Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
sabato 28 dicembre 2013
Piccolo segreto da fare ogni Notte per Perdere fino a 3kg a Settimana
Bastano 2 cucchiaini di miele la sera, prima di coricarsi, per perdere fino a 3 Kg a settimana.
Piccolo segreto da fare ogni Notte per Perdere fino a 3kg a Settimana: il miele. Si, questo dolce nettare frutto del lavoro instancabile delle api è un vero amico della linea, oltre che della salute, perché sembra essere in grado di far perdere, senza nemmeno troppi sforzi, parte dei chili di troppo. Il miele è un antibiotico naturale, un antiossidante e altro ancora e queste sue virtù sono ormai note da tempo, ma secondo il nutrizionista di Edimburgo Mike Mcinnes, due cucchiaini di miele prima di coricarsi aiutano a rimettersi in forma più velocemente, e questa è sicuramente una buona notizia.
Non si tratta comunque di una novità perché di questo ne ha parlato per la prima volta in nutrizionista nel 2005, ma solo ora la notizia ha preso a circolare in rete con una certa insistenza. Mike Mcinnes è uno sportivo e un farmacista che aiuta, assieme al figlio anch’egli nutrizionista, gli atleti nell’alimentazione per metterli in condizione di potar ottenere le migliori performance possibili anche grazie a quello che si mette nel piatto. Egli sostiene che mangiare due cucchiaini di miele la sera, prima di coricarsi, consente di bruciare i grassi in eccesso, senza quindi dover ricorrere ad una dieta che costringe a fare calcoli tra calorie, peso e quantità.
Secondo il nutrizionista inglese, questa pratica consente di attivare degli ormoni durante il sonno, ormoni che sono alimentati da grassi, per cui l’organismo automaticamente brucia più grassi. Il miele, oltre alle note proprietà, sarebbe anche in grado di determinare dei cambiamenti nel metabolismo, per cui sarebbe possibile bruciare, durante la notte, gli zuccheri, e non solo, perché mangiare miele prima di coricarsi indurrebbe il cervello a fermare il desiderio di zucchero e di altri alimenti a base di carboidrati. Insomma, una sorta di difesa naturale che consentirebbe non solo di perdere i chili di troppo, molto più velocemente che non con la semplice dieta, ma eviterebbe oltre tutto anche di prendere altri chili in eccesso in quanto si tenderebbe a non mangiare gli alimenti maggiormente responsabili dell’aumento di peso corporeo.
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I dolci riducono la memoria: attenzione al Natale!
I test condotti da alcuni ricercatori australiani sui topi non lasciano spazio a dubbi: un eccesso di zuccheri può causare l'infiammazione dell'ippocampo e ridurre le proprie capacità cognitive.
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Arriva il Natale con la sua esplosione di colori e sapori e, puntuale, giunge anche l’allarme degli esperti. Sulle tavole italiane, a chiusura di pranzi e cene epiche, si adageranno i tipici dolci natalizi. Cassate, struffoli, raffioli, pastiere e panettoni ammiccheranno al commensale stremato invitandolo all’ennesima forchettata. E questi probabilmente cederà alla provocazione, nonostante il recente studio dei ricercatori della School of medical science della University of New South Wales, a Sydney. La rivista specialistica “Brain, behavior and immunity” ha pubblicato infatti l’esito di uno studio condotto su topi di laboratorio circa l’effetto dei dolci sul cervello. Per pochi giorni ai piccoli roditori è stata fornita acqua con elevate dosi di zucchero per poi studiarne possibili effetti sul comportamento. Nonostante i topi si fossero alimentati in maniera sana nel corso dell’anno, è stata riscontrata ben presto un’alterazione delle proprie capacità cognitive.
Rispetto ai giorni precedenti al test, i piccoli animali trovavano maggiore difficoltà maggiori a ritrovare oggetti che i ricercatori riposizionavano altrove all’interno della gabbietta. La diminuzione delle capacità dei roditori è stata legata allo stato infiammatorio dell’ippocampo, zona “primitiva” del cervello che – tra le tante funzioni – volge anche quella di conservare la memoria spaziale. Margaret Morris, una delle autrici dello studio, ha sottolineato che “la scoperta è importante perché pensiamo possa fare luce anche sul processo di declino cognitivo umano. Ci ha sorpreso la velocità con cui si è verificato il deterioramentodella memoria in rapporto al consumo di zuccheri. Abbiamo anche visto che il danno permane anche quando i topi hanno ripreso a mangiare in modo sano”
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Londra in corsia di sorpasso: diventerà economia leader in Europa
(Teleborsa) - Cambierà la geografia economica mondiale di qui al 2030, anche con sorpassi inconsueti, come quello del Regno Unito, che si prepara a spodestare la Germania dal trono d'Europa. E' quanto rivelato dall'ultima ricerca condotta dal Centre for Economics and Business Research (CEBR), che traccia una classifica delle economie di "maggior peso" al mondo.
La Cina riuscirà a superare gli Stati Uniti molto più tardi di quanto sinora ipotizzato, attorno al 2028, mentre l'India riuscirà a superare il Giappone nella stessa data, diventando la terza maggiore economia (oggi è solo al decimo posto). L'ascesa delle economie emergenti non si fermerà e porterà il Brasile ai quinto posto ed il Messico nella top ten.
La grande rivelazione però è il Regno Unito, che riuscirà a scalzare la Germania, diventando l'economia più florida in Europa, grazie ad una serie di politiche messe in campo dal governo di Londra: Regime fiscale leggero, aumento della popolazione ed indipendenza dai vincoli restrittivi dell'Eurozona.
Per contro, la Germania vedrà crescere la sua economia a ritmi più lenti, a causa dell'invecchiamento della popolazione, dell'incertezza che assilla l'euro e dei vincoli imposti dall'Unione monetaria.
Note dolenti per l'Italia, che oggi è all'ottavo posto in classifica, poiché l'economia tricolore crollerà al quindicesimo posti nel 2030. fra i malati d'Europa anche la Francia, che uscirà dalla top ten, a causa di una crescita troppo debole e di un regime fiscale pesante.
http://www.teleborsa.it/News/2013/12/26/londra-in-corsia-di-sorpasso-diventera-economia-leader-in-europa-628.html#.Ur7HMPTuJ2F
Miracolo del governo Letta: pioggia di milioni sulla Scuola privata
Per le paritarie la crisi non esiste: arrivano 500 milioni dalla legge di Stabilità. Esulta l'aera catto-ciellina, che trova nel Pd il suo nuovo referente.
Il Vaticano con tutte le sue diramazioni politiche esulta per la Legge di Stabilità, che foraggia le scuole paritarie al di là delle aspettative. In barba alla crisi, gli istituti privati parificati potranno contare su 500 milioni di euro per quest'anno e 500 per il prossimo.
Intervistato dalla rivista ciellina Tempi, il sottosegretario all'Istruzione Gabriele Toccafondi, anch'egli ciellino, esulta: «Se questi fondi non fossero stati reintegrati, le scuole paritarie sarebbero sicuramente andate incontro a un taglio degli stanziamenti pari al 45 per cento, che sarebbe automaticamente corrisposto a un raddoppio delle rette». Ma non basta: Imu e Tares ne minano ancora la sopravvivenza. «Secondo me - continua Toccafondi - il vero tema è riuscire a far comprendere che, così come sarebbe assurdo far pagare l'Imu alle scuole statali, lo è altrettanto farla pagare a quelle paritarie, che non sono affatto scuole "di élite" o in alcun modo esclusive, ma sono scuole normalissime, gestite da enti no profit e senza scopo di lucro, la cui unica ragione d'esistere è l'educazione degli studenti. Scuole che, pertanto, al pari di quelle statali, svolgono un servizio pubblico e aiutano tanto le famiglie quanto lo Stato a risparmiare».
Gli «enti no profit e senza scopo di lucro», naturalmente, sono la Chiesa. E l'«educazione degli studenti» di cui parla il sottosegretario è quella cattolica, in un Paese laico che dovrebbe garantire istruzione gratuita e aconfessionale a tutti i cittadini.
Ma alla fine Toccafondi tutti i torti non li ha, nonostante l'articolo 33 della Costituzione dica espressamente che «enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». Già, perché dal 2000 le scuole paritarie fanno parte a tutti gli effetti del sistema pubblico di istruzione. E non certo grazie a uno dei ministri clericali dei governi Berlusconi, ma per mano di un ministro di sinistra, Luigi Berlinguer (oggi Pd), che con apposita legge stabilì: «Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali». Il che non annulla certo il veto costituzionale al finanziamento degli istituti privati, ma lo annacqua e ne rende incerti i confini.
Continua ...
http://cronachelaiche.globalist.it/Detail_News_Display?ID=93913&typeb=0
Il Vaticano con tutte le sue diramazioni politiche esulta per la Legge di Stabilità, che foraggia le scuole paritarie al di là delle aspettative. In barba alla crisi, gli istituti privati parificati potranno contare su 500 milioni di euro per quest'anno e 500 per il prossimo.
Intervistato dalla rivista ciellina Tempi, il sottosegretario all'Istruzione Gabriele Toccafondi, anch'egli ciellino, esulta: «Se questi fondi non fossero stati reintegrati, le scuole paritarie sarebbero sicuramente andate incontro a un taglio degli stanziamenti pari al 45 per cento, che sarebbe automaticamente corrisposto a un raddoppio delle rette». Ma non basta: Imu e Tares ne minano ancora la sopravvivenza. «Secondo me - continua Toccafondi - il vero tema è riuscire a far comprendere che, così come sarebbe assurdo far pagare l'Imu alle scuole statali, lo è altrettanto farla pagare a quelle paritarie, che non sono affatto scuole "di élite" o in alcun modo esclusive, ma sono scuole normalissime, gestite da enti no profit e senza scopo di lucro, la cui unica ragione d'esistere è l'educazione degli studenti. Scuole che, pertanto, al pari di quelle statali, svolgono un servizio pubblico e aiutano tanto le famiglie quanto lo Stato a risparmiare».
Gli «enti no profit e senza scopo di lucro», naturalmente, sono la Chiesa. E l'«educazione degli studenti» di cui parla il sottosegretario è quella cattolica, in un Paese laico che dovrebbe garantire istruzione gratuita e aconfessionale a tutti i cittadini.
Ma alla fine Toccafondi tutti i torti non li ha, nonostante l'articolo 33 della Costituzione dica espressamente che «enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». Già, perché dal 2000 le scuole paritarie fanno parte a tutti gli effetti del sistema pubblico di istruzione. E non certo grazie a uno dei ministri clericali dei governi Berlusconi, ma per mano di un ministro di sinistra, Luigi Berlinguer (oggi Pd), che con apposita legge stabilì: «Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali». Il che non annulla certo il veto costituzionale al finanziamento degli istituti privati, ma lo annacqua e ne rende incerti i confini.
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Gli smemorati di Berlino
La Germania, che fa tanto la moralizzatrice con gli altri Paesi europei, è andata in default due volte in un secolo e le sono stati condonati i debiti di due guerre mondiali per consentirle di riprendersi. Fra i Paesi che le hanno condonato i debiti, la Grecia, prima di tutto, che pure era molto povera, e l’Italia.
Dopo la Grande Guerra, John Maynard Keynes sostenne che il conto salato chiesto dai Paesi vincitori agli sconfitti avrebbe reso impossibile alla Germania di avviare la rinascita. L’ammontare del debito di guerra equivaleva, in effetti, al 100% del Pil tedesco. Fatalmemte, nel 1923 si arrivò al grande default tedesco, con l’iperinflazione che distrusse la repubblica di Weimar. Adolf Hitler si rifiutò di onorare i debiti, i marchi risparmiati furono investiti per la rinascita economica e il riarmo, concluso, come si sa, con una seconda guerra, ben peggiore, in seguito alla quale a Berlino si richiese un secondo, enorme quantitativo di denaro da parte di numerosi Paesi. L’ammontare complessivo aveva raggiunto i 23 miliardi di dollari (di allora!)
La Germania sconfitta non avrebbe mai potuto pagare i debiti accumulati in due guerre, peraltro da essa stessa provocate.
Mentre i sovietici pretesero e ottennero il pagamento della somma loro spettante, fino all’ultimo centesimo, ottenuta anche facendo lavorare a costo zero migliaia di civili e prigionieri, il 24 agosto 1953 ben 21 Paesi, Belgio, Canada, Ceylon, Danimarca, Grecia, Iran, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Pakistan, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica francese, Spagna, Stati Uniti d’America, Svezia, Svizzera, Unione Sudafricana e Jugoslavia, con un trattato firmato a Londra le consentirono di dimezzare il debito del 50%, da 23 a 11,5 miliardi di dollari, dilazionato in 30 anni. In questo modo, la Germania poté evitare il default, che c’era di fatto. L’altro 50% avrebbe dovuto essere rimborsato dopo l’eventuale riunificazione delle due Germanie, ma nel 1990 l’allora cancelliere Kohl si oppose alla rinegoziazione dell’accordo, che avrebbe procurato un terzo default alla Germania. Italia e Grecia acconsentirono di non esigere il dovuto.
Nell’ottobre 2010 la Germania ha finito di rimborsare i debiti imposti dal trattato del 1953 con il pagamento dell’ultimo debito per un importo di 69,9 milioni di euro.
Senza l’accordo di Londra che l’ha favorita come pochi, la Germania dovrebbe rimborsare debiti per altri 50 anni. E non ci sarebbe stata la forte crescita del secondo dopoguerra dell’economia tedesca, né Berlino avrebbe potuto entrare nella Banca Mondiale, nel Fondo Monetario Internazionale e nell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
Quindi: che cos’ha da lamentare la Merkel, dal momento che il suo Paese ha subito e procurato difficoltà ben maggiori e che proprio dall’Italia e dalla Grecia ha ottenuto il dimezzamento delle somme dovute per i disastri provocati con la prima e la seconda guerra mondiale? La Grecia nel 1953 era molto povera, aveva un grande bisogno di quei soldi, e ne aveva sicuramente diritto, perché aggredita dalla Germania. Eppure… Perché nessun politico italiano ricorda ai tedeschi il debito non esigito?
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