martedì 12 luglio 2011

Silvio cade a settembre?


Approvare la manovra e varare il governo tecnico: nel PdL c’è chi ci pensa
Approvare la manovra con la partecipazione di tutti, maggioranza e opposizione. Mandare ai mercati e all’Europa il segnale che chiedono. Poi, a settembre, aprire una nuova stagione, (forse) senza Silvio Berlusconi.
IL SENATORE – Lontano dai microfoni, anche nel Pdl si comincia a ragionare sul ‘dopo’ manovra, su una via d’uscita per disincagliare il governo dalle sacche in cui è arenato. “A settembre, massimo ottobre – ragiona un senatore molto vicino al premier che chiede l’anonimato – potrebbe prendere corpo un nuovo governo”. Ecco quale sarebbe, spiegano i ‘boatos’ di Palazzo Madama, la trattativa che maggioranza e opposizione stanno conducendo dietro le quinte.
IL DOPO-SILVIO - E’ nei contatti di queste ore che sta prendendo corpo lo scenario di un passo indietro di Berlusconi. Non e’ un ‘patto’, ma un dialogo in questo senso è stato avviato. L’opposizione, che continua a chiedere le dimissioni del premier una volta approvata la manovra, avrebbe trovato qualche maggiorente del Pdl pronto ad ascoltare. Il futuro, pero’, non risponderebbe ai nomi di Beppe Pisanu e Mario Monti. Berlusconi, spiegano, sarebbe pronto a un passo indietro se il ‘dopo’ si chiamasse Angelino Alfano, questo il nome che e’ stato fatto a quelli dell’opposizione. “Se per caso dovessi andar giu’ io- disse una decina di giorni fa, al termine del Consiglio nazionale del Pdl che incorono’ il neosegretario politico del partito- Angelino saprebbe come tener su tutto”. (dire)

Perché giuravano tutti che per noi non c’erano rischi?


A cura di Carlo Manzo e Paolo Stefanini
Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Ma anche Emma Marcegaglia, il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, il presidente di Abi Giuseppe Mussari, noti banchieri e stimati economisti. Perché per quasi tre anni e fino a ieri hanno insistito che il Sistema Italia era solido e non correva alcun rischio finanziario? Antologia di dichiarazioni dal 2008 a oggi nella nostra infografica.

Gli Anonymus non si fermano e rubano 90.000 mail agli esperti di security



La Booz Allen Hamilton, società che sul suo sito «offre soluzioni affidabili per la cybersicurezza» è finita nel mirino di Anonymous. Il gruppo di hacker ha prelevato oltre 90mila e-mail e password appartenenti a membri delle forze armate statunitensi e il titolo della società ha perso oltre il 2% a Wall Street.

Finire nel mirino di Anonymous può costare molto caro. Letteralmente. Specie se la vittima è una società di web security quotata in borsa, che si lascia sfuggire proprio le informazioni che avrebbe dovuto proteggere. Se il colosso bancario americano Citigroup e le università italiane prese di mira la scorsa settimana hanno fatto spallucce, chi più chi meno, minimizzando la portata degli attacchi informatici di cui sono stati fatti oggetto, lo stesso non può dire la Booz Allen Hamilton, le cui azioni, ieri, hanno perso il 2,3%, scendendo a quota 18.95 dollari, proprio a seguito di un hackeraggio particolarmente ben riuscito.
Proprio ieri gli hacker hanno prelevato dai server di Booz Allen Hamilton, una società statunitense di consulenza e gestione di sicurezza informatica con sede in Virginia, oltre 90mila e-mail e password appartenenti a membri delle forze armate statunitensi, che ormai da 24 ore sono state rese pubbliche on-line dalla legione degli Anonymous. La notizia dell’attacco, rivendicato attraverso i consueti canali dei social network e delle chat pubbliche, ha fatto il giro del mondo in brevissimo tempo. Quello però che non è apparso col dovuto risalto, e di cui si sono accorti forse pochi addetti ai lavori, è che a fianco della beffa che abitualmente condisce ogni attacco hacker, stavolta c’è stato anche un danno economico tutt’altro che marginale.
Uno smacco notevole per una società che, sul suo sito web, si presenta così: «Con un approccio multidisciplinare, Booz Allen offre soluzioni affidabili per la cybersicurezza rivolte ad un ampia gamma di clienti e industrie, consentendo loro di usufruire in tutta sicurezza delle opportunità offerte dalla rivoluzione informatica». Uno smacco che, oltre alla figuraccia internazionale e allo scivolone in borsa, ora rischia di avere ripercussioni pesantissime anche sulle future commesse. Il motivo di questo attacco? Sottolineare ancora una volta che i dati nelle mani delle grandi multinazionali non sono mai al sicuro, e che investimenti da milioni e milioni di dollari in cybersicurezza non garantiscono affatto che questa cybersicurezza tanto decantata sulla carta sia poi davvero efficace.

RIMEDI CONTRO IL CALDO ...


Inchiesta P4: Bossi, su Papa devo sentire i miei

Roma, 12 lug. (Adnkronos) - "Devo sentire i miei". Lo dice il leader della Lega Umberto Bossi a proposito della decisione leghista sulla richiesta di arresto del deputato Pdl Alfonso Papa, domani nella Giunta delle autorizzazioni della Camera.

Manovra: Bossi, positiva intesa con opposizione

Roma, 12 lug. (Adnkronos) - Sulla manovra e' "positiva" l'intesa con l'opposizione. Lo ha detto il leader della Lega Umberto Bossi ai giornalisti che lo attendevano sotto il gruppo del Carroccio alla Camera.

La creazione


40 è il numero di militari uccisi in Afghanistan dall'inizio della missione. Torniamocene a casa.


DOBBIAMO ESSERE UNITI ...


Ecco i dieci errori capitali di Berlusconi - di Bianca Di Giovanni


berlusconi radioattivo poster 640
Oggi la casa rischia di bruciare. I segnali di fumo c’erano da tempo, e molti hanno evitato di vederli. La fragilità della ripresa, la pesantezza del debito, la paralisi sul fronte degli investimenti: molte «Cassandre» si sono esercitate a puntare il dito sulle debolezze italiane. Oggi i «pessimisti» sono scomparsi, e si invocano i pompieri. Ma chi ha acceso il cerino sotto una tanica di benzina che rischia di travolgere per prime le fasce più deboli del Paese ha un nome preciso: il governo di centrodestra. Una dopo l’altra, l’esecutivo ha infilato una serie di mosse sbagliate che hanno trascinato l’Italia nel cono d’ombra della speculazione. 

Ecco i dieci errori capitali imputabili a Silvio Berlusconi e ai suoi alleati. 

1. Scaricabarile. Le tabelle della finanziaria «parlano» più di qualsiasi discorso. La correzione prevista è sostanzialmente inesistente per quest’anno e l’anno prossimo. Una sforbiciata che in realtà non supera i200 milioni. Il grosso peserà sul futuro governo, nel biennio successivo. Un vero gioco a nascondino: Giulio Tremonti si fa bello in Europa impegnandosi a un pareggio già nel 2014 (termine non obbligatorio), e poi passa il cerino ai suoi successori. Qui parte la crisi di credibilità. 

2. Balletto di cifre. Il Tesoro ha lasciato trapelare prima un intervento da 43 miliardi, poi uno da circa 50, addirittura si è arrivati a 68. Peccato che alla fine tutte le anticipazioni sono state smentite dal testo della manovra, tenute lontano dai riflettori per giorni e giorni. Il ministro ha «nicchiato » anche davanti ai giornalisti, tentando di sommare il rientro di un anno con quello successivo. Solo in serata ha dovuto ammettere che anche le deleghe contribuiscono alla manovra. 

3. Il «buco». Mancano almeno 15 miliardi: saranno quelli che la riforma fiscale dovrà reperire. Annunciata come grande rivisitazione del fisco antiquato, come realizzazione di quella storica promessa del «meno tasse per tutti», oggi quella riforma si tramuta nel suo contrario: più tasse, meno agevolazioni, meno assistenza. 

4.Risparmio tartassato.Il prelievo sul conto titoli ha avuto l’effetto deflagrante dell’allarme rosso. Dai «pacchetti» dai 50mila euro in su lo Stato rastrellerà 720 milioni in più già da quest’anno per arrivare alla cifra di 2,4 miliardi dal 2014 in poi. Un salasso. La platea potrebbe essere la stessa di quella dei pensionati presi di mira dal blocco della rivalutazione (contribuiscono per un miliardo), che spesso investono in titoli la liquidazione. Sul fronte del credito c’è anche l’aumento dell’Irap per le banche, oggi esposte alle turbolenze finanziarie. 

5. Scossa mancata. Da gennaio Silvio Berlusconi parla di scossa. Peccato che sia arrivata solo sui giornali. I mercati lo sanno, e senza crescita condannano l’Italia al declino. Il governo ha prodottountopolino:undecreto sviluppo in cui si cedevano spiagge (misura cancellata) insieme ad altre micromisure di cui le imprese non si sono neanche accorte. 

6. Niente mercato. Il presidente Antitrust lo ha detto chiaro e tondo: servono le liberalizzazioni. Su questo fronte il governo invece di fare ha disfatto, reintroducendo tariffe minime e mercati protetti. In zona Cesarini è riuscito a varare una riforma dei carburanti, introdotta con un emendamento al Dl concorrenza. Troppo poco per crescere. 

7. Conflitto sindacale. In questo caso il governo è recidivo. Spaccare i sindacati è stato un obiettivo anche della scorsa legislatura. Il risultato è stato amplificare il conflitto, con danni pesanti per il sistema produttivo. Esattamente il contrario di quello che serve nelle fasi di emergenza. 

8. Ministro isolato. Giulio Tremonti ha perso l’appoggio della Lega, esponendo così il fianco anche al fuoco amico nel Pdl. Una situazione di instabilità, che ha suscitato i timori degli investitori. 

9.Premier impresentabile.Berlusconi che infila nella manovra la norma salva-Fininvest è la fotografia di un leader allo sbando. Nulla di più «pericoloso» per gli investitori. 

10.Comiche finali. Quel «cretino» affibbiato al ministro Renato Brunetta durante la conferenza stampa sulla manovra, con la prima linea del governo schierata davanti a un esercito di telecamere è la pietra tombale.

Israele blocca restituzione di scritti storici a Iraq


Israele blocca restituzione di scritti storici a Iraq
WASHINGTON - Gli Stati Uniti sono sotto pressione della lobby ebraica per non restituire all'Iraq un insieme di documenti storici. La preziosa collezione è stata scoperta in una cantina sperduta a Baghdad che veniva utilizzata dalla polizia segreta di Saddam Hussein durante la guerra del 2003 contro la coalizione guidata dagli Usa. I documenti sono stati successivamente trasferiti negli Stati Uniti per custodia e conservazione. La collezione comprende vari documenti stampati a Baghdad, Varsavia e Venezia, fra cui un testo religioso di origine giudaica pubblicato nel 1568 e 50 libri per bambini in lingua araba ed ebraica. Ma dopo quasi otto anni, sembra che gli Stati Uniti non siano disposti a restituire il tesoro al governo iracheno. "Gli americani non sembrano intenzionati a fissare una data precisa per tornare indietro l'archivio," ha detto il vice ministro della Cultura iracheno, Taher al-Naser Hmood, citato dalla PressTv. Le autorita' americane, dal canto loro, negano di voler ritardare la pratica di restituzione sostenendo che solo di recente hanno ricevuto circa 3 milioni di dollari necessari per restaurare il tesoro. E' opinione diffusa che la lobby ebraica stanno facendo pressioni su Washington per non restituire i documenti all'Iraq, perche' renderebbe molto difficle l'accesso degli studiosi israeliani ai file storici dato che l'Iraq non ha relazioni diplomatiche con Tel Aviv.  "Ci sono organizzazioni ebraiche che stanno facendo il possibile per impedire il ritorno dell'archivio in Iraq sostenendo che non ci sono piu' ebrei in Iraq", ha aggiunto Hmood. Gli Stati Uniti sono stati più volte criticati per non aver impedito il saccheggio dei tesori arabi e islamici durante l'invasione dell'Iraq.

Inchiesta G8, ex pm Toro patteggia condanna a otto mesi


Achille Toro
ROMA - Ha patteggiato davanti al gup di Perugia la condanna a otto mesi di reclusione per rivelazione di segreto d'ufficio l'ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro coinvolto nell'indagine sui cosiddetti Grandi eventi. Patteggiamento a sei mesi di reclusione per lo stesso reato per il figlio Camillo. Per entrambi la pena è stata sospesa.

I due erano accusati di rivelazione di segreto d'ufficio, di corruzione e favoreggiamento, quest'ultimo contestato solo al padre. Il patteggiamento èarrivato per il solo reato di rivelazione, per le altre due contestazioni, la procura Perugia ha chiesto l'archiviazione.

Il coinvolgimento del magistrato romano aveva determinato il trasferimento dell'inchiesta a Perugia per competenza territoriale. Nell'ambito della stessa inchiesta, ieri il gup Claudia Matteini ha deciso che il procedimento resterà a Perugia e non verrà trasferito a Roma come richiesto dagli avvocati degli imputati tra cui l'ex capo della protezione civile Guido Bertolaso e l'imprenditore romano Diego Anemone

Finanza, i nomi delle talpe nelle telefonate di Milanese


Marco Milanese
di Valentina Errante
ROMA - Comincia dalla Camera dei deputati la caccia della procura di Napoli alle talpe della Guardia di Finanza che consentivano a Marco Milanese di conoscere i dettagli investigativi che poi cedeva a pagamento ai diretti interessati. Perché solo la Giunta per le autorizzazioni a procedere può consegnare agli investigatori il passe-partout per entrare nella sua agenda di contatti privilegiati. E soprattutto, per ricostruire i suoi contatti telefonici con le persone che gli avrebbero consegnato notizie coperte da segreto per sette anni, dal 2004 al 2010. Perché Milanese non disponeva soltanto di notizie, che barattava con soldi e regali di lusso, ma anche di atti che avrebbero dovuto rimanere riservati. A cominciare dalle intercettazioni telefoniche disposte dalla procura e sbattute in faccia all’indagato Paolo Viscione.

Accadde nel 2010, quando Viscione, esasperato dalle continue richieste di Milanese e sapendo di essere intercettato, cominciò a parlare al telefono di un fantomatico orologio destinato al ministro Tremonti, il quale ha poi smentito qualsiasi regalia del genere. Viscione aveva capito di essere intercettato. E sapendo che Milanese veniva informato delle sue conversazioni, cercava di tenere alta la sua attenzione sui problemi giudiziari che il parlamentare aveva promesso di risolvergli.

Ad ammetterlo fu lo lo stesso Viscione, davanti al pm Piscitelli: «Mi caccia fuori un foglio di carta con le intercettazioni telefoniche, e mi dice: e tu perché hai fatto questo?». Il magistrato domanda: «Lui le mostra le intercettazioni?». E Viscione conferma: «Sì. Dove io dico di Milanese e l’orologio di Tremonti; lui si metteva paura soltanto che poteva essere interrogato Tremonti. Allora mi mostra questa intercettazione: due, tre fogli di carta. Glieli ha dati la Finanza; a questo punto succede che mi dice: perché non mi hai chiamato e non mi hai detto: pezzo di m...? e mi scuso per il linguaggio, ma è il linguaggio che ha usato lui per se stesso, invece di metterti a parlare così per telefono, dove io ho fatto pure capire che sapevo che ero intercettato, non so se si è capito, però io l’ho fatto capire proprio - spiega Viscione - oh, allora, a questo punto io gli ho risposto: sì, perché volevo che tu ti interessassi della questione perché è una questione che ti deve stare a cuore da oggi in poi, punto e basta»
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Oggi Google+ toccherà i dieci milioni di utenti e Fb trema



Il nuovo social network di Mountain View è cresciuto del 

350 per cento in una settimana


Roma, 12 lug. (TMNews) - Google+, il nuovo social network del colosso di Mountain View, ha eguagliato il rivale Facebook in almeno un aspetto: il tasso di crescita. Il nuovo servizio, attualmente in versione Beta, tra il quattro e il 10 luglio è cresciuto del 350 per cento, da 1,7 milioni a 7,3 milioni di utenti. Lo fa sapere il sito della rivista specializzata "Pc World" che, citando uno studio condotto dal fondatore di "Ancestry", Paul Allen, prevede anche che Google+ raggiunga quota 10 milioni utenti unici entro oggi e 20 milioni entro il fine settimana.

Se l'analisi di Allen, basata su un conteggio dei cognomi presenti sul nuovo social network, si rivelasse corretta, significherebbe Google+ avrebbe attirato oltre un milione di utenti ogni giorno a partire dal suo lancio il 28 giugno. L'azienda di Mountain View non ha ancora comunicato quanti utenti Google+ effettivamente ha. Per fare un paragone, all'apice della sua espansione nel 2009, Facebook teneva un ritmo simile. Il social network fondato da Mark Zuckerberg ha oltre 750 milioni di utenti.

Cisco Systems taglierà 10.000 posti di lavoro entro l'estate


Via il 14% dei dipendenti tra licenziamenti e pensionamenti.

Il più grande produttore mondiale di sistemi per il networking, Cisco Systems, taglierà 10.000 posti di lavoro entro l'estate. Si tratta del 14 per cento della forza lavoro di Cisco, che produce la maggior parte dei router e degli equipaggiamenti per reti informatiche nel mondo. Secondo le prime indiscrezioni 7.000 persone saranno licenziate e altre 3.000 andranno in pensionamento anticipato con un anno di salario e assistenza medica. La decisione di tagliare l'occupazione potrebbe essere legata anche al calo della quota di mercato di Cisco, che ha perso terreno mentre i concorrenti Juniper e Hewlett-Packard sono cresciuti.

Si scrive Black Bloc, si legge disinformazione


Disinformare significa nascondere i fatti. Distogliere l’attenzione da ciò che non voglio porre all’interesse dell’opinione pubblica, parlando d’altro, semplicemente. Disinformare sembra essere l’imperativo di buona parte della stampa nazionale, con il ringraziamento dei soliti noti. Disinformazione è l’unica parola che viene alla mente sfogliando i giornali, all’indomani della manifestazione No Tav dello scorso 3 luglio.
“La guerra dei No Tav: 5 arresti e 200 agenti feriti – Pesantissimi scontri al cantiere dell’Alta velocità tra forze dell’ordine e manifestanti, che utilizzano tecniche paramilitari” (Il Giornale, 4 luglio 2011). “No Tav, guerriglia in Val di Susa cantiere assediato, furia black bloc – Feriti 190 agenti e una decina di ragazzi, 4 arresti. Grillo choc: eroi” (Il Messaggero, 4 luglio 2011). “Scontri e feriti al cantiere Tav «Assalti in stile paramilitare» - Colpiti 188 agenti, lavori fermi. I no global: operazione riuscita” (Il Corriere della Sera, 4 luglio 2011). Questi sono solo alcuni dei titoli sensazionalisti, seguiti da articoli superficiali e qualunquisti, comparsi sui quotidiani nazionali.
La notizia degli scontri, dominante sulle prime pagine dei giornali, ha completamente offuscato l’altra notizia: settantamila persone si sono incontrate in Val di Susa per manifestare contro il delirante progetto dell’Alta velocità. Ma la disinformazione non si esercita solo attraverso la “distrazione di massa”, si esercita anche mediante l’uso distorto della lingua, la creazione di falsi luoghi comuni. “Si scrive No Tav, si legge BR”, con questo titolo Il Giornale è riuscito a vaporizzare in poche parole decine di migliaia di persone che pacificamente hanno manifestato. Così scompaiono i fatti, nel qualunquismo di chi risolve tutto in un elenco di buoni e cattivi. Nella nebbia della disinformazione, nell’ignoranza di chi nemmeno sa chi sono i No global, e certo non ricorda chi furono le Brigate rosse, si perdono le voci degli italiani.
Focalizzare l’attenzione sugli scontri ha permesso alla stampa, con rare eccezioni (vedi l’articolo di Mercalli su Il Fatto Quotidiano), di tacere sulle ragioni che il 3 luglio hanno portato migliaia di persone a urlare “No Tav”. Parlare dei sassi scagliati da alcuni contro le forze dell’ordine, ha fatto dimenticare che quello che la polizia stava assediando è un museo archeologico del neolitico. Urlare all’assalto dei black bloc ha evitato di informare sulla totale inutilità di questo progetto da un punto di vista d’interesse nazionale che migliaia di italiani, invece, stavano denunciando.
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Le folli spese di guerra dell’amministrazione Obama


L’amministrazione degli Stati Uniti d’America sfida l’opposizione repubblicana e una parte del Partito democratico e annuncia per il 2012 una manovra finanziaria “lacrime e sangue” per ridure lo spaventoso debito pubblico di oltre 14.000 miliardi di dollari. All’orizzonte si profilano nuove tasse sui consumi e tagli alla spesa sociale e sanitaria per 4.000 miliardi, ma il complesso militare industriale e i signori del Pentagono potranno comunque dormire sogni tranquilli.
Il Congresso, infatti, con 336 voti favorevoli e 87 contrari, ha varato per il prossimo anno un bilancio della difesa record: 649 miliardi di dollari in nuove armi e missioni di guerra, 8,9 miliardi in meno di quanto aveva richiesto il presidente Obama ma 17 miliardi in più di quanto previsto nel budget 2011. Restano fuori dalla difesa perché computate sotto altre voci del bilancio federale, le spese per la cosiddetta “sicurezza nazionale”, quelle per la ricerca e la sperimentazione di nuovi strumenti bellici e quelle per la realizzazione di installazioni militari nazionali e d’oltremare, per le abitazioni da assegnare al personale o per la produzione degli ordigni nucleari destinati ai cacciabombardieri strategici o ai missili a medio e lungo raggio imbarcati nei sottomarini.
Anche se il Congresso ha confermato in buona sostanza il piano finanziario approntato dal Dipartimento della difesa, sono stati approvati una serie di emendamenti che comportano il trasferimento di risorse da un programma militare all’altro, la cancellazione di alcuni progetti “chiave” del Pentagono e l’acquisizione di sistemi d’arma non richiesti dai militari ma offerti dalle generose e potenti lobby dei fabbricanti. I congressisti hanno decretato un incremento medio dell’1,6% degli stipendi del personale militare e delle spese per l’acquisto di unità navali, aerei da combattimento e velivoli da trasporto C-17, concedendo fondi straordinari per lo sviluppo dei bombardieri B-1 e di un nuovo prototipo di bombardiere strategico dell’US Air Force. Di contro, sono stati tagliati i programmi per alcuni aerei senza pilota, 114 milioni di dollari in meno per l’UAV MQ-9 “Reaper”, protagonista dei sanguinosi raid contro obiettivi civili e militari in Afghanistan e Pakistan e 115 milioni in meno per l’UAV MQ-8B “Fire Scout” della US Navy. Altro rilevante taglio è stato decretato al programma di acquisizione di un nuovo velivolo da guerra terrestre (Ground Combat Vehicle), mentre aumenta di 272 milioni l’importo destinato all’aggiornamento del carro armato M1A2 “Abrams” dell’US Army. Pienamente esaudite invece le richieste del Pentagono di finanziamento dei nuovi cacciabombarideri F-35, di una nuova classe di sottomarini nucleari dotati di missili balistici e dei velivoli per il pattugliamento marittimo P-8 (destinati in parte alla base siciliana di Sigonella).
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TRUFFA AGGRAVATA: INDAGATO PRESIDENTE REGIONE MOLISE


(AGI) - Campobasso, 12 lug. - Truffa aggravata e falso in bilancio sono le accuse contestate a vario titolo a undici indagati, tra cui ilpresidente della regione MoliseMichele Iorio e cinque assessori regionali in carica nel 2005, per l'acquisto del catamarano "Termoli Jet", usufruendo delle risorse per il rilancio economico post terremoto e post alluvione del 2002.
Le indagini, durate sei anni, sono state chiuse in questi giorni e vedono coinvolte undici persone: oltre ai politici sono indagati anche il tecnico che effettuo' la perizia sull'imbarcazione, un funzionario regionale e tre imprenditori soci nella societa' mista creata con l'ente pubblico.
Tutto parte con la joint venture 'Ltm' tra la regione e La Rivera, per collegare la costa molisana e quella croata.
  Dalla societa' mista i privati sono poi usciti e la regione si e' accollata 8 mln di euro per acquisire tutte le quote e, con un sovrapprezzo di 5 mln di euro, la nave ora alla rada nel porto di Termoli, che in sei anni ha navigato pochissime ore.
  Secondo la procura di Campobasso vi sono una serie di incongruenze, per le quali era stato ravvisato anche l'abuso di ufficio ed il falso ideologico, reati in via di prescrizione.
  Sulla vicenda e' intervenuto, in questi giorni, il tribunale di Campobasso, che ha condannato la regione a pagare 800 mila euro di spese processuali per un ricorso ritenuto "infondato".
In sostanza l'ente aveva chiamato in giudizio gli ex soci privati della Ltm ed il perito che avrebbero sopravvalutato il valore della societa' e del catamarano. Per i giudici, invece, sarebbe stato obbligo dell'ente valutare la convenienza dell'operazione, peraltro avviata individuando il socio privato senza gara. "Negli atti - sottolinea il difensore del presidente Iorio, l'avvocato Arturo Messere - non si distingue l'illecito penale da quello amministrativo. Si creano processi che danno vita a "quel venticello" del Barbiere di Siviglia e poi quando ci sono proscioglimenti non si legge nulla sui giornali. Rilevo, inoltre, che laddove vi fossero reati questi, a mio parere, sono gia' prescritti" .

MELANIA: NUOVI ESAMI RIS SU ABITI E SCARPE PAROLISI


(AGI) - Ascoli Piceno 12 lug - Nuovi accertamenti scientifici verranno effettuati domani a Roma dal RIS dei carabinieri, su abiti e scarpe mai esaminati prima, e di proprieta' di Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore dell'esercito indagato a piede libero per l'omicidio della moglie, Carmela Melania Rea.
 
L'attenzione degli esperti si appuntera' su alcuni capi di abbigliamento gia' sequestrati nelle prime fasi dell'inchiesta, ma anche e soprattutto su vestiario prelevato di recente, in particolare durante la perquisizione nella casa dei genitori del militare, a Frattamaggiore, in provincia di Napoli. Gli investigatori sono alla ricerca di ulteriori indizi che possano aiutare a far luce sul delitto della 29enne di Somma Vesuviana, trovata massacrata con 32 coltellate il 20 aprile scorso nel Bosco delle Casermette, nel teramano, e scomparsa secondo il racconto del marito - racconto non confermato da alcun testimone - il 18 aprile sul pianoro di Colle San Marco di Ascoli.
Parolisi resta l'unico indagato per la vicenda, anche se tuttavia al momento non sembrano emerse a suo carico prove che lo incastrebbero. A tal proposito l'avvocato Mauro Gionni, legale della famiglia Rea, che si e' costituita parte civile nell'indagine della Procura ascolana, spiega : "E' il complesso degli elementi raccolti fino ad ora dagli inquirenti che fa andare tutti verso un'unica direzione, e non in altre. E poi non c'e' alcuna persona che abbia confermato il racconto del militare, in relazione alla presenza sua e di Melania sul San Marco in quel pomeriggio del 18 aprile. Naturalmente - aggiunge Gionni - sara' l'incrocio dei dati e degli elementi raccolti fino ad ora, con i risultati degli esami autoptici e quello dei tabulati telefonici a fornire un quadro piu' chiaro di quanto accaduto" .

CALDO: PERICOLO AFA IN 15 STATI USA, ALLERTA A WASHINGTON

(AGI) Washington - In quindici Stati Usa e nel District of Columbia, dove ha sede Washington, le autorita' hanno diramato l'allarme per il caldo torrido, che ha raggiunto livelli assolutamente eccezionali su quasi un terzo del territorio nazionale: oltre al Distretto federale si tratta di Alabama, Arkansas, Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, Nebraska, Ohio, Oklahoma, Tennessee e Texas. Si prevedono temperature superiori ai 41 gradi centigradi che, a causa della forte umidita', a seconda dei casi s'impenneranno fino a 43-46 gradi 'percepiti'. Il Servizio Meteorologico statunitense ha inserito la capitale tra le sei citta' piu' infuocate del Paese, e uno speciale stato di allerta e' stato proclamato proprio per l'area metropolitana di Washington fra le 12 e le 20 ora locale. Il picco assoluto risale a domenica scorsa, quando il termometro raggiunse i 44 gradi a Wichita, in Kansas. Secondo il quotidiano locale 'Times Record News', nella quasi omonima localita' texana di Wichita Falls da venti giorni consecutivi si superano i 38 gradi .

Neuromusica, guarire l'ictus con le note La riabilitazione si fa anche cantando


Nonostante i primi successi nel trattamento dei disturbi del linguaggio risalgano a 50 anni fa, solo adesso, grazie anche ai nuovi strumenti di indagine sul cervello, la ricerca sta studiando come sfruttare le potenzialità di note e ritmi per la riabilitazione in campo neurologico

di SILVIA BAGLIONI ROMA - Sul finire degli anni ''60, in un ospedale del Bronx, a New York, un uomo era stato ricoverato dopo un ictus che gli aveva provocato un grave deficit del linguaggio. Dopo due anni di intensa terapia, il paziente non aveva avuto nessun miglioramento ed era considerato senza speranza. Un giorno una dottoressa lo sentì canticchiare, solo poche parole. Iniziò a cantare con lui, un paio di volte a settimana, accompagnandosi con la fisarmonica. Due mesi più tardi l'uomo riuscì a cantare tutta la canzone e, con il tempo, recuperò il linguaggio.
In questi cinquant'anni i risultati ottenuti al Beth Ambraham Family of Health Services sono stati sottovalutati o messi in discussione. Eppure nello stesso ospedale il neuroscienziato Oliver Sacks dimostrò in modo incontrovertibile che per i pazienti affetti da postencefalite la musica era potente quanto un farmaco (come racconta lui stesso in Risvegli).

L'INTERATTIVO
 1


Oggi il ruolo della musica nella riabilitazione, non solo nell'ictus è oggetto di grande attenzione da parte dei neuroscienziati. I gruppi di ricerca più all'avanguardia in questo campo si sono confrontati, nei giorni scorsi, a Edimburgo dove la Fondazione Mariani ha organizzato la IV edizione del convegno internazionale Neuroscienza e Musica.

Per molti anni la musicoterapia è rimasta appannaggio di personale sanitario; prima degli anni '80 le neuroscienze non si erano praticamente mai occupate di musica. "Da quando disponiamo di tecnologie che ci consentono di osservare il cervello di una persona mentre ascolta, immagina e persino compone della musica, le ricerche sono aumentate esponenzialmente - spiega Luisa Lopez, direttore della neuropsichiatria infantile presso il Centro Eugenio Litta di Grottaferrata, Roma - Queste tecniche ci permettono di dimostrare un rapporto di causa-effetto tra la musicoterapia e il miglioramento dei pazienti".

L'approccio scientifico, quindi, aiuta a dimostrare la reale efficacia della musica nella riabilitazione dell'ictus (MST). Ne è un esempio la ricerca svolta dal gruppo di Teppo Sarkamo presso il Centro di ricerca sul Cervello dell'Università Helsinki, in Finlandia. "Negli esseri umani - ha spiegato il neuroscienziato - l'ascolto della musica attiva ampie reti neurali in diverse regioni del cervello legate all'attenzione, elaborazione semantica, la memoria, le funzioni motorie e l'elaborazione emotiva. L'ascolto della musica migliora anche l'assetto emozionale e cognitivo. Lo scopo della nostra ricerca è stato quello di verificare se effettivamente essa ha un ruolo nella riabilitazione neurologica.

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http://www.repubblica.it/salute/medicina/2011/07/12/news/neuromusica_guarire_l_ictus_con_le_note_la_riabilitazione_che-19012316/

Ginocchio, gli effetti nulli di miniprotesi e infiltrazioni


A Cagliari il summit sulle tecnologie ortopediche in caso di artrosi e traumi, che non sempre riducono il dolore. Ogni anno si fanno 200 mila impianti all'anca. In aumento i giovani, costretti all'intervento per un incidente stradaledi CARLA ETZU

CAGLIARI - Miniprotesi per la cura dell'osteoartrosi del ginocchio che promettono di agire in maniera mirata solo sulla parte interessata al processo artrosico, lasciando integro il resto, ma che in realtà non riducono il dolore in maniera significativa. Nuove procedure di viscosupplementazioni con acido ialuronico per migliorare il potere lubrificante del liquido sinoviale che mostrano solo un blando effetto placebo. Sono alcune delle metodiche chirurgiche e mediche per la cura dell'artrosi del ginocchio, patologia in aumento, i cui effetti sono nulli, o addirittura controproducenti, nonostante la loro diffusione negli ambulatori ortopedici e nei centri specializzati.

L'INTERATTIVO1
L'allarme è stato lanciato durante il secondo Current concept sull'osteoartrosi del ginocchio, congresso promosso dalla Società italiana ginocchio, artroscopia, sport, cartilagine, tecnologie ortopediche (Sigascot) che di recente ha radunato a Cagliari esperti provenienti da Europa e nord America.

Promotore e presidente dell'iniziativa Massimiliano Salvi professore associato di Ortopedia e Traumatologia all'Università di Cagliari e direttore dell'omonima Scuola di specializzazione. "In Italia sono circa 200 mila le protesi di anca e di ginocchio impiantate ogni anno con un incremento medio compreso tra il 10 e il 18 per cento annuo  -  spiega - si tratta in linea di massima di pazienti anziani (oltre i 70 anni circa il 90 per cento della popolazione è interessato all'osteoartrosi del ginocchio). Ma, anche per l'aumento dei traumi della strada, sono sempre di più i giovani che necessitano di questo intervento".

Le protesi, il cui scopo è quello di sostituire l'articolazione malata e ormai deteriorata limitando così il dolore e l'invalidità, durano intorno ai 15 anni dopo i quali è necessaria la loro sostituzione. C'è da sottolineare che, in genere, il secondo impianto dura all'incirca il 30 per cento in meno mentre l'intervento può indurre con una certa maggiore frequenza di complicazioni posto-operatorie. Ma per evitare ai più giovani di sottoporsi a troppi interventi occorre studiare materiali più longevi. "Oltre che sul titanio e sulle leghe in cromo-cobalto, i ricercatori lavorano sul tantalio e sul polietilene ad altissima densità, arricchito con vitamina E e sterilizzato in assenza di ossigeno a garanzia di una minore ossidazione" continua il professore.

Attenzione però: "tutti gli studi devono essere fatti in trial centers specializzati, su un numero adeguato di soggetti (che abbiano sottoscritto un consenso informato) e devono avere la giusta durata, diversamente si rischiano danni economici e per la salute". Un problema questo da non sottovalutare dato che spesso alcune ditte produttrici, complici medici compiacenti, premono per immettere sul mercato protesi poco sicure.

Domani caldo record in 13 città Giovedì si tornerà a respirare


Non si ferma l'ondata di calore che ha colpito la penisola. Oggi allarme rosso in cinque capoluoghi, domani temperature ai massimi in tutta Italia

Ancora meno di 48 ore e l'Italia potrà finalmente tirare il fiato dopo l'ondata di caldo che ha colpito la penisola nell'ultima settimana. Tra giovedì e venerdì, per via di una generale flessione dell'altra pressione, le temperature si ridurranno  leggermente. Prima però resta da affrontare la giornata di mercoledì, che secondo gli esperti dovrebbe far segnare nuovi record per le colonnine di mercurio.

IL METEO 1

Allarme rosso per tredici città. Sono tredici le città per cui domani scatterà l'allarme rosso, per cui sarà necessario adottare interventi di prevenzione per la popolazione a rischio. Massima allerta a Bologna (con 36 gradi percepiti), Campobasso (32 gradi), Civitavecchia (37), Firenze (36), Frosinone (38), Latina (39 gradi, il record della giornata), Messina (38), Palermo (36), Perugia (36), Pescara (36), Rieti (36), Roma (38) e Trieste (37 gradi).  Altre tre città saranno da "bollino arancione", cioè il livello 2 (temperature elevate e condizioni meteorologiche che possono avere effetti negativi sulla salute della popolazione a rischio): si tratta di Ancona, Torino e Venezia. La situazione dovrebbe migliorare già giovedì 14 luglio, quando le città da "bollino rosso" saranno "solo" cinque: Campobasso, Messina, Palermo, Perugia e Pescara.

Obesi, uno su tre non parte. Tra le vittime principali del caldo ci sarebbero gli obesi e secondo uno studio del Centro Studi Tisanoreica diffuso oggi, a causa dei troppi disagi provocati dall'afa e dalle alte temperature molti rinuncerebbero alle vacanze. Su un campione di 340 individui in cura perché sovrappeso, equamente divisi tra uomini e donne di età compresa tra i 25 e i 55 anni, sebbene il 39% aspetti con ansia le agognate ferie, il 34% sa già che quest'estate resterà a casa, mentre il 27% non ha ancora deciso o preferisce non esprimersi al riguardo. Interrogate su quali disagi patiscano in particolar modo d'estate, le persone sovrappeso non hanno dubbi: si tratta principalmente di difficoltà di ordine logistico e strutturale (24%), che si ripercuotono sugli spostamenti e sulla normale fruizione dei comfort vacanzieri. Il 17% accusa gravi problemi di respirazione, mentre insonnia, stanchezza e afa rappresentano il disturbo più fastidioso da fronteggiare durante i mesi estivi rispettivamente per il 13%, il 12% e l'8% degli interpellati.

Somalia, è ancora emergenza umanitaria La fame cronica per dieci milioni di persone


La siccità così come non la si vedeva da 60 anni. E dunque la crisi della produzione alimentare e il conseguente aumento dei prezzi, in gran parte alimentato anche dal cinismo della speculazione nei mercati internazionali. Un dramma che coinvolge l'intero Corno d'Africa

MOGADISCIO - La furia di una maledizione biblica si sta abbattendo sul Corno d'Africa. E sulla Somalia in particolare, dove è in atto un vero e proprio esodo di massa verso i paesi limitrofi, Kenia ed Etiopia, luoghi dall'oggettiva ridotta capacità di accoglienza, interessati da problemi analoghi e comunque carenti di strutture adeguate a fronteggiare crisi di questa portata. Un'altra "crisi invisibile", dunque  come vengono definite dalle Ong che lavorano nell'area, proprio perché ignrate dalla maggior parte dei mezzi d'informazione europei. A denunciare il silenzio pressoché totale sulla situazione in Somalia è, tra gli altri, Agire 1 (Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze), il network di 14 organizzazioni non governative italiane impegnato nelle emergenze umanitarie.

Fame cronica per milioni di persone. Il Corno d'Africa sta così attraversando uno dei periodi più duri, provocati dalla siccità, degli ultimi 60 anni. Una condizione che, solo negli ultimi tre giorni ha causato un crollo vertiginoso della produzione agricola, al quale si sono aggiunti gli effetti dell'aumento del prezzo dei prodotti alimentari, in parte provocato anche dalle ciniche speculazioni sui mercati internazionali. A rischio di fame cronica è una popolazione di circa 10 milioni di persone, un po' in tutti i paesi dell'area: Kenya, Etiopia, Somalia e nel nuovo Stato del Sud Sudan.

La missione dell'UNHCR. Nel frattempo, si è conclusa ieri la missione di cinque giorni dell'Alto Commissario ONU per i Rifugiati 2 António Guterres in Etiopia e Kenya, dove nelle ultime settimane si è assistito ad un notevole aumento del numero di rifugiati in fuga da guerra e siccità in Somalia. Dall'inizio del mese di luglio circa 11.000 persone sono arrivate in Etiopia e oltre 8.600 in Kenya. La media di arrivi giornalieri adesso è di 1.700 in Etiopia e 1.300 in Kenya.

Nei campi dei rifugiati. L'Alto Commissario ha visitato i campi di rifugiati a Dollo Ado in Etiopia e a Dadaab in Kenya, dove ha parlato con i rifugiati appena arrivati, tra cui madri che hanno perso i loro bambini durante il viaggio dalla Somalia e persone arrivate ai campi stremate e bisognose di cure mediche. Destano sempre maggiore preoccupazione le condizioni delle persone arrivate di recente, i bambini in particolare: a Dollo Ado un bambino su due, tra quelli con meno di cinque anni che arrivano al campo, è malnutrito.

Lo screening dei bambini. Nel complesso di campi vicino alla città keniana di Dadaab la media scende ad uno su quattro, tra quelli che arrivano al centro di prima accoglienza del campo di Ifo. In entrambi i paesi l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) - in collaborazione con le agenzie partner - è impegnato nello screening dei bambini e degli individui vulnerabili per garantire rapidamente cibo e servizi che possono salvare la loro vita.

"No al trattenimento di 18 mesi". Desta invece forte preoccupazione l'estensione della durata massima del trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione (cie) fino a 18 mesi, senza che siano previsti un rafforzamento delle garanzie e dei diritti dei soggetti trattenuti, né un adeguamento delle condizioni dei cie e dei relativi servizi. Pertanto, l'UNHCR raccomanda di limitare la durata massima del periodo di trattenimento e, in ogni caso, di prevedere maggiori garanzie per le persone trattenute.

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http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2011/07/12/news/somalia_emergenza_umanitaria_per_la_siccit-19031886/