mercoledì 27 aprile 2011

2000 case palestinesi distrutte dall’inizio della seconda intifada

2000 case palestinesi distrutte dall’inizio della seconda intifada

Dall'inizio della seconda Intifada, nel settembre 2000, decine di migliaia di abitazioni palestinesi sono state distrutte nella Striscia di Gaza.

Un terzo del dato fa riferimento al periodo della guerra israeliana su Gaza "Piombo fuso", tra il 2008 e il 2009".

In un rapporto divulgato in questi giorni, il ministero dei Lavori pubblici di Gaza ha fornito i dati esatti sulle case palestinesi distrutte e sullo stato di riparazioni e ricostruzioni.

"Tra il 2000 e la fine del 2008 (poco prima della guerra israeliana), Israele ha distrutto 6.344 abitazioni mentre 4.334 sono ancora in fase di ricostruzione grazie ai finanziamenti ricevuti nel 2010.

Le abitazioni totalmente distrutte a Gaza restano 3.407, sono case residenziali. Cento sono state risanate e 1.327 sono in fase di riparazione".

Dall'ufficio dell ministero si sono poi fatte alcune precisazioni sullo stato dei fondi di cui dispone il governo per eseguire i lavori.

"Abbiamo fondi per lavorare su 800 abitazioni mentre 1.200 case totalmente distrutte restano scoperte. A queste ultime vanno ad aggiungersi le 12 abitazioni distrutte da Israele nel periodo successivo alla guerra 'Piombo fuso'.

Il dato complessivo delle case palestinesi distrutte da Israele nella guerra ammonta a 48.445 unità abitative, di cui 3.500 unità rimaste inagibili, quindi inabitabili, più altre 950 abitazioni rese pericolanti.

Le spese per le riparazioni delle case dei profughi palestinesi di Gaza distrutte da Israele sono state a carico dell' Unwra per 58,415 milioni di dollari, mentre Undp ha sostenuto i lavori del resto delle abitazioni per 11milioni di dollari.

Del budget totale delle spese, l'88% (73,554 dollari) è stato destinato alle riparazioni di quelle danneggiate, mentre si stima un deficit di 9milioni di dollari pari al 12% per i lavori restanti".

Usa con le sue ingerenze in Libia e Siria rischia di guerra con Cina e Russia

Usa con le sue ingerenze in Libia e Siria rischia di guerra con Cina e Russia
PANAMA - “Gli Stati Uniti stanno rischiando di vedersi coinvolti in una guerra con la Russia e la Cina”. A dirlo Paul Craig Roberts, ex assistente del segretario del Tesoro USA a Panama in un'intervista rilasciata a Press TV.
“ L’obiettivo principale che sta alla base delle ingerenze Usa nei disordini siriani e nella sua presenza militare in Libia è quello di spingere fuori dal Medio Oriente le altre due potenze mondiali”, ha detto Roberts precisando: "Washington fa di tutto per occupare il territorio libico e sta esercitando una pressione sempre più maggiore per intervenire in Siria perché vuole la Cina e la Russia fuori del Mediterraneo, "
“Da un lato, sappiamo che la Cina ha enormi investimenti nel settore dell'energia in Libia orientale e, dall'altro, non è un mistero che la Russia ha una grande base navale in Siria che le offre una vera possibilita di rimanere costantemente presente nel Mediterraneo”, ha sottolineato l’ex funzionario statiunitense.

Guantanamo, così l'Italia aiutò gli Usa Trattative segrete per prendere i prigionieri

Nuove verità sulla gestione della prigione militare e sull'aiuto offerto da Roma per accoglierne i carcerati. L'America temeva che Maroni potesse far deragliare l'intesa raggiunta con Palazzo Chigi e Frattini beffò la Lega
di CARLO BONINI e STEFANIA MAURIZI

ROMA - "Assolutamente favorevoli, profondamente convinti, perché sulla stessa linea d'onda di Washington", ma preoccupati dalla "reazione all'interno del Governo del potente e loquace ministro dell'Interno Maroni e della sua Lega Nord, sostenitrice con successo di una linea anti-immigrazione". Al punto che "se l'Italia potesse accogliere detenuti non pericolosi, questo sarebbe di aiuto". A Roma, anche una questione internazionale cruciale come lo "svuotamento" della prigione di Guantanamo e la redistribuzione dei suoi prigionieri tra gli Alleati, venne declinata in affare domestico. Con una diplomazia impegnata a compiacere e sostenere l'interlocutore americano, ma prigioniera del ricatto della propaganda leghista e dunque impegnata a non urtarne la "sensibilità politica". A prendersi insomma la sua parte di responsabilità (sia pure con detenuti "a basso rischio"), ma riducendo ogni possibile turbolenza nella maggioranza.
È quanto raccontano tre cablo dell'ambasciata Usa a Roma, inviati al Dipartimento di Stato il 26 marzo, l'8 luglio e il 4 giugno 2009, nel documentare la trattativa diplomatica che, nel novembre di quell'anno, avrebbe dato semaforo verde alla consegna al nostro Paese di Adel Ben Mabrouk (rimpatriato in Tunisia il 20 aprile scorso dal Ministero dell'Interno con un ordine di espulsione "per ragioni di ordine pubblico e sicurezza") e Ben Mohamed Riadh Nasri, entrambi cittadini tunisini fino a quel momento detenuti a Guantanamo.
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Il populismo che si nutre di ignoranza

di BARBARA SPINELLI

QUANDO Obama vinse le elezioni, nel 2008, furono molti a esser convinti che una grande trasformazione fosse possibile, che con lui avremmo cominciato a capire meglio, e ad affrontare, un malessere delle democrazie che non è solo economico. La convinzione era forte in America e in Europa, nelle sinistre e in numerosi liberali. La crisi finanziaria iniziata nel 2007 sembrava aver aperto gli occhi, preparandoli a riconoscere la verità: il capitalismo non falliva. Ma uno scandaloso squilibrio si era creato lungo i decenni fra Stato e mercato. Il primo si era ristretto, il secondo si era dilatato nel più caotico e iniquo dei modi. Lo Stato ne usciva spezzato, screditato: da ricostruire, come dopo una guerra mondiale.
Le parole di Obama sulla convivenza tra culture e sulla riforma sanitaria annunciavano proprio questo: il ritorno dello Stato, nella qualità di riordinatore di un mercato impazzito, di garante di un bene pubblico minacciato da interessi privati lungamente dediti alla cultura dell'illegalità. Non era un'opinione ma un fatto: senza l'intervento degli Stati, le economie occidentali sarebbero precipitate. Un'economia non governata non è in grado di preservare lo Stato sociale riadattandolo, di tenere in piedi l'idea di un bene pubblico che tassa i cittadini in cambio di scuole, ospedali, trasporti, acqua, aria pulita, pensioni per tutti.
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India, continua la strage delle bambine E' la profonda piaga degli aborti selettivi

Ogni mille maschi nati, solo 914 femmine. L'orrore diffuso della selezione per sessi continua ad essere un problema in molti stati del subcontinente indiano. Un fenomeno che diventa drammatico in stati come Jammu e Kashmir. E non è solo per rgaioni legate alla povertà: ci sono di mezzo motivi legati a profondi e radicatissimi sedimenti culturali che diverse Ong cercano di sradicare

di EMANUELA STELLA
ROMA - Quarant'anni di campagne di sensibilizzazione e una raffica di leggi non sono servite a contrastare il forte squilibrio tra i sessi in India, dove i dati dell'ultimo censimento indicano che per ogni mille maschietti al di sotto dei sei anni le femmine sono solo 914 (la cifra nel censimento di dieci anni fa era 927, quella del 1991 era 945). Questo genocidio silenzioso delle bambine preoccupa le autorità, visto che anche nelle regioni in cui il rapporto maschi/femmine era normale si comincia a registrare uno squilibrio ai danni delle bambine analogo a quello che si riscontra negli stati di Gujarat, Haryana e Punjab, dove l'aborto selettivo e l'infanticidio delle neonate sono pratica diffusa. E il leggero miglioramento che si è registrato negli stati nordoccidentali viene vanificato dal sensibile aggravamento della situazione in molte altre zone.
Eliminata una ogni otto. Il fenomeno è particolarmente drammatico negli stati di Jammu e Kashmir, nell'India meridionale e orientale, dove "manca all'appello" una bambina su otto. E corresponsabile di questa strage silenziosa è una preziosa apparecchiatura, quella per l'ecografia uterina, che paradossalmente è stata pensata per salvare le vite, non per sopprimerle sul nascere se sono del sesso "sbagliato". Secondo le proiezioni, in capo a vent'anni in India vi saranno 12 maschi ogni 10 femmine. La preferenza per i figli maschi ha radici culturali ed economiche (è il figlio quello che si incarica di mantenere i genitori anziani) e uno dei motivi del genocidio delle femmine risiede certamente nel calo della fertilità: se si fanno meno figli, si vuole che siano maschi.
Il ruolo della borghesia emergente. Secondo Therese Hesketh dell'Institute of child health di Londra 1, autrice di un rapporto sull'impatto della selezione di genere in Cina, India e Corea del sud, "in altre zone dell'Asia si assiste a una diminuzione del ricorso a questo tipo di aborto, di pari passo con il consolidamento di una borghesia emergente, mentre in India l'aborto selettivo, sebbene illegale, viene tuttora praticato, con la complicità dei medici, in cliniche e ospedali, non nei tuguri dei vicoli". In India c'è un soprannumero di laureati in medicina, per i quali l'unico impiego disponibile è spesso l'aborto selettivo.
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"Il referendum non si fa", ma è un trucco

'Il referendum non si fa', ma è un trucco
Martedì Silvio Berlusconi se l'è lasciato sfuggire: il governo ha inserito un emendamento nel decreto "omnibus" (un decreto legge dove sono contenuti gli argomenti più disparati) per spostare la discussione sul nucleare di qualche tempo, per impedire che la gente possa andare a votare sul referendum, perchè è troppo vicino l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima. Sottintendendo: mentre tra uno o due anni gli italiani sono così coglioni e dal ricordo corto, che neanche faranno storie, mentre gliela costruiamo davanti casa. La stessa sera, durante la trasmissione Ballarò, il deputato del Pdl Gaetano Quagliarella, affrontando il discorso sulle centrali nucleari ne ha sempre parlato al passato, come se la questione della loro costruzione non fosse più aperta. Ma in realtà non è così. La questione è aperta e rimarrà tale, per ora. Il referendum allo stato, si fa. Perchè venga cancellato, c'è bisogno di una esplicita sentenza della Corte di Cassazione. Ma, per giusprudenza costante degli ultimi 20-30 anni, tale sentenza potrà arrivare solo se nel frattempo verrà approvata una legge che cancelli non solo la legge o la parte della legge che il referendum vuole cancellare, ma deve anche andare nel senso opposto. Cioè dovrebbe essere varata una legge che impegna lo Stato a non costruire centrali nucleari ma di rivolgersi verso le energie rinnovabili. Visto che non c'è alcuna legge in questo senso, la deduzione è logica. Allora perchè si fanno questi discorsi sbagliati? Semplice, c'è sempre il problema del quarto referendum, quello di cui non si parla mai. Il referendum è quello sul legittimo impedimento. E' un referendum senza nessun effetto pratico, dato che la sostanza della legge è stata cancellata dalla Corte Costituzionale a gennaio. Quello che rimane è l'aspetto politico: è giusto o no che il Presidente del Consiglio si faccia leggi ad personam per evitare di essere processato e di pagare per i reati eventualmente commessi? Ed è evidente che i sondaggi dicono al premier che la risposta sarebbe negativa contro di lui; per questo vuole evitare che si possa arrivare al voto referendario. E come ho detto in un precedente post, è quasi assurdo che un populista abbia paura del voto popolare.

Conti pubblici:Camera esamina domani Def

(ANSA) - ROMA - La Camera esaminera' domani, cosi' come inizialmente previsto dalla conferenza dei capigruppo, il Documento di economia e finanza: lo ha precisato il presidente Fini specificando che il Def 'deve essere approvato entro il 30 aprile'. E dunque resta al primo punto dell'ordine del giorno. Di conseguenza, anche se l'Aula oggi ha approvato una inversione dell'ordine del giorno dei lavori dell'Assemblea per passare subito al testamento biologico, il Def resta in calendario per domani.

La Russa: «Aerei pronti a bombardare»

La Lega: «Nessuna crisi di governo». Maroni rilancia: «Sorpresi da Berlusconi. Serve voto in Parlamento»

La Russa e Frattini (Lapresse)
La Russa e Frattini (Lapresse)
MILANO - Aerei ed equipaggi italiani sono pronti ad azioni di bombardamento sulla Libia. «Al termine di questa informativa -alle ore 16, ndr - saranno messi a disposizione della Nato per essere impiegati», ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, nelle sue comunicazioni davanti alle Commissioni Difesa ed Esteri di Camera e Senato.

LEGA - La crisi libica ha diviso Lega e Pdl, e anche all'interno della stessa Lega paiono coesistere posizioni diverse. «Siamo nel governo e nella maggioranza», dice il capogruppo del Carroccio alla Camera, Marco Reguzzoni, dopo gli interventi di Frattini e La Russa in Parlamento, che fa commentare al capogruppo del Pd Dario Franceschini «la Lega ha calato le braghe a mezz'asta. Non è la prima volta che sostiene una cosa con toni roboanti per poi fare una ritirata indecorosa». Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, invece dichiara che la linea del partito resta quella indicata da Bossi: «Siamo rimasti sorpresi dall'escalation di Berlusconi, una decisione incomprensibile presa senza consultare nessuno». Non si terrà infatti neanche il previsto Consiglio dei ministri, che è stato rimandato alla prossima settimana. «La posizione della Lega è chiara e coerente con quanto deciso dal Parlamento», ha spiegato Reguzzoni. «Si mettano l'anima in pace quelli che sperano in una crisi di governo». Reguzzoni respinge al mittente le «speculazioni politiche». «Intendiamo utilizzare tutto il peso politico per evitare ulteriori danni e problemi al Paese. Napolitano ha già detto che la risoluzione Onu comprende già questa evoluzione in Libia, e quindi il parere delle Camere non serve».

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http://www.corriere.it//politica/11_aprile_27/bersani-maggioranza_4c34161e-70a3-11e0-8d74-1cfa48373a9c.shtml

Libia: Obama autorizza pacchetto aiuti a insorti da 25 milioni dollari

Washington, 27 apr. - (Adnkronos) - Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha autorizzato un pacchetto di aiuti di 25 milioni di dollari agli insorti libici che si oppongono al regime di Muammar Gheddafi. Il memorandum per il segretario di Stato Hillary Clinton e per il capo del Pentagono, Robert Gates, approva la richiesta di fondi avanzata dalla Clinton nei giorni scorsi, ma non e' un assegno in bianco e il pacchetto di beni e servizi non includera' armi e armamenti.

Libia: Medvedev volta spalle a Gheddafi, no a Consiglio sicurezza

Mosca, 27 apr. - (Adnkronos/Aki) - Il presidente russo Dmitry Medvedev non contribuira' alla convocazione di un Consiglio di Sicurezza straordinario delle Nazioni Unite per discutere ''l'attentato'' contro Muammar Gheddafi e i raid Nato sulla Libia, come chiesto ieri dal governo di Tripoli. Lo riferisce oggi il braccio destro del leader russo, Sergey Prikhodko, spiegando che ''il presidente non ha dato istruzioni per convocare un Consiglio di sicurezza Onu sulla Libia''.

Attacco a gasdotto del Sinai, stop forniture a Israele. Il governo: "Siamo preoccupati"

Il portavoce del governo israeliano Avi Pazner
Il Cairo, 27 apr. - (Adnkronos/Aki/Ign) - Un gruppo di uomini armati ha attaccato oggi il gasdotto di El Arishche trasporta gas naturale dall'Egitto verso Israele.

Il terminal esploso si trova a 344 chilometri a nord est del Cairo e la potente esplosione si e' registrata verso le 3 e 30 di questa mattina, ora locale. L'oleodotto e' stato quindi spento e le forniture di gas verso Israele e la Giordania sono state interrotte. Il 27 marzo scorso uomini armati hanno collocato dell'esplosivo nel gasdotto di al-Sabil con l'intenzione di farlo esplodere, ma l'attentato e' stato sventato. Il terminal era gia' stato oggetto di un atto di sabotaggio il 5 febbraio durante la Rivoluzione del 25 gennaio culminata con la deposizione dell'ex presidente Hosni Mubarak.

Israele, che dipende per il 40% del suo gas dal Sinai, è preoccupato da questi sabotaggi anche se per ora preferisce continuare a comprare il gas dal Cairo con il quale vuole mantenere buoni rapporti. "Evidentemente c'e' preoccupazione" afferma il portavoce del governo israeliano Avi Pazner, raggiunto al telefono dall'ADNKRONOS. Israele ha altre "alternative" per il rifornimento energetico, sottolinea l'ex ambasciatore in Italia, "ma noi preferiamo vedere se possiamo continuare a comprare gas dall'Egitto", afferma Pazner, spiegando che "vi e' anche un motivo politico, perche' vogliamo mantenere buoni rapporti con l'Egitto".

L'ex ambasciatore in Italia ricorda poi che Israele ha scoperto enormi giacimenti di gas nel mare che potranno essere sviluppati. Ma al momento si preferisce rivolgersi all'Egitto, "al quale spetta provvedere alla sicurezza del gasdotto".

Secondo il ministro delle Infrastrutture Uzi Landau però, Israele ''deve prepararsi'' a convivere con una ''situazione in cui il rifornimento di gas dall'Egitto venga interrotto''. In risposta all'esplosione odierna, la Compagnia elettrica di Israele ha diffuso un comunicato nel quale si legge che usera' tutte le risorse a disposizione per riattivare il servizio di fornitura di gas, ''compreso l'uso di combustili alternativi approvato dal ministero nazionale delle Infrastrutture e dal ministro della Protezione dell'Ambiente''.

Libia: Unione Africana, stop a operazioni militari contro Tripoli

Addis Abeba, 27 apr. - (Adnkronos/Aki) - Stop all'intervento militare contro alti funzionari del governo di Tripoli e infrastrutture chiave della Libia. E' questo l'appello rivolto oggi alla Coalizione internazionale dall'Unione Africana, che torna a proporsi come mediatore nella crisi libica. ''Il Consigliere chiede a tutte le parti coinvolte a evitare azioni, comprese quelle militari, che hanno come obiettivi alti funzionari libici e infrastrutture socio-economiche'', ha detto l'Unione Africana.

Libia: su sito Pdl base in rivolta, non facciamoci comandare da Francia e Usa

Roma, 27 apr. (Adnkronos) - "Ho capito una cosa per levarci dalle scatole Draghi abbiamo ceduto Parmalat incamerato immigrati e partecipiamo ad una guerra che regalarera' il petrolio ai francesi". Lo scrive un internauta, che si firma Fr/2, sul sito del Pdl ed e' in buona compagnia nelle critiche ai risultati del vertice italo-francese di ieri a Villa Madama. Un altro avverte: "Non facciamoci comandare dalla Francia e dagli Usa. La seconda guerra mondiale e' finita da un pezzo.Vediamo di non far cominciare la terza".

Biotestamento, la Camera inverte l'ordine del giorno: al via la discussione sul ddl

Roma, 27 apr. - (Adnkronos) - La Camera ha approvato la richiesta di inversione dell'ordine del giorno presentata da Pier Ferdinando Casini a nome dell'Udc e ha iniziato quindi l'esame del ddl sul testamento biologico, già licenziato dal Senato. L'Aula, con 307 no e 225 sì, ha subito respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Idv e dai deputati Radicali eletti nel Pd. Nel corso dei lavori, la Camera ha anche respinto con 306 no e 248 sì la questione sospensiva al ddl presentata dal Pd.

"Questo voto, qualunque esso sia - aveva motivato Casini- noi chiediamo venga espresso dal Parlamento senza ulteriori rinvii, in particolare per il rischio che in mancanza di un'iniziativa legislativa siano i giudici a colmare il vuoto con iniziative più o meno estemporanee. Mi auguro che nessuno voglia strumentalizzare una questione molto seria e che ci sia in quest'Aula la serenita' necessaria per dibattere in modo approfondito questioni così delicate. Esse non sono parte né della campagna elettorale imminente né della nostra, purtroppo quotidiana, polemica politica; fanno parte delle scelte esistenziali che un Parlamento in alcune circostanze è chiamato ad assumere".

Libia, Lega frena: ''Dibattito dentro il governo''

Roma, 27 apr. (Adnkronos/Ign) - Il problema dei contrasti con la Lega sulla missione in Libia "è unproblema che attiene al Consiglio dei ministri e non ai singoli ministri".

Getta dunque acqua sul fuoco il ministro della Difesa Ignazio La Russaparlando con i giornalisti a Montecitorio, sottolineando che "il governo sta facendo bene e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha messo in atto uno sforzo lodevole e mi dispiace che l'opposizione cerchi di evidenziare solo una presunta debolezza del governo, mentre il capogruppo della Lega Reguzzoni ha chiarito che l'appoggio del Carroccio al governo non viene meno".

Infatti, dopo lo slittamento del Cdm che sembrava si dovesse tenere in settimana per dare il via libera al rimpasto di governo, durante il dibattito nelle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato sulla crisi libica il presidente dei deputati della Lega Marco Reguzzoni ha precisato: "La nostra non è una discussione contro il governo ma nel governo e nella maggioranza".

La riunione del Cdm è stata posticipata. Non è da escludere, a quanto si è appreso, che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi possa incontrare il leader leghista Umberto Bossi per individuare un intesa complessiva sulle due questioni, rimpasto e Libia, su cui la tensione è montata nelle ultime 24 ore.

I 'responsabili' dovranno aspettare quindi la prossima settimana per il loro ingresso nella squadra di palazzo Chigi. Silvio Berlusconi, riferiscono fonti vicine al gruppo Ir, avrebbe spiegato che la prossima settimana provvederà alle nomine. Il Cavaliere avrebbe deciso di prendere ancora del tempo per il cosiddetto rimpastino, nove sottosegretari e tre viceministri.
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