di Nanni Salio - serenoregis.org.
La questione è vecchia, ma si ripropone sempre quando ci troviamo di fronte a una guerra: dov’è il movimento per la pace? Non ritornerei su questo tema, se non fosse per rispondere alle giuste e sofferte sollecitazioni di Marinella Correggia, che ha tentato invano di richiamare l’attenzione su quanto è avvenuto e continua ad avvenire in Libia. Ecco alcuni spunti di riflessione che ritengo essenziali.
Primo: non esiste un movimento organizzato al quale fare riferimento direttamente, neppure un reale coordinamento, ma solo un insieme variegato di associazioni, gruppi, piccoli movimenti, che operano settorialmente e separatamente.
Secondo: le grandi oceaniche manifestazioni sono il risultato di iniziative alle quali partecipano anche altri soggetti, oltre ai movimenti di base: le Chiese, i partiti. Storicamente, in queste occasioni si è riusciti sia a ottenere qualche parziale risultato, sia a essere presenti su scala globale (lotta contro i test nucleari in atmosfera negli anni 1950-1960; contro la guerra del Vietnam; contro gli euromissili). Ma sovente queste manifestazioni si limitano a essere dei grandi happening, come è avvenuto il 15 febbraio 2003, in quella che è stata definita, con troppa enfasi, la giornata della “nascita della seconda superpotenza mondiale”.
Terzo: le risorse a disposizione dei movimenti di base sono scarsissime, quasi nulle e non c’è un piano per modificare questo stato di cose.
Quarto: i movimenti di base non hanno un loro programma politico preciso, ma solo un insieme di proposte e di slogan generici. In altre parole, “non fanno politica”. In questo momento non hanno nessun referente politico in Parlamento.
Quinto: per quanto riguarda l’Italia, né la Chiesa cattolica, né tanto meno i partiti di sinistra hanno mai assunto con rigore e coerenza il tema della pace e specificamente della cultura e dell’azione nonviolenta. Contribuiscono quasi solo a un pacifismo basato su dichiarazioni generiche, vaghe e impotenti.
Di fronte a questa situazione, descritta per sommi capi, non stupisce quanto è successo nel caso della Libia.
Tra i partiti e le forze di sinistra c’è stato un coro quasi unanime, dalla Rossanda sul Manifesto al Presidente della Repubblica, di adesione alla falsa interpretazione dell’ “intervento umanitario”. Era talmente evidente la montatura, che ci si chiede se sia prevalsa la stupidità, l’ignoranza, la disinformazione o semplicemente la distrazione.
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