domenica 14 agosto 2011

Scontro tra titani: Vasco Rossi contro Giovanardi



Il cantante parla di droga sul suo profilo facebook; il sottosegretario gli risponde
‘La droga e in generale tutte le sostanze stupefacenti, farmaci compresi, sono pericolosi, con devastanti effetti collaterali e sono assolutamente da evitare.
Questo non significa che si debba criminalizzare, perseguitare chi ne fa uso. Si deve condannare il peccato non il peccatore’. Vasco Rossi torna a scrivere di droga sul suo profilo Facebook, durante la convalescenza nella casa di Zocca, sull’Appennino modenese, e provoca reazioni diverse, anche tra i suoi fans.
LE REAZIONI - Chi, la grande maggioranza, lo approva incondizionatamente, chi lo critica (‘Che coraggio e da che pulpito’, ‘Provochi troppo’, ‘Canta e taci e scendi dal pulpito che e’ meglio’). E chi a stretto giro, come il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il conterraneo Carlo Giovanardi, che ha la delega alle politiche antidroga e non e’ nuovo alle polemiche con il rocker su questo tema, si dice disponibile a spiegargli personalmente quello che l’intera comunita’ internazionale, ‘sulla base di evidenze scientifiche, sta facendo per combattere questo flagello, che sicuramente aumenterebbe a dismisura se, come Rossi in maniera sprovveduta suggerisce, si passasse alla legalizzazione dell’uso delle sostanze’.
Per il Blasco ‘chi sostiene il proibizionismo sostiene (di fatto) gli interessi della mafia e della malavita. L’unica politica seria contro la droga – sostiene – e’ quella definita ‘Riduzione dei danni’, un approccio realistico’.

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Manovra, dissidenti Pdl in campo: ''In settimana proposte ad Alfano''

Angelino Alfano (Adnkronos)
Roma, 14 ago. (Adnkronos/Ign) - I 'dissidenti' del Pdl non perdono tempo. Anche oggi e domani saranno al lavoro sulle misure alternative da avanzare in Parlamento. E già la ''prossima settimana metteremo a punto un pacchetto di interventi da proporre ad Alfano e, tramite il Pdl, veicolarli verso il confronto parlamentare''. Lo annuncia all'Adnkronos il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, che insieme ad Antonio Martino fa parte del 'drappello' dei nove del Pdl pronti a dare battaglia sul decreto anticrisi.
Crosetto coglie nelle parole del capogruppo a Montecitorio Fabrizio Cicchitto un modo ''civile e intelligente'' di porre la questione. ''Non si tratta di rivoltare la manovra. Non siamo ribelli e il nostro obiettivo non è fare una rivolta. Chiediamo di poter ragionare all'interno del Pdl e vedere se questa manovra può essere cambiata'', sottolinea. Se gli obiettivi, è il ragionamento, sono il risanamento dei conti e il rilancio dell'economia, ''se facciamo proposte che vanno in questo senso, e sono meno distruttive per il paese, non capisco perché non possano essere discusse''. Le misure proposte ''saranno alternative'' a quelle inserite in manovra, ma ''coerenti'' con gli obiettivi.
''Noi affrontiamo questa manovra senza pregiudizi ideologici: non ho problemi a dire che secondo me l'innalzamento dell'età pensionabile ha meno impatto sulla crescita di altre misure inserite in manovra; non ho problemi a dire che un punto di Iva sarebbe meglio di altri interventi oppure a ricordare che questa potrebbe essere l'occasione giusta per riformare integralmente lo Stato. E non ho nemmeno problemi ad ammettere che nella manovra ci sono misure positive'', rimarca ancora Crosetto.
Ma ''all'interno della maggioranza il confronto è legittimo''. ''Non vogliamo far cadere il governo e non siamo traditori, anzi saremo, almeno io e Martino, tra gli ultimi che Berlusconi si troverà vicino, perché abbiamo il senso della riconoscenza e dell'onore. Ma non siamo pagati per portare il cervello all'ammasso e abbiamo anche la libertà intellettuale di poter esprimere le nostre opinioni'', avverte. ''Se poi ci diranno no, ci spieghino le ragioni, ma non saremmo certo noi a mettere in crisi il paese. Diremo: non capisco, ma mi adeguo''.

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http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Manovra-dissidenti-Pdl-in-campo-In-settimana-proposte-ad-Alfano_312352108085.html

Meno tasse per tutti: dedicato a tutti quelli che c’hanno creduto per davvero


1994, Silvio Berlusconi scende in campo, la Riforma Fiscale è una priorità assoluta: "Noi vogliamo un’Italia con meno tasse e meno burocrazia... la gente è stanca della vessazione fiscale!".


1995, Tremonti spiega i principi-guida della sua Riforma Fiscale: 


1999, è il periodo della No Tax Area berlusconiana: 


2000


2001, Berlusconi ritorna al governo: 

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Addio "ponti", il turismo piange Federalberghi: "Perdite per miliardi"


Per l'accorpamento delle festività contenuto in manovra, il settore turistico rischia fatturati tagliati, con l'industria vacanziera già in crisi. L'associazione di categoria: "Le ferie brevi sono una fonte rilevante". Il sindaco di Forte dei Marmi: "La qualità della vita è importante quanto il Pil"

ROMA - Non solo Province e Comuni, la manovra economica varata dal governo taglia anche i "ponti". Una mossa che ovviamente non riceve plausi dal settore turistico, oltre che dai lavoratori che vedono sfumare l'opportunità di qualche giorno di riposo durante l'anno. In un contesto in cui le disponibilità economiche per le vacanze diminuiscono, e piuttosto che per lunghi periodi di ferie, i cittadini preferiscono tagliare sull'estate per concedersi qualche giorno di riposo in prossimità delle feste nazionali. In un Paese in cui il turismo interno è una risorsa significativa.

Federalberghi: "salta una fetta di fatturato". Il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, parla del capitolo "ponti" della manovra come di "un colpo basso per il turismo". Una cospicua fetta di fatturato per le strutture turistiche, come spiega Bocca: "Le vacanze brevi durante l'anno sono una grossa fonte economica per il settore. Storicamente, i vacanzieri che si muovono per il ponte del 25 aprile così come per quello del 2 giugno restano in Italia". E le cifre in ballo sono importanti. "Cancellare questa possibilità", aggiunge Bocca "significa tagliare di netto un fatturato significativo".

Regione Liguria: "Una follia". Taglia corto Angelo Berlangieri, assessore al turismo della regione Liguria: "Per una regione come la nostra, che da anni lavora per destagionalizzare le vacanze, sempre piùmordi e fuggi e sempre legate ai 'ponti', il danno sarebbe enorme". Secondo la manovra, spiega Berlangieri che "Per risparmiare 10, le aziende ricettive e l'economia del territorio perderebbero entrate pari a mille, una follia".  In un comparto già in difficoltà come quello turistico, per Berlangieri la manovra produrrebbe "Perdite secche non tanto per gli arrivi, quanto per il calo di fatturato per via delle vacanze accorciate di italiani e stranieri".

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http://www.repubblica.it/politica/2011/08/14/news/piccoli_comuni_scenari-20435896/

Emergenza carceri, il giorno del digiuno Per oltre duemila sciopero di fame e sete


Direttori dei penitenziari, secondini, personale amministrativo, detenuti, ma anche normali cittadini, aderiscono all'iniziativa: chiesta convocazione straordinaria del Parlamento. Pannella ribadisce: "Subito amnistia". Solidarietà anche da Casini: "Vado al carcere di Lecce"

ROMA - Istituti sovraffollati, diritti umani calpestati, il triste e crescente elenco dei suicidi, in cui non rientrano solo detenuti disperati ma anche secondini in depressione. Il sistema carcerario in Italia è un'autentica emergenza nazionale. E, per richiamare l'attenzione delle istituzioni e dell'opinione pubblica su quanto avviene dietro le sbarre e le mura dei penitenziari, in oltre 2mila oggi hanno aderito allo sciopero della fame e della sete indetto dai radicali.

Tra loro, tanti testimoni in prima persona: direttori penitenziari, agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali, medici, infermieri, personale amministrativo, volontari, cappellani, rappresentanti delle istituzioni e di quel mondo dell'associazionismo che cerca di dare uma mano. Senza dimenticare tanti normali cittadini che continuano a credere nella Costituzione e nello Stato di diritto e tanti detenuti "ignoti" insieme alle loro famiglie. A Poggioreale, il carcere di Napoli, aderisce allo sciopero anche Alfonso Papa, il deputato Pdl in galera dal 20 luglio nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta "P4".

A Sky Tg24, Marco Pannella torna a chiedere l'amnistia, in risposta al "no" del ministro della Giustizia, Nitto Palma 1, che nei giorni scorsi si è invecde detto favorevole a un'operazione di depenalizzazione dei reati. "Ma l'amnistia - rileva Pannella - serve per la giustizia, per i magistrati, per i 9 milioni di cittadini che potrebbero aspettare anni per avere giustizia nei tribunali e nei processi. Le iniziative di depenalizzazione noi le chiediamo da 10 anni, ma senza l'amnistia e l'indulto non possiamo fare tutte le altre cose".

Obiettivo immediato dell'iniziativa, la convocazione straordinaria del Parlamento sull'emergenza carceri. I partecipanti, che si uniscono all'iniziativa nonviolenta portata avanti da tempo da Marco Pannella, chiedono che venga dato seguito alle parole del Presidente della Repubblica che ha definito quella della giustizia e delle carceri "una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile".
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Province soppresse: Bossi, 'i Bergamaschi prendono i fucili'


Province soppresse: Bossi, 'i Bergamaschi prendono i fucili'
MILANO - Nonostante ben altri problemi di natura decisamente più importante, il senatur continua a dare i numeri nelle piazze del nord sciorinando situazioni e aneddoti politici che non stanno nè in cielo nè in terra. E se la gente del nord non si permette di parlare di secessione anzi guarda alla nazione come uno Stato unico ed indivisibile come vuole la nostra carta costituzionale, ci pensa Bossi a gettare assurda ed ingiustificata zizzania tra il settentrione del paese ed il governo. In questo senso, orientato più a dividere che unire, il numero uno della Lega nord si è espresso sul decreto che riguarda la soppressione delle piccole province italiane al di sotto dei 300mila abitanti che, da nord a sud, rappresentano per il Paese solo dei carrozzoni mangia soldi a fronte di zero servizi resi. Bossi ha commentato la cosa dicendo: "Le Province soppresse sono solo quelle 'piccolissime' e per lo più del centro e del nord". Poi il senatur ha avvertito il governo: " Se vai a tagliare la Provincia di Bergamo quei bergamaschi prendono i fucili". A fronte di questa dichiarazione stupida e senza alcun senso logico di Umberto Bossi si nasconde quel livore che continua a tormentare gli Italiani del nord e del sud. E' ovvio che quello che afferma Bossi non è affatto vero, basti pensare a tutte quelle province che spariranno a sud, compresa quella storica di Benevento. Ma pare che al ministro leghista poco importa la realtà, l'importante è mettere gli uni contro gli altri per perorare cause che con l'identità padana non hanno nulla a che vedere.

Gb:Anonymous, manifestazione 15 ottobre

(ANSA) - ROMA - I disordini in Gran Bretagna sono "il frutto di decenni di negligenza dei governi", e l'autorita' politica "li utilizzera' per limitare la liberta'": lo scrive Anonymous, il collettivo hacker divenuto celebre per il supporto a Wikileaks e alle rivolte arabe, in un comunicato stampa pubblicato su Youtube. Il gruppo chiama i cittadini britannici all'azione, e lancia l'iniziativa di una "manifestazione pacifica per la liberta'" il prossimo 15 ottobre in tutto il Paese. 

Gb: studenti a Teheran protestano contro repressione disordini a Londra

Teheran, 14 ago. - (Adnkronos/Dpa) - Un centinaio di studenti iraniani ha manifestato oggi davanti all'ambasciata di Londra a Teheran per protestare contro "la selvaggia aggressione" della polizia britannica ai danni dei responsabili dei disordini a Londra e in altre citta'. La manifestazione, organizzata dalle autorita', e' stata indetta in segno di "solidarieta' contro i britannici oppressi dal terrore della polizia".

Manovra: Codacons, avra' un impatto di 1.500 euro a famiglie

Roma, 14 ago. - (Adnkronos) - La maxi-manovra varata dal Governo avra' effetti immediati sulle famiglie italiane, e le ripercussioni si faranno sentire gia' a partire dal mese di settembre attraverso una contrazione dei consumi. A sostenerlo in una nota e' il Codacons che stima in ''circa 1.500 euro a famiglie'' l'impatto della manovra.

Quando il cane salva la vita, il più fedele premiato a San Rocco di Camogli

Il premio a San Rocco di Camogli
Roma, 14 ago. - (Adnkronos) - I cani, lo sanno tutti, sono i migliori amici dell'uomo e questo titolo se lo sono guadagnati sul campo. Lo sanno bene a San Rocco di Camogli, in provincia di Genova, dove dal 1962 ogni 16 agosto si premia il cane più fedele. Domani per la premiazione è prevista anche la presenza del ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla.
La tradizione di San Rocco nasce intorno alla figura di un cagnolino,'Pucci' diventato ormai leggendario nel paese. Pucci abbandonato dai padroni, arrivò a San Rocco affezionandosi a tal punto ai bambini delle scuole elementari da aspettarli ogni mattina per dieci anni di seguito, sul piazzale della Chiesa, per poi accompagnarli a scuola. Lì rimaneva fermo aspettando l'ora della della ricreazione per giocare con i bambini e mangiare il cibo che gli offrivano; al termine delle lezioni, riaccompagnava i ragazzi sul piazzale della Chiesa.
Il signor Giacinto Crescini facendosi ispirare dalla storia di Pucci pensò di istituire il premio e d'accordo con il parroco don Carlo Giacobbe diede vita al 'Premio Fedeltà del Cane' riuscendo a legarlo alla festa patronale dedicata a San Rocco che coincidenza vuole è il protettore dei cani.
La tradizione vuole infatti, che sia stato proprio un cane l'unico ad avvicinarsi a San Rocco, quando il santo contrasse la peste. Il cane gli portava ogni giorno un pezzo di pane sottratto alla mensa del suo padrone il nobile Gottardo Pallastrelli, che, seguito il cane giunse nella capanna dove era San Rocco e lo soccorse curandolo. E' proprio per questo che in genere San Rocco viene rappresentato accompagnato da un cane.

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http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Quando-il-cane-salva-la-vita-il-piu-fedele-premiato-a-San-Rocco-di-Camogli_312352299705.html

"Colpiti i più deboli e chi paga le tasse contro questa manovra sarà sciopero"


La leader della Cgil Camusso: "Misure ingiuste. Nessuna norma sulla crescita. In Italia si continua a proteggere quella parte del Paese che evade".  E Sacconi vuole far saltare il contratto nazionaledi ROBERTO MANIA 

ROMA - Segretario Camusso, lei mercoledì scorso, dopo l'incontro con il governo, parlò di possibile sciopero generale contro la manovra economica in preparazione. Ora il decreto legge dei sacrifici è stato approvato: l'ipotesi dello sciopero si avvicina o si allontana?
"Dopo l'incontro con il governo dissi una cosa precisa: se la manovra avesse avuto tratti di forte iniquità noi l'avremmo contrastata anche con lo sciopero generale".

E ora cosa dice?"Ora lo confermo. E aggiungo che il 23 agosto ci sarà una riunione straordinaria dei segretari generali delle categorie e delle strutture territoriali della Cgil per decidere la data della mobilitazione".

Quindi proclamerete lo sciopero?"Non vedo un altro modo per cambiare l'iniquità di questa manovra".

Ma in un momento di emergenza nazionale, in cui da più parti si invoca la coesione, il ricorso al conflitto le sembra la soluzione più efficace? "Guardi, questo è un interrogativo che, ovviamente, ci siamo posti anche noi. Siamo assolutamente coscienti e convinti che sia purtroppo necessario un intervento sui conti pubblici. A questa situazione ci hanno portato anche i tre anni passati durante i quali il governo ha negato la gravità della crisi. Così come ci è assolutamente chiaro che né le politiche monetariste europee, né gli interventi a livello mondiale,abbiano interferito con le ragioni che hanno provocato la crisi. L'appello di tutte le parti sociali nasceva da questa premessa. C'era uno sforzo comune per provare a costruire un quadro differente e soprattutto offrire una prospettiva al paese. E invece, per quel che finora si è potuto capire data la scarsezza delle informazioni da parte del governo, questa manovra "parla" solo a chi le tasse le paga già. Dall'altra parte i tagli agli enti locali mettono in discussione le prestazioni ai cittadini e, come sempre, in particolare ai più deboli. Continuo: colpire il lavoro pubblico è diventato uno sport nazionale, ma ora lo si fa con modalità mai viste. Ora la retribuzione stessa di un impiegato pubblico (la tredicesima non è altro che una parte della retribuzione) dipende dal comportamento del suo dirigente o addirittura da quello dello stesso ministro. Ma ci rendiamo conto? Davvero, è come se il governo, o qualche suo ministro, anziché porsi il problema di come tirare fuori dai guai il Paese, approfittasse della situazione per esercitare una sorta di vendetta nei confronti di chi lo ha contrastato".

Proporrete a Cisl e Uil di scioperare con voi?"Certo. L'abbiamo già detto e lo ribadiamo. A lavoratori e pensionati si chiedono sacrifici al di sopra delle loro stesse possibilità".

Pur tuttavia i dipendenti con reddito superiore ai 90 mila euro l'anno sui quali grava il contributo di solidarietà non sono esattamente la vostra base."La Cgil non ha mai ragionato in termini di contrapposizioni tra lavoratori. Siamo stati i primi, e lo rivendichiamo, ad aver proposto un contributo straordinario sui redditi superiori ai 150 mila euro, ma ciò che fa orrore nell'operazione del governo è che si colpisce esclusivamente chi già paga le tasse. Questo è ingiusto. Perché chi evade continuerà a guadagnare da tutto questo? Perché chi, evadendo, si è costruito grandi patrimoni immobiliari, viene salvaguardato?".

Per avere entrate certe non si può che andare a prendere i soldi dal reddito fisso. Anche gli altri Paesi europei l'hanno fatto.
"Già, ma non hanno fatto solo questo. La verità è che da noi si continua a proteggere una parte del Paese che per mille ragioni contribuisce alla situazione di difficoltà in cui ci troviamo, semplicemente perché evade. E la crescita? Dove sono le misure per la crescita?".

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Lavoratori dipendenti e pensionati il ceto medio dei forzati delle tasse


Solo 70mila autonomi dichiarano più di 90mila euro. E l'evasione distorce l'attendibilità dei dati sui redditi. La vera piramide sociale del Paese non è quella delle statistiche ufficiali. Nel 2010, in Italia si sono vendute, fra fuoristrada e deluxe, un po' meno di 350 mila vetture di grossa cilindrata di MAURIZIO RICCI 

CHI paga? Il conto della megastangata, servita in due razioni dal governo, ricade in larga misura sui ceti medi e popolari. Colpiti, a luglio, dai tagli sulle deduzioni fiscali, sulle indennità assistenziali, sugli asili e gli altri servizi che i Comuni, con i bilanci all'osso, saranno costretti a ridurre.

E, adesso, dai blocchi delle tredicesime e dai licenziamenti facili. Ma, nella "Manovra 2", fa capolino l'intenzione di chiamare all'appello anche chi sta all'altro capo della piramide sociale. Sui ricchi si abbatte il rincaro delle tasse sulle cedole dei fondi e delle obbligazioni, in parte compensata dalla minore tassazione dei depositi bancari. E, soprattutto, il contributo di solidarietà, rispettivamente del 5 e del 10 per cento, per i redditi superiori ai 90 mila e ai 150 mila euro, lordi. Tremonti scommette di ricavare da questo contributo 1 miliardo di euro l'anno. Su una manovra che supera abbondantemente i 100 miliardi di euro su tre anni, è un contributo limitato. Ma basta per dire che anche i ricchi pagano. Di quali ricchi, però, stiamo parlando?

Secondo i dati del ministero dell'Economia, solo l'1,2 per cento dei contribuenti dichiarava, nel 2009, un reddito superiore a 90 mila euro. In sostanza, un po' più di 500 mila persone. Mentre constatate, nello specchietto retrovisore in autostrada, che quella è la seconda Mercedes che vi sorpassa in pochi secondi, è probabile che vi vengano dei dubbi. In effetti, nel 2010, in Italia si sono vendute, grosso modo, fra fuoristrada e deluxe, un po' meno di 350 mila vetture di grossa cilindrata, quei bestioni che, solo all'acquisto, costano lo stipendio netto di un anno del più povero dei super-ricchi. Nel 2007, erano oltre 450 mila. Possibile che i 500 mila megacontribuenti si possano permettere quasi una Mercedes nuova all'anno? In effetti, secondo l'indagine campione della Banca d'Italia, i capifamiglia italiani che guadagnavano più di 90 mila euro l'anno (nel 2008) non sono l'1,2 per cento, ma il 2,5 per cento del totale, per un reddito medio di 130 mila euro. Insomma, un milione anziché 500 mila: il doppio. Ovvero, la metà dei super-ricchi italiani risulta renitente alla leva Tremonti.
Per capire chi sono i renitenti, cominciamo a vedere chi è che risulta straricco, anche per il fisco. Secondo i dati elaborati da Manageritalia, per conto della Cida, il sindacato dei dirigenti aziendali, l'86 per cento dei contribuenti che denunciano più di 90 mila euro l'anno sono lavoratori dipendenti e pensionati. Nello specifico, circa 300 mila dirigenti e quasi 140 mila pensionati. Sono i forzati del fisco, quelli chiamati a pagare sempre, senza se e senza ma, sulla propria busta paga. Accanto a loro, in questo esercito di spremuti dall'erario che si prepara ad una nuova torchiatura, un manipolo di avvocati, architetti, farmacisti, gioiellieri, notai, negozianti e pizzaroli: in tutto, imprenditori e lavoratori autonomi sono 60-70 mila, gli abitanti di una media città di provincia. Questa ripartizione non è del tutto irrealistica. L'Istat censisce 17 milioni di lavoratori dipendenti e quasi 6 milioni di indipendenti: poco più di un terzo. Ma, a inquinare il quadro, nelle tabelle dell'istituto di statistica sugli indipendenti ci sono i plotoni di co. co. co e di bancarellari ambulanti stranieri. Per stare ai dati della Banca d'Italia, i capifamiglia imprenditori o autonomi sono il 12,5 per cento del totale. A occhio, a prima vista, con i dati del fisco ci siamo.
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Attacco agli uffici del governatore almeno 19 morti e 37 feriti a Charikar


l complesso, che si trova a una cinquantina di chilometri a Nord di Kabul, è stato assaltato da kamikaze e uomini armati. La maggioranza delle vittime erano civili

KABUL - Un gruppo di uomini armati ha dato l'assalto agli uffici del governatore della provincia afgana di Parwan a Charikar, una cinquantina di chilometri a Nord di Kabul. Nell'attacco almeno 19 persone sono state uccise e altre 37 sono rimaste ferite. Morti anche i cinque attentatori.

Il governatore Abdul Basir Salangi, che al momento dell'attacco era in riunione con altri esponenti dell'amministrazione, è riuscito a contattare la tv privata Tolo News: "Sono entrati dal cancello meridionale. Uno ha fatto esplodere un'autobomba permettendo ad altri cinque di entrare nel complesso. In tutto sono state udite cinque esplosioni", ha raccontato aggiungendo che c'è stato un conflitto a fuoco tra gli assalitori e le guardie della sicurezza.

La responsabilità dell'attentato è stata rivendicata dai Talebani: "Sono in corso combattimenti", ha detto il portavoce dei fondamentalisti, Zabihullah Mujahed, confermando che all'azione hanno partecipato anche kamikaze.

Secondo un portavoce del ministero dell'Interno, 14 delle 19 vittime erano civili, cittadini che si trovavano  nella sede del governatorato per sbrigare delle pratiche o impiegati. Inoltre sono stati uccisi cinque agenti di polizia e altri quattro sono rimasti feriti. Morti anche i cinque attentatori, non è chiaro se perché si sono fatti saltare in aria o perché colpiti durante lo scontro a fuoco.  

“Mettiamo on line i redditi degli italiani”



Giampaolo Pansa rilancia su Libero la proposta che nel 2008 fece arrabbiare centrodestra e parte del centrosinistra
La proposta è di quelle che creano asperrima polemica, anche perché un’iniziativa analoga venne bocciata, e clamorosamente, soltanto tre anni fa. Giampaolo Pansa su Libero chiede di rendere pubblici i redditi degli italiani, come fece l’Agenzia delle Entrate nel 2008 su ordine di Visco (con i dati del 2005) creando un putiferio:
Danoi gli evasori sono un vero esercito. Li conosciamo tutti. Ne fanno parte i ristoratori che ti applicano uno sconto se non chiedi la ricevuta fiscale. Gli artigiani che si fanno pagare in nero dicendoti che in questo modo risparmierai l’Iva. Il barista che non ti consegna mai lo scontrino del caffè. Dei commercianti meglio non parlare. E così della vergogna degli affitti in nero. Ma tutti insieme questi soggetti rappresentano soltanto la punta dell’iceberg. L’evasione più massiccia è quella nascosta, armata di mille espedienti pur di non farsi scoprire e continuare a farla franca. C’è da sperare che la benemerita Agenzia delle entrate non attenui la ricerca dei ladroni. Deve farlo più che maioggi, quando emerge una realtà prima d’ora mai vista con la necessaria chiarezza. Sotto il profilo fiscale l’Italia appare un paese diviso in due. Da una parte, i papponi che campano alla grande sulle tasse pagate dai contribuenti onesti. Dall’altra, questi cirenei che hanno fatto ricordare a Fausto Carioti, su Libero, un sacrosanto giudizio di Giuseppe Prezzolini: “L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano e crepano”.
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Prelievo, statali, autonomi: ecco il decreto I sindacati protestano: colpiti i soliti. Stangata su tabacco e giochi. Il caso Sistri


ROMA - Il contributo di solidarietà sull'Irpef varrà per tre anni, a partire già dal 2011, e sarà applicato nella stessa forma a tutti: lavoratori dipendenti, pubblici e privati, autonomi, pensionati, percettori di redditi diversi da quelli di lavoro. Gli autonomi, dunque, pagheranno come tutti gli altri il 5% della quota di reddito superiore ai 90 mila euro annui lordi e il 10% della parte eccedente i 150 mila euro, mentre nelle prime bozze della manovra il contributo sugli autonomi sarebbe scattato dai 55 mila euro in su. Agire in modo diverso sarebbe stato incostituzionale, ma in questo modo la stragrande maggioranza dei professionisti sarà esentata dalla sovrattassa: solo notai, farmacisti e dirigenti d'azienda dichiarano, in media, più di 90 mila euro l'anno. I medici e i chirurghi non arrivano a 65 mila euro, i commercialisti dichiarano poco più di 50 mila euro, per non parlare degli psicologi (20 mila euro l'anno) e dei gioiellieri (14 mila euro lordi annui). E la polemica divampa.
«Pagano i soliti noti»
I sindacati sono arrabbiati, i dirigenti non ne parliamo, l'opposizione fortemente critica. «La manovra del governo scarica il costo del rientro dal deficit pubblico sui ceti popolari e sugli onesti che pagano le tasse» sottolinea il Partito democratico in una nota. «Siamo di fronte a una manovra assolutamente iniqua e anche quando si parla di solidarietà va a pescare tra i non evasori e su chi già paga le tasse» incalza il segretario della Cgil, Susanna Camusso. «Siamo sempre stati contrari a ipotesi che finiscono con il gravare su quelle categorie di cittadini che già pagano le tasse» osserva la Uil, mentre la Cisl sottolinea che per i lavoratori autonomi sarebbe stato preferibile una forma «di imposizione patrimoniale sugli immobili e i patrimoni mobiliari». «Siamo alle solite! A pagare sono sempre i soliti quattro gatti che per professionalità e responsabilità hanno un reddito medio-alto ben noto al fisco» protestano Cida e Confedir-Mit, le organizzazioni che rappresentano i dirigenti.
A versare il contributo di solidarietà, a conti fatti, saranno appena 511 mila contribuenti. E non pagheranno poco, perché la relazione tecnica non ancora definitiva del decreto spiega che il gettito sarà di 726 milioni di euro nel 2012, di 1,6 miliardi nel 2013 e nel 2014. E questo nonostante le precauzioni adottate dal governo: la deducibilità dall'imponibile (non essendo una tassa, ma un contributo), il che riduce il prelievo effettivo al 3-3,5% sulla prima fascia e al 6-7% oltre i 150 mila euro, e il suo «plafonamento». Per i redditi maggiori ci sarà una soglia di sbarramento, fatta in modo tale che il prelievo non possa superare il 48%.
Il nuovo meccanismo, in ogni caso, sostituirà il prelievo sugli stipendi dei dipendenti pubblici deciso l'anno scorso per il 2011 ed il 2012 (anche in questo caso il 5% sopra 90 mila euro, il 10% sopra i 150), ma anche il contributo di perequazione sulle pensioni superiori ai 90 mila euro appena deciso con il decreto dello scorso mese di luglio. Le modalità di applicazione del prelievo saranno stabilite con un provvedimento del Tesoro entro fine settembre. I dipendenti senza altri redditi vedranno decurtarsi la busta paga a partire da gennaio, mentre gli altri pagheranno in sede di dichiarazione dei redditi 2011, cioè a maggio-giugno.
Tabacco, giochi, Robin Tax
Altra novità che emerge dal testo del decreto, che oggi sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è la nuova stangata sui giochi e sulle sigarette, dalla quale dovranno arrivare non meno di 1,5 miliardi di euro a partire dal prossimo anno. I Monopoli potranno infatti recuperare gettito con nuove lotterie, ma anche modificare le percentuali dei montepremi o la misura del prelievo erariale unico, così come i compensi per i gestori e i punti vendita. Non basta, perché potranno essere aumentate anche le aliquote delle imposte di consumo sulle sigarette. Che per arrivare al gettito atteso dovranno essere innalzate di un bel po'.
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Usa: crolla palco concerto, 4 morti

(ANSA) - INDIANAPOLIS - Quattro persone sono morte e almeno una quarantina sono rimaste ferite quando, per il forte vento, è crollato un palco alla Fiera statale dell'Indiana, pochi minuti prima che si esibisse il duo di country music "Sugarland". Lo ha reso noto il Dipartimento di pubblica sicurezza di Indianapolis aggiungendo che i feriti sono stati ricoverati.

solidarietà ?!?


Vendola: «Manovra iniqua Protesta a Firenze il 17 settembre»


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«Con l'ennesima iniqua manovra economica del governo Berlusconi-Tremonti a pagare i costi dei tagli a Comuni e Regioni saranno le fasce sociali più deboli, che avranno meno servizi e più tasse locali». Lo afferma Paolo Cento, responsabile nazionale Enti Locali di Sinistra Ecologia Libertà-con Vendola. «Gli amministratori locali di Sel - annuncia Cento - dal 1° settembre saranno nelle piazze dei propri Comuni per mobilitare i cittadini contro questa manovra e promuovono per sabato 17 settembre a Firenze una manifestazione nazionale affinché i tagli siano trasferiti dai Comuni alle spese militari».

«Un atto di guerra contro l'Italia», dice Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà, sullamanovra del governo Berlusconi-Tremonti. «Misure punitive per gli Enti Locali - prosegue il leader di Sel - devastante riduzione di servizi sociali e di diritti, un colpo alla civiltà del lavoro. E nessuna scelta per la crescita e lo sviluppo. Occorre una reazione durissima».

Saltano le feste "laiche" e portano via i Santi patroni


ROBERTO GIOVANNINI 
ROMA
Anche il 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno fanno la fine del 4 novembre. Fu nell’ormai lontano 1977 che la festa delle Forze Armate l’anniversario della vittoria nella Prima Guerra Mondiale - fu soppressa e spostata alla prima domenica di novembre.

E adesso succederà lo stesso alle festività laiche «costituzionali» rimaste, incidentalmente quelle che più o meno rappresentano l’eredità storico-culturale della «Repubblica nata dalla Resistenza»: la festa della Liberazione, la festa del Lavoro, la festa della Repubblica. Non è un segreto per nessuno che queste feste avevano «nemici» politici pesanti che in diverse occasioni in passato hanno cercato di farle fuori: nell’ordine, fascisti e postfascisti, Confindustria, la Lega Nord.

Solo che nel mirino del governo ci sono finiti anche i santi patroni delle città. Anche loro «spostati». Si sono salvate solo le feste «concordatarie», che sono definite in un trattato internazionale col Vaticano e quindi non si possono eliminare se non passando attraverso troppe complicazioni.

Vero è che ancora non è chiaro se le festività spariscono proprio completamente (almeno dal punto di vista del godimento del riposo da parte dei cittadini) oppure se continueranno a esistere, ma in un giorno diverso. E non è una differenza da poco. Nei giorni che hanno preceduto il varo della manovra economica, si era parlato di un loro spostamento obbligatorio al venerdì o al lunedì più prossimi. In questo caso, ovviamente, la festa sarebbe rimasta, ma spostata in un giorno diverso. E la principale conseguenza sarebbe stata l’eliminazione dei classici «ponti» vacanzieri. Il più ovvio e più lungo, l’incastro tra il 25 aprile e il Primo Maggio.

Nella conferenza stampa di venerdì sera, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti aveva detto una cosa diversa, parlando di «accorpamento alla domenica. In questo secondo caso le feste laiche e quelle dei «patroni» di fatto sparirebbero e basta, perché sarebbero «fuse» con la domenica più vicina.

Ci sarebbero le celebrazioni; ma sarebbe una domenica come un’altra.

E come dice il ministro Giulio Tremonti, ci sarebbe un inevitabile effetto sulla produzione e sul prodotto interno lordo, visto che gli italiani avrebbero diversi giorni di lavoro in più a partire dall’anno venturo.
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Arriva la stangata per i cittadini. Salvi i malversatori ed i corruttori. Che fine ha fatto il ddl anti-corruzione?

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Ciò che manca nella stangata è il patibolo per i corrotti. Giustizialismo? No, legittima difesa, stato di necessità, prevenzione. Lacrime e sangue per chi se lo merita e non per quel 90 per cento, forse più, della popolazione italiana che si comporta decentemente, fa la sua parte – bene o male – e non ruba, scippa, mangia a sbafo, incasina il paese e roba del genere.

Che fine ha fatto il disegno di legge anti-corruzione che era stato tirato fuori dal cilindro del Cav all’indomani della “madre” di tutte le inchieste anti-cricca, quella sul G8? Quando la Procura di Firenze tirò fuori le carte, a conclusione di una indagine affidata ai carabinieri, restammo allibiti, sia per la “qualità” dei personaggi indagati – il meglio dell’alta dirigenza pubblica – quanto per gli indizi e le prove raccolte dai carabinieri in due anni di lavoro, svolto con encomiabile riservatezza, puntiglio e competenza. Il presidente del Consiglio, apprendendo che fra gli indagati c’era il suo braccio destro, il capo della protezione civile, Guido Bertolaso, disse che i pm fiorentini avrebbero dovuto vergognarsi dei loro sospetti.
L’impianto accusatorio e l’affollato novero dei sospettati rischiò di dare una mazzata alla credibilità del governo, sicché a qualcuno venne in mente di tirare fuori, in pochi giorni, una proposta legislativa per punire più agevolmente i malversatori ed i corruttori pubblici. Avrebbe dovuto essere esaminato nel giro di pochi giorni, fu promesso che in una settimana, il provvedimento avrebbe percorso l’iter, perché su di esso si sarebbe realizzata una condivisione bipartisan.

Da Palazzo Chigi tuttavia non vennero input entusiastici e dagli avvocati-onorevoli cominciarono ad arrivare perplessità, problemi di opportunità e l’inevitabile necessità di studiare meglio l’impianto del provvedimento. Risultato? Un anno e mezzo e non se n’è fatto niente. Per quale ragione? La maggioranza di centrodestra ha dimostrato coesione e efficienza quando si è tratto di proporre in Parlamento presidi legislativi che mettessero il presidente del Consiglio al riparo delle “toghe rosse”. In questo caso, invece, si è tirato il freno a mano.

Come non ricordare che in uno dei processo a carico del premier, il processo Mills, Silvio Berlusconi deve rispondere di corruzione?

Dopo l’inchiesta sul G8, ci sono stati casi eclatanti di corruzione ai danni dell’erario. La Corte dei Conti ha documentato l’aumento del fenomeno, ma non ha riscaldato i cuori dei governanti.

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WikiLeaks: Italia pagò i talebani per proteggere sue truppe


WikiLeaks: Italia pagò i talebani per proteggere sue truppe
ROMA – WikiLeaks rivela nuove verità sull’Italia tra il 2008 ed il 2009. L’Italia, rivela uno dei file di WikiLeaks citato pure dall’Espresso, ha pagato a lungo delle somme di denaro ai Talebani e ai loro alleati per garantire una sicurezza relativa alle truppe in Afganistan.
Bush, secondo questi documenti, avrebbe chiesto varie volte a Silvio Berlusconi di finirla coi pagamenti, che spiegherebbero, secondo la diplomazia americana, il fatto che i soldati italiani abbiano avuto meno vittime, in passato, rispetto a quelle di altri membri della coalizione internazionale.
Dal 2008 al 2009 ci sono almeno quattro dossier della diplomazia statunitense. In questi documenti si sollecitano interventi sul governo Berlusconi per stroncare il giro di mazzette.
In un file del 6 giugno 2008, l'ambasciatore americano Ronald Spogli, che aveva incontrato Berlusconi e Gianni Letta scrisse di aver detto ai due di aver ricevuto "fastidiosi resoconti sugli italiani" e sui loro versamenti di denaro ai "signori della guerra locali e altri combattenti". Riferì l'ambasciatore: "Berlusconi si è detto d'accordo che ciò vada fermato".
Ma, quattro mesi dopo, la situazione era ancora la stessa e Spogli scrisse, a proposito, che la reputazione degli italiani era "basata in parte su voci, in parte su informazioni dell'intelligence" non verificate completamente.
"Vero o no -scrisse Spogli - resta il fatto che gli italiani hanno perso 12 soldati in Afghanistan, meno di gran parte degli alleati con responsabilità simili. La maggioranza degli scontri nella zona affidata all'Italia sono stati condotti dalle forze americane o dell'esercito di Kabul.
Le indicazione che abbiamo ricevuto dal quartiere generale della Nato - concluse l'ambasciatore - suggeriscono che questo comportamento potrebbe provocare tensioni tra gli alleati".