La siccità così come non la si vedeva da 60 anni. E dunque la crisi della produzione alimentare e il conseguente aumento dei prezzi, in gran parte alimentato anche dal cinismo della speculazione nei mercati internazionali. Un dramma che coinvolge l'intero Corno d'Africa
MOGADISCIO - La furia di una maledizione biblica si sta abbattendo sul Corno d'Africa. E sulla Somalia in particolare, dove è in atto un vero e proprio esodo di massa verso i paesi limitrofi, Kenia ed Etiopia, luoghi dall'oggettiva ridotta capacità di accoglienza, interessati da problemi analoghi e comunque carenti di strutture adeguate a fronteggiare crisi di questa portata. Un'altra "crisi invisibile", dunque come vengono definite dalle Ong che lavorano nell'area, proprio perché ignrate dalla maggior parte dei mezzi d'informazione europei. A denunciare il silenzio pressoché totale sulla situazione in Somalia è, tra gli altri, (Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze), il network di 14 organizzazioni non governative italiane impegnato nelle emergenze umanitarie.
Fame cronica per milioni di persone. Il Corno d'Africa sta così attraversando uno dei periodi più duri, provocati dalla siccità, degli ultimi 60 anni. Una condizione che, solo negli ultimi tre giorni ha causato un crollo vertiginoso della produzione agricola, al quale si sono aggiunti gli effetti dell'aumento del prezzo dei prodotti alimentari, in parte provocato anche dalle ciniche speculazioni sui mercati internazionali. A rischio di fame cronica è una popolazione di circa 10 milioni di persone, un po' in tutti i paesi dell'area: Kenya, Etiopia, Somalia e nel nuovo Stato del Sud Sudan.
La missione dell'UNHCR. Nel frattempo, si è conclusa ieri la missione di cinque giorni dell' António Guterres in Etiopia e Kenya, dove nelle ultime settimane si è assistito ad un notevole aumento del numero di rifugiati in fuga da guerra e siccità in Somalia. Dall'inizio del mese di luglio circa 11.000 persone sono arrivate in Etiopia e oltre 8.600 in Kenya. La media di arrivi giornalieri adesso è di 1.700 in Etiopia e 1.300 in Kenya.
Nei campi dei rifugiati. L'Alto Commissario ha visitato i campi di rifugiati a Dollo Ado in Etiopia e a Dadaab in Kenya, dove ha parlato con i rifugiati appena arrivati, tra cui madri che hanno perso i loro bambini durante il viaggio dalla Somalia e persone arrivate ai campi stremate e bisognose di cure mediche. Destano sempre maggiore preoccupazione le condizioni delle persone arrivate di recente, i bambini in particolare: a Dollo Ado un bambino su due, tra quelli con meno di cinque anni che arrivano al campo, è malnutrito.
Lo screening dei bambini. Nel complesso di campi vicino alla città keniana di Dadaab la media scende ad uno su quattro, tra quelli che arrivano al centro di prima accoglienza del campo di Ifo. In entrambi i paesi l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) - in collaborazione con le agenzie partner - è impegnato nello screening dei bambini e degli individui vulnerabili per garantire rapidamente cibo e servizi che possono salvare la loro vita.
"No al trattenimento di 18 mesi". Desta invece forte preoccupazione l'estensione della durata massima del trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione (cie) fino a 18 mesi, senza che siano previsti un rafforzamento delle garanzie e dei diritti dei soggetti trattenuti, né un adeguamento delle condizioni dei cie e dei relativi servizi. Pertanto, l'UNHCR raccomanda di limitare la durata massima del periodo di trattenimento e, in ogni caso, di prevedere maggiori garanzie per le persone trattenute.
Continua ...
http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2011/07/12/news/somalia_emergenza_umanitaria_per_la_siccit-19031886/