martedì 26 aprile 2011

Avvocato Stato: "I poteri del premier sono stati lesi dai giudici di Milano"

Il ricorso di 20 pagine con cui l'esecutivo ha sollevato conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale: "Il tribunale si è arrogato un inammissibile potere di sindacato delle ragioni politiche". E si cita la crisi libica come dimostrazione di quanto l'attività di governo sia "difficilmente preventivabile"

ROMA - Nel processo Mediaset 1, in cui Silvio Berlusconi è imputato per frode fiscale, il tribunale di Milano si è "arrogato un inammissibile potere di sindacato delle ragioni politiche sottese al rinvio di una riunione del Consiglio dei ministri" al primo marzo del 2010. Rifiutando di considerare quel Cdm come legittimo impedimento del premier a presentarsi in udienza, i giudici di Milano hanno quindi leso le "esclusive attribuzioni costituzionali" del presidente del Consiglio e del governo. E' quanto scrive l'avvocatura dello Stato nel ricorso di 20 pagine con cui l'esecutivo ha sollevato conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale.
Il ricorso, a firma degli avvocati dello Stato Michele Dipace e Maurizio Borgo, chiede alla Consulta di annullare la decisione 2 con cui i giudici della prima sezione del Tribunale di Milano hanno rigettato la richiesta di rinvio dell'udienza per legittimo impedimento del premier.
Questi i fatti: il Cdm era stato fatto slittare dal 24 febbraio al primo marzo 2010. Per i giudici di Milano, però, quella riunione non si configurava come legittimo impedimento.
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“Elettori, telefonate a Mastella!”

Il candidato sindaco per i Popolari Udeur mette a disposizione un numero di telefono.
Un volantino e un numero di cellulare per il filo diretto con i napoletani, con i cittadini elettori. Il candidato a sindaco di Napoli, Clemente Mastella, prosegue la campagna elettorale, rispondendo in diretta e di persona a chi gli telefonera’ sul cellulare per chiedergli notizie sul programma,o anche per scambiare opinioni su quello che c’e’ bisogno di fare per cambiare in meglio la citta’.
Da domani sara’ distribuito in citta’ un volantino con l’invito a chiamare il numero di telefono 334/7719715. A rispondere ci sara’ l’ex ministro delle Giustizia. “Come molti sanno – spiega Mastella – io rispondo al telefono sempre, tutto l’anno, anche quando le campagne elettorali sono terminate. A differenza di tanti candidati e politici che diventano irreperibili il giorno dopo il voto, io ci sono sempre. E’ questa la mia maniera di stare tra la gente, di ascoltare, di capire quali sono i reali problemi da affrontare e da risolvere. Per questo motivo ho voluto mantenere fede al mio modo di essere. Mi aspetto tante telefonate, pronto a rispondere anche a chi la pensa diversamente da me. Il confronto, se fatto senza pregiudizi, e’ sempre utile. In questi giorni di campagna elettorale potro’ ascoltare ancora di piu’ la voce dei napoletani, raccogliere e condividere le loro ansie, soprattutto fare tesoro dei loro suggerimenti. Mi auguro di poter parlare con i giovani, con le donne di questa citta’, con i rappresentanti delle professioni, delle arti, dei mestieri, con gli imprenditori, con la gente di ogni eta’ e di ogni quartiere. Per me questa e’ un’occasione preziosa per approfondire, per capire, per entrare nel cuore dei problemi, senza filtri. Sara’ un’esperienza che mi arricchira’ anche umanamente”

Bossi sventola la bandiera arcobaleno

“Voteremo contro” l’ampliamento della missione annuncia il Senatur, che contesta “non si fa così. Poi ci toccherà anche ricostruire”

Silvio Berlusconi e Umberto Bossi si incontreranno a breve, domani, ma più probabilmente giovedì, a Roma. Un colloquio per stemperare le “tensioni” tra Lega e premier sul via libera ai “raid mirati” annunciato dallo stesso premier. Perché se con Bossi sarà pure “tutto a posto”, come ha assicurato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi oggi ai cronisti che lo incalzavano sul ‘No’ leghista in Consiglio dei ministri sui bombardamenti italiani in Libia, un chiarimento tra i vertici del Carroccio e Berlusconi è dato per certo.

“NO” - A Via Bellerio oggi non si nascondevano “tensioni” su come è stata gestita una vicenda sulla quale la Lega porterà la sua posizione contraria nel prossimo Consiglio dei ministri, che si terrà probabilmente giovedì. ‘Le guerre non si fanno e comunque non si annunciano cosi”: lo aveva detto Umberto Bossi, conversando con l’Ansa, a proposito delle dichiarazioni del premier Berlusconi. ‘Berlusconi dira’ pure che Gheddafi ci riempie di clandestini – ha aggiunto il leader della Lega – ma io dico che non sono d’accordo sui bombardamenti’. ‘Gli americani se vogliano bombardare facciano loro – ha concluso il ministro per le Riforme – E dobbiamo pensare, oltretutto, che se andiamo a bombardare poi ci toccherebbe pure ricostruire…’.

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http://www.giornalettismo.com/archives/122856/bossi-sventola-la-bandiera-arcobaleno/

I lettori del Giornale contro Berlusconi: “No alla guerra in Libia”

Il Senatur contesta apertamente l’intervento contro Gheddafi, e sul sito del quotidiano di Sallusti i commentatori del partito di Governo sembrano dargli ragione

Non c’è pace per Silvio Berlusconi: non bastavano il summit francese, i problemi giudiziari e quelli referendari. Ci si è messo anche Umberto Bossi: oggi l’alleato scalpitante del Premier ha infattimostrato tutto il suo dissenso nei confronti dell’intervento armato in Libia annunciato dal Governo, che indica un impegno sicuramente maggiore rispetto a quello annunciato all’inizio dell’operazione Gheddafi. E non solo: stando alle opinioni più diffuse fra i commentatori de Il Giornale, organo di riferimento del Silvio pensiero, anche gran parte dei suoi elettori giudicherebbe sbagliato il voltafaccia odierno.

LODI - “a parte la disapprovazione a Berlusconi, che potete benissimo censurare, tanto non ne mancano nel vasto vivo e vegeto popolo della libertà, il mio plauso va alla LegaNord e perfino a quel bischerone di Calderoli. Pensiero semplice e chiaro, duro e soprattuto puro. Come dire: è più facile che un cammello entri nel regno dei cieli che un ricco signore passi per la cruna di un ago… “, “Berlusconi, NO NO NO , niente guerra, è il trucco Napolitano delle 3 carte fatto ad arte da chi ti vuole in disparte !!! Dialogare con Putin per DIPLOMATICARE l’affaire Libia …. !!!Rgds., Lu mazzica”, “una sola parola vergogna.Noi non dovevamo entrare in questa guerra per più motivi.E abbiamo anche capito che la nostra costituzione non conta niente perchè può essere invalidata da una decisione dell’onu.La nostra è una costituzione sotto tutela.Cari appartenenti al popolo viola e soci trovatevi un altro lavoro.Forse questa è l’unica cosa buona di tutta questa faccenda. “, “Bombardare la Libia? Un motivo in più per vergognarmi di essere italiano. Mah, povera italietta. ” Sono solo alcuni dei commenti al vetriolo che è possibile leggere oggi sul Giornale circa la posizione di Berlusconi, contestata da Bossi.

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http://www.giornalettismo.com/archives/122859/i-lettori-del-giornale-contro-berlusconi-no-alla-guerra-in-libia/

Faccia a faccia Berlusconi e Sarkozy "Cambieremo Schengen insieme"

Dopo le tensioni delle passate settimane, oggi il summit italo-francese. Il premier: "Dalla Libia agli immigrati, convergenza su tutti i temi". Lettera congiunta ai vertici dell'Ue. Al centro dei colloqui anche il caso Parmalat. Da Parigi ok per Draghi alla Bce

ROMA - "Un vertice positivo, molto positivo" da cui è emersa una "forte convergenza su tutti i temi che abbiamo affrontato: la situazione in Libia, del Mediterraneo, l'immigrazione la cooperazione economica e industriale tra i nostri due paesi". Silvio Berlusconi sintetizza così nella conferenza stampa al termine dell'incontro con il presidente francese Nicolas Sarkozy l'esito del vertice svoltosi oggi a Villa Madama. Un bilaterale che sembra aver gettato le basi per una revisione comune "in casi straordinari" dei meccanismi previsti dal trattato di Schengen e ha permesso a Roma di incassare il sostegno parigino alla candidatura di Mario Draghi al vertice della Banca centrale europea. "Siamo felici di appoggiarlo, è un uomo di valore", ha puntualizzato il capo dell'Eliseo confermando che è stato un "vertice estremamente utile" nel corso del quale "abbiamo discusso con grande franchezza di argomenti non semplici, su cui abbiamo trovato un metodo di lavoro".
Al summit, arrivato sulla scia di lunghe settimane segnate da una tensione tra i due paesi che non si viveva da tempo, hanno preso parte anche il primo ministro Francois Fillon, i ministri degli Esteri Franco Frattini e Alain Juppè, degli Interni Roberto Maroni e Claude Gueant, dell'Economia Giulio Tremonti e Christine Lagarde.
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Ciancimino sarà ascoltato il 10 maggio Il pm: "Commissione? Nostre carte in regola"

Messineo: "Riteniamo di aver operato nei limiti della legge e per finalità che fanno parte dell'inchiesta in corso".

ROMA - "Riteniamo di aver operato nei limiti della legge e per finalità che fanno parte dell'inchiesta in corso. Abbiamo le carte in regola e siamo pronti a rispondere in tutte le sedi istituzionali delle nostre azioni". Risponde così il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, all'ipotesi di una commissione parlamentare d'inchiesta sulla gestione dei pentiti avanzata dal pdl 1, dopo le polemiche sollevare dal "caso Ciancimino 2". Il figlio dell'ex sindaco di Palermo arrestato per calunnia aggravata all'ex capo della polizia Gianni De Gennaro 3.
Sul fronte processuale Ciancimino sarà sentito il 10 maggio a Palermo al processo al generale Mario Mori per favoreggiamento alla mafia. Respinta la richiesta dei pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia che avrebbero voluto sentirlo dopo i pentiti Giovanni Brusca e Angelo Siino che deporranno nell'aula bunker del carcere Rebibbia di Roma il 18 e 19 maggio.
Il Tribunale ha ritenuto necessario seguire "l'ordine delle deposizioni", che era già fissato, "per mantenere la genuinità dell'audizione di Ciancimino". Di Matteo aveva spiegato la richiesta di differimento "perchè dobbiamo ancora ricevere e depositare gli atti del gip di Parma", che per il superteste dell'indagine sulla trattativa ha disposto la custodia cautelare in carcere, con l'accusa di calunnia aggravata nei confronti del capo della polizia Gianni De Gennaro. I pm hanno preannunciato anche di avere molto materiale da depositare agli atti "e serve tempo anche per concludere gli accertamenti in corso. Non vogliamo correre il rischio processuale di sentirlo poi per la terza volta". Ma il tribunale è stato di diverso avviso.
Messineo smentisce anche eventuali scorrettezze dei magistrati palermitani nei confronti di quelli nisseni per la disposizione del fermo di Ciancimino per calunnia aggravata a Gianni De Gennaro, ex capo della polizia: "Ritengo che la Procura di
Palermo si sia sempre comportata secondo il principio fondamentale di lealtà e collaborazione tra gli uffici. Ci sono stati scambi di documenti e numerosi confronti con Caltanissetta. Non c'è mai stato nessun episodio di slealtà".

Arrestato deputato regionale Mpa per truffa e associazione a delinquere

Arrestato deputato regionale Mpa per truffa e associazione a delinquere
MODICA (RAGUSA) - E' stato arrestato questa mattina, nella sua abitazione di Modica, in provincia di Ragusa, il deputato regionale Riccardo Minardo, 60 anni, eletto alla Regione Sicilia nelle file dell'Mpa. L'accusa è di aver organizzato, insieme ad altre quattro persone, una truffa ed una malversazione a carico dello Stato, mediante il Consorzio provinciale area Iblea. Poichè sono coinvolte in tutto cinque persone, compreso Minardo, è stata contestata loro anche l'accusa di associazione a delinquere. Ora tutte e cinque le persone sono agli arresti domiciliari, in attesa dell'interrogatorio di convalida davanti al Gip.

Pantelleria: l'Italia regala il petrolio a chi la distruggerà

Pantelleria: l'Italia regala il petrolio a chi la distruggerà

Tra poco cominceranno le trivellazioni della Transunion.

PANTELLERIA (TRAPANI) - Mancano pochi giorni all'inizio delle operazioni di trivellazione che la società petrolifera americana Transunion farà 27 chilometri al largo di Pozzallo alla ricerca del petrolio che dovrebbe esserci sotto il fondale marino. L'Audax invece in estate dovrebbe cominciare a trivellare 13 chilometri al largo di Pantelleria. Lo stesso farà la Northern Petroleum, non lontano dalle isole Egadi. Lo scorso 26 agosto era stato varato dal governo il cosiddetto "decreto antitrivellazioni", che però è limitato a 12 chilometri dalle coste. Quindi tutte le società si appostano con le loro piattaforme petrolifere appena fuori da questo limite. Anche perchè in Italia è il regno dei petrolieri: estrarre, non costa quasi niente. Fino a 50 mila tonnellate di petrolio le royalities sono zero; oltre questa quantità, si paga il 4%. Per fare qualche paragone, in Alaska si paga il 50%, in canada il 60%, in Russia l'80%, in Libia l'85%. Se si applicasse una royalty decente sull'estrazione, lo stato italiano potrebbe cancellare il debito pubblico nel giro di pochi anni. Anche perchè, chi controlla quanto petrolio è stato estratto? CI si basa su autocertificazioni; e si sa quanto valgono, soprattutto in Italia. Quello che però è certo è il livello di distruzione dell'ambiente che queste trivelle e le piattaforme petrolifere creano. Ma il governo italiano negli ultimi anni ha distribuito permessi a destra e a manca. Le conseguenze saranno facilmente prevedibili.

Incontro Berlusconi-Sarkozy: "Nessun problema, risolto tutto"

Incontro Berlusconi-Sarkozy: 'Nessun problema, risolto tutto'

Berlusconi: "Colpa della sinistra l'attacco alla Libia".

ROMA - Conferenza stampa alquanto vivace, quella tenuta dal Presidente del Consiglio SIlvio Berlusconi e dal Presidente francese Nicholas Sarkozy, al termine dell'incontro che ha visto i due governi discutere dei punti di frizione che si sono creati di recente tra i due Paesi. Nonostante la limitazione nei tempi e nelle domande imposte ai giornalisti, le domande sulla situazione immigrazione sono state le prime. E a queste i due presidenti hanno detto di aver risolto la questione, puntando entrambi il dito contro il trattato di Schengen, accusato di essere troppo rigido e quindi non adattabile alle varie situazioni. Ma le domande si sono presto spostate su altri argomenti: innanzitutto la guerra in Libia, dove Berlusconi ha confermato l'impegno militare dell'Italia, ma - ha precisato - limitatamente all'uso di "precisissimi razzi destinati a colpire le unità militari in modo che non vengano colpiti civili". E poi ha aggiunto: "Come sapete, poco tempo fa ci fu una telefonata triangolare tra i presidenti Sarkozy, Obama e la cancelliera Merkel, sulla Libia. Io non sono stato convocato insieme a loro e l'opposizione ha detto che l'Italia non contava più nulla. E' anche per questo che abbiamo deciso di partecipare ai bombardamenti. Poi sul nucleare, dove Berlusconi è stato chiarissimo, addebitando al disastro di Chernobyl e "all'ecologismo di sinistra" la sconfitta del referendum del 1987 sul nucleare, cosa che, secondo quanto ha detto il premier, ci costringerebbe a comprare all'estero il 50% dell'energia che produciamo (dato assolutamente falso, ndr). Problema che la Francia non ha, grazie al fatto che ha costruito 58 centrali nucleari. Inoltre ha aggiunto che è per questo motivo che il governo ha deciso di apporre questa moratoria sul nucleare: votando adesso, il sì sarebbe scontato e questo priverebbe l'Italia del nucleare anche in futuro; invece in questa maniera tra uno o due anni si potrà cominciare la costruzione delle centrali. C'è stata anche una domanda sull'Opa fatta oggi dalla Lactalis su Parmalat, alla quale sia Berlusconi che Sarkozy hanno risposto augurandosi la creazione di gruppi italo-francesi in grado di competere in tutti i settori dell'economia a livello mondiale.

Libia, Emergency se ne va: "Massacri di civili, i feriti sono bersagli"

Libia, Emergency se ne va: 'Massacri di civili, i feriti sono bersagli'

Berlusconi: "A Bossi ci penso io, sui bombardamenti".

MISURATA (LIBIA) - Non c'è pace per la città di Misurata, in Libia. Adesso, oltre ai continui bombardamenti che subisce, perde anche l'apporto - essenziale, per la cura - di Emergency, che ha deciso di lasciare il Paese. E lo fa con un duro comunicato, in cui sottolinea che i bombardamenti non stanno aiutando la popolazione civile, ma anzi, si crea il paradosso per cui gli ospedali - anche quelli improvvisati - sono meno sicuri che altrove, dato che i feriti diventano bersagli degli attacchi da parte dei ribelli. Poi aggiunge: "Il governo italiano continua a delinquere contro la Costituzione e sceglie la data del 25 aprile per precipitare il Paese in una nuova spirale di violenza. Le bombe non sono uno strumento per proteggere i civili: infatti non sono servite a proteggere la popolazione di Misurata. La città di Misurata, assediata e bombardata da oltre due mesi, nelle ultime 24 ore ha vissuto sotto pesantissimi attacchi che hanno raso al suolo quartieri densamente popolati, anche per l'impiego di missili balistici a medio raggio. Ancora una volta a farne le spese è la popolazione civile. Tra sabato e domenica, sono arrivati all'ospedale Hikmat, dove dal 10 aprile lavorava il team chirurgico di Emergency, duecento feriti e oltre sessanta morti. Negli ultimi giorni i combattimenti sono arrivati alle porte dell'ospedale. L'ospedale, i suoi pazienti e i medici che li curano sono diventati un bersaglio della guerra. Per questa ragione lunedì 25 aprile la direzione sanitaria ci ha dato l'ordine di evacuare. I sette membri del team di Emergency sono in questo momento in viaggio verso Malta in attesa di poter riprendere l'intervento umanitario in Libia. Misurata dimostra ancora una volta la vera faccia della guerra. I civili e il personale umanitario sono privi di qualunque protezione. Emergency chiede all'Onu di negoziare un cessate il fuoco e garantire un corridoio umanitario per soccorrere la popolazione civile". Intanto resta la tensione all'interno del Pdl, dopo l'annuncio fatto da Berlusconi che l'Italia parteciperà attivamente ai bombardamenti sulla Libia e il deciso no della Lega Nord. Una tensione che Berlusconi, nella serata di ieri ha cercato di smorzare con dichiarazioni concilianti: "A Bossi spiegherò che non potevamo più tirarci indietro. Ma non cambia nulla nella nostra missione, attaccheremo solo carri armati e postazioni di artiglieria. Mi hanno spiegato che non occorre un nuovo voto del Parlamento, dunque non ci sarà nessuna spaccatura tra noi e la Lega come spera l'opposizione". Anche se in realtà appare evidente che l'annuncio di attacchi aerei alla Libia sia più che altro una misura legata all'odierno incontro tra Berlusconi e il presidente francese Sarkozy, un estremo tentativo di mostrare una soldità di governo che in realtà non esiste da un pezzo.

Nucleare, premier: è il futuro. Moratoria perché il referendum l'avrebbe fermato

Roma, 26 apr. (Adnkronos) - "Siamo assolutamente convinti che l'energia nucleare sia la sfida al futuro per tutto il mondo", ma il recente incidente accaduto in Giappone "ha spaventato i nostri cittadini" come dimostrano "i sondaggi che abitualmente facciamo sull'opinione pubblica". Perciò "se fossimo andati oggi al referendum il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni, quindi il governo responsabilmente ha ritenuto di proporre questa moratoria, per far sì che si chiarisca la situazione in Giappone e per far sì che magari dopo un anno, dopo due anni, si possa ritornare ad avere un'opinione pubblica consapevole della necessità di ritornare al nucleare". Ad affermarlo il presidente del Consiglio,Silvio Berlusconi, nella conferenza stampa con il presidente francese Nicolas Sarkozy al termine del vertice a Villa Madama.
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Antitrust: multa da 200.000 euro a Rti per servizi Mediaset Premium

Roma, 26 apr. (Adnkronos) - L'Antitrust ha irrogato una multa da 200.00 euro a Rti per pratica commerciale scorretta. La decisione riguarda il comportamento nella fatturazione ai propri abbonati in modalita' ''Easy Pay'' dei canoni per la fruizione del servizio televisivo a pagamento ''Mediaset Premium'', nonostante gli stessi avessero espresso la volonta' di esercitare il diritto di recesso. E' quanto si legge nel bollettino dlel'Authority pubblicato oggi.

Francia: dipendente Telecom si da fuoco nel parcheggio ufficio

Parigi, 26 apr. - (Adnkronos) - Continua la crisi dei suicidi fra i dipendenti di France Telecom Orange. Oggi a togliersi la vita e' stato un impiegato di 57 anni che si e' dato fuoco nel cortile della sede di Merignac, vicino Bordeaux. All'arrivo dei soccorsi l'uomo era gia' deceduto. La direzione del gruppo, riferiscono i media francesi, si e' detta "sconvolta" dal suicidio.

Quale liberazione?

Quale liberazione?
Mai dalla fine della Seconda guerra mondiale, l’Italia ha conosciuto crisi più grave: crisi sociale, economica, morale e soprattutto politica, nel senso forte del termine. Aver cercato di cambiare classe dirigente per via giudiziaria, ignorando la reale composizione sociale del Paese e i mutamenti geopolitici derivanti dalla scomparsa dell’Unione Sovietica, ha impedito all’Italia di maturare, nel corso di questi ultimi due decenni, una cultura politica tale da permettere al Paese di liberarsi definitivamente di un passato che, comunque la si pensi, non può essere più in grado di fungere da fondamento della vita politica e sociale della nazione. Non si tratta di mettere in questione la memoria storica ma appunto di considerarla per quello che è, ossia “memoria”, e di comprendere che se non può forse essere “condivisa”, deve purtuttavia essere accettata o meglio, per usare un lessico tipicamente hegeliano, “tolta e conservata”. Invece la strumentalizzazione ideologica del passato, ha contribuito in modo determinante a rafforzare una società di mercato che non è che un “sottosistema” della potenza occidentale predominante, l’America, che da decenni occupa militarmente (e non solo militarmente) l’Italia. Ed è questo il vero problema del nostro Paese, che ha condotto alla degenerazione del sistema politico, trasformandolo in un campo di battaglia tra organizzazioni affaristico-criminali, i cui membri non esitano, pur di guadagnarsi i favori del padrone d’oltreoceano e di far dimenticare il loro passato di comunisti o di neofascisti, a fare scempio sia del patrimonio pubblico sia di quel minimo di sovranità nazionale che ancora rimane. Tanto che si è giunti a condannare ogni critica di “questo sistema”, in nome di una democrazia che si vuole liberale e che altro non è che un metodo di istituzionalizzazione del conflitto, affinché nessuno possa cambiare le regole del gioco, su cui si basa il potere del denaro e del grande capitale internazionale. Un potere che è l’altra faccia della medaglia dell’Occidente, vale dire degli Usa e dell’oligarchia atlantista che governa “Eurolandia”. Sicché, fino a quando si continuerà ad interpretare la lotta politica e sociale dell’attuale fase storica con categorie ideologiche del passato, è inevitabile che, nel caso si sia in buonafede, si reciti la parte degli idioti politicamente e socialmente utili. Mentre chi è in malafede, ossia i rinnegati e i voltagabbana di ogni colore e di ogni specie, da un pezzo sono la “guardia bianca” dei cosiddetti “poteri forti”, al fine di garantire che vengano attuate e rispettate le direttive delle “forze occidentali”.
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Libia: scomparsa Imam Musa Sadr, trovato morto giornalista inchiesta Fausto Biefeni Olevano

Libia: scomparsa Imam Musa Sadr, trovato morto giornalista inchiesta Fausto Biefeni Olevano
ROMA - All'eta' di 49 anni si e' spento a Roma, per cause ancora da accertare, il giornalista e scrittore Fausto Biefeni Olevano, autore tra l'altro di un libro-inchiesta, pubblicato solo due mesi fa, sulla misteriosa scomparsa in Libia... dell'imam sciita Mussa Sadr nel 1978. Ne ha dato notizia un'amica di famiglia che ha raggiunto telefonicamente l'Ansa di Beirut. Biefeni Olevano e' stato trovato senza vita ieri nel letto della sua abitazione e dai primi accertamenti medici sarebbe deceduto nella giornata di venerdi'. Sulla sua salma sara' condotta oggi un'autopsia per accertare le cause dell'improvviso decesso. Nel suo 'La verita' nascosta' (Arkadia editore), presentato lo scorso 9 marzo alla Camera dei Deputati a Roma, Biefeni Olevano sostiene la tesi che il leader libico Muammar Gheddafi e' il principale sospettato di aver ordinato la sparizione, trentadue anni fa, dell'imam sciita e di suoi due compagni di viaggio durante un sua tappa a Tripoli prima di proseguire in Italia. ''Se qualche magistrato leggera' attentamente questo libro - aveva detto Biefeni Olevano - immagino sia difficile che non ravvisi quantomeno alcune ipotesi di reato, comportamenti non propriamente degni, che hanno calpestato i diritti umani di tre persone e delle rispettive famiglie, che attendono da oltre trent'anni di conoscere la verita'''. ''Durante la mia indagine giornalistica - aveva aggiunto l'autore dell'inchiesta - sono emerse verita' nascoste che interessano l'Italia dal punto di vista istituzionale... Qualcuno deve spiegare come sono andate veramente le cose''.

Lo storico errore dell’Italia: sì ai bombardamenti in Libia

Lo storico errore dell’Italia: sì ai bombardamenti in Libia

L’attuale presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, ha commesso sicuramente degli errori durante gli anni di governo in Italia e sicuramente pure lui, in un esame di coscienza sincero tra se e se, potrà ammettere di avere dei rimorsi. Berlusconi, forse, penserà che sarebbe stato meglio evitare certe azioni; a partire dalle sue dichiarazioni e apparizioni pubbliche e private approposito e a fianco delle donne, che hanno indotto a protestare e infine a divorziare la sua consorte, per arrivare a decisioni prese sulla politica interna, l’economia, ed in testa a tutte la politica estera.
Forse penserà che era meglio non andare a combattere in Afghanistan, e Iraq; sicuramente avrà pensato di aver esagerato un pò il febbraio del 2010 quando in un discorso allo Knesset disse che la strage fatta da Israele a Gaza era “giusta”.
Ma ora dicendo quel “sì” ad Obama, Berlusconi ha commesso un errore storico: un errore che forse molte generazioni più in là non riusciranno a rimediare.

L’Italia, non bisogna dimenticarlo, è il paese che ha colonizzato la Libia. In altre parole, se quando si parla di Risorgimento e Unità d’Italia gli italiani ricordano i colonizzatori austriaci e la guerra condotto contro di loro, nel pensiero di ogni libico, quando si pensa ad Omar Mukhtar, il loro Garibaldi, è inevitabile ricordarsi anche dei nemici, i colonialisti, gli invasori, gli italiani.

Finora, l’Italia, aveva già messo in mostra una politica fin troppo camaleontina. Pensare che lo spazio di tempo tra la telefonata di Berlusconi a Gheddafi e il riconoscimento del Consiglio transitorio libico è stato solo di un mese. Cioè nel giro di un mese un amico, a cui baciavi pure la mano, diventa un nemico che arrivi persino a negare.

Nonostante ciò, però, quel non voler bombardare direttamente, era un minimo di speranza per il futuro, per poter dire un domani che si era costretti e che l’Italia non ha niente contro la gente in Libia e che l’Italia non era in grado di non dare le basi alla Nato. Insomma si poteva giustificare in qualche modo la politica dell’Italia, ma ora?

Gli italiani, potranno dire ai bambini libici, che saranno grandi domani, che erano “costretti” a sganciare le loro bombe all’uranio impoverito sulla gente, bombe che faranno morire di cancro per secoli quella gente e le faranno avere bambini malformati?

Quando la guerra sarà finita, qualunque sia l’esito, cosa penserà il popolo libico. “Grazie agli italiani che ci hanno bombardato così bene”?

Ma poi purtroppo, c’è una lunga esperienza su casi come questi. Oggi gli iraqeni amano gli americani? Nossignore, li odiano a morte. Eppure gli americani li hanno liberati da Saddam. Ma la gente preferiva l’ingiustizia di Saddam ad Abu Ghraib, a Blackwater, ai milioni di morti, all’uranio impoverito di Falluja.

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http://italian.irib.ir/notizie/politica/item/91524-lo-storico-errore-dell%E2%80%99italia-s%C3%AC-ai-bombardamenti-in-libia

Libia, Berlusconi: sì ai bombardamenti No della Lega, il governo si spacca

Il premier telefona a Obama: ok a raid mirati. Calderoli: non con il mio voto. Fli: si apre crisi di governo.

Roberto Calderoli e Silvio Berlusconi

ROMA - Sì ad «azioni aeree mirate» italiane in Libia. La svolta del Governo sulla crisi libica arriva in serata, al termine di una telefonata del premier Silvio Berlusconi con il presidente Usa Barack Obama. E scatena
subito l'ira della Lega, che con il suo no spacca il governo (che illustrerà la svolta sulla Libia al Parlamento). Il ministro Roberto Calderoli annuncia: non avranno il mio voto. Fli: finisce politica estera ambigua. Il Pd: Intanto ancora bombe della Nato su Tripoli, colpito l'ufficio Gheddafi. Almeno 30 morti a Misurata.
L'Italia dunque parteciperà ad azioni mirate sul territorio libico per colpire target militari anche in movimento, come ad esempio tank e carri, e postazioni missilistiche. E questa logica ha convinto il premier, si ragiona in ambienti di governo, a dare il via libera del nostro Paese a un intervento nel paese nordafricano.
«Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha avuto poco fa una lunga conversazione telefonica con il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sugli sviluppi della crisi libica», si legge in una nota di Palazzo Chigi diffusa in serata. «Nel corso del colloquio - prosegue il comunicato - il presidente Berlusconi ha informato il presidente Obama che l'Italia ha deciso di rispondere positivamente all'appello lanciato agli Alleati dal segretario generale della Nato in occasione della riunione del Consiglio Atlantico del 14 aprile scorso a Berlino, e dopo i contatti avuti successivamente dal Presidente del Consiglio e dai Ministri degli Esteri e della Difesa, per aumentare l'efficacia della missione intrapresa in Libia in attuazione delle Risoluzioni ONU 1970 e 1973. A tal fine l'Italia (che sin dall'inizio sta fornendo un cruciale contributo all'operazione Unified Protector in termini sia di assetti aerei e navali assegnati alla missione sia di disponibilità delle proprie basi aeree per lo schieramento di aerei alleati) ha deciso di aumentare la flessibilità operativa dei propri velivoli con azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico, nell'intento di contribuire a proteggere la popolazione civile libica. Con ciò, nel partecipare su un piano di parità alle operazioni alleate, l'Italia si mantiene sempre nei limiti previsti dal mandato dell'operazione e dalle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite».
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Vertice Italia-Francia a Roma, al centro la questione immigrati

Sarkozy incontrerà Berlusconi. Nell'incontro si discuterà anche di Libia e della scalata di Lactalis su Parmalat.

Roma, 26 apr. (TMNews) - Immigrazione, Libia, nucleare e gli acquisti francesi di aziende italiane. Saranno questi i temi caldi del vertice Italia-Francia che si terrà oggi a Roma. Il formato del tradizionale summit intergovernativo italo-francese di primavera è stato ridotto quest'anno a tre ministri, oltre ai capi di Stato e di governo: Esteri, Interni ed Economia. A fare gli onori di casa a villa Madama ci saranno quindi il premier Silvio Berlusconi, Franco Frattini, Roberto Maroni e Giulio Tremonti. La delegazione francese sarà composta dal presidente Nicolas Sarkozy, il primo ministro Francois Fillon, il capo della diplomazia Alain Juppé, il titolare degli Interni Claude Gueant e il ministro dell'Economia Christine Lagarde. Eliminati i "fronzoli" di memorandum d'intesa o accordi su questioni minori, si tratterà di un confronto più snello e diretto sui temi prioritari per entrambe le capitali. Prima dei faccia a faccia fra omologhi, e poi una sessione plenaria. Obiettivo: una lettera congiunta firmata da Sarkozy e Berlusconi alle istituzioni europee sul tema dell'immigrazione, in vista dell'importante Consiglio europeo del 24 giugno; e una dichiarazione congiunta dei due governi sui principi comuni che ispirano la politica estera in Libia e verso il Mediterraneo. Punto centrale del vertice è infatti l'immigrazione: sul flusso di migranti dal nord Africa andrà trovato un accordo definitivo sugli attraversamenti del confine italo-francese degli immigrati tunisini con i permessi temporanei, tenendo conto che dopo la £crisi di Ventimiglia£ le tensioni tra i due paesi si sono "molto stemperate" fanno notare dal Viminale. Oltre a ciò, andranno definiti i particolari del pattugliamento congiunto aereo-navale davanti le coste della Tunisia, previsto dall'intesa fra i ministri degli Interni Maroni e Gueant lo scorso 8 aprile a Milano ma ancora non operativo; infine bisognerà stabilire il ruolo dell'Italia nel programma di rimpatrio dei tunisini, cui scadrà il permesso mentre si trovano in territorio francese: la competenza è naturalmente di Parigi, ma Maroni si è impegnato a fornire in ambito Ue il sostegno di Roma.

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USA-CINA: "G2" ECONOMICO IL 9 E 10 MAGGIO A WASHINGTON

(AGI) Washington - Usa e Cina terranno a Washington il 9 e il 10 maggio il loro summit annuale di 'dialogo strategico ed economico'. Lo ha reso noto il Tesoro Usa. Il vertice sara' co-presieduto dal ministro del Tesoro Timothy Geithner e dal segretario di Stato Hillary Clinton e per la Cina dal vicepremier Wang Qishan e dal Consigliere di Stato Dai Bingguo .

SIRIA: AMBASCIATA USA FA PARTIRE PERSONALE NON ESSENZIALE

(AGI) Washington - Gli Usa hanno ordinato alle famiglie dei diplomatici e al personale non indispensabile della ambasciata a Damasco di lasciare la Siria, a causa della "instabilita' e della incertezza" della situazione. L'ordine di partenza e' stato diramato dal Dipartimento di Stato, che ha anche invitato i cittadini americani a limitare i viaggi non essenziali nel Paese .

L'ITALIA BOMBARDERA' LA LIBIA FRATTINI: NON SERVE ALCUN VOTO

(AGI) - Roma, 26 apr. - L'Italia partecipera' ai bombardamenti Nato sulla Libia. Lo ha annunciato il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in una telefonata al Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Immediato, il "no" della Lega espresso dal ministro Roberto Calderoli e dal viceministro Roberto Castelli.
L'Italia "ha deciso di aumentare la flessibilita' operativa dei propri velivoli con azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico, nell'intento di contribuire a proteggere la popolazione civile libica. Con cio', nel partecipare su un piano di parita' alle operazioni alleate, l'Italia si mantiene sempre nei limiti previsti dal mandato dell'operazione e dalle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite". IL NO DELLA LEGA La Lega "e' contraria a qualsiasi intervento con l'uso della forza in Libia che possa coinvolgere dei civili. L'Italia ha gia' fatto quello che doveva fare, senza avere nulla in cambio sul fronte della immigrazione". Lo dice il ministro Roberto Calderoli. Il ministro esclude che su questa vicenda possa aprirsi una crisi di governo, cosi' come chiesto dal vicepresidente di Fli, Italo Bocchino: "Nessuna crisi - ha detto Calderoli - noi facciamo la nostra battaglia convinti di essere nel giusto. Quando un governo decide - ha concluso - deve decidere in maniera collegiale". Anche il vice ministro Roberto Castelli ha dichiarato che un'azione militare da parte dell'Italia in Libia non avra' il voto della Lega. FRATTINI, BOMBARDAMENTI? NON OCCORRE ALCUN VOTO "La risoluzione dell'Onu e' chiarissima e in quell'ambito continuiamo ad operare: non occorre alcun voto".
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Berlusconi e il pressing di Obama "A Bossi glielo spiego io"

Il Cavaliere dopo il colloquio telefonico con il capo della Casa Bianca. "Dirò a Umberto che non potevamo più tirarci indietro". Il premier avrebbe voluto schierare gli aerei senza pilota, ma sono schierati in Afghanistan. La decisione italiana potrebbe aiutare il governo nella trattativa con la Francia

di FRANCESCO BEI
"A BOSSI spiegherò che non potevamo più tirarci indietro. Ma non cambia nulla nella nostra missione, attaccheremo solo carri armati e postazioni di artiglieria". Grande è l'imbarazzo del premier. Il presidente del Consiglio è alle prese con un cambiamento di linea reso ancor più clamoroso dallo strappo del Carroccio. Eppure anche stavolta il Cavaliere è convinto di poter ricondurre a più miti consigli l'alleato: "Mi hanno spiegato - ha riferito il Cavaliere a chi lo ha cercato ieri in Sardegna - che non occorre un nuovo voto del Parlamento, dunque non ci sarà nessuna spaccatura tra noi e la Lega come spera l'opposizione".
Eppure il premier resta molto preoccupato per una escalation che, fino all'ultimo, ha tentato di evitare. Del resto era stato lui stesso, non più tardi di dieci giorni fa, a far presente che "considerata la nostra posizione geografica ed il nostro passato coloniale non sarebbe comprensibile un maggior impegno militare". Quando invece ha compreso che sarebbe stato impossibile resistere alle pressioni congiunte della Nato, degli americani, degli inglesi e dei francesi, Berlusconi ha provato a chiedere che fossero impiegati per i bombardamenti italiani solo droni senza equipaggio, per evitare almeno un altro caso Cocciolone. "Pensate - ha detto- cosa potrebbe accadere se un pilota italiano finisse in mano ai libici?".
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