MOSCA - La Russia sta perdendo il suo ruolo geopolitico. Il nemico è alle porte, e questo preoccupa. Nel silenzio, la Nato sta stringendo patti ed accordi con tutti i paesi già membri del blocco del patto di Varsavia. Il capo di Stato Maggiore russo Nikolai Makarov ha presentato la nuova versione della politica militare russa in un’audizione presso la Camera Pubblica Russa, un’istituzione consultiva della Duma, l’organo legislativo di Mosca. Preoccupa il gigante asiatico la politica espansionistica della Nato; recentemente l’Alleanza Atlantica ha proposto l’ingresso nel patto militare all’Ucraina e alla Georgia, già membri del patto di Varsavia e naturalmente sotto l’influenza sovietica. La situazione, pensano le autorità di Mosca, è sul punto di precipitare. “Se guardiamo cosa sta accadendo ai nostri confini”, dice Makarov, “è chiaro che il rischio di trascinare la Russia in una serie di conflitti regionali è salito in maniera sensibile. E a certe condizioni”, continua il generale, “conflitti regionali e locali potrebbero diventare una guerra aperta con ampio uso di armi nucleari”, ha detto il capo di Stato maggiore. Come è successo in Georgia, appunto, o in Cecenia, o per la crisi ucraina del gas: il desiderio dei paesi ex sovietici di riconnettersi al mondo occidentale fa sentire la Russia accerchiata in casa sua. E’ per questo che, con tali motivazioni, Mosca sta radicalmente cambiando la sua politica degli armamenti: complice anche la carenza di effettivi reclutabili -”la Russia non ha più giovani in età di reclutamento, siamo nel bel mezzo di una crisi demografica: è un problema molto serio”, ha detto Makarov – il piano è quello di fortificarsi. Di diventare una fortezza. Ovviamente non è più tempo di mura fortificate. Il piano è quello di aumentare le proprie difese, le proprie armi di contromisura. Sono già state commissionate alla Almaz-Antey, gigante delle armi russe, due sistemi di difesa a missili S-500, che dovranno essere pronti “entro due anni”; parliamo di sistemi d’arma che colpiscono a 500 km; il governo li ha commissionati “in grado di intercettare missili balistici e missili cruise ipersonici”. Accanto alla politica del riarmo ripartirà anche la politica degli accordi, ovvero il trattato START fra gli Stati Uniti e la Russia per la riduzione strategica degli armamenti stabili. E’ stato appena firmato da Barack Obama e Dimitri Medvedev una nuova versione dello Start che è ben più soddisfacente, dice il Capo di Stato Maggiore, rispetto a quello finora in vigore.
Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
sabato 19 novembre 2011
I politici stanno agli ideali come i prelati stanno a Dio.
AI PALESTINESI VIETATI ANCHE I PANNELLI SOLARI
Un mese fa l'ordine di demolizione. E ora gli abitanti di Imneizil vivono con il costante timore che i pannelli solari del villaggio vengano distrutti. Venendo in questo modo privati dell'unica fonte di energia elettrica ed idrica a loro disposizione.
MARTA FORTUNATO Beit Sahour (Cisgiordania), 18 novembre 2011, Nena News (nella foto: i pannelli solari nel villaggio di Imneizil, fonte Tv5) – Presto le luci di Imneizil potrebbero spegnersi. I pannelli solari che forniscono l’energia per l’impianto elettrico ed idrico di questo piccolo villaggio nel sud della Cisgiordania potrebbero essere demoliti dalle autorità israeliane.
Il mese scorso l’esercito israeliano ha emesso un ordine di demolizione affermando che queste strutture erano state costruite senza alcun permesso. Ed ora le 34 famiglie di Imneizil vivono col timore di venir privati di acqua e luce.
“Siamo sospesi tra la terra e il cielo; i pannelli solari erano un barlume di speranza per noi” ha raccontato preoccupato il capo del villaggio Mohammed Ihrizat all’Agenzia France Press (AFP) – siamo qui dal 1948 e non abbiamo un altro posto dove andare”.
Si tratta di un progetto iniziato due anni fa dall’Ong SEBA assieme all’Università Al-Najah di Nablus, volto a sostituire i vecchi generatori a benzina con un impianto ad energia solare. Un progetto di quasi mezzo milione di dollari, che ora potrebbe essere chiuso dalle autorità israeliane a causa di un ordine di demolizione arrivato all’improvviso.
“Non c’era modo di chiedere i permessi, ha continuato Ihrizat, perchè il nostro villaggio non è riconosciuto da Israele e nessuna delle strutture ha mai ottenuto un permesso di costruzione”.
In realtà, come ha spiegato il responsabile spagnolo del progetto, SEBA ha chiesto il permesso dopo che i pannelli erano stati installati, ma la struttura israeliana di riferimento, responsabile dei villaggi dell’area C, non ha mai risposto.
E la decisione presa dell’esercito appare impiegabile agli abitanti di Imneizil, che vivono in tende e in precarie strutture abitative. “I pannelli sono ecologici, sulla nostra terra, e non disturbano nessuno” ha affermato Nihad Mur, residente del villaggio e madre di tre figli.
Tuttavia per COGAT, il corpo militare israeliano che si occupa dell’aspetto civile della vita in Cisgiordania, si tratta di “una struttura che è stata costruita senza permessi e senza coordinamento e per questo abbiamo emesso un ordine di stop ai lavori, permettendo all’organizzazione di presentare la sua posizione davanti ad un comitato d’appello, ma i membri dell’organizzazione hanno rifiutato”.
In seguito Eitan Dangot, capo del COGAT ha deciso di fermare il processo di demolizione e ha richiesto a SEBA maggiori informazioni e dettagli sul progetto dei pannelli solari. Quello che si spera è che si riesca a legalizzare la struttura in maniera retroattiva.
Privare di acqua e luce gli abitanti di Imneizil significa costringerli a lasciare le proprie case. Queste tecniche, di cui fa troppo spesso uso l’esercito israeliano, fanno parte della politica del quiet-transfer: rendere la vita degli abitanti talmente difficile e complicata da costringerli ad abbandonare i villaggi. E i continui ordini di demolizione emessi dall’amministrazione civile Israeliana non sono che un mezzo per attuare tale politica. I dati del 2011 sono preoccupanti e negli ultimi mesi la situazione in Cisgiordania, ed in particolare in area C, ha subito un forte peggioramento : l’Agenzia ONU per gli Affari Umanitari (OCHA) riporta che nei primi sei mesi del 2011 sono state demolite 342 strutture di proprietà palestinese, lasciando 6656 palestinesi, tra cui 351 bambini, senza un tetto sopra la testa. Cifre cinque volte più alte di quelle registrate nell’arco del 2010.
Dati preoccupanti anche secondo l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA): “Purtroppo il numero di persone colpite dalle demolizioni è in crescita. Si stima che tra il 28% e il 46% delle case palestinesi siano a rischio di demolizione e questa fa sì che le persone vivano costantemente in stato di ansia”. Proprio come gli abitanti di Imneizil. Nena News
Quel che resta della scuola, quel che resta alla scuola: lettera aperta al nuovo ministro dell'Istruzione
di Anna Angelucci
Nell’immobilismo che, come ha scritto recentemente Roberto Saviano su “La Repubblica”, ha caratterizzato l’azione dei governi Berlusconi, segnatamente nell’ultimo triennio, c’è tuttavia un’eccezione: la pervicace insistenza e ferocia dei provvedimenti legislativi sulla scuola che, sommati ai draconiani tagli lineari su questo specifico capitolo di bilancio, hanno prodotto il più massiccio processo di impoverimento e di depotenziamento della scuola statale italiana nella storia della nostra Repubblica.
Con la legge 133 del 2008, alla scuola sono stati sottratti in 3 anni più di 8 miliardi di euro e 140.000 lavoratori.
Con due circolari ministeriali (del 14/12/2008 e del 22/2/2010), il MIUR ha congelato i crediti delle scuole italiane verso l’amministrazione centrale, circa 1 miliardo e 300.000 euro. Nell’ultima legge di stabilità e di bilancio dello Stato, il totale della spesa di competenza del MIUR per il prossimo anno subisce un’ulteriore riduzione di 1.067.778.102 di euro, coerentemente con l’obiettivo, da raggiungere entro il 2015, di assegnare soltanto il 3,7% del PIL alla spesa per l’istruzione (mentre nel 2010 era il 4,2% e in Europa supera oggi il 6%).
Nel totale disprezzo delle sentenze del TAR del Lazio e del Consiglio di Stato (che hanno giudicato illegittima l’applicazione della legge di riordino dei cicli scolastici), il MIUR ha imposto nella scuola secondaria di II grado una riforma che ha ridotto quadri orari, materie, attività di laboratorio; che ha abolito tutte le sperimentazioni; che ha depauperato, in nome di una malintesa “essenzializzazione”, la dimensione umanistica dei licei e quella pragmatica degli istituti tecnici. Con la legge 169 del 2008,la scuola elementare ha rimesso indietro le lancette della storia: il ritorno alla maestra unica, il voto di condotta, l’orario a 24 ore hanno cancellato con un colpo di spugna quel profilo pedagogico-didattico che, a partire dagli anni Settanta, aveva reso la scuola primaria italiana un modello nel mondo intero.
Il combinato disposto del piano programmatico attuativo dell’art. 64 della legge 133/2008 e i successivi provvedimenti di riforma, i decreti, le circolari, le note ministeriali si configura come un’opera di dismissione della scuola statale sistematicamente perseguita, attraverso una serie di manovre a tenaglia.
Ma non basta.
Nel recente carteggio tra il governo uscente e le istituzioni europee, la scuola occupa un posto di rilievo.
Alla sollecitazione verso l’uso sistematico di “indicatori di performance” nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione, contenuta nella missiva mandata il 5 agosto dalla BCE, il governo uscente aveva risposto a ottobre dichiarando che l’accountability delle singole scuole sarebbe stata accresciuta sulla base delle prove Invalsi, alludendo per l’anno scolastico 2012/13 a un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti.
Ma il commissario dell’Unione Europea agli affari economici e monetari, Olli Rehn, ha chiesto chiarimenti più circostanziati: quali saranno, con esattezza, le caratteristiche del programma di ristrutturazione delle singole scuole che non hanno riportato risultati soddisfacenti ai test Invalsi? Come intende il governo valorizzare il ruolo degli insegnanti e con quali incentivi?
Le risposte di Giulio Tremonti sono racchiuse nel lungo paragrafo intitolato “Human Capital” della sua ultima lettera all’Europa, prima dell’uscita di scena.
Nel quadro normativo di riferimento, definito dalle leggi n. 10 del febbraio 2011 e n. 98 di luglio 2011, viene confermato il ricorso ai test Invalsi per la rilevazione degli apprendimenti degli alunni al II e V anno della scuola primaria, al I e III anno della scuola media, al II anno della scuola superiore, con la possibilità di ulteriori test nell’ultimo anno, presumibilmente nell’ambito dell’esame di Stato.
I test, modellati sugli OCSE-PISA, misureranno il “valore aggiunto” delle singole scuole nei risultati degli apprendimenti degli alunni, tenendo conto dei diversi contesti socio-economici (in che modo? Non è specificato). Le valutazioni delle scuole saranno condotte da un corpo di ispettori, che viene definito autonomo e indipendente (ma che in realtà non lo è, trattandosi di dirigenti del MIUR), che valuterà l’ambiente di lavoro e la qualità dei processi (quali processi? Non ci viene detto), usando anche informazioni relative ai successivi percorsi universitari o professionali degli studenti e quelle ricavabili dalle famiglie e dal territorio.
L’INDIRE (già soppresso e sostituito dall’ANSAS con la Finanziaria del 2007, ora riesumato con il D.L. 98/2011) interverrà nelle scuole più critiche, con una serie di misure che non escludono successivi dimensionamenti. Nessuna parola sui finanziamenti per la formazione iniziale e in itinere dei docenti. Nessuna parola sui necessari investimenti.
Riguardo alla valorizzazione del ruolo degli insegnanti, il contesto normativo di riferimento è il D.L. 150/2009.
Si prevedono premialità salariali per una piccola percentuale di docenti (con un tetto del 20-30% per ogni scuola) da definire e normare nel prossimo contratto. Nessun accenno al rinnovo di un contratto scaduto da anni; nessun accenno al recupero degli scatti di anzianità maturati. Nessun accenno alle risorse cui attingere.
Continua ...
Allarme tredicesime: quest'anno più 'leggere'
La Cgia chiede la detassazione per i redditi sotto i 35mila euro
Secondo i calcoli della Cgia di Mestre l'importo reale sarà ridotto di 10 euro per un operaio, di 12 euro per un impiegato e di 25 euro per un dirigente.
VENEZIA, 19 novembre 2011 - Rispetto al 2010, la tredicesima di quest’anno perde potere d’acquisto. Lo afferma la Cgia di Mestre. "L’importo reale della tredicesima - sottolinea il segretario Giuseppe Bortolussi - sarà più leggero rispetto a quello percepito nel 2010: di 10 euro per un operaio, di 12 euro per un impiegato e di 25 euro per un dirigente. Queste leggere riduzioni sono dovute al fatto che nel 2011 gli aumenti contrattuali sono cresciuti meno dell’inflazione".
Secondo i calcoli della Cgia, un ipotetico operaio specializzato (con una retribuzione lorda annua pari a poco piu’ di 20.000 euro), quest’anno porterà a casa una tredicesima pari a 1.197 euro netti: 21 euro nominali in piùrispetto alla tredicesima percepita nel 2010. Se, però, teniamo conto dell’andamento dell’inflazione (+2,6%) e degli aumenti contrattuali (+1,8%) registrati quest’anno, la tredicesima del 2011 si riduce di 10 euro.
Anche per gli impiegati sono previste novità poco positive. Nel caso di un dipendente con una retribuzione lorda annua pari a poco meno di 24.700 euro, rileva la Cgia di Mestre, la tredicesima di quest’anno sara’ di 1.361 euro netti: 23 euro nominali in piu’ rispetto al 2010. Se anche in questo caso teniamo conto dell’andamento dell’inflazione e degli aumenti contrattuali avvenuti nel 2011, rispetto l’anno scorso il nostro impiegato “perde” 12 euro.
Nel caso di un quadro con un reddito di poco superiore ai 48.500 euro, la tredicesima mensilità di quest’anno toccherà i 2.496 euro netti, 38 euro nominali in piu’ rispetto a quella percepita un anno fa. Tenuto conto dell’andamento dell’inflazione e degli aumenti retributivi verificatesi quest’anno, la perdita di potere d’acquisto registrato nel 2011 sara’ pari a 25 euro.
“Pur essendo cosciente della situazione molto critica dei nostri conti pubblici - conclude Giuseppe Bortolussi -sarebbe un segnale di fiducia molto importante se il Governo adottasse un provvedimento di detassazione completa, o anche parziale, delle tredicesime dei lavoratori dipendenti con redditi inferiori ai 30/35.000 euro. Credo che l’introduzione di questa misura riscuoterebbe il consenso di tutte le forze politiche e sociali e anche di coloro che dovrebbero farsi carico delle spese di copertura.”
Germania: piano segreto Merkel per impadronirsi di Stati europei in crisi
LONDRA - Un piano segreto per la creazione di un Fondo monetario europeo capace di sostituirsi alla sovranità degli stato membri in difficoltà. Ad architettarlo, stando a quanto rivela il Daily Telegraph on line citando un documento di sei pagine del ministero degli Esteri tedesco, sarebbe appunto la Germania. Il documento esamina anche esplicitamente le possibili strade per limitare le modifiche al trattato per renderne più facile la ratifica. Questo anche per dissuadere Londra da un referendum sull’Ue. Il Fondo avrà il potere di mettere i paesi in crisi in amministrazione controllata e di gestire la loro economia, scrive il quotidiano britannico. Secondo il Telegraph, il documento, chiamato "Il futuro dell’Ue: i necessari miglioramenti di integrazione politica per la creazione di un’Unione di Stabilita", svela che la maggiore economia dell’Ue sta creando le condizioni perché gli altri paesi europei, che sono troppo grandi per essere salvati, possano fare default, andando così in bancarotta. E questo alimenta i timori che "i piani tedeschi per affrontare la crisi dell’eurozona prevedano un’erosione della sovranità nazionale che potrebbe aprire la strada ad un "super stato" europeo con proprie tasse e piani di spesa decisi a Bruxelles". Nel testo si fa anche un riferimento alla modifica dei trattati: "Limitare l’effetto delle modifiche al trattato nei paesi dell’Eurozona renderebbe più facile la ratifica, che tuttavia verrebbe richiesta da tutti gli stati membri (in questo modo sarebbero necessari meno referendum, e questo interesserebbe anche la Gran Bretagna)". Insomma, il Fondo avrebbe il potere di gestire la politica economica e fiscale dello Stato in difficoltà. Il piano viene rivelato nel giorno in cui il premier britannico David Cameron incontra a Berlino il cancelliere tedesco Angela Merkel per parlare delle modifiche da apportare ai trattati europei e di crisi economica. E, sempre oggi, la Merkel ha detto: "L’eurozona ha perso credibilità e deve riguadagnarla passo dopo passo". Il problema è come bisognerà farlo.
Usa: Indignados, 175 arresti a Wall Street. 7 agenti feriti
NEW YORK - Scontri e arresti a New York, dove centinaia di indignados hanno tentato di raggiungere Wall Street per impedire l'ingresso agli operatori della Borsa, in occasione della 'Giornata dell'azione', indetta per commemorare due mesi dall'inizio delle proteste. Secondo quanto riferito dalla Cnn il numero di attivisti e arrestati è salito a 175 attivisti mentre 7 agenti risultano feriti. La zona è stata transennata nel tentativo di tenere i manifestanti lontani dal palazzo della Borsa, con ricadute pesanti sul traffico. Altre manifestazioni di protesta sono previste nel pomeriggio in tutta la città, dalle iniziative nella metropolitana al concentramento a Foley Square fino ad una marcia sul ponte di Lower Manhattan. Intanto, un migliaio di attivisti è tornato a Zuccotti Park, culla del movimento di protesta 'Occupy Wall Street', cercando di entrare nel parco. La polizia ha tentato di incanalare i manifestanti ma in centinaia sono riusciti a sfondare ed entrare nel parco dal quale erano stati scacciati martedì. All'indomani dello sgombero, lo Zuccotti Park è stato riaperto dietro ordinanza del giudice, ma da allora le entrate vengono monitorate dalla polizia, insieme alla sicurezza privata messa in campo dalla Brookfield Office Properties.
Crisi: cosa vuol dire tornare alla lira
In questi giorni si sta facendo largo l’idea di una possibile uscita dell’Italia dalla zona euro. Tra economisti e uomini politici ci sono diverse opinioni. C’è chi dice che tornare alla lira in questo momento sarebbe dannoso per il nostro Paese, e c’è chi pensa, al contrario, che l’uscita dell’Italia dalla zona euro è l’unica via d’uscita per far fronte alla grave crisi economica in cui si trova il Paese.
L’euro, fin dai primi anni, ha dato prova della sua instabilità. Ricordo la titubanza con la quale accettammo l’entrata in vigore dell’euro. Ricordo la fatica che fecero gli anziani ad imparare a capire il passaggio dalla lira all’euro. Ma come al solito non c’era spazio per le nostre lamentale, e anche se ci fosse stato non sarebbe servito a nulla... avremmo dovuto accettare comunque il cambio di valuta perchémessi di fronte al fatto compiuto.
E come volevasi dimostrare, il dubbio sulla sua effettiva sfortuna si sta rivelando oggi in tutte le sue forme. Il fatto che il potere d’acquisto è diminuito di molte migliaia di euro ne è la prova inconfutabile. Infatti, stando al rapporto dell’Ires-Cgil, in 10 anni, ogni lavoratore ha perso 5453 euro di potere d’acquisto del proprio stipendio.
Dati inquietanti, che ci lasciano col fiato sospeso se pensiamo in maniera pratica che fino al 2000 con 100 mila lire in tasca si comprava il doppio di quello che oggi si può comprare con 100 euro.
Non dimentichiamo, poi, il divario che esiste tra il valore intrinseco di una moneta e il suo valore nominale. Il valore intrinseco, cioè il valore dello strumento usato come moneta, dipende dal valore del bene che compone la moneta (costo di produzione, costo della stampa etc..). Mentre, il valore nominale è quello che viene riportato sulla moneta, è il prezzo che viene imposto sul mercato indipendentemente dal suo costo di produzione. Il valore intrinseco di una moneta è sempre molto inferiore rispetto a quello nominale.
Nel caso, invece, delle monete coniate con i metalli preziosi, come nel caso dell’oro, tra il valore nominale e quello intrinseco non vi è questa grande differenza perché il metallo conserva il proprio valore nel tempo. Una moneta d’oro è, quindi, più stabile e non soggetta all’inflazione.
Ciò si spiega col fatto che alla crescita della moneta equivale, analogamente, una crescita della ricchezza reale, pari o quasi alla quantità di metallo prezioso messo in circolazione con la valuta stessa, per cui l’emissione di moneta con valore intrinseco non subisce l’inflazione, ma è un sicuro riparo da essa. Mentre, monete come l'euro o il dollaro sono fortemente esposte ai rischi inflattivi.
Fino all’800, le monete che circolavano erano coniate solo ed esclusivamente con l’impiego di metalli preziosi. Ma, a partire dal 1971, quando anche il Bretton Woods non riusciva più a reggere il passo del mercato e gli interessi economici si facevano sempre più consistenti, non si stampò più moneta in base alle riserve aurifere della banca, ma la moneta stessa diventò “il valore”.
Continua .............
http://www.agoravox.it/Crisi-cosa-vuol-dire-tornare-alla.html
Ma il congresso della Cdu ha pensato bene di votare una mozione in cui è prevista la possibilità per uno Stato di uscire liberamente dall’euro, senza che ciò comporti l’uscita dall’Ue.
L’impero di Silvio cadrà con lui?
Mediaset rischia di perdere il grande potere economico degli ultimi decenni
Il giorno prima delle sue dimissioni Silvio Berlusconi si è precipitato a casa, lasciando Roma nel suo momento politico più difficile. L’incontro era strettamente riservato, tanto da suscitare le ire di Guido Crosetto, rivelate dalla telefonata con Franco Bechis. Al tavolo di Arcore c’erano i figli Marina e Piersilvio, e Fedele Confalonieri. Si discuteva di politica, ma anche del futuro dell’impero economico dell’ex premier. In quei giorni Mediaset stava crollando in Borsa, un elemento di preoccupazione ancora più forte della maggioranza in dissolvenza.
ASCESA CON LA POLITICA – Il prestigioso settimanale Die Zeit si interroga sul futuro di quello che è uno dei principali imperi economici del Paese. L’ascesa di Berlusconi è avvenuta sempre al fianco della politica. Prima nel settore edile, poi in quello radiotelevisivo. Prima della discesa in campo, l’amico Bettino, e la compagnia del Caf, aveva più volte aiutato l’imprenditore milanese. Il famoso decreto per far riprendere le trasmissioni dell’allora Canale 5, oscurata dal pretore, e poi la famigerata Legge Mammì, che cementò il monopolio berlusconiano sull’etere televisivo privato. Dopo la fondazione di Forza Italia arrivò la normativa che permise a Rete 4 di non andare praticamente mai sul satellite, e la legge Gasparri che poi chiuse la partita. Ora però la fase politica potrebbe rivelarsi molto più difficile, come dimostra già il tenue orientamento dei Tg Rai nell’era Monti.
http://www.giornalettismo.com/archives/170199/limpero-di-silvio-cadra-con-lui/
La guerra civile a casa Bossi
In Provincia di Varese lo scontro tra i fedeli del Capo e i maroniani è sempre più accesso, ed anche il secondogenito del leader sta combattendo contro chi mette in discussione suo padre
Le immagini delle contestazioni di Umberto Bossi durante il congresso provinciale di Varese erano stati una novità assoluta per la Lega. A casa del leader supremo, la sua provincia natale e dove ha lanciato il movimento, Bossi era stato fischiato dai suoi stessi militanti per aver imposto un proprio fedele alla guida del Carroccio locale. Da allora la vendetta del Cerchio Magico, i fedelissimi del Capo, è stata giurata, e durante la prima tornata di nomine i maroniani sono stati falcidiati. Uno scontro che è appena iniziato.
CACCIA AI MARONIANI - La Lega di Varese è da sempre il centro motore del sistema del Carroccio. Attualmente i maroniani sono in maggioranza, ma il Cerchio Magico, gli ultrà di Bossi, si fanno beffa delle forze in campo grazie alla benedizione del Capo. La prima vittoria è arrivata nei nuovi organismi provinciali.
Continua ...
http://www.giornalettismo.com/archives/170217/la-guerra-civile-a-casa-bossi/
Monti-Merkel-Sarkozy: giovedì l’incontro a tre a Strasburgo
Il tour europeo: “Per un’Italia protagonista nell’Eurozona”
Denunciato «mago» del poker online Mai dichiarati al fisco 6 milioni di euro
La Finanza gli ha sequestrato due auto di lusso e un appartamento. L'uomo giocava su un sito illegale in Italia
MILANO - Scoperto a Varese un mago del poker on line: nei guai per 6 milioni di euro vinti su un sito illegale e non denunciati al fisco, è stato denunciato per gioco d'azzardo ed evasione fiscale dalla Guardia di finanza. Grazie alla sua abilità come giocatore, si era garantito una vita da nababbo, ma senza fare i conti col fisco. L'uomo è stato scoperto e denunciato dalla guardia di finanza di Luino. Sequestrate due autovetture di grossa cilindrata e un appartamento.
IL GIOCO - Aveva iniziato a giocare nel 2007 collegandosi on-line su un sito registrato nel Regno Unito, sito mai autorizzato dai Monopoli di Stato. Nel tempo, grazie alle sue grandi abilità di giocatore, ha accumulato una vincita, illegale, per quasi 6 milioni di euro, vincita che gli aveva cambiato la vita, ma sulla quale non aveva mai pagato le tasse. I finanzieri della compagnia di Luino, approfondendo l'analisi di alcune operazioni finanziarie sospette, sono riusciti ad individuarlo e hanno poi scoperto che le ingenti disponibilità del giocatore provenivano da vincite su un sito «illegale» e non erano mai state dichiarate al fisco.
Appalti Enav, arresti per manager e politici L'ad Guido Pugliesi finisce ai domiciliari
Tra gli indagati anche il presidente Finmeccanica Guarguaglini e la moglie e il tesoriere Udc, Naro.
ROMA - Arriva a una svolta l'inchiesta della procura di Roma sugli appalti dell'Enav, l'Ente nazionale di assistenza al volo, e di società del Gruppo Finmeccanica. I carabinieri del Ros e la Guardia di Finanza stanno eseguendo perquisizioni e arresti.
L'AD NEL MIRINO - Tra le persone ai quali sono stati notificati i provvedimenti c'è l'amministratore delegato di Enav Guido Pugliesi. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Paolo Ielo, riguardano tra l'altro le commesse affidate alla Selex guidata dall'ingegner Marina Grossi, moglie del presidente di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini. Sia Guarguaglini sia la moglie risultano indagati.
IL TESORIERE DELL'UDC -Pugliesi è accusato di illecito finanziamento in relazione ad una presunta tangente da 200 mila euro versata dall'imprenditore Tommaso Di Lernia, titolare della Print System, al segretario amministrativo dell'Udc Giuseppe Naro. Quest'ultimo, a sua volta, è indagato dalla Procura di Roma per illecito finanziamento. Il ruolo di Pugliesi in questo episodio sarebbe legato all'accompagnamento di Di Lernia nell'ufficio di Naro in via Due Macelli, a Roma. Per la Procura le prove dell'incontro sono dimostrate dal fatto che il telefono cellulare di Di Lernia risultava agganciato alla cella di via Due Macelli e dal passaggio della sua auto nella zona a traffico limitato (Ztl). Non solo, Di Lernia, che con le sue rivelazioni ha consentito di aprire uno squarcio nel meccanismo degli appalti dell'Enav, avrebbe riconosciuto Naro durante un interrogatorio attraverso una fotografia.
IL RUOLO DEL COMMERCIALISTA - Tra gli arrestati c'e' anche il commercialista Marco Iannili che ha gestito numerosi affari legati alle società del Gruppo Finmeccanica insieme con il consulente Lorenzo Cola. Sono state proprio le sue dichiarazioni di quest'ultimo, che da mesi collabora con il pubblico ministero, a consentire di ricostruire il passaggio delle tangenti per favorire le concessioni degli appalti.