Telefonate notturne. Inviti a cena. Approcci. Un'ex guardia svizzera racconta le avance dei presuli. Ai tempi di Wojtyla.
di Barbara Ciolli
Regali costosi recapitati con discrezione, biglietti da visita ammiccanti, inviti a cena. E, al secondo, la frase audace buttata lì dal prelato: «Il dessert sei tu».
Le guardie svizzere sull'attenti alle porte del soglio di Pietro sono tra le attrattive più fotografate dai turisti della città eterna. Con malizia, qualcuno ha scritto che anche il timido Benedetto XVI, noto esteta, ne subisse platonicamente il fascino.
IL CASO ESTERMANN. Per non parlare delle mille voci che, negli anni, si sono rincorse sui sexy scandali con le guardie svizzere della Santa Sede: gossip di inconfessabili amori gay che si sono tinti di giallo, con il caso del misterioso omicidio-suicidio, nel 1998, del comandante del Corpo Alois Estermann e della moglie Gladis Romero. Uccisi nel loro appartamento curiale, appurò l'indagine del Vaticano, dalla giovane guardia 23enne Cedric Tornay, colta da raptus prima di togliersi la vita.
Sulla ricostruzione - sommaria per i famigliari svizzeri del ragazzo - fonti anonime più o meno interessate hanno, di tanto in tanto, allungato le ombre dei servizi segreti e di una relazione omosessuale tra l'ufficiale e il suo subalterno: piste di intrighi e tresche, anch'esse mai chiarite.
ETERNA LOBBY GAY. Brutta storia, comunque. Dal novembre 2011 sul tavolo di Benedetto XVI (ceduto a Francesco) pende la richiesta dei legali della madre di Tornay, di accedere ai documenti del caso. Intanto dalla Svizzera, all'indomani dello scandalo sulla lobby gay in Vaticano - esploso con le dimissioni del papa salvo raffreddarsi dopo il conclave - un'ex guardia del corpo ha deciso improvvisamente di svelare al mondo la sua storia di soldato bello e desiderato dai prelati.
Avance su avance, ha raccontato allo Schweiz am Sonntag l'anonimo G., ricevute ai tempi del pontificato di Giovanni Paolo II da una ventina di religiosi. E tenute gelosamente segrete fino all'arrivo di papa Francesco.
Le guardie svizzere sull'attenti alle porte del soglio di Pietro sono tra le attrattive più fotografate dai turisti della città eterna. Con malizia, qualcuno ha scritto che anche il timido Benedetto XVI, noto esteta, ne subisse platonicamente il fascino.
IL CASO ESTERMANN. Per non parlare delle mille voci che, negli anni, si sono rincorse sui sexy scandali con le guardie svizzere della Santa Sede: gossip di inconfessabili amori gay che si sono tinti di giallo, con il caso del misterioso omicidio-suicidio, nel 1998, del comandante del Corpo Alois Estermann e della moglie Gladis Romero. Uccisi nel loro appartamento curiale, appurò l'indagine del Vaticano, dalla giovane guardia 23enne Cedric Tornay, colta da raptus prima di togliersi la vita.
Sulla ricostruzione - sommaria per i famigliari svizzeri del ragazzo - fonti anonime più o meno interessate hanno, di tanto in tanto, allungato le ombre dei servizi segreti e di una relazione omosessuale tra l'ufficiale e il suo subalterno: piste di intrighi e tresche, anch'esse mai chiarite.
ETERNA LOBBY GAY. Brutta storia, comunque. Dal novembre 2011 sul tavolo di Benedetto XVI (ceduto a Francesco) pende la richiesta dei legali della madre di Tornay, di accedere ai documenti del caso. Intanto dalla Svizzera, all'indomani dello scandalo sulla lobby gay in Vaticano - esploso con le dimissioni del papa salvo raffreddarsi dopo il conclave - un'ex guardia del corpo ha deciso improvvisamente di svelare al mondo la sua storia di soldato bello e desiderato dai prelati.
Avance su avance, ha raccontato allo Schweiz am Sonntag l'anonimo G., ricevute ai tempi del pontificato di Giovanni Paolo II da una ventina di religiosi. E tenute gelosamente segrete fino all'arrivo di papa Francesco.
Vescovi, cardinali, sacerdoti: bufera sull'entourage di Giovanni Paolo II
Vergogna, riservatezza e minacce, più o meno velate, lo avrebbero trattenuto dall'esporsi.
Neppure con i suoi camerati l'uomo si sarebbe abbandonato a confidenze.
«Non sapevo cosa facessero i miei compagni. Tra noi non ne abbiamo mai parlato», ha tagliato corto l'ex guardia svizzera, precisando di aver segnalato le avance più imbarazzanti a un suo superiore, ma di essere stato liquidato come un ragazzino che aveva esagerato. O comunque frainteso.
UN CHIODO FISSO. Eppure, a suo dire, gli approcci di chi ha giurato castità al Signore non sarebbero mancati, anzi.
Vescovi, cardinali, sacerdoti e religiosi. Ognuno con tattiche proprie, più o meno soft, ma con un obiettivo costante: fare sesso con i giovani e prestanti difensori elvetici, in cambio (talvolta) di promesse e avanzamenti di carriera.
Una notte, smontata la guardia, il telefono del ragazzo avrebbe iniziato a suonare: una «persona», riporta il quotidiano svizzero, «per gli insider in diretto contatto con la lobby gay e alloggiata nel palazzo apostolico, vicino al Santo Padre», si era invaghita di lui e lo invitava nella sua stanza.
All'epoca anche un collaboratore della segreteria di Stato avrebbe tentato di approcciare G., con modi talmente espliciti da essere poi trasferito ad altre mansioni.
AVANCE SCONVENIENTI. Dalla Santa Sede, il corpo svizzero ha smentito qualsiasi legame con la presunta lobby gay: «Per le guardie del papa, i pettegolezzi sulla rete omosessuale non sono un problema. I giovani svizzeri, che per due anni sono impegnati nel servizio a Roma, hanno ben altri interessi al centro delle loro vite, in caserma e nel tempo libero».
Al servizio del Vaticano dal 1506, quando varcarono le Mura leonine per servire Giulio II, le guardie svizzere nacquero nel XV secolo come corpo d'élite mercenario presso le corti d'Europa. Tuttora, entrare nella scorta di 110 uomini che - tra ufficiali, sottoufficiali e alabardieri - protegge i papi è tra i traguardi più ambiti dei giovani elvetici.
Neppure con i suoi camerati l'uomo si sarebbe abbandonato a confidenze.
«Non sapevo cosa facessero i miei compagni. Tra noi non ne abbiamo mai parlato», ha tagliato corto l'ex guardia svizzera, precisando di aver segnalato le avance più imbarazzanti a un suo superiore, ma di essere stato liquidato come un ragazzino che aveva esagerato. O comunque frainteso.
UN CHIODO FISSO. Eppure, a suo dire, gli approcci di chi ha giurato castità al Signore non sarebbero mancati, anzi.
Vescovi, cardinali, sacerdoti e religiosi. Ognuno con tattiche proprie, più o meno soft, ma con un obiettivo costante: fare sesso con i giovani e prestanti difensori elvetici, in cambio (talvolta) di promesse e avanzamenti di carriera.
Una notte, smontata la guardia, il telefono del ragazzo avrebbe iniziato a suonare: una «persona», riporta il quotidiano svizzero, «per gli insider in diretto contatto con la lobby gay e alloggiata nel palazzo apostolico, vicino al Santo Padre», si era invaghita di lui e lo invitava nella sua stanza.
All'epoca anche un collaboratore della segreteria di Stato avrebbe tentato di approcciare G., con modi talmente espliciti da essere poi trasferito ad altre mansioni.
AVANCE SCONVENIENTI. Dalla Santa Sede, il corpo svizzero ha smentito qualsiasi legame con la presunta lobby gay: «Per le guardie del papa, i pettegolezzi sulla rete omosessuale non sono un problema. I giovani svizzeri, che per due anni sono impegnati nel servizio a Roma, hanno ben altri interessi al centro delle loro vite, in caserma e nel tempo libero».
Al servizio del Vaticano dal 1506, quando varcarono le Mura leonine per servire Giulio II, le guardie svizzere nacquero nel XV secolo come corpo d'élite mercenario presso le corti d'Europa. Tuttora, entrare nella scorta di 110 uomini che - tra ufficiali, sottoufficiali e alabardieri - protegge i papi è tra i traguardi più ambiti dei giovani elvetici.
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La giovane guardia svizzera Cedric Tornay, morta suicida a 23 anni nel 1998.