Crisi del debito: in un documento riservato della Barclays Capital del 7 novembre, reso pubblico sul sito Zerohedge.com, difficilmente ne usciremo vivi. Con o senza Berlusconi
L'Italia è già oltre il punto di non ritorno. Anche se fossero messe in moto le riforme chieste dall'Europa, giudicate una condizione necessaria ma non sufficiente per portare il Paese fuori dal baratro. È quanto argomenta un'analisi della banca d'affari Barclays Capital datata 7 novembre. Poche ma dense pagine che sotto il titolo Can Italy save itself?(L'Italia può salvarsi?) dipingono uno scenario drammatico.
«Al cuore del problema italiano c'è la fiducia», scrivono gli analisti di Barclays. E se «dal punto di vista teoretico è impossibile escludere» che le riforme da sole generino uno scossone sufficiente a riportare l'Italia al riparo dal rischio di default, l'eventualità è considerata «molto improbabile». Del resto, «gli investitori hanno visto troppi programmi di consolidamento fiscale e di riforma fallire». Per questo servirà «molto tempo», scrive Barclays, prima che le attuali promesse li convincano a cambiare idea. E prima che si producano gli effetti benefici degli interventi. Ma è proprio il tempo che i mercati non hanno intenzione di concedere, come testimoniato dai livelli record raggiunti dallo spread Btp-Bund in queste ore, e dai ripetuti crolli borsistici.
A dire che le riforme, anche se messe in cantiere subito, non basteranno sono anche e soprattutto i numeri. Innanzitutto, quelli ricavati da situazioni analoghe verificatesi in passato, afferma lo studio. Inoltre, «le dinamiche del debito italiano non tornano a meno che i tassi di interesse siano inferiori al 5,5% circa». A tassi più elevati, infatti, «il debito cresce più del Pil, finendo per richiedere una ristrutturazione del debito». Ancora, l'Italia è giunta a un livello per cui rendimenti più alti non rende i suoi titoli di Stato più attraenti per gli investitori. E questo perché «incompatibili con la sostenibilità del debito», il che aumenta il rischio di default. Il timore, scrivono gli analisti di Barclays, è che si instauri un circolo vizioso tra aumento dei tassi di interesse, dubbi sulla sostenibilità del debito e ulteriore aumento dei tassi che finisca per generare una «profezia che si autoavvera» sul fallimento del Paese. A complicare il tutto, la consapevolezza che un crollo dell'Italia avrebbe riflessi sull'intero sistema finanziario globale.
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