria per i famigliari svizzeri del ragazzo - fonti anonime più o meno interessate hanno, di tanto in tanto, allungato le ombre dei servizi segreti e di una relazione omosessuale tra l'ufficiale e il suo subalterno: piste di intrighi e tresche, anch'esse mai chiarite.
ETERNA LOBBY GAY. Brutta storia, comunque. Dal novembre 2011 sul tavolo di Benedetto XVI (ceduto a Francesco) pende la richiesta dei legali della madre di Tornay, di accedere ai documenti del caso. Intanto dalla Svizzera, all'indomani dello scandalo sulla lobby gay in Vaticano - esploso con le dimissioni del papa salvo raffreddarsi dopo il conclave - un'ex guardia del corpo ha deciso improvvisamente di svelare al mondo la sua storia di soldato bello e desiderato dai prelati.
Avance su avance, ha raccontato allo Schweiz am Sonntag l'anonimo G., ricevute ai tempi del pontificato di Giovanni Paolo II da una ventina di religiosi. E tenute gelosamente segrete fino all'arrivo di papa Francesco.

Vescovi, cardinali, sacerdoti: bufera sull'entourage di Giovanni Paolo II

Vergogna, riservatezza e minacce, più o meno velate, lo avrebbero trattenuto dall'esporsi.
Neppure con i suoi camerati l'uomo si sarebbe abbandonato a confidenze.
«Non sapevo cosa facessero i miei compagni. Tra noi non ne abbiamo mai parlato», ha tagliato corto l'ex guardia svizzera, precisando di aver segnalato le avance più imbarazzanti a un suo superiore, ma di essere stato liquidato come un ragazzino che aveva esagerato. O comunque frainteso.
UN CHIODO FISSO. Eppure, a suo dire, gli approcci di chi ha giurato castità al Signore non sarebbero mancati, anzi.
Vescovi, cardinali, sacerdoti e religiosi. Ognuno con tattiche proprie, più o meno soft, ma con un obiettivo costante: fare sesso con i giovani e prestanti difensori elvetici, in cambio (talvolta) di promesse e avanzamenti di carriera.
Una notte, smontata la guardia, il telefono del ragazzo avrebbe iniziato a suonare: una «persona», riporta il quotidiano svizzero, «per gli insider in diretto contatto con la lobby gay e alloggiata nel palazzo apostolico, vicino al Santo Padre», si era invaghita di lui e lo invitava nella sua stanza.
All'epoca anche un collaboratore della segreteria di Stato avrebbe tentato di approcciare G., con modi talmente espliciti da essere poi trasferito ad altre mansioni.
AVANCE SCONVENIENTI. Dalla Santa Sede, il corpo svizzero ha smentito qualsiasi legame con la presunta lobby gay: «Per le guardie del papa, i pettegolezzi sulla rete omosessuale non sono un problema. I giovani svizzeri, che per due anni sono impegnati nel servizio a Roma, hanno ben altri interessi al centro delle loro vite, in caserma e nel tempo libero».
Al servizio del Vaticano dal 1506, quando varcarono le Mura leonine per servire Giulio II, le guardie svizzere nacquero nel XV secolo come corpo d'élite mercenario presso le corti d'Europa. Tuttora, entrare nella scorta di 110 uomini che - tra ufficiali, sottoufficiali e alabardieri - protegge i papi è tra i traguardi più ambiti dei giovani elvetici.
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La giovane guardia svizzera Cedric Tornay, morta suicida a 23 anni nel 1998.
La giovane guardia svizzera Cedric Tornay, morta suicida a 23 anni nel 1998.

Scuola, aumento bloccato agli insegnanti: il Tesoro toglie 150 euro al mese ai prof


Come una miccia accesa in una polveriera, la decisione del ministero dell’Economia di chiedere che vengano restituiti gli scatti di anzianità maturati nel 2012 dagli insegnanti della scuola pubblica, ha scatenato preoccupazione e ira dei docenti, con un braccio di ferro all'interno del governo. Centinaia e centinaia di telefonate hanno assediato i sindacati, una petizione on line ha raccolto già migliaia di firme, mentre i social network hanno riversato in tempo reale tutto il malessere dei lavoratori della scuola - insegnanti, ma anche personale Ata (gli amministrativi, i tecnici e gli ausiliari) - nel palcoscenico pubblico che è il web. Il Ministero dell'Economia pretende che si prelevi - gradualmente, con una rata media di 150 euro al mese - l’aumento degli scatti già dalla busta paga di gennaio, fino al totale recupero di quanto lo Stato ha pagato nel 2013 per gli scatti dell'anno prima. E la platea interessata, decisamente vasta, è quella di oltre 100 mila lavoratori che nel 2012 avevano fatto quel passo in più nello stipendio.

Sono intervenuti i sindacati, che minacciano anche lo sciopero; è intervenuto il Pd, che pure è il partito della coalizione di governo, parlando di assurdità. «Non stiamo su ”Scherzi a parte“. Non puoi dare dei soldi e poi chiederli indietro», chiosa secco il segretario Matteo Renzi. È intervenuta anche la titolare dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, con una lettera al suo collega Fabrizio Saccomanni, il ministro dell’Economia, chiedendo l’immediata sospensione della procedura di recupero. Perché non c’è solo la minaccia della detrazione che va a colpire una categoria, i lavoratori della scuola, sempre protagonista quando si tratta di sacrifici.

LE PROTESTE
Ma c’è anche un elemento pratico che pesa: proprio nei prossimi giorni si procederà al conteggio per le buste paga di gennaio, e quindi si dovrà intervenire materialmente. Per il Tesoro, che ieri è intervenuto rendendo nota la posizione ufficiale, si tratta di un atto dovuto: tocca perciò al ministero dell’Istruzione trovare i risparmi necessari per derogare al blocco degli scatti.

Ora c’è l’esplosione delle proteste. La miccia è stata accesa il 27 dicembre, la data della nota del ministero dell’Economia che chiedeva i soldi indietro in applicazione di un decreto (il Dpr 122/2013) entrato in vigore ai primi di novembre che ferma il rinnovo del contratto di lavoro e gli scatti di stipendio. «Un pasticcio che si può e si deve evitare. Una decisione inaccettabile che va bloccata, una vera e propria provocazione che se attuata non potrà rimanere senza risposta», ha reagito da subito il segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima. «Situazione gravissima, mai accaduta prima», sbotta Massimo Di Menna, Uil scuola, aggiungendo che il governo tratta «il personale della scuola anziché come lavoratori titolari di diritti, come sudditi». Non è morbida neanche la reazione di Davide Faraone, responsabile Scuola e welfare del Pd: «Si tratta di importi provenienti dal taglio dei fondi di funzionamento delle scuole che erano stati promessi ai docenti come pagamento dei dovuti scatti di stipendio. Il danno, cioè il taglio di quei fondi sacrosanti, si somma adesso alla beffa». Per Mimmo Pantaleo, leader della Flc-Cgil è l'ennesimo «pesante intervento sui diritti acquisiti dei lavoratori della scuola». E la Gilda: «Siamo stanchi di aspettare: vengano restituiti ai docenti gli scatti stipendiali 2012 o sarà sciopero generale».

IL PASTICCIO
Gli scatti di anzianità sono stati bloccati per la prima volta, per il personale della scuola, nel 2010 per tre anni, dagli allora ministri Tremonti-Gelmini. Poi la trattativa con i sindacati ha recuperato gli importi per il 2010 e per il 2011. Ora è in corso all’Aran la trattativa per il recupero del 2012. Se dovesse arrivare l’intesa, come prevedibile, le somme che stanno per essere recuperate dovranno essere presto restituite.
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/SCUOLAEUNIVERSITA/scuola_taglio_stipendio_insegnanti_restituzione_aumento/notizie/431883.shtml

Anziani: attenzione a sostituire i farmaci originali o brand con farmaci generici

anziani farmaci originali brand generici
Anche se in teoria farmaci brand e farmaci generici dovrebbero essere interscambiabili, in realtà esistono alcune differenze tra prodotti “di marca” ed equivalenti che bisogna valutare con attenzione, soprattutto quando i pazienti che li utilizzano sono anziani. E’ vero che i due tipi di medicinali contengono lo stesso principio attivo, ma occorre tenere conto dei cambiamenti che avvengono nel nostro organismo con l’età. Con il passare del tempo, cambiano le nostre funzioni, non soltanto a livello respiratorio e cardiovascolare, ma soprattutto dal punto di vista renale ed epatico. Di conseguenza, con l’età, cambia anche la capacità di assimilare e “smaltire” le sostanze contenute nei farmaci.
La funzione renale e quella epatica
Negli anziani aumenta progressivamente la percentuale di insufficienza renale, tanto da arrivare ad essere il doppio rispetto a quella dei giovani. Un paziente anziano ha quindi meno possibilità di eliminare, attraverso i reni, le sostanze contenute nei farmaci che assume. Lo stesso fenomeno di deterioramento accade per il fegato, riducendo così le possibilità che un farmaco venga metabolizzato nel modo giusto, aumentando così il rischio che si manifestino effetti collaterali. Un esempio è quello dei sonniferi: se un paziente anziano assume una dose di sonniferi pari a quella consumata dai giovani, potrebbe arrivare anche al delirio.
I farmaci generici, per legge, possono differire fino al 20% per quanto riguarda il principio attivocontenuto nel medicinale rispetto al farmaco originale. Una differenza che potrebbe avere effetti anche molto pericolosi, in particolar modo in un paziente anziano. Come afferma il Prof. Stefano Fumagalli, S.O.D. di Cardiologia e Medicina Geriatrica: “In virtù del processo di invecchiamento e del più o meno 20% su cui si fonda il principio di bioequivalenza potremmo trovarci ad avere pericolosi accumuli di principio attivo oppure paradossalmente anche ad avere poca concentrazione di farmaco. Lo sviluppo di effetti collaterali nei pazienti incrementa con l’aumentare del numero delle prescrizioni, il paziente anziano ha sicuramente più patologie. Altri punti importanti sono l’aderenza e la persistenza al trattamento, dal momento che spesso i farmaci non vengono assunti nel modo giusto, nella posologia prevista e nei tempi idonei. Un non appropriato utilizzo dei farmaci può essere responsabile dello sviluppo di effetti collaterali anche gravi, e mortali, come spesso accade di constatare nel pronto soccorso.”
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Farmaci pericolosi in commercio: il caso dell’Arava

Diversi sono i farmaci in commercio la cui presunta tossicità spaventa molti malati e fa dubitare dell'efficacia dei trattamenti. Ma in alcuni casi gli effetti collaterali possono avere tragiche conseguenze in un numero troppo ampio di pazienti.
Le legislazioni dei vari paesi può essere notevolmente diversa in ambito farmaceutico e spesso le differenze vi sono sia a livello di singoli stati che fra comunità. In commercio ci sono diversi farmaci i cui effetti collaterali, a breve o lungo termine si rivelano troppo spesso essere piuttosto gravi. Chiaramente ogni farmaco può presentare tali effetti, persino una sempliceaspirina può avere su alcuni soggetti gravi conseguenze.
Ma la differenza fondamentale fra un farmaco e l'altro risiede nel numero di ammalati su cui questi effetti si verificano e il rapporto fra essi gli effetti positivi. Un caso cui rivolgere particolare attenzione riguarda un farmaco utilizzato prr la cura dell'artrite reumatoide e psoriasica:l'Arava. Negli Stati Uniti questo farmaco è vietato per via dei terribili effetti collaterali, fra cui la necrosi del fegato. Negli Stati Uniti anche un altro farmaco molto comune, l'Aulin, era stato vietato per via degli stessi effetti. L'Italia è stato uno degli ultimi paesi dell'Unione Europea a ritirarlo dal mercato. Mentre sul principio attivo dell'Aulin, il nimesulide, i più non erano d'accordo soprattutto perché erano necessarie grandi quantità per arrivare a essere dannoso, con Arava la situazione è diversa. Il farmaco ha ottenuto nel 2009 la conferma dell'autorizzazione alla vendita, nonostante resti vietato negli Usa.
Arava presenta come principio attivo il leflunomide, un immunosoppressore necessario a tenere basso il numero di globuli bianchi nei malati di artrite reumatoide attiva e psoriasica attiva, due malattie autoimmune attiva che portano la prima infiammazioni delle articolazioni e la seconda in aggiunta la comparsa di chiazze rosse di desquamazione sulla pelle. I malati di tali malattie già sono impegnati in una battaglia contro il governo che avrebbe tagliato i fondi al sistema sanitario nazionale per l'acquisto di farmaci biologici (la loro campagna si definisce "curati a metà). Ma ora devono affrontare anche il rischio tossicità delle cure. Trattandosi purtroppo di malattie cui non vi è una cura certa e univoca per tutti i pazienti, e trattandosi fi una malattia che può colpire indistintamente giovanissimi e anziani, le cure si diversificano notevolmente fra gli ammalati.
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I 7 segreti di una persona felice

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Norma pro Silvio: niente carcere agli over 70

Gli emendamenti di un deputato di Forza Italia alla riforma della custodia cautelare. Arresto più difficile anche col 416 bis. Tra i reati gravi compresi c'è anche la prostituzione minorile. Allarme nella maggioranza

Medici su Bersani: "Altri 5 giorni in rianimazione, è stabile"

Parma, 7 gen. - (Adnkronos) - "Sostanzialmente non abbiamo nessuna novità particolare. Le condizioni di Pier Luigi Bersani restano stabili. Il paziente è cosciente, collaborante e permane l'assenza di deficit neurologico". Questo il responso del quinto bollettino letto dai medici dell'ospedale Maggiore di Parma in cui è ricoverato Pier Luigi Bersani. L'ex-segretario del Pd resterà "almeno altri 5 giorni nel reparto di terapia intensiva in rianimazione". Un percorso di prassi teso al più tempestivo intervento nel caso in cui si manifestassero "complicazioni che -dicono i medici- al momento non si stanno evidenziando". Bersani "ha parlato anche oggi con i familiari", unici che hanno accesso al reparto di rianimazione. La prognosi, concludono i medici, resta riservata.
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http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/?id=3.2.1071328936