mercoledì 9 novembre 2011

Economia: Grandi investimenti cinesi in Iran

Economia: Grandi investimenti cinesi in Iran

PECHINO-Teheran in primo piano nel seminario in corso a Pechino sulle opportunità di investimento all’estero. Il meeting si è aperto con una discussione dedicata all’Iran, che ha presentato all’evento progetti per 19miliardi di euro. Secondo il viceministro dell’Economia, Behrouz Alishiri, gli investitori cinesi guardano con particolare interesse alla produzione di combustibili fossili e alla realizzazione di impianti per la produzione di energia. Intanto la Repubblica islamica intensifica le relazioni commerciali anche con la Germania. A Berlino si è tenuto un meeting bilaterale tra le organizzazioni delle imprenditrici dei due paesi. La delegazione iraniana era guidata da Seyedeh Fatemeh Moghimi, secondo la quale il rafforzamento delle relazioni economiche sull’asse Teheran-Berlino porterebbe solo vantaggi ad entrambi i sistemi produttivi.

Russia: Non appogeremo sanzioni contro l'Iran

Russia: Non appogeremo sanzioni contro l'Iran
MOSCA - La Russia non sosterrà alcuna nuova sanzione contro il programma nucleare iraniano. A dirlo è il viceministro degli Esteri russo Gennady Gatilov. "Qualsiasi sanzione addizionale contro Teheran - ha detto, citato dall'agenzia Interfax - sarà percepita dalla comunità internazionale come uno strumento per ottenere un cambiamento del governo in Iran". Gatilov ha aggiunto che nuove misure contro Teheran sarebbero per Mosca inaccettabili e per questo "la Russia non intende considerare proposte simili". Secondo il governo russo, ha proseguito, l'unica soluzione al problema è il dialogo.

Gli ultimi giorni di Silvio Nerone

Per il Financial Times diverse analogie accomunano il Presidente del Consiglio e l’Imperatore famoso per l’incendio di Roma Il Financial Times si diverte a trovare analogie tra la caduta di Silvio Berlusconi e il rogo che distrusse Roma sotto Nerone. Partendo dagli ultimi eventi:

La carriera politica di Silvio Berlusconi sembra arrivata al capolinea. Nonostante le difficoltà, ha pensato bene di passare la serata precedente al voto tanto cruciale in compagnia di una giovane e attraente ragazza. Francesca Pascale, 25enne già valletta a Telecafone, per un periodo indicata come fidanzata del settantacinquenne Berlusconi, è entrata con la sua piccola Smart nel cortile di Palazzo Grazioli nella serata di lunedì per uscirne verso le 10 del mattino del giorno dopo…

Nel 64 dopo Cristo Gaius Suetonius Tranquillus, nel suo De Vita Caesarum, descrisse così la reazione di Nerone all’incendio che rischiò di distruggere Roma:

Le distruzioni durarono sei giorni e sette notti. La gente venne guidata verso monumenti e tombe per metterla in salvo. Le case dei vecchi leader, ancora piene di cimeli dopo le vittoriose campagne contro i Galli vennero bruciate, così come i tempi dedicati agli dei e altri reliquiari delle guerre puniche e di tutto ciò che aveva un valore storico. Nel vedere tale devastazione dalla torre di Mecenate, Nerone inneggiò alla bellezza delle fiamme e cantò la caduta di Ilio, in rigoroso abito di scena.

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C’è la crisi? E il governo regala milioni ai giornali

Ridotti i tagli ai contributi all’editoria. L’inutile stampa sussidiata tira un sospiro di sollievo. I cittadini meno

Nella vita bisogna sempre scontrarsi con i raccomandati, si sa. E quindi succede che ci sia chi ha una corsia preferenziale anche in un paese in crisi, dove le fabbriche chiudono. Chi? I giornali di partito e di parrocchia che rientrano nella definizione dei contributi all’editoria. Per i quali il governo aveva proposto un taglio, ma dopo gli appelli di Napolitano e di altri se l’è parzialmente rimangiato.

RIDOTTI I TAGLI – Sono stati infatti ridotti i tagli all’editoria. E’ quanto prevede il maxi-emendamento alla Legge di stabilita’, che riduce i tagli al comparto di 19,55 milioni di euro nel 2012, di 16,25 milioni nel 2013 e di 12,902 milioni nel 2014. In precedenza erano previsti tagli rispettivamente di 69,8 mln, 58,06 mln e 46,14 mln. Stiamo quindi parlando di ben 20 milioni di euro per il solo 2012 (il resto degli importi andrà verificato con il variare delle condizioni economiche). In particolare, si legge nell’emendamento presentato dal relatore che l’Ansa pubblica, ‘si propone una variazione compensativa ridotando la missione Comunicazioni – programma Sostegno all’Editoria, per gli importi di euro 19,55 milioni di euro per l’anno 2012, di 16,25 milioni per l’anno 2013 e di 12,92 milioni per il 2014, per tener conto di talune obbligazioni pluriennali vincolanti’. I tagli all’editoria sono cosi’ formulati nell’ultima versione: 50,27 milioni nel 2012, 41,80 milioni nel 2013 e 33,22 milioni nel 2014. Ecco che quindi viene perpetuata, in questo modo, la vergogna nazionale di imprese private sussidiate da tutti i cittadini, senza che ovviamente nessuno abbia chiesto loro che ne pensano.Parliamo (lo avevamo fatto qui) di blasonati nomi del giornalismo italiano come l’Unità, la Padania (curioso il caso del giornale anti-Roma ladrona che senza i soldi di Papà Stato chiuderebbe), l’Avvenire, Italia Oggi, il Secolo d’Italia, Europa, il Foglio. E questi sono solamente i nomi più conosciuti.

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Napolitano: "Dimissioni di Berlusconi sono una certezza" "Siamo arrivati a livelli allarmati"

Napolitano: 'Dimissioni di Berlusconi sono una certezza'
ROMA - Fare presto. Decidere presto. L'Italia dia subito ai mercati segnali chiari e concreti di coesione e capacità di prendere decisioni in grado di arrestare la grave crisi di fiducia che investe i titoli del debito pubblico. Di fronte ai «livelli allarmanti» toccati dal tasso dei BTP, Giorgio Napolitano, ha lanciato questo drammatico appello assicurando che le dimissioni di Berlusconi sono un fatto «certo» e nei prossimi giorni apriranno la strada a un nuovo governo o a elezioni anticipate «da svolgere entro i tempi più ristretti». «Sono ore difficili e delicate ed io sono qui nonostante tutto», ha esordito in mattinata il capo dello Stato, davanti al mondo dello spettacolo riunito al Quirinale, mentre Angela Merkel rivolgeva all'Italia una nuova sollecitazione, i BTP sfondavano il 7% e lo spread si avvicinava pericolosamente a quota 600. I nostri titoli pubblici e i nostri istituti di credito sono in una «stretta molto pericolosa», ha detto Napolitano, con «prevedibili ricadute sull'economia e sull'occupazione». Non c'è tempo da perdere, ha aggiunto, servono «nuovi comportamenti nelle istituzioni e da parte delle forze politiche, occorre che cadano troppe chiusure e vecchi tabù, che si crei un clima di confronto più aperto e ancorato ai problemi reali della società e dello Stato e alle loro possibili soluzioni. Abbiamo bisogno di decisioni presto e nei prossimi anni per esprimere una rinnovata responsabilità e coesione nazionale». Subito dopo la cerimonia, Napolitano ha ricevuto Gianni Letta e Giulio Tremonti che hanno illustrato il maxi-emendamento del governo alla legge di stabilità e hanno confermato l'impegno ad accelerarne al massimo l'approvazione, accogliendo la sollecitazione che lo stesso Napolitano ieri sera aveva rivolto all' esecutivo e ai presidenti delle Camere, insieme a un invito ai leader delle opposizioni a fare sul piano parlamentare la loro parte. Qualche ora dopo, nel primo pomeriggio, «al fine di fugare ogni equivoco o incomprensione» - ma anche e soprattutto per tentare di dare una scossa ai mercati che continuavano a galoppare su record negativi - Napolitano ha fatto il punto con una nota ufficiale molto schietta. «Non esiste alcuna incertezza» sul fatto che Silvio Berlusconi si dimetterà formalmente «nel giro di alcuni giorni» appena approvata la legge di Stabilità «sulla base di accordi fra i presidenti delle Camere e i gruppi parlamentari». Alle dimissioni seguiranno «immediatamente e con la massima rapidità le consultazioni» formali al Quirinale. «Pertanto entro breve tempo» la crisi di governo troverà uno sbocco: potrà essere la nascita di «un nuovo governo che, con la fiducia del Parlamento, possa prendere ogni ulteriore necessaria decisione»; in alternativa, ci saranno lo scioglimento delle Camere ed elezioni anticipate «da svolgere entro i tempi più ristretti». Saranno le consultazioni, fa capire il presidente della Repubblica, a fornirmi gli elementi in base ai quali scegliere l'una o l'altra soluzione». «Sono pertanto del tutto infondati - conclude la nota del Quirinale - i timori che possa determinarsi in Italia un prolungato periodo di inattività governativa e parlamentare, essendo comunque possibile in ogni momento adottare, se necessario, provvedimenti di urgenza».

Napolitano nomina Monti senatore a vita

Mario Monti (Adnkronos)
Roma, 9 nov. (Adnkronos) - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha nominato oggi senatore a vita, ai sensi dell'articolo 59, secondo comma, della Costituzione, il professor Mario Monti, che ha illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo scientifico e sociale. Ne dà notizia un comunicato del Quirinale.

''Il decreto - si legge nella nota - è stato controfirmato dal presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi. Il presidente Napolitano ha informato della nomina il presidente del Senato della Repubblica, Renato Schifani. Il capo dello Stato ha dato personalmente notizia della nomina al neo senatore Mario Monti, porgendogli i più vivi auguri''.

''Mario Monti, professore di economia politica e presidente della Università Bocconi di Milano è stato membro della commissione europea dal 1994 al 2004 ed è autorevolmente partecipe di numerose istituzioni europee e internazionali'', informa la nota.

L'ascesa, il crepuscolo: i 17 anni del Cavaliere

In pochi mesi sbaragliò la sinistra con il «kit del candidato» e le selezioni della Publitalia di Marcello Dell'Utri. Il capolavoro il patto con Bossi

Berlusconi IV, tre anni di legisltatura

Nel '94, nel video della sua epica «discesa in campo», Berlusconi magnificava l'Italia come «il Paese che amo». Diciassette anni dopo, captato in un'intercettazione telefonica, lo stesso Berlusconi non seppe frenare il rassegnato disgusto per l'Italia «Paese di m....». In questo capovolgimento emotivo si racchiude il senso di un'avventura politica che prometteva un nuovo «miracolo» e si è inabissato in una grande disillusione. L'ottimismo degli esordi, che contagiò e stregò molti italiani orfani della Prima Repubblica e smaniosi di un «nuovo inizio», ha la sua antitesi in un tramonto cupo e malinconico. Finisce, nel crepuscolo del berlusconismo, un'epoca della storia, della politica, della psicologia collettiva, dell'immaginario dell'Italia repubblicana. Si chiude la Seconda Repubblica, creata, plasmata, dominata dalla figura di Silvio Berlusconi.

Anzi, Berlusconi è stato, e continua a essere la Seconda Repubblica. Dopo la tempesta di Tangentopoli, i giornalisti abituati ai ritmi lenti e alle liturgie della Prima Repubblica non seppero far altro che canzonare il magnate televisivo che fantasticava di un «rassemblement» dei moderati e lo raffigurarono con il fez dei fascisti quando, all'inaugurazione di un ipermercato, il re della Tv commerciale disse che, se fosse stato romano, tra Fini e Rutelli avrebbe scelto Fini. Lo snobbavano, ma in due sole mosse Berlusconi aveva creato il bipolarismo italiano: il polo dei suoi devoti, e quello dei suoi nemici. Stava celebrando la «religione del maggioritario» in cui il leader incontrastato trascinava il suo popolo affamato di figure carismatiche, l'«Unto» che nel favore popolare trovava la sua consacrazione. In pochi mesi sbaragliò la sinistra che, nella dissoluzione dei vecchi partiti di governo, pensava di avere la vittoria in mano con la «gioiosa macchina da guerra» capeggiata da Achille Occhetto. Cominciò lì il grande trauma da cui la sinistra non si sarebbe più ripresa.

Ascesa e crepuscolo: i 17 anni del CavaliereAscesa e crepuscolo: i 17 anni del Cavaliere Ascesa e crepuscolo: i 17 anni del Cavaliere Ascesa e crepuscolo: i 17 anni del Cavaliere Ascesa e crepuscolo: i 17 anni del Cavaliere Ascesa e crepuscolo: i 17 anni del Cavaliere Ascesa e crepuscolo: i 17 anni del Cavaliere Ascesa e crepuscolo: i 17 anni del Cavaliere

La gioiosa macchina da guerra non prese nemmeno un voto in più di quelli incassati dalle formazioni che avevano ereditato le insegne del vecchio Pci più qualche frangia di sinistra multicolore. Non se ne capacitarono più. Cominciò la caccia al colpevole. E cominciò pure il vaniloquio contro il destino cinico e baro che prendeva a bersaglio qualunque cosa o personaggio potesse suggerire il senso di un sortilegio malvagio, più che di una normale elezione perduta: la calza sull'obiettivo della telecamera con cui Berlusconi avrebbe reso più soffice e seducente il suo messaggio video; la spilla appuntata sul bavero del doppiopetto berlusconiano che, secondo i più temerari esegeti della videocrazia, avrebbe riflesso sugli occhi degli sprovveduti telespettatori chissà quali bagliori subliminali. E poi addirittura l'ipnosi; Raimondo Vianello; Ambra; il karaoke; gli spot della pubblicità, e così via. La sinistra, che aveva sin lì coltivato solide radici popolari, cominciò a diffidare del popolo, della gente non inquadrata, degli elettori a suo insindacabile ed elitario parere imbottiti di stupidaggini pubblicitarie e schiavi della televisione.

Qualcuno riuscì persino a maledire il suffragio universale: in fondo, addirittura si disse e si scrisse, il popolo furente e indisciplinato aveva nella storia già scelto Barabba e sacrificato Gesù Cristo. È vero che nessuno ebbe il coraggio di paragonarsi esplicitamente a Gesù Cristo. Ma il «ladrone» era quello lì, l'arcitaliano che con un «rassemblement» molto simile a un'accozzaglia di avventurieri, con l'espediente furbo della doppia alleanza con il Msi (non ancora An) al Centrosud e con la Lega al Nord, con uno schieramento che non poteva vantare alcun legame con i partiti storici che avevano stilato la Costituzione italiana, aveva avuto l'ardire di traslocare Cologno Monzese a Palazzo Chigi. Con tutto un contorno di azzimati sconosciuti armati di un grottesco «kit del candidato» che la Roma politica e giornalistica accolse come i marziani, tutti con il blazer, tutti cloni del Capo, tutti obbedienti soldatini pescati nelle selezioni supervisionate dalla Publitalia di Marcello Dell'Utri. Non era la «rivoluzione liberale», promessa e mai arrivata, ma una rivoluzione antropologica sì: l'azienda che si fa potere politico, senza la mediazione dei partiti. «Colpo grosso», dissero e scrissero. Ma il fatto più grosso è che a sinistra non riuscirono a capire dove avessero sbagliato. E non ci riuscirono, per la verità, per tutti i diciassette anni successivi, fino a quando Berlusconi, immerso nei suoi errori, circondato da nugoli di cortigiani e cortigiane che gli hanno fatto perdere il senso della realtà, è sprofondato sì, ma solo per suo proprio demerito.

Il Berlusconi IVIl Berlusconi IV Il Berlusconi IV Il Berlusconi IV Il Berlusconi IV Il Berlusconi IV Il Berlusconi IV Il Berlusconi IV CONTINUA ...http://www.corriere.it/politica/11_novembre_09/l-ascesa-il-crepuscolo-i-17-anni-del-cavaliere-pierluigi-battista_60d5dfd0-0a9f-11e1-8371-eb51678ca784.shtml

Gaffes, insulti e figuracce. “Le Monde” pubblica un video del peggio di Berlusconi

Il giornale francese ha realizzato un decoupage del Premier italiano, proprio mentre gli occhi del mondo stanno osservando il crollo della borsa italiana
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Pensionati supertassati dall’inflazione, ormai 3 milioni sotto i 400 euro mensili

Un pensionato su 5 percepisce meno di 400 euro al mese, dal 2008 stangata da 1700 euro per gli assegni di anzianità

PENSIONI DA FAME 300x300 Pensionati supertassati dallinflazione, ormai 3 milioni sotto i 400 euro mensili

Pensionati supertassati. L’Italia col bastone e l’assegno di anzianità paga allo stato più tasse del dovuto, a causa dell’inflazione crescente. In pratica, i pensionatirisultano “più ricchi” sulla carta, accedono a categorie di reddito più alte, e pagano più tasse: ma il loro potere d’acquisto resta lo stesso, e diminuisce dopo il versamento delle imposte. Uno scherzetto da 1700 euro a testa, e poco consola sapere che è diluito tra il 2008 e il 2014.

Dal 2008 ad oggi, l’importo medio delle pensioni di anzianità è cresciuto del 5%, portando a 253 miliardi di euro le erogazioni previdenziali complessive dell’Inps. Ma non significa che i pensionati sono più ricchi: il potere d’acquisto diminuisce al ritmo del 3,1 %, e le tasse (soprattutto l’Irpef, che trae dagli anziani un terzo del gettito) deprimono ulteriormente il margine di spesa. Alla fine dei giochi, un pensionato medio ha perso in tre anni oltre 500 euro, e nei prossimi 3 ne perderà altri 1200.

Forse è davvero un bene l’allungamento dell’età pensionabile. Oggi 8 milioni di pensionati non raggiungono i 1000 euro mensili, e oltre 3 milioni vivono sotto la soglia di indigenza con 400 euro. In Italia sono 16,7 milioni le persone a cui la legge assegna la pensione: la metà di questi è povera, uno su cinque è gravemente indigente.

Serve quindi una riflessione su due aspetti. Per prima cosa, la distribuzione delle pensioni: le donne prendono circa il 30% in meno degli uomini, e al sud l’assegno medio è considerevolmente più basso che al Nord. Rispetto ad una media nazionale di 900 euro mensili, le regioni settentrionali stazionano intorno ai 100o euro contro i 783 del sud.

In secondo luogo, l’età pensionabile. Forse è proprio nell’interesse degli anziani lavorare più a lungo, prima di vedere depresso il proprio reddito una volta usciti dal mercato del lavoro: a fronte dei 1300 (medi) euro mensili (più tredicesima ed emolumenti vari), si trovano ad affrontare la vecchiaia con meno di 800 euro mensili, per il 20% di loro anche sotto i 400. A cui si aggiunge la difficoltà di sostenere economicamente figli e nipoti, che già oggi, con un tasso del 27% di disoccupazione giovanile e la disoccupazione complessiva al 7,8%, hanno difficoltà ad arrivare a fine mese.

Sulle pensioni la soluzione appare lontana. Ma se è vero che il numero di pensionati è già oggi estremamente elevato (70 pensionati ogni 100 occupati), è anche vero che bisogna ripensare il sistema – al rialzo, non al ribasso. Uscire dal mercato del lavoro non deve significare diventare indigente, specie se la rete assistenziale dello Stato non garantisce servizi non finanziari (come sanità, assistenza domiciliare, coinvolgimento sociale) capaci di soddisfare i bisogni dell’anziano.

Usa/ Occupy Wall Street: marcia da New York a Washington

Usa/ Occupy Wall Street: marcia da New York a Washington
NEW YORK - Un piccolo gruppo di attivisti del movimento Occupy Wall Street lascera' domani lo Zuccotti Park di New York per marciare verso Washington. I manifestanti sperano di arrivare nella capitale degli Stati Uniti il 23 novembre prossimo, la scadenza entro cui una commissione del Congresso dovra' decidere se approvare un'estensione, decisa dal presidente Barack Obama, dei tagli delle tasse introdotti negli anni della presidenza di George W. Bush. Secondo i manifestanti dei tagli beneficiano soltanto i cittadini piu' ricchi. I manifestanti sperano che altre persone si uniscano a loro lungo il percorso di quasi 390 chilometri.

Crisi: spread a 574, Italia verso default tecnico

Crisi: spread a 574, Italia verso default tecnico

MILANO - Ore di panico per l'Economia italiana con piazza affari che cola a picco. La Borsa italiana perde oltre il 4% mentre lo spread e' a 574 punti. I rendimenti Btp al 7,43 percento. L'Italia e' sulla via del default tecnico. "Un baratro", secondo Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria che ha parlato della situazione oggi a Roma. "Bisogna agire ad ore, bisogna assolutamente ripristinare la credibilita' del Paese. Non ci meritiamo di finire come la Grecia"', avverte la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. "Se non si mette fine a questa situazione l'Italia non avra' piu' accesso ai mercati finanziari". Sulla stessa lunghezza d'onda pure Napolitano. L'Italia deve «riguadagnare credibilità e fiducia come Paese» per «uscire da una stretta molto pericolosa sui titoli del nostro debito pubblico nei mercati finanziari e sulle condizioni dei nostri istituti di credito».