sabato 26 marzo 2011

Londra, in 300mila contro i tagli violenti scontri, città bloccata

Imponente corteo contro il governo Cameron. Fra i manifestanti anche il leader laburista Ed Miliband. A ferro e fuoco il centro della capitale: ore di incidenti e assalti con una trentina di feriti

LONDRA - Un fiume di persone, 300.000 secondo gli organizzatori, ha partecipato a Londra alla manifestazione contro i tagli alla spesa pubblica, decisi dal governo del primo ministro conservatore David Cameron. Secondo gli osservatori è probabilmente la più imponente manifestazione che abbia invaso la capitale. E, a un tratto, sono partiti anche gli incidenti: almeno ventisette manifestanti sono rimasti feriti negli scontri innescati da un piccolo gruppo di anarchici e anti-capitalisti che hanno messo a ferro e fuoco il West End, tentando di occupare negozi e filiali di banche. Nel mirino sono finite le filiali di HSBC, Lloyds e Santander, ma anche popolari catene come McDonalds, Topshop e Dorothy Perkins. Fracassate anche le finestre dell'hotel Ritz, a Mayfair, e un negozio Ann Summers a Soho. In particolare preso di mira un
bastione della Vecchia Inghilterra: Fortnum and Mason, l'esclusivo negozio di tè e specialità gastronomiche fondato nel 1707 su Piccadilly.
La "marcia per l'alternativa" è stata organizzata dai sindacati, ma a loro si sono uniti ong, volontari e gruppi religiosi, così come studenti, poliziotti (fuori servizio), medici e infermieri. "C'è una partecipazione straordinaria che dimostra la rabbia della gente e il governo non potrà non tenerne conto" ha dichiarato Len Mccluskey, il segretario generale di Unite, il principale sindacato inglese.
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Sclerosi multipla. I neurologi contro la Ccsvi: “non operatevi”

Radunata a convegno, la casta dei neurologi ha posto il suo niet. La tavola rotonda dei neurologi ha detto no a Zamboni: “è un Di Bella”, “non c’è da fidarsi”. E ancora: “nessun legame della sclerosi multipla con la Ccsvi”. Sprezzanti. Per un attimo lasciano svanire le migliaia di straordinarietestimonianze di malati guariti dalla Ccsvi.

Benefici, miglioramenti dei sintomi disabilitanti, la memoria che torna, la spossatezza che si riduce, sulla carta scientifica dei neurologi sono dunque zero. Il lancio AGI di ieri è un colpo durissimo per la ricerca del Prof. Zamboni:

Il gruppo di Studio Sclerosi Multipla della società italiana di neurologia ribadisce che non esiste, ad oggi, alcuna indicazione a sottoporsi ad intervento chirurgico per correggere una Ccsvi, proprio perché il rapporto tra Ccsvi e SM non è certo”. Ancora: “In assenza di procedure diagnostiche standardizzate e di chiara dimostrazione di un rapporto tra CCSVI e SM, non e’ in alcun modo indicata la correzione chirurgica anche in caso di anomalie documentate del sistema venoso, dal momento che le stesse anomalie possono essere presenti anche in persone sane e in altre malattie neurologiche”.

Dunque, se il metodo Zamboni fosse anche solo un semplice rimedio, quello senza medicinali, il rimedio che funziona, che dà sollievo: lasciate ogni speranza voi che entrate. No. La neurologia si oppone a questa ingerenza, al sacrilegio dei medici vascolari. Ognuno vada per la sua strada e al diavolol’interdisciplinarità prospettata da Zamboni e dalla sua équipe.

L’interesse - cui converge anche il dovere - dei neurologi di sapere se il proprio paziente abbia o meno le vene otturate, è irrilevante. Anzi le vene otturate non contano proprio nulla. Siamo al confine con l’assurdo.

Il metodo diagnostico c’è, approvato all’unanimità da una folta comunità scientifica. L’ecodoppler constata le stenosi nel 90% dei casi.

L’interrogativo della scienza deve invece porsi scevro da scrupoli di casta. Se c’è una malattia, essa non va curata? Se le vene sono occluse anche nei soggetti sani, questi soggetti con il tempo non potrebbero sviluppare malattie neurologiche? I malati andranno ugualmente all’estero a farsi operare nelle mani di chissà chi, con quale rischio? La pena grava anche su quella responsabilità “politica” - di Governo - che “nega” il via libera a un protocollo diagnostico e di cura della malattia; e in ciò la cura delle stenosi, per ovvietà oggettiva, dovrebbe prescindere dalla sclerosi multipla.

Quella “responsabilità politica” che deve garantire non vi siano interessi delle case farmaceutiche che configgano con il metodo Zamboni. E’ quanto sollevato oggi dal Pd in parlamento: “una ricerca non profit che si scontra con un interesse, un mercato che nei paesi progrediti è di un miliardo di euro al mese. Capite che ritardare di un mese rende un miliardo…”. Allora, il giro d’affari sui malati di sclerosi multipla, “capite” non è proprio un calcioinculo. La senatrice Poretti al portavoce del ministro Fazio ha risposto chiaramente sull’esposizione di un non troppo “rigoroso” comunicato del Consiglio Superiore di Sanità, nei riguardi della Ccsvi: “E’ inaccettabile che la ricerca possa essere ostacolata, o fuorviata, da dati rilevati in modo non rigoroso”. Pur avendo il ministero riconosciuto la necessità di una ricerca sul campo del metodo Zamboni, i suoi dati infatti non erano aggiornati per il question time programmato. “Evidenze basilari sulla CCSVI sono state sottostimate” ed “è stato presentato un articolo di opinione scambiandolo per uno studio safety”, così la Fondazione Hilarescere per la ricerca sulla CCSVI.

La Svizzera ci chiede di arrestare un boss mafioso, ma l’Italia non si muove

Un esponente della ‘Ndrangheta rimane a piede libero per un mandato di cattura non completo.

A inizio marzo la polizia italiana ha concluso un’importante operazione contro la malavitacalabrese, denominata “Il Crimine 2″. 41 arrestati, tra i quali importanti esponenti delle ‘ndrine calabresi. Colpite anche cellule attive all’estero, in Germania, Australia e Canada. Anche un capo mafia residente inSvizzera avrebbe dovuto essere arrestato, ma le autorità elvetiche non hanno eseguito il fermo perchè nell’ordine di cattura mancava il capo di imputazione. Da allora l’Ufficio di Giustizia federale chiede alle autorità italiane di inviare di nuovo il mandato di arresto in modo corretto, così da poter fermare il pericoloso criminale. Il più venduto quotidiano della Svizzera lancia un appello.

OPERAZIONE FERMATA AL CONFINE - A inizio mese l’operazione Il Crimine 2 si è bloccato nella Confederazione Elvetica. Ecco come riportava la stampa svizzera l’episodio.

L’Ufficio federale di giustizia (UFG) ha respinto il 7 marzo la richiesta italiana di arrestare un presunto membro della ‘ndrangheta in Svizzera. Le prove fornite erano vaghe e insufficienti, aveva dichiarato il suo portavoce Folco Galli.

Nella richiesta non era chiaro che cosa si rimproverasse concretamente alla persona in questione, ha detto Galli, interpellato su dichiarazioni del procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone: il magistrato ha detto alla radiosvizzerotedesca DRS di aver trasmesso un mandato d’arresto internazionale a Berna, che però non ha reagito. La magistratura italiana può completare la sua richiesta in qualsiasi momento, ha aggiunto Galli. Riferendo sull’operazione Crimine 2 con 41 mandati d’arresto complessivi condotta ieri in Italia, Germania, Canada e Australia contro esponenti della mafia calabrese, la stampa della Penisola ha parlato anche di un presunto clan della ‘ndrangheta nelcanton Turgovia, a Frauenfeld. La Procura cantonale ha indicato oggi di non sapere nulla dell’indagine. Christoph Greminger, portavoce della polizia cantonale, ha detto all’ATS che non ci sono indizi di presenze mafiose sul territorio cantonale.

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http://www.giornalettismo.com/archives/119276/la-svizzera-ci-chiede-di-arrestare-un-boss-mafioso-ma-litalia-non-si-muove/

Siria: spari a Latakia, sette morti

(ANSA) - BEIRUT - Sono sette i morti caduti oggi sotto il fuoco delle forze di sicurezza a Latakia, in Siria. Lo riferiscono i siti di attivisti siriani su Facebook e Twitter, che mostrano anche un video amatoriale che riprenderebbe la morte in diretta di uno dei giovani. ''E' confermato - si legge su un messaggio Twitter di Rassd, sito di monitoraggio - sette martiri oggi caduti sotto il piombo delle forze di sicurezza a Latakia''. Il video e' invece pubblicato dal sito Facebook ''Youth.Syria.Freedom''.

Siria: centinaia in piazza a Latakia, incendiate sedi partito Baath

Damasco, 26 mar. - (Adnkronos/Aki) - Manifestazioni contro il regime di Bashar al Assad si sono svolte oggi anche nella citta' di Latakia, sulla costa siriana. Qui decine di persone sono scese in piazza e poi alcuni di loro hanno hanno attaccato gli uffici del partito Baath, dandogli fuoco. E' quanto riferisce Ammar Qurabi, esule siriano in Egitto che guida l'Organizzazione nazionale per i Diritti umani in Siria. Un attivista in contatto con i manifestanti di Latakia ha detto che in centinaia stanno bruciando pneumatici e attaccando automobili e negozi.

Lampedusa, bimbo nasce su un barcone. Scoppia la polemica sui soldi ai rimpatriati

Palermo, 26 mar. (Adnkronos/Ign) - Arrivi di clandestini a raffica a Lampedusa (Agrigento), dove nella sola giornata di oggi sono approdate centinaia di persone.

In cinque differenti operazioni gli uomini della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza hanno tratto in salvo 303 migranti.

Ma in arrivo ci sarebbero almeno quattro imbarcazioni con a bordo centinaia di migranti. Mentre il barcone proveniente dalla Libia con a bordo circa 300 persone in fuga è stato intercettato a 60 miglia da Lampedusa, dalle motovedette della Guardia di finanza e della Guardia costiera, impegnate nel soccorso. E' quanto apprende l'ADNKRONOS da fonti sanitarie. A bordo dell'imbarcazione anche una donna incinta che ha partorito assistita dai medici del Corpo di soccorso dell'Ordine di Malta, che 24 ore su 24 prestano servizio sulle motovedette della Gdf e della Guardia costiera.

Negli ultimi 25 giorni, sono 13.500 gli immigrati dal Nord Africa soccorsi nel tratto di mare tra Tunisia e Sicilia dalle forze armate e di polizia italiane.

Ha lasciato intanto Lampedusa la nave San Marco con a bordo 500 tunisini. La nave militare è salpata intorno alla mezzanotte per raggiungere Taranto. E' previsto invece per domani l'arrivo a Lampedusa della nave traghetto 'Catania' di Grimaldi Lines di Napoli che può trasportare circa 800 persone. Il 'Catania', partito da Livorno, dovrebbe arrivare nel primo pomeriggio. In questo modo si cerca di decongestionare l'isola dove ci sono oltre 4.000 migranti.
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Germania: da Fukushima tracce iodio radioattivo nella Foresta Nera

Berlino, 26 mar. (Adnkronos) - Tracce di iodio radioattivo provenienti dalla centrale giapponese di Fukushima sono state rinvenute nella Foresta Nera in Germania, ma in quantita' cosi' ridotte da non rappresentare un pericolo per la salute. I sofisticati strumenti di rilevazione posti sul monte Schauinsland sono infatti in grado di distinguere fra lo iodio radioattivo costantemente emesso dal suolo e lo iodio 131 proveniente dal Giappone, a 9mila chilometri di distanza.

Un po' di menzogne sulla guerra di Libia

Un po' di menzogne sulla guerra di Libia
Si dice che la prima vittima della guerra sia la verità. Le operazioni militari in Libia e la risoluzione 1973 che ad esse fornisce base giuridica non fanno eccezione a questa regola. Esse sono presentate al pubblico come una necessità per proteggere le vittime civili dalla repressione indiscriminata del colonnello Gheddafi. In realtà si tratta di classiche menzogne dell’imperialismo. Ecco alcuni elementi di chiarificazione.
Per fornire un’immagine a fosche tinte, la stampa atlantista ha fatto credere che le centinaia di migliaia di persone in fuga dalla Libia stiano tentando di sfuggire a una strage. Le agenzie di stampa hanno evocato migliaia di morti e parlato di "crimini contro l'umanità". La Risoluzione 1970 ha messo in guardia il Tribunale penale internazionale contro possibili "attacchi sistematici o generalizzati diretti contro i civili".
In realtà, il conflitto libico può essere letto sia in termini politici che in termini tribali. I lavoratori immigrati sono stati le prime vittime. Essi sono stati brutalmente costretti ad andarsene. Gli scontri tra lealisti e rivoluzionari sono stati realmente sanguinosi, ma non nelle proporzioni propagandate. Non vi è mai stata alcuna repressione sistematica contro i civili.
Durante il suo discorso al Consiglio di Sicurezza, il ministro francese degli affari esteri Alain Juppé ha tessuto le lodi della "primavera araba" in generale e della rivolta libica in particolare.
Questo discorso lirico cela in realtà intenzioni nefande: Juppé non ha detto neanche una parola sulla sanguinosa repressione in Yemen e in Bahrain, e ha perfino elogiato il re Mohammed VI del Marocco come fosse uno di quei rivoluzionari. Così facendo, ha contribuito a rafforzare l'immagine disastrosa della Francia che si è impressa nell’immaginario del mondo arabo durante la presidenza Sarkozy.
Fin dall'inizio delle operazioni, Francia, Regno Unito e Stati Uniti non hanno mai smesso di affermare che questa non è una guerra occidentale (anche se il Ministro degli Interni francese, Claude Guéant, ha parlato di una "crociata" di Nicolas Sarkozy). A sostegno di ciò, adducono il sostegno di cui la coalizione godrebbe da parte dell'Unione Africana e della Lega Araba.
In realtà, l'Unione Africana ha sì condannato la repressione e ha affermato la legittimità delle rivendicazioni democratiche, ma si è sempre opposta ad un intervento militare straniero. Per quanto riguarda la Lega Araba, essa riunisce essenzialmente regimi che sono minacciati da rivoluzioni analoghe. Essi hanno sostenuto la contro-rivoluzione occidentale - alcuni vi hanno anche preso parte in Bahrain -, ma non possono appoggiare apertamente una guerra occidentale senza accelerare quei movimenti di contestazione interna che minacciano di rovesciarli.
In Libia vi sono tre zone di insorgenza. Un Consiglio Nazionale di Transizione Libico è stato costituito a Bengasi. Esso si è fuso con un preesistente governo provvisorio istituito dall’ex Ministro della Giustizia di Gheddafi, passato dalla parte degli insorti. E' proprio lui il personaggio che, secondo le autorità bulgare, avrebbe organizzato la tortura delle infermiere bulgare e del medico palestinese detenuti a lungo dal regime.
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Giappone, l’emergenza nucleare e la fuga dei militari Usa

Giappone, l’emergenza nucleare e la fuga dei militari Usa
Oltre ai danni arrecati direttamente dal sisma e dallo tsunami, il Giappone si trova alle prese con una delle peggiori catastrofi nucleari di tutti i tempi. In questa condizione drammatica numerosi paesi al mondo, indipendentemente dalla posizione politica, hanno inviato aiuti al paese ed hanno cercato di fornire assistenza ma è facile intuire che i giapponesi pretendevano il maggior aiuto dal paese che si è autoproclamato, dal dopoguerra ad oggi, il loro maggiore alleato ovvero gli Stati Uniti.
Proprio con questa pretesa gli Usa hanno estorto al Giappone un vero e proprio patrimonio per finanziare le basi, ed oltre ai fondi, il Giappone ha pagato tributi pesanti perchè quelle basi ci fossero.
Ma nei primi giorni della crisi, quando il governo giapponese sperava nell’intervento dei militari Usa nelle zone colpite, la settima flotta navale degli Usa, il 14 Marzo, annunciò il proprio ritiro.
Anche dopo, gli aiuti americani, seppur presenti, sono stati molto minori di quanto si poteva pretendere da un paese che in Giappone dispone di 47 mila militari e di 14 grandi basi.
Quindi si può dire che la presenza militare Usa in Giappone non mira a garantire altro che il dominio degli Stati Uniti e non è servita nei momenti di reale bisogno.
Sarebbe saggio che l’Italia riflettesse su fatti del genere e ne traesse le sue conclusioni.

Raid israeliano a Gaza, distrutta la fabbrica di bevande

Raid israeliano a Gaza, distrutta la fabbrica di bevande
GERUSALEMME - All'alba di oggi, le forze d'occupazione israeliane hanno attaccato via terra la Striscia di Gaza, lo ha riferito l’agenzia infopal. Posizionati ad est di Gaza City, nei pressi di una postazione militare conosciuta con il nome di "Malikah", i militari israeliani hanno aperto il fuoco.
Una cannonata ha colpito in pieno la fabbrica di bevande "as-Sattar", di proprietà della famiglia al-Yazaji. L'edificio si trova nel quartiere di Gaza City "az-Zaytoun". La presenza di combustibile al suo interno ha innescato immediatamente l'incendio.
La protezione civile ha impiegato oltre due ore per spegnere l'incendio, ma la fabbrica è stata completamente distrutta. Lo stesso complesso era stato danneggiato nella guerra israeliana su Gaza (2008-2009).
In queste ore, aerei da guerra israeliani stanno sorvolando i cieli della Striscia di Gaza, rompendo la barriera del suono e creando il panico tra la popolazione palestinese.

Egitto: giunta militare vuole legge vieta-proteste, sdegno popolare

Egitto: giunta militare vuole legge vieta-proteste, sdegno popolare
IL CAIRO - Migliaia di egiziani sono scesi in piazza Tahrir(Liberazione) per esprimere il loro sdegno contro una proposta di legge che prevede il divieto delle proteste pubbliche nel paese nordafricano. Il gabinetto egiziano ha approvato un decreto legge che punisce scioperi, proteste, dimostrazioni e sit-in. Le pene per gli organizzatori sono severe e prevedono un anno di carcere per i casi più gravi e multe fino a 50mila euro. La nuova legge deve essere ancora approvata da Consiglio supremo dei militari, saliti al potere dopo la caduta del presidente Mubarak.
I manifestanti hanno definito la legge antidemocratica, sottolineando il ruolo cruciale della voce del popolo a portare alla vittoria la rivoluzione popolare che ha fatto cadere l'ex presidente egiziano Husni Mubarak.

Libia, uranio impoverito nei missili Usa e Gb

Libia, uranio impoverito nei missili Usa e Gb

di Luca Galassi 21/03/2011

Lo sostiene in uno studio scientifico il professor Massimo Zucchetti del Politecnico di Torino: nel peggiore dei casi fino a seimila morti
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I Cruise lanciati sulla Libia contengono uranio impoverito, le cui conseguenze, nel peggiore dei casi, potrebbero essere stimabili nell’ordine di seimila morti. A lanciare l’allarme è il professor Massimo Zucchetti, docente di Impianti nucleari al Politecnico di Torino, esperto di radioprotezione e autore di numerosi lavori scientifici sull’uranio impoverito. Nello studio di Zucchetti si prendono in esame i missili Cruise Tomahawk, prodotti dalla statunitense Raytheon. Utilizzati nella Guerra del Golfo del 1991, i bombardamenti Nato sulla Bosnia nel 1995, sulla Jugoslavia nel 1999, nel 2001 in Afghanistan e nel 2003 in Iraq. In Libia ne sono stati esplosi finora oltre cento, lanciati da unità navali britanniche e statunitensi nel Mediterraneo. Dettagliato bibliograficamente con la più recente letteratura scientifica, lo studio (qui in allegato PDF o visitabile su FaceBook:http://www.facebook.com/note.php?note_id=10150129443159574&comments) riprende i modelli di un precedente lavoro di Zucchetti (Bosnia ’95), riprendendone i modelli e calcolando le conseguenze. Il risultato varia a seconda della quantità di Uranio impoverito contenuto nei Cruise. Nonostante la presenza dell’elemento radioattivo all’interno dei missili sia stata esclusa dagli ambienti militari, la pubblicistica in circolazione e le fonti – anche di origine militare – abilitano l’autore a nutrire dubbi sulla loro veridicità. Gli scenari ipotizzati sono due, a seconda del modello di missile: il carico di uranio impoverito può essere di tre chili (se usato solo come stabilizzatore nelle ali) o di quattrocento (se contenuto nella testata). Postulando mille missili lanciati, se questi fossero del primo tipo (best case scenario), si avrebbero 3mila chili di uranio utilizzati. Se del secondo, 400mila chili (worst case scenario). Il 70 percento del materiale radioattivo brucia e viene disperso nell’ambiente. Nel primo caso, le dosi radioattive stimate sarebbero quindi di 780 Sievert (il Sievert è l’unità di misurazione della radioattività), e il numero di tumori attesi sarebbe molto esiguo, non rilevante dal punto di vista statistico. “Una difficoltà statistica – sottolinea Zucchetti – che nulla ha a che vedere con un’assoluzione di questa pratica, una sua accettazione e meno che mai con una asserzione di scarsa rilevanza o addirittura di innocuità”. Nel secondo caso, invece, con oltre 100mila Sievert, ci si troverebbe di fronte a un numero di insorgenze tumorali pari ad alcune migliaia. Queste, rilevabili facilmente a livello epidemiologico, destano indubbiamente forte preoccupazione. L’esortazione di Zucchetti è rivolta ai governi: facciano sapere con prove certe la presenza o meno, e in che quantità, di uranio nei missili. “E’ importante infine – conclude il ricercatore – raccogliere dati e ricerche nel campo degli effetti delle ‘nuove guerre’ su uomo e ambiente. Bisogna mostrare come le armi moderne, per nulla chirurgiche, producano dei danni inaccettabili; occorre studiare cosa hanno causato a uomini e ambiente che le hanno subite, le guerre ‘umanitarie’ condotte a partire dal 1991″.

MONSIGNOR MASSONE

vaticano1 MONSIGNOR MASSONE
di Rita Pennarola 01/03/2011
Ha dedicato tutta la vita a scovare i massoni infiltrati nei gangli delle gerarchie ecclesiastiche e dediti a stravolgere il cattolicesimo. E’ don Luigi Villa, il teologo bresciano che rivendica l’incarico ricevuto da Padre Pio e confermato da papa Pio XII.
Fra loro, quando parlano nelle segrete stanze, a bassa voce e usando un frasario in codice, li chiamano “i Lupi”. Sono gli iscritti alla massoneria che vestono l’abito talare, tutti generalmente assurti ai vertici delle gerarchie ecclesiastiche anche grazie a quella inconfessabile affiliazione.Ma chi sono, oggi, quei cardinali o vescovi, quei “santi uomini” al fianco del pontefice, che sotto la tonaca indossano il grembiulino e, secondo l’ala integralista ed antimassonica del clero internazionale, incarnano l’espressione del maligno giunto a un passo dal Soglio di Pietro? Quali i nomi? In che modo esercitano la loro azione quotidiana? Per avere un’idea della portata che tali segreti rivestono nelle alte sfere vaticane, basti qui ricordare che l’ultimo a pubblicare un elenco di “preti massoni” era stato nel 1976 il direttore di OP, Mino Pecorelli, pochi mesi prima della sua tragica fine. E oggi la questione puo’ dirsi tutt’altro che chiusa, dal momento che e’ ancora in vita un anziano, tenace sacerdote-giornalista, don Luigi Villa che, attraverso il periodico Chiesa Viva, emette quasi ogni mese un nuovo, documentato bollettino sui presunti misfatti commessi dagli“adoratori di Lucifero” assisi sugli altari.Fra le piu’ recenti battaglie condotte da don Villa, una ci riporta direttamente al cuore del problema. Si tratta della nomina, decisa da Benedetto XVI ad aprile 2010, di monsignor Francesco Marchisano a vicario generale dello Stato del Vaticano, nonche’ arciprete della Basilica Vaticana e presidente della Fabbrica di San Pietro. Marchisano, che era gia’ responsabile della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, secondo i documenti pubblicati da don Villa, altro non e’ se non un potentissimo vertice della Massoneria Universale. Il caso, peraltro, e’ stato recentemente portato alla luce dal giornalista d’inchiesta Claudio Prandini, redattore del sito internet d’informazione che fa capo alle parrocchie di Fosdondo e Canolo, in provincia di Reggio Emilia.
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Gianni Mattioli: i danni biologici delle radiazioni

- di Marco Pagani -

Ieri ho avuto il piacere e l’onore di ascoltare parlare Gianni Mattioli, vero scienziato e veroambientalista, a proposito dei problemi del nucleare.

Ascoltarlo è stato entusiasmante, da far tornare la voglia di iscriversi all’università…

Qui potete vedere la prima parte del suo discorso sui danni biologici da radiazione. Seguiranno le altre. Meritano di essere seguite con attenzione per la loro chiarezza.

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http://informarexresistere.fr/gianni-mattioli-i-danni-biologici-delle-radiazioni.html

Fischi a Moratti e Formigoni a inaugurazione prolungamento Metro3

E' costato 352 mln per 3,7 chilometri divisi in quattro fermate. Fa parte del piano di investimenti per l'Expo 2015.

Milano, 26 mar. (TMNews) - Il prolungamento da Maciachini alla Comasina della linea 3 della metropolitana di Milano è stato inaugurato oggi, dopo nove anni di lavori e tra i fischi di un centinaio di residenti alll'indirizzo del sindaco di Milano Letizia Moratti e del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Alla cerimonia era presente anche il vice ministro delle Infrastrutture, Roberto Castelli. I manifestanti, alcuni dei quali con bandiere del Pd e del Prc, hanno contestato, pacificamente, il fatto che le nuove stazioni di Affori Fnm e Comasina siano ancora in parte cantieri e solo parzialmente agibili così come non c'è traccia del previsto parcheggio d'interscambio Comasina.
La nuova tratta è lunga 3,7 chilometri, divisi in quattro nuove fermate: Dergano, Affori centro, Affori Fnm e Comasina. Le opere sono costate circa 352 milioni di euro, finanziati per il 60% dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e per il 40% dal comune di Milano. Il cantiere è stato aperto a fine 2002 per la tratta Maciachini-Dergano, nel 2005 per la tratta Dergano-Affori Fnm, nel 2007 per la tratta Affori-Comasina e sono stati conclusi a marzo 2011.
L'appalto per le opere dell'ultimo lotto Affori Nord-Comasina, a causa di un ricorso al Tar dell'impresa che si era classificata seconda alla gare, ha subito un ritardo di circa un anno prima di poter dare avvio ai lavori. In seguito è stato, tuttavia, richiesto e ottenuto dall'appaltatore delle opere un acceleramento delle attività, reso possibile grazie anche a un'integrazione del finanziamento comunale pari a 7,5 milioni di euro. Con le nuove fermate si prevede di servire un bacino d'utenza di 15mila passeggeri all'ora passeggeri, in ciascuna delle due direzioni.
"A distanza di un solo mese dall'attivazione del prolungamento della linea metropolitana 2 ad Assago, oggi raggiungiamo - ha dichiarato Moratti - un altro traguardo straordinario per il trasporto pubblico cittadino: quattro nuove fermate della linea 3 che consentiranno ai milanesi provenienti da nord di lasciare a casa l'automobile e di entrare in città con un mezzo sicuro, veloce e pulito". Il sindaco ha poi ricordato che oggi, a vent'anni dalla costruzione dell'ultima metropolitana, sono in costruzione due nuove linee metropolitane, la M4 e la M5. Un piano di interventi che, in vista di Expo Milano 2015 rafforzerà la mobilità sostenibile.

Fuoco a palazzi potere in Siria, su Facebook appello a rivolta

Centocinquanta morti in 7 giorni a Daraa, secondo l'opposizione. Cecchini sparano sulla folla a Latakia: due morti e due feriti.

Roma, 26 mar. (TMNews) - Migliaia di persone sono scese in piazza anche sabato in tutta la Siria, per protestare contro il regime del presidente, Bashar al-Assad, succeduto nel 2000 al padre Hafez. Su Facebook l'opposizione ha lanciato un "appello alla rivolta", mentre sui media internazionali si susseguono le notizie di rabbia, scontri e vittime. E la folla ha assaltato i palazzi del potere. Cecchini avrebbero sparato sulla folla a Latakia, città costiera a nord-ovest di Damasco e, secondo un responsabile siriano, due persone sarebbero rimaste uccise e altre due ferite.
Centocinquanta persone sarebbero state uccise in sette giorni a Daraa, cuore della protesta anti-governativa. A tracciare la drammatica situazione nella città meridionale, dove le forze di sicurezza sparano ai manifestanti, è la tv al-Jazeera, che sul suo sito internet cita fonti dell'opposizione. Per Amnesty International, invece, i morti sarebbero cinquantacinque. Secondo fonti siriane, venerdì sarebbero morte invece solo 13 persone.
L'opposizione siriana ha lanciato un appello su Facebook per farscoppiare una "rivolta popolare" in tutte le province del Paese, all'indomani della repressione delle manifestazioni della "giornata della dignità" a Daraa e in altre città. Centinaia di persone hanno dato fuoco alla sede del Baath, il partito che guida il regime, e a un commissariato di polizia nella località di Tafas, vicino a Daraa. I disordini, riporta il quotidiano spagnolo El Pais, si sono verificati durante il funerale di Kamal Baradan, uno tra le decine di manifestanti uccisi negli scontri di venerdì.
Le autorità siriane, intanto, hanno rilasciato venerdì sera - come segnale di apertura - oltre 200 detenuti politici, in gran parte attivisti islamici: lo ha reso noto l'Osservatorio siriano sui diritti umani, organizzazione con sede a Londra. In particolare, le autorità di Damasco hanno ordinato il rilascio di 200 detenuti del carcere di Sednaya, dopo avere fatto loro firmare una domanda di grazia.

Precari, sentenza shock nella scuola maxi risarcimento a 15 prof. E ora...

Il Tribunale del Lavoro di Genova ha condannato il Ministero a versare 500 mila euro a 15 lavoratori in contratto a termine. Solo in Liguria altri 450 ricorsi. E in Italia potrebbero essere decine di migliaia per una cifra di oltre 4 miliardi
di SALVO INTRAVAIA

Maxirisarcimento a 15 precari della scuola. La sentenza è a Genova, ma a questo punto il ministero dell'Istruzione rischia di rimanere travolto dalle richieste degli altri supplenti. Quello comminato dal giudice del lavoro del capoluogo ligure è il risarcimento più elevato mai disposto in Italia per il contenzioso riguardante i precari della scuola: quasi mezzo milione di euro. E basta fare due calcoli per comprendere che viale Trastevere rischia una vera e propria emorragia. Ad ognuno dei 15 lavoratori in questione il giudice, patrocinati dalla Uil scuola, ha riconosciuto un risarcimento di circa 30 mila euro, pari a 15 mensilità.
La questione della stabilizzazione dei precari e del riconoscimento agli stessi degli scatti di anzianità riguarda tutti i lavoratori a tempo determinato, in qualche modo discriminati dalle normative italiane. Ma è nella scuola che il fenomeno raggiunge proporzioni consistenti. I precari della scuola in servizio da oltre tre anni sono diverse decine di migliaia. Alcune recenti norme comunitarie prevedono per i precari il diritto agli scatti stipendiali in vigore per il personale di ruolo e la trasformazione, dopo tre anni, del rapporto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato.
Nella scuola, nonostante i tagli agli organici operati dal governo Berlusconi, sono 150 mila i precari con contratti fino al 30 giugno e al 31 agosto. E la maggior parte di questi è in servizio da oltre tre anni, perché a saltare sono stati ovviamente i più giovani. Se tutti si rivolgessero al giudice del lavoro il ministero potrebbe sborsare 4 miliardi e mezzo di euro: una cifra che vanificherebbe metà dei tagli effettuati dalla coppia Tremonti-Gelmini nel triennio 2009/2011. Per tamponare la situazione, alcuni mesi fa, il governo è intervenuto con una norma ad hoc che pone un limite temporale alle richieste di risarcimento danni: il prossimo 31 dicembre.
Ma forse proprio questa manovra ha spinto migliaia di precari della scuola a rivolgersi ai giudici per paura di rimanere tagliato fuori dagli eventuali indennizzi e dalla possibilità di vedersi convertito il contratto a tempo indeterminato. "Per fare ricorso c'è ancora tempo fino al 31 dicembre - spiega - Corrado Artale, segretario generale Uil Scuola della Liguria -. L'unico requisito necessario è essere precari da almeno 3 anni". "E' una sentenza fondamentale nel panorama del contenzioso sui precari della scuola - aggiunge l'avvocato Massimo Pistilli - Se questa misura fosse ripetuta, determinerebbe infatti la fine del precariato, perché il ministero non potrà pagare risarcimenti del danno così alti per tutti i circa centomila precari del comparto".

Costa d'Avorio, ormai è fuga in massa Saccheggi, stupri, uccisioni è guerra totale

La lotta a colpi di armi pesanti fra le fazioni che fanno capo ai due presidenti che si contendono la vittoria alle elezioni del 28 novembre scorso, Alassane Ouattara, considerato il vincitore dall'Onu e dagli osservatori internazionali e Laurent Gbagbo, presidente uscente, che però governa ancora

di CARLO CIAVONI
ABIDJAN - Ormai a fuggire sono più di un milione di persone. Un esodo di massa dalla capitale della Costa D'Avorio, che si spopola mentre lungo le strade delle municipalità a nord della città, Abobo, Treshville, Yopougon, le milizie armate fedeli ai due presidenti che si contendono la vittoria elettorale, continuano a far suonare le armi pesanti.
I due presidenti in lotta. Da una parte, i gruppi fedeli a Laurent Gbagbo, presidente uscente il quale - secondo le autorità internazionali - avrebbe vinto per aver reso nulli i voti di 8 dipartimenti elettorali, per un totale di 600 mila voti; dall'altra Alassane Ouattara, con forti consensi al Nord del paese e che, invece, sarebbe stato indicato come vero vincitore. Il risultato è che il paese è spaccato in due, con Gbagbo, che ancora può contare dell'appoggio dell'esercito e che continua, dui fatto a governare, mentre il suo avversario è costretto a continuare la sua battaglia rinchiuso in una stanza dell'Hotel du Golfe ad Abidjan.
Il bilancio delle vittime civili. Secondo le Nazioni Unite, sarebbero al momento 462, mentre sparatorie, colpi di mortaio, esplosioni diffondono la paura di una guerra totale, tanto da formare un fiume di gente che fugge, con i fagotti e quel poco che si riesce a portar via, verso luoghi più sicuri.
Si scappa ad Est e a Ovest. C'è chi fugge, a est, verso il Ghana, o a ovest, verso la Liberia. Oppure chi si limita a tornare nei villaggi d'origine, lontani da Abidjan, metropoli di 5 milioni di abitanti, dal destino tipico delle metropoli africane, quello cioè di aver subito un inurbamento massiccio con l'arrivo di un'umanità di diseredati delle zone rurali, in cerca di soluzioni per sopravvivere.
La testimonianza. Alessandro Rabbiosi è il capo missione di Terre Des Hommes 2 (Tdh) ad Abidjan, dove l'organizzazione domani inizierà a distribuire 30 tonnellate di derrate alimentari, messe a disposizione dalPAM 3 (il Programma Alimentare Mondiale dell'ONU) a 15.000 rifugiati dei quartieri di Anyama e Abobo, anche con il supporto di un'altra Ong ivoriana, Mesad, con la quale Tdh collabora da anni. "E' diventato assai difficile uscire e spostarsi - dice Rabbiosi - per i numerosissimi check Point e comunque per il rischio di infilarsi in qualche conflitto a fuoco. Tuttavia, stiamo continuando a lavorare, cercando di raggiungere le persone isolate o in fuga, portando loro cibo e comunque assistenza".
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