venerdì 28 ottobre 2011

Iran/Usa: Larijani, 'la politica Usa è così debole che vuole creare un sito internet invece di una ambasciata'

Iran/Usa: Larijani, 'la politica Usa è così debole che vuole creare un sito internet invece di una ambasciata'

TEHERAN – Il presidente del Parlamento iraniano Ali Larijani ha definito "segnale della debolezza politica di Washington" la volontà di voler inaugurare una 'ambasciata virtuale' a Teheran, in altre parole un sito internet. "Non bisogna prendere sul serio le parole della Clinton", ha detto Larijani parlando all'IRIB spiegando che gli Usa sono alle prese con gravissimi problemi politici ed economici interni e che in politica estera sono smarriti per via delle rivoluzioni in Medioriente e il crescente isolamento di Israele. Egli ha aggiunto: “Se gli americani attendono un movimento all’interno dell’Iran sappiano che gli attuali movimenti della regione sono esito della rivoluzione islamica dell’Iran. Se gli americani credono di poter fare qualcosa in Iran clonando i movimenti della regione, sappiano di essere nell’errore”. Larijani ha concluso ricordando che le dichiarazioni ostili della Clinton aiutano a ricompattare l'unità nazionale degli iraniani.

Somalia: droni USA uccidono 25 civili

Somalia: droni USA uccidono 25 civili

MOGADISCIO - La tv kenyana ha riferito che droni americani avrebbero ucciso almeno 25 civili e ferito altre decine di persone in un attacco nel sud del Paese. Lo riporta Radio Vaticana cha dà anche conto di una crescita delle vittime negli scontri tra l'Esercito governativo somalo e i milizani di Al Shabaab. Media locali riferiscono di altri 28 civili morti e del ferimento di un centinaio di cittadini nella capitale Mogadiscio.

Bosnia: Spari contro ambasciata Usa

Bosnia: Spari contro ambasciata Usa

SARAJEVO - Un uomo non identificato ha aperto il fuoco con un fucile automatico di fronte all'ambasciata statunitense a Sarajevo, ferendo almeno un poliziotto prima di venire colpito e arrestato. La polizia ha bloccato la zona e dopo uno scontro a fuoco durato 30 minuti ha arrestato l'uomo, mentre i passanti si riparavano dietro edifici e veicoli. Lo sconosciuto è stato portato via in ambulanza e non si sa se è ancora vivo, nè i motivi del suo gesto. Muhamed Budimlic, ministro dell'Interno del cantone di Sarajevo, ha confermato ad Associated Press che è stato ferito almeno un agente di polizia.

Palermo - Corteo studenti contro i tagli: lancio di uova contro le banche

Colpite le vetrine di Unicredit e Intesa San Paolo, "per ribadire ancora una volta quali sono i reali responsabili della crisi finanziaria che sta colpendo le fasce più deboli della societa". E uno slogan: "Blocchiamo tutto. Cacciamo Berlusconi e tutta la casta"

PALERMO. Lancio di uova contro le vetrine delle banche Unicredit e Intesa San Paolo "per ribadire ancora una volta quali sono i reali responsabili della crisi finanziaria che sta colpendo le fasce più deboli della societa". E uno slogan: "Blocchiamo tutto. Cacciamo Berlusconi e tutta la casta". Sono infuriati i ragazzi che prendono parte a Palermo al corteo studentesco composto da centinaia di rappresentanti provenienti da tutte le scuole partito stamattina da piazza Politeama e che attraverserà le vie del centro storico.

"Vogliamo ribadire - dice una delle portavoci del coordinamento studenti medi, Bianca Giammanco - il nostro diritto a non dover pagare per una situazione creata da governi e banchieri". Gli studenti contestano "i tagli alla scuola pubblica, l'accanimento dei presidi sceriffi verso gli studenti protagonisti delle lotte, il caro libri". E chiedono "una scuola libera, gratuita e slegata dalle logiche di mercato/profitto". Al corteo degli studenti medi partecipa anche quello degli iscritti alle facoltà di Lettere, Fisica, Scienze ed Economia. "Ripartiamo dalle mobilitazioni dell'anno scorso - ha detto Michele delle facoltà di Fisica - Il nuovo statuto lo rifiutiamo in toto. Non ci sono punti su cui discutere. Non ci sta bene niente, dall'ingresso dei privati nell'università, ai tagli, ai test d'ingresso, ai corsi di laurea che non partono. La mobilitazione non è solo per questioni studentesche ma anche contro la crisi. I problemi cominciano all'università ma poi ce li portiamo anche fuori da qui".

Gioco d’azzardo legalizzato: lo Stato incamera miliardi ogni Anno

Un settore in Italia che non conosce crisi ma che anzi è in netta salita con un 150% di crescita nell’ultimo anno.

Un volume di affari stimato intorno ai 150 miliardi l’anno. Sono i vari e variegati giochi a premi di Stato. Si va dagli svariati gratta e vinci, alle varie tipologie di estrazione, al superenalotto, al lotto ed ora anche, al poker dove è possibile giocare sia attraverso le infernali macchinette poste presso tabaccai e locali appositi oppure online attraverso i tanti nuovi siti dedicati a questo gioco.

Giochi d’azzardo? Sì. Se si considera che le cifre che si evincono accedendo direttamente al sito dell’Amministrazione Autionoma dei Monopolii di Stato: AAMS. Per ciò che riguarda gli ultimi dati di riferimento per il mese di settembre 2011, possiamo leggere che – ad esempio – solo con il solo gioco del Lotto a la raccolta totale delle somme giocate è stata pari a 635 milioni di euro, le vincite pari a 307 milioni e di conseguenza l’importo incamerato dallo Stato è pari a 328 milioni di euro.

Ed ancora: se vogliamo proprio avere una idea più ampia del fenomeno, ecco i dati del periodoGennaio/Settembre 2011, sempre per il solo gioco del Lotto. Gli italiani hanno speso la bella cifra di 5 miliardi e 113 milioni di euro, ne hanno vinti per 2 miliardi e 861 milioni di euro lasciando nelle casse dello Stato la bellezza di 2 miliardi e 262 milioni.

Provate ora a pensare quali cifre da capogiro lo Stato incamera dalla differenza fra quanto si gioca e quanto effettivamente si vince ogni anno. E pensate anche al fatto che, milioni di persone ogni giorno, dai 13 anni ai 90, dedica una parte della loro giornata alla speranza di una vincita.

L’età minima di accesso al gioco in Italia sta calando vertiginosamente. Ed è anche salita vertiginosamente, poiché se è vero che un tempo gli anziani giocavano al solo gioco del lotto, parte quasi integrante della nostra cultura nazionale, ecco che gli anziani di oggi si dedicano ad una moltitudine di possibilità di “vincita” vista l’offerta impressionante ed anche la stupefacente semplicità di accesso agli stessi giochi a premi.

Lo Stato ha necessità di incamerare e non si preoccupa di aver creato in molti casi stati di dipendenza o addirittura episodi di suicidio per coloro che si sono letteralmente rovinati per i giochi a premi o sono addirittura caduti nelle mani degli usurai.

Purtroppo, negli ultimi dieci anni, lo Stato Italiano ha cambiato di fatto determinate normative creandone altre a supporto di un progetto di raccolta fondi basato addirittura su una norma che per molti anni ha vietato agli italiani di poter tranquillamente accedere ad un metodo di vincita che in altri Paesi trova invece ampio spazio: il gioco d’azzardo.

Oggi come oggi, non vi è di fatto alcuna restrizione al gioco né per numero di possibilità di giocare, nè di importo né tantomeno per ciò che riguarda la possibilità, da parte del Monopolio di Stato, di inserire nuovi giochi a premio un pò in tutte quelle normative di stampo economico che vanno dalle poliedriche Manovre o al risanamento di zone terremotate.

Crisi: il ministero della Difesa la combatte acquistando 19 Maserati

Non è andata giù all’opposizione e molto probabilmente non andrà giù all’opinione pubblica la notizia che il ministero della Difesa avrebbe acquistato 19 Maserati blindate, nuove di zecca.

Siamo in tempi di crisi, il governo ha appena promesso all’Europa che si impegnerà ad innalzare l’età pensionabile, si introdurranno norme per facilitare i licenziamenti, si riducono gli stanziamenti per gli enti locali, tutti provvedimenti che incideranno sulle fasce più sensibili della società e cosa fanno al ministero di Ignazio La Russa? Si acquistano 19 Maserati. Nuove, nuove.

C’era proprio bisogno di fare shopping in questo momento di vacche magre?

Va bene che non siamo uno Stato in dismissione. Va bene che non bisogna farsi troppo prendere dagli umori dell’antipolitica. Va bene pure che la demagogia non è lo strumento adatto per leggere la realtà di questi giorni. Ma era questo il momento più opportuno per rinnovare il parco auto dei vertici dell’esercito?

Proveniamo da un’estate in cui il governo ha passato due mesi per escogitare tagli alla spesa pubblicain vista del pareggio di bilancio previsto per il 2013. Non si sa ancora se le misure adottate saranno mai sufficienti.

Siamo sicuri che questo obiettivo potrà essere raggiunto, se non si riducono (almeno) gli appetiti più veniali degli apparati statali?

Oppure (molto più probabilmente) il pareggio di bilancio è l’ennesima balla propinata dal governoBerlusconiBossiScilipoti?

Il deputato Pd, Emanuele Fiano ha già presentato un’interrogazione parlamentare sull’accaduto ed ha dichiarato: ''Spero che sarà il ministro in prima persona a spiegare come si concili questo acquisto di auto della tipologia di lusso con le continue difficoltà nella manutenzione, e addirittura nel pieno di carburante, che lamentano tutte le strutture del comparto Sicurezza e Difesa dello Stato''.

Come è possibile che un governo che agli occhi dell’Europa deve stringere la cinghia cercando di tagliare la spesa improduttiva dello Stato, trovi i soldi per iniziative di questo genere?

La situazione greca viene invocata solamente quando si devono tagliare le pensioni? E per il resto? LaGrecia diventa un modello da seguire.

Siamo sicuri che gli italiani abbiano davvero bisogno delle 19 nuove Maserati per l’esercito, o di altre iniziative assai discutibili come l’apertura degli uffici ministeriali a Monza (imposti dalla Lega)?

Mentre le forze dell’ordine non hanno mezzi adeguati per contrastare la criminalità organizzata, la maggior parte dei giovani italiani vive in uno stato di precarietà lavorativa, e Pompei una delle più importanti risorse turistiche nazionali cade a pezzi?

Il ministro La Russa forse troppo distratto dal doppio incarico che ricopre - ministro della Difesa e coordinatore (coadiuvante) del Pdl sembra sia andato nel pallone. Voleva far diventare il Pdl un sistema organizzato e funzionale come l’esercito, invece ha reso il Ministero della Difesa un ambiente caotico ed inefficiente come il Popolo delle Libertà.

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Italia. Un regime da licenziare

"Dal 2012, un'azienda in crisi, potrà licenziare in modo unilaterale con un indennizzo e senza reintegro. Viene cancellato così l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori e irrigidito l'articolo 8 della manovra di agosto. Per rendere "più efficiente, trasparente, flessibile e meno costosa" la Pubblica amministrazione scatteranno meccanismi per la mobilità degli statali, la cassa integrazione con riduzione del salario e "il superamento delle dotazioni organiche". Rilanciato, infine, il contratto di apprendistato per favorire le assunzioni di giovani e donne." (da Repubblica)

Esiste una macchina capace di misurare il disgusto? Una specie di disgustometro, insomma? Probabilmente noi italiani una macchina del genere rischieremmo di mandarla in tilt facilmente. L'ultima schifezza di questo regime indegno, indecente ed irresponsabile, infatti, è contenuta nella famosa letterina consegnata all'Europa. Ed in essa sono contenute proposte che il disgusto possono alimentarlo in maniera esponenziale. La lettera doveva contenere strumenti per favorire la crescita. Ebbene questo regime ritiene che lo sviluppo s'identifichi con la possibilità di licenziare più facilmente i lavoratori. Nessuna patrimoniale per i ricchi. Nessun taglio ai privilegi vergognosi ed ingiustificabili della casta. Nessuna riduzione sostanziale dei costi di una politica indegna. Nessun vero taglio che vada a colpire gli sprechi. Dalla pletora di inutili sottosegretari a tutti i consigli d'amministrazione di tutte le comunità che non fanno nulla e non servono assolutamente a nulla. Nessuna reale volontà di tagliare le province, coi loro carrozzoni di mastodontico spreco di denaro pubblico. Niente di niente di tutto questo. Cos'è invece che rilancerà lo sviluppo di questo paese? L'abrogazione, di fatto, dello statuto dei lavoratori. I quali potranno essere licenziati con una facilità sempre più evidente e marcata. Non solo. Il licenziamento si prefigura, da adesso, anche per il pubblico impiego. Già abbondantemente massacrato da tagli, blocchi di stipendio quinquennali ed un precariato devastante. E' questa la ricetta che il regime ha scritto, nero su bianco, per rilanciare il paese! Non occorre aver vinto il premio Nobel per l'economia per capire che questa ricetta non ha nulla a che vedere con il rilancio economico del paese. Non ha niente a che vedere con lo sviluppo, la possibilità di gettare in mezzo ad una strada milioni di lavoratori dipendenti, pubblici e privati. Lavoratori che alle spalle hanno naturalmente una famiglia. Figli che non potranno permettersi di studiare. Che non avranno la possibilità di curarsi in modo decente. Le cui opportunità saranno tragicamente limitate ed assottigliate. A chi può far comodo un simile futuro per questo paese? A chi può far comodo avere masse di lavoratori abbrutiti dall'indigenza, disposti a tutto per guadagnarsi una pagnotta precaria, sempre in bilico sulla sottile linea della miserabile nullatenenza? A chi può far comodo allevare una gioventù impossibilitata, di fatto, ad accedere ad una reale e qualificata istruzione, a prescindere dalle capacità e dalle attitudini personali? Sono queste le domande alle quali dovete rispondere. E vi dovete chiedere se è davvero questo il vostro interesse. Se è questo che risolverà i vostri problemi. Se sono queste le risposte che vi permetteranno un futuro migliore. Più sicuro. Più agiato. Per voi e per i vostri cari. Era per tutto questo che avete votato queste destre? Era per sapervi più facilmente licenziabili che avete votato gli sfascioleghisti? Era per vedere il vostro ospedale chiuso e le vostre scuole cadere a pezzi che avete votato le destre di Fiorito? Quanti altri danni dovrà fare questo regime indecente per mobilitare la vostra disperazione? Quante altre bastonate volete ricevere prima di decidervi a dire basta? O preferite continuare a lasciare il coltello dalla parte del manico nelle mani del complice padano. Quello che la moglie è andata in pensione a 39 anni. Moglie che però, con tanto tempo libero, ha pure pensato bene di farsi una scuola privata (padana),finanziata con massicci regali economici dallo stato italiano. Soldi tolti alle scuole pubbliche dei vostri figli e regalati all'istituto privato di una andata in pensione a 39 anni. E' a questa gente che volete continuare a lasciare il coltello dalla parte del manico? Dove pensate continueranno a infilarlo, sto coltello, se glielo lascerete in mano? Non possiamo più tornare indietro, ragazzi. Se non ora, quando?

Genova 2001: la verità raccontata dalla stampa estera

Passati dieci anni dal G8 di Genova e dai suoi scontri, che lasciarono il corpo di un ragazzo morto sul selciato di Piazza Alimonda, si sono ritrovati a parlarne a Ferrara il 30 settembre scorso a Ferrara alcuni reporter esteri, per esprimere alcune considerazioni con i panni degli osservatori.

Ciascuno inizia riportando le prime impressioni all’arrivo a Genova, a partire da Serge Enderlin, giornalista di Le Temps:

“Il movimento antimondialista (questa la definizione francese ndr) aveva già conquistato la ribalta con le manifestazioni e gli scontri contro l’FMI a Seattle, a Praga e al vertice di Nizza. Il ritorno di Berlusconi al governo ci faceva prevedere un irrigidimento nelle predisposizioni sulla sicurezza, se non altro per garantire una sua credibilità a livello internazionale. Partito in treno da Torino, il convoglio si fermò a una stazione intermedia senza proseguire, tanto da essere costretto a prendere un taxi. Il tassista si rifiutò di raggiungere il centro di Genova perché, mi disse, c’era la guerra! Ricordo che tutto cominciò ad andare male da venerdì, anche per la conformazione della città schiacciata fra il mare e i monti alle spalle, con il centro storico come una fortezza inespugnabile”.

Eric Jozsef, corrispondente dall’Italia per Libération:

“Difficile ricordare un singolo episodio: mi impressionarono particolarmente il corteo delle Tute Bianche nei pressi dello stadio, le cariche di Piazza Manin, il corteo numerosissimo ma impaurito per i rischi degli scontri. Fu un momento di guerra di una violenza inusitata per le manifestazioni europee. Era evidente che le regole erano saltate. E quando il G8 era ormai finito, mi chiamano dicendo che stavano attaccando la scuola Diaz: elicotteri, barelle e ragazzi feriti, sangue dappertutto. Anche se sono situazioni imparagonabili, pensai in un primo momento a un clima da Cile di Pinochet

Interviene Riccardo Chartroux, moderatore dell’incontro e allora inviato insieme a Bianca Berlinguer per il TG3, che puntualizza come fu sentito il dottor Sgalla della polizia dire “Andiamo alla Diaz a prendere i cattivi”. “C’è una sentenza del 2007 che condanna alcuni manifestanti per devastazioni ma non per scontri con la polizia. Sotto il ministro Scajola le responsabilità non vennero punite”.

Jozsef riprende la considerazione:

“La responsabilità è anche politica: c’è stata una mancanza di analisi. Si è parlato di una svolta autoritaria per distruggere il movimento, ma io penso che fu la volontà di Berlusconi di mostrare l’inviolabilità del consesso che portò a creare la zona rossa, dando al di fuori di essa carta bianca alla polizia per sedare ogni segnale di violenza. In questo clima senza regole precisequalcuno ha approfittato per accreditarsi in modo follemente zelante. E troppa retorica movimentista ha distratto da una analisi politica e dalla richiesta di precise responsabilità”.

Jeff Israely, fondatore del sito statunitense Worldcrunch:

“Ricordo le 10 e 30 di una mattina in compagnia di un militante diciottenne di Boston, che aveva partecipato ad altre manifestazioni e che mi faceva da guida. Vedemmo assieme un cameraman della Associeted Press ferito alla testa. E poi Piazza Alimonda, il venerdì sera: il centro era tutto distrutto. All’estero ci fu una grande attenzione e la foto del corpo di Carlo Giuliani suscitò forti emozioni. Tutti i giornalisti si chiedevano quale sarebbero state le reazioni e i commenti dei governi, ma dopo pochi mesi è arrivato l’11 settembre e tutto è stato cancellato. Da allora i fatti di Genova si sono trasformati in un fatto esclusivamente italiano”.

Dopo le prime impressioni colte dai reporter esteri, l’argomento si è allargato ad alcune considerazioni sul significato e la storia di quel movimento. Secondo Serge Enderlin, Genova è stato il picco del movimento no-global, ma il passaggio dal G8 al G20, con l’annessione al tavolo delle trattative dei nuovi paesi emergenti, molti provenienti da quel terzo mondo che si voleva tutelare, ha tolto molte argomentazioni al movimento.

Continua ...

http://www.agoravox.it/Genova-2001-la-verita-raccontata.html