domenica 1 gennaio 2012

Obama firma legge su difesa. Addio allo stato di diritto negli Usa


Obama firma legge su difesa. Addio allo stato di diritto negli Usa
WASHINGTON - Il presidente Usa Barack Obama ha firmato un incredibile legge che trasferisce all'esercito ogni competenza in materia di persecuzione del terrorismo e prevede la possibilità di imprigionare i sospetti terroristi a tempo indeterminato e senza processo.
Il progetto di legge sulla Difesa ( National Defense Authorization Act) da 662 miliardi di dollari, approvato dal Senato lo scorso 15 dicembre, nega ai cittadini statunitensi i loro diritti costituzionali chiudendo la lunga storia dello Stato di diritto negli Stati Uniti.
Il piano prevede finanziamenti per il personale e l'arsenale dell'esercito, ma anche aiuti al Pakistan e sanzioni alla Banca Centrale iraniana. Non solo. Permette anche la detenzione di sospetti terroristi a tempo indeterminato, negando il diritto al processo.
La norma, contenuta nel pacchetto sui nuovi finanziamenti al Dipartimento della Difesa, rischia di porre quello che un tempo veniva chiamato il Paese dei diritti e delle libertà, dove il diritto ad un processo, anche se farsesco e manipolato, è sempre garantito dalle leggi.
Certo, esistono molti Paesi dove lo Stato imprigiona, tortura, uccide per poi nascondere i suoi crimini. Ma in nessuno di essi esiste un sostanziale ergastolo senza processo come quello approvato dal Senato e firmato dal presidente degli Usa.
Basterà il sospetto, senza la necessità di una decisione del giudice, senza valutazione delle prove, senza diritto di difesa. Barack Obama, colui al quale fu improvvidamente assegnato un nobel per la pace, pur avendone il potere, non ha posto il veto alla nuova legge.
Con la nuova legge, la competenza a perseguire i sospetti terroristi passerà interamente nelle mani dei militari, con un sostanziale esautoramento delle funzioni dell'FBI.
La nuova legge rappresenta anche la concretizzazione del sogno di Bin Laden, trasformare l'America in un Paese che rinnega il meglio della sua storia e tradisce le sue comunque parziali conquiste di civiltà.
Ma c'è chi è già pronto a giustificare nuovamente il Presidente: la norma è stata inserita dalla maggioranza repubblicana in Senato nel pacchetto di finanziamento della Difesa. L'esercizio del diritto di veto toccherebbe l'intero pacchetto mettendo a rischio il budget della Difesa statunitense. Tra compromettere il funzionamento della Difesa e salvaguardare i diritti dei sospetti terroristi, Obama non poteva che scegliere il male minore.
Obama sosterrà di non aver avuto altra scelta e di essere pronto a impegnarsi per convincere il Congresso ad abolire queste nuove norme non appena possibile.
Un'altra menzogna, perché ci sarebbe stato comunque il tempo per il Senato per approvare nuovamente il pacchetto di misure dopo il veto presidenziale e perché sarà impossibile fare un passa indietro con questa maggioranza parlamentare repubblicana e con le elezioni presidenziali alle porte.
Ma in fondo, alle prossime elezioni presidenziali gli americani avranno la scelta tra lui ed un rivale repubblicano probabilmente ancora meno affidabile. In fondo un Presidente democratico che si sposta a destra è storicamente destinato alla rielezione, anche se una legge come questa difficilmente potrebbe definirsi semplicemente di destra senza offendere una tradizione fatta anche di grandi Presidenti ben piu' rispettosi della libertà individuale di quanto si sia dimostrato Barack Obama.
Il Presidente Obama, l'uomo che aveva promesso di chiudere Guantanamo, ha permesso che quella prigione illegale divenisse un insulto permanente alla storia americana.
I media americani stanno affrontando con un basso profilo l'incredibile legge, preferendo dedicarsi alle Primarie repubblicane, alla crisi economica ed ai soliti scandaletti politici. Le testate cosiddette liberal preferiscono eludere l'argomento, ma la polemica infuria su blog e social network dove si ricorda che la misura contrasta clamorosamente con quinto e sesto emendamento della Costituzione americana.

Iran: prodotta la prima barra di combustibile nucleare


Iran: prodotta la prima barra di combustibile nucleare
TEHERAN - Gli scienziati iraniani hanno prodotto con successo la loro prima barra di combustibile nucleare contenente uranio. La barra viene attualmente testata presso il reattore di ricerca nucleare di Teheran. L'annuncio è stato pubblicato oggi sul sito web dell'Agenzia atomica iraniana dove si legge anche che la prima barra è stata già inserita nel nocciolo di un reattore utilizzato per le ricerca. L'Iran aveva anticipato nei giorni scorsi di voler fabbricare all'interno del Paese barre di combustibile, dato che le sanzioni internazionali hanno vietato a Teheran di acquistarle sui mercati esteri. Le barre nucleari contengono uranio arricchito che fornisce combustibile per le centrali atomiche. 

Iran, test missile terra-aria in stretto di Hormuz


Iran, test missile terra-aria in stretto di Hormuz
TEHERAN - La marina iraniana ha annunciato di aver lanciato un missile terra-aria a medio raggio durante un'esercitazione nelle acque internazionali vicino allo stretto di Hormuz. Lo ha reso noto l'agenzia IRNA, spiegando che si tratta di un missile "dotato delle piu' moderne tecnologie per combattere obiettivi che sfuggono ai radar ed eludere i sistemi che disturbano il puntamento". Secondo la tv nazionale il missile è progettato per eludere i radar ed è stato sviluppato dagli scienziati iraniani. Non sono stati forniti ulteriori dettagli o specificato quando il missile sia stato testato. Il portavoce dell'esercitazione 'velayat 90', l'ammiraglio Mahmoud Mousavi, ha anticipato che oggi saranno utilizzati siluri. L'esercitazione si svolge su uno specchio d'acqua di 2mila chilometri oltre lo stretto di Hormuz, con alcune operazioni previste anche nell'oceano Indiano e nel golfo di Aden. Alcune navi iraniane potrebbero arrivare in prossimità di quelle degli Stati Uniti, che operano nella stessa zona.

Arriva la tassa sulla fortuna prelievo del 6% su vincite oltre i 500 euro


Il contributo scatta da oggi ma vale per tutti i premi che devono essere ancora incassati. Si applica su lotterie istantanee e videolottery. Esclusi Bingo, Lotteria Italia, slot machine e poker on line

ROMA - Accanto ai rincari delle tariffe e alle grandi tasse, il 2012 chiede un contributo speciale anche agli italiani più fortunati. Ai vincitori di giochi e lotterie. Chi si presenterà a incassare una cifra superiore ai 500 euro, dovrà lasciare al fisco il 6% della somma. La novità riguarda le lotterie istantanee tipo Gratta e Vinci,  Superenalotto, Superastar, Si vince tutto e Win for life. Le norme scattano anche sulle videolottery che dovranno adeguare i propri sistemi di gioco entro il 20 gennaio. La norma avrà impatto su tutti coloro che andranno a riscuotere le vincite a partire da oggi, anche se riguardano il passato. In pratica, il primo a ricevere la "stangata" è il vincitore dei 638.154,28 euro per aver centrato il "5+" ad Arezzo: per lui significherà incassare 38.260 euro in meno. Dalla tassazione restano escluse Lotteria Italia, scommesse, poker e casinò online, il bingo e le slot machines.

A far scattare la "tassa sulla fortuna" sono stati tre diversi decreti dell'amministrazione dei Monopoli pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale di Capodanno. Le norme puntano all'incasso di un miliardo di euro, come previsto dalla manovra Tremonti-Berlusconi di agosto che però non fissava i dettagli rinviando a una decisione dei Monopoli. La scelta fatta è dunque del 6 per cento, cifra d'altronde già prevista per il gioco del Lotto e del 10&Lotto (ma in questo caso senza alcuna soglia minima).  Il direttore dei Monopoli, Raffaele Ferrara, lo aveva d'altra parte annunciato durante un'audizione parlamentare e Lottomatica aveva assicurato: "Non toccherà il 95% delle vincite" e che quindi "non modificherà la domanda di gioco".


Alcuni calcoli erano stati fatti nel recente passato anche dall'Agenzia specializzata Agicos. Se il prelievo fosse stato applicato alla più alta vincita di sempre in Italia, i 178 milioni al Superenalotto nell'ottobre dello scorso anno, la trattenuta sarebbe stata pari a 10,6 milioni di euro. Applicata al jackpot in gioco in questi giorni, oltre 30 milioni di euro, si aggirerebbe su 1,8 milioni. L'impatto c'e anche sulle vincite-vitalizio. Win for Life oggi assegna al vincitore di prima categoria un premio da 6 mila euro al mese per 20 anni, che scenderà a 5.640 euro (-360 euro). Sul jackpot massimo delle Videolotteries, di 500 mila euro, il prelievo sulla vincita arriverà fino a 30 mila euro.

Emergenza carceri: due suicidi a Capodanno


Un detenuto di Trani e un detenuto di Torino si sono tolti la vita, salvato in extremis un prigioniero a Vigevano

MILANO - L'allarme lanciato dal presidente Napolitano è stato quanto mai tempestivo. L' «emergenza della condizione disumana delle carceri e dei carcerati» è uno dei «limiti del nostro vivere civile» ha dichiarato il capo dello Stato nel discorso di fine anno. E nella notte di Capodanno si è avuto un crudele riscontro alle paole del presidente della Repubblica con due suicidi e un tentato suicidio nei penitenziari della Penisola.
TRANI - Un detenuto di 34 anni, di Lecce, è morto sabato nel carcere di Trani per cause in corso di accertamento. La notizia è stata resa nota dal vicesegretario generale nazionale dell'Osapp, Domenico Mastrulli. La scoperta è stata fatta dagli agenti della polizia penitenziaria nel corso di un giro di ispezione. I genitori dell'uomo, secondo i quali il loro congiunto non era in condizioni fisiche tali da poter sopportare il regime carcerario, chiedono che si faccia chiarezza sulle circostanze della morte. Il 34enne era detenuto per reati contro la persona e il patrimonio. «Nel carcere di Trani - sottolinea Mastrulli - ci sono circa 400 detenuti uomini e 39 donne contro una capienza regolamentare di 233 posti letto».
TORINO - Nelle stesse ore un detenuto nel carcere delle Vallette, a Torino, si è tolto la vita impiccandosi in cella con un lenzuolo. Il suicida è C.A., un romeno 37 anni in attesa di giudizio. Era recluso nella sezione «Rugby» del blocco E. «La polizia penitenziaria - commenta Leo Beneduci, segretario generale del sindacato Osapp - è sempre più sola nel fronteggiare questo tipo di emergenze e, purtroppo, sempre meno in grado di risolverle. Avremmo voluto che nel 2012 il governo avesse varato misure veramente risolutive, e non i palliativi che lasciano le cose come stanno. Comprese le morti nelle carceri».
TENTATO SUICIDIO - Un tentato suicidio c'è stato invece nel carcere di Vigevano dove un detenuto ha tentato di togliersi la vita. «Si tratta di un detenuto 37enne di nazionalità italiana - afferma Eugenio Sarno, Segretario generale Uil penitenziari - che ha tentato di impiccarsi con una striscia di stoffa ricavata dalle lenzuola. Fortunatamente l'agente di sorveglianza si è accorto di quanto stava capitando ed è intervenuto per liberarlo», salvandogli la vita.

Crisi aziendali: 300mila posti a rischio


Nel 2012 in centinaia di migliaia rischiano di perdere il lavoro: le situazioni più urgenti riguardano 40mila dipendenti

(Imagoeconomica)(Imagoeconomica)
MILANO - A rischiare il posto di lavoro nell'anno appena cominciato sono in 300mila. Il 2012 si apre tutto in salita per le crisi aziendali. Al ministero dello Sviluppo economico sono circa 230 i tavoli aperti per cercare una soluzione alle crisi aziendali che vedono coinvolti 300mila lavoratori, con rischi occupazionali immediati per 40mila persone.
VERTENZE - «Le vertenze attive con tavoli che si convocano frequentemente - spiegano fonti del ministero vicine al dossier - sono oltre un centinaio, poi ci sono vertenze che invece hanno una dimensione un po' meno pressante e arriviamo a 230 tavoli. Sono coinvolti oltre 300mila lavoratori e i posti a rischio sono tra i 30mila e i 40mila».
I SETTORI - I settori più colpiti sono quello dei trasporti, del tessile, delle telecomunicazioni, ma anche l'auto viene monitorata da vicino visto che la situazione, non solo in Italia, è preoccupante. Il mercato non riparte e a pesare sulle imprese italiane sono poi le sempre maggiori difficoltà di accesso al credito, che stanno colpendo anche le aziende sane, il ritardo nei pagamenti tra imprese e da parte della pubblica amministrazione, e il tema dell'internazionalizzazione e della crescita dimensionale. «Credito - riferiscono dal ministero - dimensione d'impresa e internazionalizzazione saranno al centro di misure a breve».

Iran, nuova provocazione all'Occidente: lanciato un missile a medio raggio

Teheran, 1 gen. - (Ign) - Nell'ambito di un'esercitazione navale che la Repubblica islamica sta tenendo nel Golfo Persico da oltre una settimana, Teheran ha lanciato un missile balistico a medio raggio. Lo ha annunciato l'agenzia ufficiale Irna. Il test è stato compiuto poche ore dopo che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva autorizzato nuove sanzioni contro la Banca centrale iraniana. Ieri l'agenzia Fars aveva riferito del lancio di prova di un missile a lungo raggio 2, ma la notizia è stata poi smentita.
Per quanto riguarda il lancio di oggi, l'Irna ha precisato che si tratta di un missile "superficie-aria" in grado di colpire aerei e di ingannare le loro contromisure elettroniche. "Questo missile di media portata superficie-aria e' equipaggiato con la tecnologia piu' aggiornata per combattere i bersagli 'invisibili' e i sistemi intelligenti che tentano di interrompere la sua traiettoria", ha dichiarato all'Irna l'amm. Mahmud Mussavi, portavoce delle manovre navali.

Napolitano, Monti: "Buone indicazioni di lavoro". La Lega attacca: "Roba da Cetto Laqualunque"

Roma, 1 gen. - (Ign) - Il discorso di Napolitano raccoglie il consenso quasi unanime delle forze politiche, con la sola Lega Nord che si smarca.
Per il presidente del Consiglio, Mario Monti, quelle del capo dello Stato sono "buone indicazioni di lavoro". "Si e' trattato di un messaggio forte che, provenendo dalla personalita' piu' rispettata e amata dagli italiani, infonde fiducia nell'affrontare i sacrifici necessari per il futuro dei nostri figli, e accresce ulteriormente la motivazione del governo", ha detto Monti.
Secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini, "tutti gli italiani devono essere grati al Presidente della Repubblica per aver indicato la via per un futuro migliore: essere davvero una comunita' nazionale che oggi come ieri mostra nei momenti piu' difficili della propria storia di sapersi unire per raggiungere l'obiettivo. Sono certo che l'appello del presidente della Repubblica non cadra' nel vuoto, perche' gli italiani riconoscono il lui una guida morale".
Per il presidente del Senato Renato Schifani, quello di Napolitano è stato "un discorso alto, realista, coraggioso e onesto. Istituzionalmente impeccabile. Nelle parole del Presidente Napolitano emerge un forte richiamo alla capacita' del nostro Paese di superare, come in passato, momenti difficili attraverso le sue articolazioni sociali, politiche ed istituzionali".
Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, invita tutti a rispondere all'appello di Napolitano. "In tutto il discorso del presidente c'e' un richiamo appassionato all'idea di comunita', al destino comune degli italiani. Bisogna corrispondere a quel richiamo con giustizia, solidarieta' e con coraggio" dice Bersani. "In un momento cosi' difficile bisogna imparare, in particolare, quella vicinanza profonda al mondo del lavoro che le parole del presidente hanno ancora una volta testimoniato. Non sara' un anno facile. Per quello che ci compete faremo come dice il presidente: ci metteremo tanto impegno, tanta responsabilita' e tanta fiducia" conclude il leader del Pd.
Continua ...
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Napolitano-Monti-Buone-indicazioni-di-lavoro-La-Lega-attacca-Roba-da-Cetto-Laqualunque_312809295004.html

Saldi al via, si inizia in Sicilia e Basilicata. Giovedì le grandi città

Roma, 1 gen. - (Ign) - Saldi invernali al via domani in Sicilia e in Basilicata e tra il 5 e il 7 nelle altre regioni. I valdostani dovranno attendere fino al 10 gennaio mentre per Trento la data è libera.
Sulle vendite pesa però la crisi economica con cui devono fare i conti gli italiani. Il Codacons prevede un calo attorno al -30% rispetto al 2011. Più ottimistiche le previsioni di Confesercenti, che si aspetta "una leggera flessione" degli acquisti.
"Per sapere come saranno questi saldi basta guardare alla famiglia media", spiega Roberto Manzoni, presidente di Fismo-Confesercenti, "che ha visto aumentare le spese fisse per al gestione familiare del 6-7%, perdendo contemporaneamente un altro 6-7% in potere d'acquisto. I saldi sono lo specchio dell'economia del Paese, e per questo ci aspettiamo una flessione: una flessione non drammatica, ma in linea con la situazione dell'Italia. Qualcuno comprera' cio' di cui ha bisogno, ma altri saranno frenati dal timore per il futuro". Sui consumi, aggiunge Manzoni, ha pesato "anche la delusione suscitata dalla stesura finale della manovra, che tutti speravano piu' equa. Finche' non saranno chiare le politiche per il rilancio economico del Paese, dubito che si riuscira' a far recuperare fiducia ai consumatori".
"Visto l'andamento dei consumi del 2011, ci aspettiamo che quest'anno i saldi partano da sconti superiori alla media: ma noi - avverte Confesercenti - consigliamo sempre di diffidare di chi offre tagli sul prezzo troppo alti, e di comprare invece sempre da negozianti conosciuti, che garantiscono la qualita' del prodotto venduto mettendoci la faccia".
Molto pessimistiche invece, le previsioni che fa il Codacons sugli acquisti durante i saldi. "Solo il 40% delle famiglie potra' permettersi qualche acquisto, e la spesa procapite in regime di saldi si attestera' sui 110 euro", spiega il presidente dell'associazione, Carlo Rienzi. "Il calo delle vendite, in base ai primi risultati emersi da una nostra indagine - aggiunge - raggiungera' quota -30% rispetto ai precedenti saldi invernali". A risentire della grave crisi del commercio saranno soprattutto i piccoli negozi e per la prima volta anche gli outlet e i centri commerciali vedranno una consistente diminuzione del proprio giro d'affari". Il Codacons diffonde anche quest'anno consigli "per evitare fregature". Il primo suggerimento e' quello di conservate sempre lo scontrino, perche' "non e' vero che i capi in svendita non si possono sostituire. Il negoziante e' obbligato a sostituire l'articolo difettoso anche se dichiara che i capi in saldo non si possono cambiare".

Capodanno di attacchi contro Equitalia: ordigno a Foggia, incendio a Modena

Roma, 1 gen. - (Ign) - Il 2012 inizia con due attentati a sedi di Equitalia. A Foggia nella notte è esploso un ordigno rudimentale davanti all'edificio dell'agenzia, in via Portogallo. L'attentato ha provocato ingenti danni: distrutta la saracinesca e gli arredi all'ingresso del locale. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia scientifica.
A Modena, nella notte, è avvenuto un attentato incendiario contro la sede Equitalia in via Emilia Ovest. Ignoti hanno dato fuoco alle vetrine del locale. Sul fatto indaga la Digos.
Per il capo della polizia, Antonio Manganelli, ieri sera a Napoli in visita alla Sala operativa della Questura, le indagini sui pacchi bomba stanno per dare frutti, ma occorre vigilare. "Ce' un salto in avanti dell'area anarcoinsurrezionalista, assistiamo a uno sviluppo di un fenomeno nuovo, dallo spontaneismo del singolo dentro l'associazione anarchica a una vera organizzazione, una sorta di network internazionale con scambio di favori e azioni prodromiche a fatti di sangue". "Crediamo di aver individuato autori e matrici dei gesti - conclude Manganelli -. Ma un pacco bomba singolo resta un atto difficile da prevenire, bisogna stare attenti".

Qualità della vita 2011, Trento resta città modello. Trapani fanalino di coda

Roma, 1 gen. (Ign) - Trento e Bolzano rispettivamente in prima e seconda posizione della classifica generale elaborata nel Rapporto Qualità della vita 2011 di ItaliaOggi-Università La Sapienza.
Il Trentino si rivela ancora una volta la regione dove le città sono a misura d'uomo. E per Trento una conferma, visto che la città era già in testa anche nella rilevazione del 2010. Trento dal 1999 è stabilmente nel gruppo di eccellenza e non è mai scesa al di sotto del 7° piazzamento
Sulle oltre cento province analizzate si riscontra un arretramento dei valori presi a parametro per la rilevazione. Nel 2011 sono 45 (erano 55 lo scorso anno) le province nelle quali si vive in modo buono o accettabile.
Diventano maggioranza le province (58 contro le 48 del 2010) in cui la qualità della vita risulta scarsa o addirittura insufficiente.
Con l’Italia meridionale e insulare che resta confinata negli ultimi posti. A chiudere la classifica, fanalino di coda è per il 2011 Trapani (terz’ultima nella precedente indagine). La città siciliana precede Napoli che sale di un posto, attestandosi al penultimo posto dopo la maglia nera delle ultime due precedenti edizioni del rapporto.
I grandi centri si attestano a metà classifica: Roma si piazza al 51esimo posto (salendo dal 57), Milano è ora al 46esimo (era 49esima), Torino passa al 47esimo (dal 51).
In controtendenza Bologna, che scende dal 21esimo al 40esimo posto e Firenze (dal 31esimo al 42esimo).
Nell’anno appena trascorso, la qualità della vita scarsa o insufficiente riguarda 9 province del Nordovest, 3 del Nordest, 1 provincia dell’Italia centrale e le 36 province del Mezzogiorno.
Le aree in cui, invece, si vive meglio sono nell’arco alpino centrale e orientale, nella Pianura Padana e nell’Appennino tosco-emiliano, con ramificazioni verso Toscana e Marche.
Ma è un quador a macchia di leopardo, dove ci sono aree del paese del nordovest in difficoltà. Male ancora, come nel 2010, le province che vanno dal litorale adriatico meridionale a parte dello Ionio fino a estendersi su un breve tratto del litorale tirrenico, con una scarsa o addirittura insufficiente, qualità della vita.
Tornando alla testa e alla coda, si conferma, rispetto alle prime edizioni del rapporto, la conquista del vertice da parte delle province del Trentino-Alto Adige e di alcune province venete.. All’opposto l’ultimo posto di Trapani fa seguito a precedenti posizioni basse, segno che la qualità della vita nel suo complesso è insuffi ciente.

Gran Bretagna, aperti gli archivi nazionali di Kew


Dalla lettura dei documenti degli archivi nazionali britannici di Kew, resi pubblici dopo 30 anni, emergono oggi le conversazioni interne al governo di Margaret Thatcher. Veniamo così a scoprire che dopo i disordini del 1981, scoppiati a Londra, Manchester e Liverpool, i ministri del governo consigliarono alla lady di ferro di abbandonare Liverpool ad un “declino pilotato”. Fu il cancelliere dello Scacchiere dell’epoca, Geoffrey Howe, a intimare alla Thatcher, che avrebbe avuto intenzione di predisporre un piano di riordino della città, di non sprecare le già scarse risorse per un fallimento annunciato. Investire denaro su Liverpool sarebbe stato “come far scorrere acqua in salita su una collina”. Nelle carte si può leggere anche che Howe avvertì il primo ministro britannico di non usare mai l’espressione “declino pilotato”, neanche in privato.
Particolarmente interessanti le somiglianze tra il 1981 e il 2011: i riots, le nozze tra Carlo e Diana e un quadro economico caratterizzato da disoccupazione di massa.
Altri episodi di interesse si trovano negli archivi: Margaret Thatcher nel 1981 si oppose a un discorso di Papa Giovanni Paolo II alle Camere del parlamento britannico perché non era il capo di “una Chiesa ufficiale” in Gran Bretagna e perché temeva una reazione del leader del partito democratico unionista, Ian Paisley.
Gli archivi confermano anche che nello stesso anno la premier britannica fece delle concessioni all’Ira per far cessare lo sciopero della fame di alcuni prigionieri politici nel carcere di Maze, in Irlanda del Nord. La decisione fu presa dalla Thatcher dopo che dieci scioperanti erano morti, ma i leader del movimento respinsero l’offerta. Fu anche presa in considerazione l’idea di ricorrere all’alimentazione forzata dei detenuti.

Cuneo, fiaccolata contro le spese militari


“Che vinca la Vita! No alle spese militari – Sì al disarmo”. Questo lo slogan della Fiaccolata della Pace organizzata per domenica 1 gennaio 2012 dalla Scuola di Pace di Boves, Cuneo, con l’adesione delle amministrazioni comunali di Boves, Cuneo e Borgo San Dalmazzo e in collaborazione con la parrocchia San Bartolomeo di Boves, Emmaus, l’Associazione Qui e Là, il Centro di Formazione Santos-Milani, il Tavolo delle Associazioni del Cuneese, il Tavolo delle Associazioni Bovesane, la Consulta Giovani, la Consulta Famiglie, la Comunità di Mambre e l’Anpi.
Prendendo spunto dalla conclusione di un appello di Alex Zanotelli fatto in vista della marcia per la pace Perugia-Assisi dello scorso settembre, la mobilitazione pacifica intende far prendere coscienza delle ingenti spese militari italiane a fronte dei tagli alle spese sociali e dei sacrifici richiesti agli italiani.
Nel 2010 l’Italia ha speso per la difesa 27 miliardi di euro. A questi si aggiungono la spese dei prossimi anni di 17 miliardi di euro per acquistare i cacciabombardieri F35 che vengono assemblati a Cameri, vicino a Novara e costano ognuno 130 milioni di euro
La marcia parte alle 17.45 in Piazza dell’Olmo – davanti alla chiesa parrocchiale – per snodarsi nelle vie cittadine, lungo le quali saranno fatti alcuni interventi in materia. La conclusione è nel teatro Borelli, dove don Renato Sacco, della Segreteria Nazionale di Pax Christi, parroco nella diocesi di Novara, da tempo impegnato su questi temi,  attivo e convinto animatore del movimento “Diciamo NO agli F35”, parlerà aprendo il dibattito. “Si possono tagliare le ali alle armi – ha commentato -. La guerra non può servire mai alla pace”.

The Protester 2012, nasce l’Internazionale degli indignati


Come è ormai universalmente noto i social network da facebook a twitter hanno avuto un ruolo importante se non fondamentale nelle proteste, sollevazioni, insurrezioni che hanno costellato il 2011, dal Nord Africa al Nord America, dalle Primavere Arabe a Occupy Wall Street. E mentre i sociologi discutono se un social network sia virtuale, ma reale, o reale ma virtuale, insomma se abbia la stessa corposità sociale del reparto di una fabbrica o di una assemblea in una scuola o di un corteo in una strada, si sta preparando nel movimento un salto di qualità, tecnico ma anche politico. Diciamola così: come può diventare possibile fare una democratica assemblea che voti e decida le azioni, le iniziative, gli obiettivi eccetera dispiegata sull’intera terra? Facebook è troppo esposto alla sorveglianza degli stati, a possibili provocazioni e/o interruzioni e/o oscuramenti, lo stesso si può dire per twitter.
Allora un gruppo di militanti sta lavorando per costruire Global Square, la Piazza Globale, tagliato su misura per le esigenze di comunicazione e lotta degli indignati, siano tunisini, egiziani, spagnoli, greci, italiani, americani e chi più ne ha più ne metta. L’iniziativa nasce sull’onda della giornata mondiale dell’indignazione che ha visto il 15 ottobre 2011 mobilitarsi persone, gruppi, manifestazioni un poco dappertutto, quasi in ogni angolo del pianeta Terra. I primi risultati dovrebbero vedersi a partire da gennaio, ma alcune caratteristiche sono in parte note. Secondo quanto scritto su Roarmag.org dagli ideatori, Global Square prevederà mappe interattive delle assemblee in corso in tutto il pianeta, archivi dei documenti prodotti, la possibilità di modificarli in modo collaborativo e di discutere e votare le proposte formulate. Si tratterà inoltre, precisa Wired.com, di una piattaforma open source (a codice aperto) ma a ingresso limitato, per accedere infatti servirà la ‘garanzia’ di un iscritto conosciuto offline. Insomma si accede per cooptazione, onde ovviare al rischio che comporterebbe diffondere comunicazioni militanti e magari delicate a una catena di Sant’ Antonio più o meno casuale, composta anche di sconosciuti, e quindi con possibili “intercettazioni”, “deviazioni”, “provocazioni” , nonché accumulo di informazioni sui soggetti militanti a disposizione degli stati, e dei loro apparati repressivi.
Continua ...

“Addio conflitto di interessi”: il ministro Passera vende le azioni di Intesa Sanpaolo


Il ministro per lo Sviluppo economico spiega com'è stata gestita l'operazione "Nuova Alitalia" e i suoi rapporti con le imprese di famiglia.
Il ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera, dopo le polemiche su presunti conflitti di interesse legati alle sue partecipazioni in Intesa Sanpaolo, decide di vendere tutte le azioni “pur non avendo alcun obbligo di farlo, come avevo preannunciato in una recente intervista televisiva“ .

Lo ha comunicato in un’intervista rilasciata alCorriere della Sera: “Mi sono liberato, anche della minima partecipazione che avevo nella società Day Hospital International, donandola a un altro azionista che condivideva con me le finalità filantropiche con cui l’iniziativa nacque parecchi anni fa”.

Facendo riferimento all’articolo comparso ieri sul quotidiano di via Solferino in cui Milena Gabanelli e Giovanna Boursier chiedevano esplicitamente al ministro di essere “super partes”, e dopo i numerosi articoli sulla questione pubblicati dal Fatto Quotidiano, Passera spiega di non svolgere “alcuna attività” gestionale o amministrativa nella società della sua famiglia d’origine, alla quale fanno capo due alberghi e due immobili a Como. “Quanto all’incarico non retribuito che mio fratello -ha  proseguito – da esperto riconosciuto in campo turistico, è stato chiamato a ricoprire in maniera ufficiale e trasparente in una società del settore partecipata dalla banca che dirigevo, non mi appare che configuri alcuna forma di conflitto”.

“L’operazione Nuova Alitalia – ha aggiunto il ministro -  è stata del tutto trasparente e rispettosa delle regole, comprese quelle della concorrenza. Con capitali privati si sono salvati almeno 15 mila posti di lavoro ed è stato drasticamente ridotto l’onere che lo Stato avrebbe dovuto sostenere se fosse avvenuto l’inevitabile fallimento dell’intera vecchia Alitalia”.

Grigliate ‘elettorali’ per la Moratti Nessuno ha mai pagato il conto


La ditta che si è occupata di fornire il cibo per gli appuntamenti con gli elettori dell'ex sindaco azzurro di Milano in vista del ballottaggio con Pisapia è pronta a ricorrere alle vie legali per incassare quanto dovuto: si tratta di 22.550 euro. A batter cassa, anche la società piccola società che si era occupata dell'audio dei quattro eventi.
Sono trascorsi più di sette mesi e il comitato elettorale di Letizia Moratti non ha ancora pagato il conto di alcuni fornitori. L’ex sindaco di Milano, da poco passata con il Fli di Gianfranco Fini, durante la sfida elettorale con Giuliano Pisapia, al secondo turno, aveva infatti tentato il tutto per tutto per assicurarsi la vittoria e riconfermarsi alla guida del capoluogo lombardo. E in previsione del ballottaggio che si sarebbe tenuto il 29 e 30 maggio con il rappresentante del centrosinistra in vantaggio, decise di organizzare quattro gigantesche grigliate nei quartieri meneghini più periferici. La prima si tenne il 22 maggio al centro sportivo Arca di Milano (parteciparono, tra gli altri, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, l’eurodeputata Licia Ronzulli, il coordinatore regionale del Pdl Mario Mantovani e l’ex ministro Ignazio La Russa). Poi predispose altre tre grigliate, rispettivamente il 24 maggio alla società Aldignana di via Graf, mercoledì 25 alla Macallesi di viale Ungheria e giovedì 26 alla bocciofila Caccialanza di via Padova.

Quattro eventi da oltre cinquecento persone l’uno, che dovevano far conquistare alla Moratti favori e simpatie e avevano reso necessario l’acquisto di parecchie derrate di carne. Peccato che ad oggi nessuno abbia ancora pagato il conto delle migliaia di salsicce e costolette grigliate cotte in quantità durante quelle quattro serate. In fumo, insomma, non è andata solo la vittoria dellaMoratti - che poi perse sonoramente la sfida con Pisapia nonostante la scorpacciata di salamelle e spiedini -, ma anche i soldi dell’azienda a cui era stato affidato il catering. Un boccone amaro per la ditta che attende dal 31 maggio 2011 il pagamento della fattura emessa al Comitato della Moratti, che ammonta a ben 22.550 euro (vedi foto).

Uno scoperto non da poco per un piccolo consorzio dell’hinterland che deve pur pagare dipendenti e fornitori e che da gennaio, se nessuno dell’entourage della Moratti pagherà il conto delle derrate per grigliate, si troverà costretta a chiedere in Tribunale l’emissione di un’ingiunzione di pagamento nei confronti del comitato dell’ex sindaco azzurro.

Ma non è finita qui. Perché in attesa di ricevere il dovuto, per una somma inferiore, è anche una piccola società che si era occupata dell’audio dei quattro eventi. E che, per evitare di pagarci pure l’Iva, sta aspettando ad emettere la fattura per le 2.500 euro che le spettano, in attesa che qualcuno del comitato si faccia vivo. Conclusa la campagna elettorale con una sconfitta, probabilmente Letizia Moratti non solo ha deciso di farsi vedere poco in Consiglio comunale a Milano, ma avrà anche cercato di dimenticare tutto ciò che l’aveva preceduta. Con buona pace della ditta che spera almeno con l’anno nuovo di poter vedere i 40 milioni delle vecchie lire che nessuno gli ha ancora versato