sabato 2 aprile 2011

Lampedusa - Testimonianza sulle minacce durante il comizio di Berlusconi

Manduria: fuga in massa da tendopoli

(ANSA) - MANDURIA - Fuga in massa dalla tendopoli di Manduria: centinaia di profughi stanno uscendo dal centro per raggiungere la strada che porta ad Oria. I migranti hanno sfondato 50 metri di recinzione della tendopoli e sono usciti per strada unendosi ai manifestanti fuori dal centro. Gli extracomunitari hanno bloccato la strada provinciale Manduria-Oria, continuando a gridare 'liberte''. La polizia, in tenuta antisommossa, li ha lasciati passare per evitare ulteriori disordini.

Caso Majorana, il nipote: ''La riapertura del caso? Sono scettico dopo 73 anni''

Roma, 2 apr. (Adnkronos) - Ettore Majorana junior, nipote del fisico scomparso 73 anni fa, si dice"scettico" sulla riapertura del caso. Interpellato dall'Adnkronos, Ettore Maiorana jr. afferma: "sono pronto a considerare le prove che la Procura sostiene di avere in mano, ma dopo cosi' tanti anni ho parecchie perplessità". Non che il nipote 50enne del fisico non abbia fiducia nelle istituzioni. Tutt'altro. "Attendiamo di vedere gli sviluppi - dice senza celare la sua perplessità - ma immagino che se mio zio fosse ancora vivo avrebbe già dato qualche traccia di sé. Non ebbe mai uno screzio con la famiglia, perché lasciarci così?".

Il nipote di Ettore Majorana, negli anni, si e' fatto un' idea della scomparsa dello zio. "La sua fu una sparizione volontaria -ragiona-. Di fatto si tratta di un suicidio anche se non e' mai stata trovata traccia della sua persona. Penso si sia trattato di un suicidio a tutti gli effetti". Ettore Majorana jr ricorda alcuni scritti che vennero trovati all'indomani della scomparsa: "in uno di essi lascio' scritto 'il mare mi ha rifiutato'".

Una conclusione a cui il nipote del fisico e' giunto anche dopo le varie ricerche fatte dalla famiglia. "Lo cercammo ovunque -racconta- anche in convento perche' mio zio era cattolico. Dubito che avrebbe accettato una vita di clausura ma si e' fatto anche questo tentativo". Andato a vuoto.

Dice Ettore Majorana junior: "Un uomo come mio zio che scompare volontariamente, salvo impazzimento -e non lo credo- avrebbe lasciato una qualche traccia". La storia della sua sparizione ricorda molto quella di Federico Caffe'. "Ecco -dice il nipote- mio zio era esattamente come Caffe': una persona normale, di poche parole, non disposto a scendere a compromessi. Ma se fosse ancora vivo ci avrebbe dato segnali".

La Procura di Roma giudica "credibile" il testimone che ha determinato la riapertura del caso dopo oltre 70 anni: "la Procura non mi ha ancora fatto sapere niente. Non so nemmeno se sono tenuti a farlo. Staremo comunque a vedere ma come si fa ad avere certezze dopo 73 anni? -insiste-. Oggi Ettore Majorana avrebbe 90 anni. Perche' non ricordarlo per il bel lascito che ha fatto alla scienza, per la sua vita ineccepibile con un finale drammatico?", conclude il nipote del fisico infastidito, come dice, da quei tanti "majoranisti (biografi e scrittori del fisico, ndr) che hanno scritto cosi' tante cose su di lui tranne che una verita' sostenibile".

Libia, i ribelli: "Ripresa Brega" Raid Nato fa 15 vittime 'amiche'

Gli insorti riprendono il controllo del centro petrolifero tra Bengasi e Sirte. L’ex ministro della giustizia Abdel Jalil: "Abbiamo bisogno di armi". Kussa, ex ministro degli Esteri, collabora con servizi Gb. Il Raìs accusa la coalizione di crimini contro l'umanità

Roma, 2 aprile 2011 - Sul terreno gli insorti libici sono tornati ad avanzare mentre la Nato ha aperto un’inchiesta sul raid di ieri che avrebbe fatto almeno 15 vittime “amiche” tra insorti e civili. Dopo tre giorni di intensi combattimenti, i ribelli libici hanno annunciato la riconquista di Marsa el-Brega, città strategica situata a metà strada tra Bengasi e Sirte. A lungo le sorti della battaglia sono rimaste incerte, a causa dei continui rovesciamenti di fronte: la ripresa dei raid aerei della coalizione multinazionale sembra aver favorito la vittoria degli insorti fra le cui fila si contano una decina di morti.

Anche se finora non ci sono state conferme da parte di fonti indipendenti, numerosi abitanti di Brega contattati telefonicamente sono stati concordi nel riferire che dalla mattinata gli scontri sono sostanzialmente cessati e che l’unico rumore era quello dei motori degli aerei alleati in volo sulla città, senza più esplosioni nè boati delle artiglieri pesanti. A detta dei testimoni, i rivoltosi avrebbero ormai riassunto il controllo del centro urbano, e starebbero adesso dando la caccia ai cecchini lealisti, tuttora in grado di colpire.

Fonti giornalistiche presenti sul posto hanno raccontato di aver visto i cadaveri di almeno sette soldati governativi sulla strada che porta al sobborgo di Nuova Brega, alla periferia est della città. Accanto vi erano le carcasse annerite di una decina di veicoli militari distrutti, in mezzo alle quali campeggiava un vasto cratere, largo circa 5 metri e profondo 2, la cui presenza permette di dedurre che si tratti del risultato di un bombardamento alleato notturno.

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L’Italia ha già perso la sua guerra di Libia

L’Italia ha già perso la sua guerra di Libia

Dopo aver celebrato in sordina il Centocinquantenario dell’Unità, il Governo italiano ha scelto d’aggiungere ai festeggiamenti uno strascico molto particolare: una guerra in Libia.

Un conflitto che sa tanto di amarcord: la Libia la conquistò Giolitti nel 1911, la “pacificò” Mussolini nel primo dopoguerra, e fu il principale fronte italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Questa volta, però, le motivazioni sono molto diverse.

Sgombriamo subito il campo da ogni dubbio: solo uno sprovveduto potrebbe pensare che l’imminente attacco di alcuni paesi della NATO alla Libia sia davvero motivato da preoccupazioni “umanitarie”. Gheddafi, certo, è un dittatore inclemente coi suoi avversari. Ma non è più feroce di molti suoi omologhi dei paesi arabi, alcuni già scalzati dal potere (Ben Alì e Mubarak), altri ancora in sella ed anzi intenti a soffiare sul fuoco della guerra (gli autocrati della Penisola Arabica).

L’asserzione dell’ex vice-ambasciatore libico all’ONU, passato coi ribelli, secondo cui sarebbe in atto un «genocidio», rappresenta un’evidente boutade. È possibile ed anzi probabile che Gheddafi abbia represso le prime manifestazioni contro di lui (come fatto da tutti gli altri governanti arabi), ma l’idea che abbia impiegato bombardamenti aerei (!) per disperdere cortei pacifici è tanto incredibile che quasi sarebbe superflua la smentita dei militari russi (che hanno monitorato gli eventi dai loro satelliti-spia).

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http://italian.irib.ir/analisi/articoli/item/90735-l%E2%80%99italia-ha-gi%C3%A0-perso-la-sua-guerra-di-libia

Wikileaks: Usa hanno voluto reintroduzione nucleare in Italia

Wikileaks: Usa hanno voluto reintroduzione nucleare in Italia

ROMA - L'ennesimo cable di Wikileaks riguarda il testo di un accordo bilaterale, 'Partnership Globale sull’Energia Nucleare-GNEP', firmato nel dicembre del 2007 dall'allora Ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani e dal Segretario dell'Energia degli Stati Uniti d'America Bodman, nel quale si programma e si mette nero su bianco la cooperazione nucleare tra Italia e Usa. Nel cable (firmato dall'ex Amabasciatore Usa a Roma Ronald Spogli) si riporta come l'attuale Segretario del PD Bersani si impegni, e impegni il nostro paese, a riprendere la strada del nucleare, e arrivi a minimizzare il risultato del Referendum sul nucleare del 1987, sostenendo che "Il risultato de Referendum non esclude l'Italia dalla generazione di energia nucleare, l'ha solo sospesa”. Infine, come riporta il cable, Bersani al momento della firma dell'agreement sostiene che l'accordo GNEP "può giocare un ruolo importante nel modificare gli atteggiamenti italiani nei confronti dell’energia nucleare".

Giappone, falla nei reattori di Fukushima acqua altamente radioattiva in mare

Per la prima volta il premier giapponese in visita nelle zone colpite dal terremoto. Bilancio ufficiale: 11.828 morti.

La centrale di Fukuschima

TOKIO - Riversata in mare acqua altamente radioattiva proveniente dal reattore numero due della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Lo rende noto l’agenzia di stampa giapponese Kyodo, citando una fonte del governo, in grado di confermare la notizia. Nel frattempo, proseguono gli sforzi della compagnia che gestisce la centrale, la Tepco, per rimuovere l’acqua contaminata dagli impianti della centrale, dai reattori e dai depositi di barre di combustibile usato, sforzi che tuttavia potrebbero aver provocato la dispersione di acqua altamente radioattiva in mare.
La Tepco ha reso noto di aver individuato la perdita al reattore n.2 della centrale di Fukushima dalla quale c’è la fuoriuscita di acqua radioattiva che si riversa poi in mare. La compagnia, dopo diverse verifiche, ha spiegato di aver trovato acqua radioattiva in uscita da un pozzo di calcestruzzo lesionato, parte del reattore n.2. Le radiazioni, misurate in 1.000 millisievert/h, creano problemi anche alla messa a punto di interventi efficaci che, secondo l’Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, prevedono un’iniezione di cemento per tappare la perdita. Allo stesso tempo, l’Agenzia ha spiegato che sono in corso accertamenti per verificare l’integrità delle condutture degli altri reattori.
Visita del premier in zone terremotate. Il primo ministro giapponese Naoto Kan si è recato per la prima volta in tre settimane nella regione del nord-est del Giappone devastata l’11 marzo da un forte terremoto seguito da uno tsunami. Kan è arrivato da Tokyo con un elicottero militare nel piccolo porto di Rikuzentakata (prefettura di Iwate), particolarmente colpito dalla doppia catastrofe: circa 1.000 persone sono morte e altre 1.300 risultano ancora disperse. Il premier incontrerà in seguito nella prefettura di Fukushima le squadre di soccorso che stanno intervenendo nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Naoto Kan aveva annullato il 21 marzo scorso una prima visita prevista nel nord-est del paese per il maltempo. «È una battaglia dura, ma il governo vi sosterrà fino alla fine e farà del suo meglio», ha detto Kan parlando a un gruppo di vigili del fuoco nella città di Rikuzentakata nella prefettura di Iwate, chiedendo loro di «rimanere tenaci».
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Montezemolo pronto a scendere in politica ma l'Udc già sospetta

Casini: Non faccia tatticismi come i peggiori politici e si muova senza remore. Lui: Serve quadra, non credo a one man show.

Roma, 2 apr. (TMNews) - Dopo l'annuncio della "tentazione di scendere in politica" Luca Cordero di Montezemolo ha voluto rispondere a chi ieri lo ha liquidato con un "tanto lo dice sempre". Sulle pagine del mensile Max, infatti, ha cominciato a svelare il suo programma, partendo da un "must" che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera, dalla direzione sportiva della Ferrari fino alle presidenze di Fiat e Confindustria: "Niente one man show, serve una squadra".
Poi, la lista dei "to do": niente quote rosa nei cda delle aziende, perchè "la meritocrazia non è nè rosa nè azzurra", promozione del lavoro femminile, fare squadra anche nel mondo, o almeno in Europa. "Ci vuole una politica estera europea, una politica economica comune, una politica commerciale. Gran parte delle cose buone che si sono fatte in Italia le dobbiamo all'Europa. Io stesso ne sono un testimone grazie alla liberalizzazione del trasporto ferroviario". Per ultimo, il pallino di ogni imprenditore: per fare le cose ci vogliono i soldi. "L'Italia ha tre grandi tesori: il sistema industriale, il turismo, la cultura. Prima di tagliare cultura, ricerca e scuola - ha annunciato il "candidato Montezemolo" - vorrei tagli ai costi della politica".
Una ricetta, quella di Montezemolo, guardata con un po' di sospetto da parte dell'Udc di Pier Ferdinando Casini. "Montezemolo - ha detto Casini a Torino, città a cui Montezemolo è legatissimo - la smetta di fare vecchi tatticismi come i peggiori politici. Scenda in campo e si muova senza remore", perchè in Italia, ha rincarato, "c'è una situazione di degrado e non possiamo rimanere fermi". Più aperto pare invece il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa: "Ben venga - afferma - che gente come Montezemolo partecipi alla vita politica".

Chiaiano, rifiuti, Affari Interni. Politica funzionante alla mafia

Chiaiano, rifiuti, Affari Interni. Politica funzionante alla mafia

Partiamo dai dati di fatto, dalle certezze matematiche, le stesse certezze che in manierainequivocabile pongono con le spalle al muro i responsabili dei gravi fatti avvenuti in Campania a riguardo della gestione dei rifiuti. Discarica diChiaiano: nuove perquisizioni e sequestri effettuati dai Carabinieri del Noe nell’ambito di un inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nella gestione dell’impianto. L'asse politico-mafioso-imprenditoriale. Lo stesso asse che comanda e pilota tutta la filiera dei rifiuti in Campania. Un sodalizio criminale che ha goduto per decenni sia di una vasta visibilità, spiattellata e raccontata da tutti i massmedia, sia della protezione dei governi, locali e nazionali. Nessun fatto è sconosciuto e tutte le più autorevoli firme se ne sono occupate: da Saviano, allaCapacchione, alle incursioni di Report e via discorrendo. Cosa ha quindi impedito alle procure e ai tribunali di condannare in via definitiva i tanti nomi politici e imprenditoriali seppur inchiodati da tante e tali prove? A Giugliano è stata sequestrata una immensa discarica di 15.000 metri quadri, abusiva e di proprietà della famiglia Carandente-Tartaglia. Piccoli boss parte di ben altro disegno ampiamente ricostruito dagli inquirenti e poi, puntualmente, insabbiato. Non è affatto difficile ricostruire la geometriapolitico – mafiosa della gestione rifiuti in Campania, basta indagare sulle ditte che gestiscono le cave, gli impianti e la raccolta dei rifiuti. Basta prendere il nome di una qualsiasi azienda per scoprire che tale società rientra in una serie di scatole cinesi tutti riconducibili all'alta dirigenza politica campana e non parlo solo di assessori o governatori o sindaci, anche, di coordinatori regionali di partito o semplicipresidenti di provincia, massimi dirigenti e timonieri. Nel caso dell’inchiesta si è indagato su: la Ibiidrobioimpianti spa (già destinataria di un provvedimento interdittivo antimafia), la quale gestisce diversi siti di stoccaggio e trattamento dei rifiuti. Questa azienda oltre ad occuparsi di Chiaiano si occupa anche dell’impianto di Bellolampo a Palermo, della quale si occupa anche l'azienda pubblica palermitana, altra città sepolta dai rifiuti. Altra società colpita dagli inquirenti, la Edilcar sas,subappaltatrice controllata dalla famiglia Carandente-Tartaglia, quella che controlla la cava abusiva di Giugliano e ritenuta vicina al clan Mallardo, vecchia famiglia nata tra gli anni 70\80 e divenuta alleata nella lotta a Cutolo. Secondo gli inquirenti attraverso queste due società i clan camorristici Mallardo e Zagaria controllano le attività connesse al deposito e allo smaltimento dei rifiuti e i relativi appalti. GliZagaria non sono soltanto dei semplici boss, ma, sono dei Capi importanti, con amicizie nell'alta cupola mafiosa siciliana e quella ancor più terrificante,nela Cupola politica con innesti sia nella Confindustriasia nella Finmeccanica attraverso le quali partecipano e vincono appalti e stanziamenti pubblici.

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http://www.agoravox.it/Chiaiano-rifiuti-Affari-Interni.html

Chi ha scritto la Bibbia? Non gli Apostoli

Chi ha scritto la Bibbia? Non gli Apostoli

Bart D. Ehrman è “Distinguished Professor of Religious Studies” all’università del North Carolina e ha scritto diversi libri, pubblicati in Italia da Mondadori e Carocci, di cui si consiglia la lettura a tutti coloro che sono interessati allo studio critico dei testi considerati sacri da cristiani ed ebrei. Su Hufftington Post ha pubblicato un’interessante articolo in cui riprende un argomento affrontato in modo più approfondito nei suoi testi: l’identità di chi ha scritto alcuni dei testi biblici. Conviene riportare alcuni passi tradotti pari pari dall’articolo.

“I buoni studiosi cristiani della Bibbia, tra cui i più importanti protestanti e cattolici d’America, vi diranno che è piena di bugie, anche se si rifiutano di usare questo termine. Ed ecco la verità: molti dei libri del Nuovo Testamento sono stati scritti da persone che hanno mentito sulla loro identità, sostenendo di essere un famoso apostolo – Pietro, Paolo o Giacomo – ben sapendo di essere qualcun altro. In linguaggio moderno menzogne; e un libro scritto da qualcuno che mente sulla sua identità è un falso”. Questi libri vengono definiti con termine asettico “pseudepigrapha” che letteralmente significa “scritti eseguiti con la menzogna”. “Ed è quello che tali scritti sono. Chi ha scritto il libro del Nuovo Testamento 2 Pietro ha affermato di essere Pietro. Ma gli studiosi di tutto il mondo – eccetto che i nostri amici fondamentalisti – vi diranno che non è possibile. Qualcun altro lo ha scritto spacciandosi per Pietro. Gli studiosi possono anche dire che, nel mondo antico, quella di scrivere un libro a nome di qualcun altro era una pratica accettabile. Ma è qui che si sbagliano. Se si guarda a ciò che gli antichi hanno detto in proposito si vedrà che invariabilmente veniva chiamata menzogna e condannata come pratica disdicevole, anche negli ambienti cristiani. 2 Pietro è stato alla fine accettato nel Nuovo Testamento perché i Padri della Chiesa, secoli più tardi, erano convinti che l’avesse scritto Pietro. Ma non lo fece. Qualcun altro ha fatto. E questo qualcun altro ha mentito sulla sua identità, Lo stesso vale per molte delle lettere presumibilmente scritte da Paolo. La maggior parte degli studiosi vi dirà che mentre sette delle 13 lettere che vanno sotto il nome di Paolo sono sue, le altre sei non lo sono. I loro autori hanno semplicemente affermato di essere Paolo. Nel mondo antico, scritti come questi erano etichettati come ‘pseudoi’, bugie”.

Daniele Stefanini

IMMIGRATI: UNHCR, 400 DISPERSI NEL MEDITERRANO

(AGI) Lampedusa - Quattrocento immigrati dispersi nel Mediterraneo. L'allarme e' stato lanciato dall'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite (Unhcr) che teme una nuova tragedia in mare. Spiega il portavoce Laura Boldrini che si tratta di un gommone con a bordo circa 70 persone e di un barcone con altre 330. Sono soprattutto eritrei, somali ed etiopi.

MANIFESTAZIONE ALL'AQUILA: "RICOSTRUZIONE E LEGALITA'"

(AGI) L'Aquila - Una manifestazione, promossa dal comitato promotore per la ricostruzione dell'Aquila e dal comitato "Diritti e Verita'" si e' tenuta all'Aquila con l'obiettivo di "sensibilizzare l'opinione pubblica sulle tematiche della ricostruzione e della legalita' ". Il Comitato chiede ai cittadini di ritrovarsi e mobilitarsi pacificamente, in occasione del secondo anniversario del 6 aprile, per commemorare e promuovere le iniziative continuando il percorso indicato gia' da Comitati e Associazioni aquilane con la proposta di legge di iniziativa popolare per la solidarieta' nazionale riguardante la ricostruzione poste-terremoto.

IMMIGRATI: VENDOLA A MANDURIA, SMANTELLARE TENDOPOLI

(AGI) Taranto- "Tutte le tendopoli vanno smantellate perche' sono la risposta sbagliata al problema. Non sanno come gestirlo e invece noi abbiamo proposto una cosa semplice: adottare l'articolo 20 e dare a tutti il permesso temporaneo": cosi' si e' espresso Nichi Vendola nel pomeriggio in piazza a Manduria davanti ad alcune centinaia di persone che partecipavano alla manifestazione regionale organizzata dal "Coordinamento 2 aprile" un cartello di organizzazioni politiche e sindacali come la CGIL, SeL e associazioni come Emergency.

"Ribelli e civili uccisi in raid della Nato" Londra: "Possiamo armare gli insorti"

La replica dell'Alleanza atlantica: "I nostri hanno diritto a difendersi" se qualucno spara contro di loro. Nel Paese arrivano gli operatori umanitari. Uno dei figli dei rais pronto a lasciare il padre?

BENGASI - Almeno tredici tra ribelli e civili libici sono rimasti uccisi dopo un raid aereo della Nato alla periferia di Marsa el Brega, terminal petrolifero a sud di Bengasi in cui sono in corso furiosi combattimenti con le forze di Muammar Gheddafi. Nel corso dell'attacco sono stati colpiti quattro veicoli, tra cui un'ambulanza e nove uomini armati più quattro civili sono rimasti uccisi. In precedenza fonti dello schieramento che si batte contro il regime del Colonnello avevano riferito di aver riconquistato la città.
La notizia delle vittime tra i ribelli e i civili data dagli stessi insorti arriva dopo le ripetute accuse lanciate dal regime di Tripoli. L'Alleanza atlantica replica che gli arei della Nato hanno diritto "a difendersi" se qualcuno spara contro di loro. La portavoce Oana Lungescu precisa che per la coalizione "è difficile verificare i dettagli esatti" del presunto raid che avrebbe provocato la morte di alcuni civili a Marsa el Brega "perché non ci sono fonti affidabili sul terreno". Quindi sottolinea come "ad attaccare sistematicamente i civili siano le forze pro-Gheddafi".
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Berlusconi: "Vicini ai 330 deputati vinceremo le amministrative"

Il premier ostenta ottimismo: "In Parlamento troveremo il modo di andare avanti e fare le riforme". "Pensate a votare senza dar peso all'opposizione". "Sulla giustizia non si può andare avanti così. Fini alleato dei pm politicizzati". Bersani: "Potrà comprarne uno o due, ma tutti vediamo che non c'è un governo. Meglio votare"

ROMA - Ostenta ottimismo, promette successi elettorali e prevede la crescita della sua maggioranza parlamentare fino a quota 330 deputati. Silvio Berlusconi, in collegamento telefonico con un convegno dei Reponsabili, sfodera il consueto copione fatto di rassicurazioni e promesse. "Siamo ormai vicini al traguardo dei 330 deputati e questo permetterà di governare per altri due anni", assicura il premier. Che si dice "sereno" per i lavori parlamentari, per le riforme e per il consolidamento della maggioranza. Ma dall'opposizione il Pd torna a chiedere il voto anticipato e, per bocca del segretario Pier Luigi Bersani, attacca: "Potrà comprarne uno o due, ma tutti vediamo che non c'è un governo. Da mesi non combinano nulla. Berlusconi confonde la governabilità con la sua sopravvivenza".
Il Cavaliere guarda a maggio e alla delicata tornata elettorale. Si vota in città importanti come Milano, Napoli e Bologna. Il primo test dopo la bufera del Rubygate e gli scontri alla Camera 1. Berlusconi, però, non ha dubbi. "Vinceremo le prossime amministrative", dice convinto il Cavaliere. Poi, facendo riferimento alla delicatissima situazione alla Camera, si dice certo di "trovare un modo per andare avanti". Magari, esorta, "non cadendo nelle provocazioni dell'opposzione che dice solo menzogne" ma concentrandosi "soprattutto e quasi esclusivamente a votare e approvare i nostri disegni di legge".
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Giustizia, Alfano sulle barricate "Nelle piazze per fare passare la riforma"

Il Guardasigilli: "La sinistra ci dice che non sono pronti a fare il bene dell'Italia, pur di fare il male di Berlusconi"

TRENTO - "Ci batteremo per far passare la riforma della giustizia nelle piazze". Lo ha detto il ministro Angelino Alfano parlando di giustizia al convegno di Rete Italia a Riva del Garda. "Sarà necessario l'impegno di un grande partito come il nostro, guidato da Berlusconi",dice il Guardasigilli. Per poi aggiungere: "La legge è uguale per tutti e anche per i magistrati: questo principio non ha nulla di punitivo verso i magistrati, sarebbe punitivo verso i cittadini se non facessimo una legge di questo genere".
Poi arriva l'attacco all'opposizione che "non condivide la nostra proposta di riforma della giustizia pur di far male a Berlusconi" e si rifugia "nel benaltronismo per uccidere il riformismo. Sono i titolari della virtù e la nostra riforma non la accettano perchè siamo brutti e cattivi".
E' un fiume in piena il ministro. "La sinistra ci dice che aveva dato una grande apertura di credito sulla riforma della giustizia, ma siccome ora facciamo leggi che non le piacciono, allora non va bene la riforma - continua Alfano - Noi separiamo le polemiche su queste leggi che non piacciono alla sinistra, ma loro devono avere il coraggio di presentare gli emendamenti alla riforma della giustizia. E se presenteranno foglio bianco sarà chiaro che non hanno un'idea di riforma della giustizia".
Muoversi, dunque, per evitare il rischio che "il ministro della giustizia del 2031" dica "le stesse cose del ministro della giustizia del 2011, che recrimina come il ministro della giustizia martinazzoli 20 anni fa - continua Alfano occorre che cambiamo e questo vale anche per la scuola e la sanità: noi abbiamo coraggio, il nostro programma non è il Vangelo ma noi ci crediamo". Ed è a questo punto che Alfano prende in prestito il motto delle donne scese in piazza a febbraio: "Se non ora quando? Cosa aspettiamo a cambiare? Che torni la sinistra?".

Antitrust, multe alle aziende per oltre 111 milioni di euro

Poste, Ferrovie gestioni autostradali e aeroportuali, banche e autostrasporto sono i settori in cui è più carente la liberalizzazione dei mercati. L'apertura alla concorrenza, dopo due anni e mezzo, è largamente insufficiente

ROMA - Oltre 111 milioni di euro in sanzioni, tra intese, pratiche commerciali scorrette e abusi di posizione dominante. Anche nel 2010, secondo quanto si legge nella relazione annuale dell'Antitrust, trasmessa il 30 marzo a Palazzo Chigi, l'Autorità ha utilizzato a pieno le sue prerogative. Nell'anno scorso, in applicazione della normativa a tutela della concorrenza, sono state valutate 502 operazioni di concentrazione, 11 intese, 13 possibili abusi di posizione dominante. I procedimenti per pratiche commerciali scorrette sono stati invece 272.
Concentrazioni. i casi esaminati sono stati 502. In 478 casi l'Autorità non ha riscontrato una violazione di legge, 23 casi si sono conclusi per non applicabilità della legge e in un caso l'Autorità ha condotto un'istruttoria subordinando la decisione di autorizzazione dell'operazione alla modifica da parte delle imprese delle misure correttive precedentemente imposte.
Intese. Nel 2010 sono stati portati a termine undici procedimenti istruttori in materia di intese. In cinque casi esaminati, il procedimento si è concluso con l'accertamento della violazione del divieto di intese restrittive della concorrenza. In considerazione della gravità delle infrazioni commesse, sono state comminate alle imprese sanzioni per un ammontare complessivo pari a oltre 111 milioni di euro.
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I pacifisti tornano in piazza "Aboliamo la guerra"

Da Roma a Milano. Ed ancora Bologna, Napoli, Torino. E poi a Sigonella e ad Aviano nei pressi delle basi militari. Presidi, cortei, flash mob e manifestazioni, riecco i "no war"

ROMA - Il movimento per la pace torna in piazza. Nel pieno della guerra civile in Libia, con conseguente intervento della Nato, i pacifisti sventolano nuovamente le bandiere dell'arcobaleno. L'appuntamento è per oggi pomeriggio a piazza Navona a Roma. Ma anche a Milano, Bologna, Napoli, Torino. E poi a Sigonella e ad Aviano vicino alle basi militari.
"La guerra non si puo' umanizzare. Si può solo abolire" scandiscono quelli di Emergency citando Albert Einstein e il suo manifesto contro la guerra. Chiedendo al governo "il rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, secondo cui l'Italia ripudia la guerra". Sul palco di piazza Navona con il fondatore di Emergency Gino Strada ci sono Moni Ovadia, Vauro Senesi, Amanda Sandrelli, Frankie Hi-Nrg e Dario Vergassola. Mentre sul web l’appello è stato sottoscritto da 20mila cittadini. Tra i tanti Carlo Rubbia, Luigi Ciotti, Renzo Piano, Maurizio Landini, Massimiliano Fuksas, Luisa Morgantini, Lella Costa, Riccardo Scamarcio, Valeria Solarino, Vittorio Agnoletto, Paolo Beni e Alex Zanotelli.
Molte anche le adesioni dei partiti, gruppi e esponenti della cultura e dello spettacolo: Fiom, Arci, Acli, Libera, Gruppo Abele, Anpi. Poi Sinistra Ecologia e Libertà e la Federazione della Sinistra.
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Fukushima, l’esperto: “A un passo da catastrofe peggiore della fusione”

Secondo Sergio Ulgiati, professore di Chimica a Napoli, la situazione in Giappone sarebbe tutt’altro che tranquilla

“Speriamo che non accada altro, anche perche’ cio’ che sta accadendo e’ gia’ quanto di peggio potesse succedere a una centrale nucleare. Siamo a un passo dall’evento piu’ catastrofico della fusione, nonostante io mantenga ancora qualche speranza negli interventi di contenimento. Dobbiamo imparare da questa esperienza”. E’ Sergio Ulgiati, professore di Chimica ambientale all’Universita’ Parthenope di Napoli e membro del comitato scientifico del Wwf Italia, a definire all’AdnKronos “la situazione della centrale atomica di Fukushima non buona e con poco o nulla che noi possiamo fare, a parte aiutare con tutti i mezzi il popolo giapponese a risollevarsi”.

NON BASTA - “Lo sforzo eroico delle poche centinaia di tecnici impegnati nel tentativo di raffreddamento e di chiusura delle crepe – sottolinea Ulgiati – e’ degno della massima ammirazione e l’unica speranza e’ che riescano nel loro intento di contenere il danno. Questi tecnici sono ben consapevoli dei rischi a cui vanno incontro, perche’ sanno perfettamente di contrarre malattie da radiazione, ma sono gli unici a poter intervenire direttamente”. “Se il nocciolo fonde usciranno ancora piu’ radionuclidi – spiega Ulgiati – e a quel punto sarebbe impossibile arrestare una contaminazione ancora maggiore. Una eventuale esplosione del contenitore del combustibile, a causa dell’aumento di pressione o della formazione e combustione di idrogeno causerebbe conseguenze di estrema gravita’. L’unica cosa che possiamo fare e’ imparare la lezione, pensando al futuro del nostro Paese e del mondo. Trovo tragico – conclude l’esperto – che ci sia ancora qualcuno che sostiene che il nucleare e’ sicuro: per questi incidenti ci saranno migliaia e migliaia di persone che subiranno ingenti danni e gia’ ora interi settori dell’economia vengono pesantemente danneggiati con altre gravi conseguenze sulla vita di milioni di persone: dobbiamo imparare da tutto cio’ ”

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http://www.giornalettismo.com/archives/120110/fukushima-lesperto-a-un-passo-da-catastrofe-peggiore-della-fusione/