mercoledì 29 gennaio 2014

Allerta Meteo: bomba di maltempo in tutt’Italia per l’arrivo di un violento ciclone Afro/Mediterraneo [MAPPE] mercoledì 29 gennaio 2014, 13:18 di Peppe Caridi

Massima allerta meteo per l’Italia a causa dell’arrivo di una vera e propria “bomba” di maltempo provocata da una perturbazione Atlantica che, come possiamo osservare nelle mappe a corredo dell’articolo, in queste ore sta letteralmente “sprofondando” sul Mediterraneo occidentale da dove raggiungerà il nord Africa, provocando nei prossimi giorni, tra giovedì 30 e venerdì 31 gennaio, abbondanti nevicate fino a quote collinari tra Marocco, Algeria e Tunisia, dove la neve imbiancherà i rilievi dell’Atlante a partire dai 700-800 metri di altitudine.
Ciclone - 31 gennaio 2014Una volta arrivata sul nord Africa, l’aria fredda di origine nord Atlantica (ben visibile dalleimmagini LIVE dei satelliti con nubi frastagliate in movimento da nord verso sud) darà vita a una profonda ciclogenesi che farà nascere, domani, un violento ciclone Afro/Mediterraneo, che poi proprio tra domani e domenica si porterà sull’Italia risalendo la Tunisia e il Canale di Sicilia da sud/ovest verso nord/est, approfondendosi fino a996hPa nel mar Tirreno dove si posizionerà, tra Calabria e Sicilia, nel fine settimana.
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Questa tempesta, dalla configurazione tipicamente autunnale, provocherà una vera e propria “bomba” di maltempo in tutt’Italia, contemperature in forte aumento su tutte le Regioniventi di scirocco molto intensisoprattutto su Jonio e Adriatico, possibilitrombe d’aria, violente mareggiate sulle coste esposte e soprattutto piogge torrenziali in tantissime aree del nostro Paese, dal nord/est alle Regioni centrali tirreniche fino all’estremo sud. La neve cadrà copiosa sulle Alpi, mentre al Sud sarà pioggia anche in alta montagna con nevicate solamente sulla cima dell’Etna a causa dell’aria calda proveniente dal nord Africa che, nonostante il maltempo, farà schizzare le temperature a ridosso dei +20°C in Sicilia in quelli che invece dovrebbero essere i fatidici “giorni della merla”.
Ma andiamo con ordine ed entriamo nei dettagli previsionali per i prossimi giorni.
Allerta 29-30 gennaioLA PRIMA FASE DEL PEGGIORAMENTO, TRA OGGI (MERCOLEDI’ 29 GENNAIO) E DOMANI (GIOVEDI’ 30)
La prima fase del peggioramento sta iniziando in queste ore, e non è direttamente collegata al ciclone Afro/Mediterraneo che invece nascerà solo domani nel nord Africa e colpirà duramente l’Italia tra venerdì, sabato e domenica. In queste ore, invece, inizia a farsi strada sull’Italia la fase pre-frontale del peggioramento, che sta già provocando le prime piogge in Liguria e le prime nevicate tra Liguria, Piemonte ed Emilia. Il maltempo inizierà a fare sul serio nel pomeriggio/sera con neve fino in pianura al nord/ovest, piogge in intensificazione in Liguria e in estensione anche al resto del centro/nord, soprattutto su Toscana e Lazio, mentre al centro/sud continuerà a splendere il sole alternato a qualche annuvolamento. Domani, giovedì 30 gennaio, sarà un giorno di forte maltempo in tutto il centro/nord, mentre al centro/sud avremo ancora delle schiarite ma con i primi addensamenti nuvolosi nelle zone Joniche, tanto che tra Puglia meridionale, Calabria jonica e Sicilia orientale si verificheranno le prime piogge da “stau” provocate dal vento di scirocco. Lo scirocco proprio da domani inizierà a soffiare in modo intenso in tutt’Italia, con temperature in aumento ovunque.
Allerta 31 gennaio 1-2 febbraio
Leggi tutto:
http://www.meteoweb.eu/2014/01/allerta-meteo-bomba-di-maltempo-in-tuttitalia-tra-stasera-e-domenica-attesi-fenomeni-estremi-mappe/257126/

CASO MARRAZZO: IL PUSHER FU UCCISO? PERCHE’ L’AUTOPSIA FU ESEGUITA IN MANIERA INCOMPLETA?

RIPARTE IL SOLITO TRANS TRANS DEL CASO MARRAZZO: SI RIAPRE IL GIALLO DEL PUSHER CAFASSO, DUBBI SULLA SUA MORTE PER INFARTO

Gianguarino Cafasso, pusher dei trans di via Gradoli, era uno dei testimoni chiave del ricatto subito da Marrazzo – Per la procura, morì per un cocktail letale di droghe offerto da uno dei carabinieri che ricattavano il presidente della Regione Lazio – E ora il medico legale che fece l’autopsia è stato condannato per non aver analizzato il cervello della vittima…

Giulio De Santis per il “Corriere della Sera – Roma
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Tornano in alto mare le conclusioni sulla morte del pusher dei trans del caso Marazzo, Gianguerino Cafasso, «Rino» per gli amici, e soprattutto uno dei testimone chiave del ricatto subito dall’allora governatore del Lazio, Piero Marrazzo. Lo spacciatore potrebbe non essere morto per problemi cardiaci, come stabilito da una consulenza disposta dal gip nel 2011.
Rientra in gioco, infatti, la prima ricostruzione avanzata dalla Procura sui motivi della scomparsa di Cafasso, trovato cadavere in un hotel sulla Salaria la notte del 12 settembre del 2009: a stroncare la vita al 37enne campano potrebbe essere stato un cocktail micidiale di eroina e cocaina ceduta dal carabiniere Nicola Testini.
A riproporre questa possibilità è l’ipotesi avanzata dal giudice Valerio Di Gioia nelle motivazioni della sentenza di assoluzione del tossicologo Mauro Iacoppini (e di condanna del medico legale Stefano Moriano con l’accusa di non aver mai svolto l’autopsia sul cervello della vittima), il cui esame tossicologico aveva ricollegato il decesso ad un’overdose. Come scrive il magistrato «rappresenta un dato tutt’altro che incontrovertibile che le conclusioni formulate da Iacoppini e Moirani sulla morte di Cafasso siano un errore».
L’espressione, seppure contorta, ha un significato chiaro: il medico avrebbe elaborato una diagnosi corretta. Se cosi fosse, allora la dinamica del caso Marazzo rischia di essere riscritta a tinte ancora più fosche: Cafasso sarebbe stato ucciso con l’intenzione di eliminare un testimone scomodo.
Lunedì 27 gennaio sono cominciati gli esami dei periti dell’accusa chiamati a fornire una spiegazione sulla scomparsa di Cafasso. Il medico legale e il tossicologo hanno affermato che restano dei punti interrogativi legati alla quantità di droga assunta da Cafasso.
Per capire quanto sia importante stabilire le ragioni del decesso del pusher è necessario un passo indietro, all’ottobre del 2009: è allora che emerge l’esistenza di un ricatto da quattro carabinieri ai danni dall’allora presidente della Regione. Uno dei protagonisti della vicenda è il pusher Cafasso, testimone dei fatti dell’estate di cinque anni fa: l’uomo viene trovato morto. La prima perizia di Iacoppini e Moirani sostiene che «Rino» abbia assunto uno speed-ball.
La conclusione spinge la Procura ad arrestare il carabiniere Testini per omicidio volontario con l’accusa di aver consegnato la dose mortale a Cafasso per uccidere un testimone pericoloso del ricatto. A smontare questa ricostruzione è la consulenza del professore Arcudi, secondo cui Cafasso è deceduto per problemi cardiaci. Poi arrivano le accuse ai due medici di aver falsificato l’autopsia. L’assoluzione del tossicologo riapre la vicenda. Chi ha ragione potrebbe doverlo decidere la nona sezione collegiale: prossima udienza il 4 febbraio, ancora con l’esame dei consulenti tecnici.
FONTE:
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/riparte-il-solito-trans-trans-del-caso-marrazzo-si-riapre-il-giallo-del-pusher-70856.htm
http://bastacasta.altervista.org/p9328/

CAMERA: APPALTO DA 4 (QUATTRO) MILIONI PER SPOLVERARE I LIBRI. BOLDRINI, HAI 1551 DIPENDENTI STRAPAGATI. FAI LAVORARE LORO, CAZZO!

Quando i bandi di gara sfiorano l’assurdo e quando non si sa come dare lavoro alla gente. Accade ancora una volta nell’Olimpo della Camera dei Deputati, quella istituzione dove gli sprechi dovevano essere messi al bando.
Ed è proprio un bando di gara per spolverare migliaia di libri appartenenti all’istituzione di Montecitorio l’oggetto del nuovo spreco pubblico. Il denaro che verrà speso è di quattro milioni di euro in quattro anni.
Chi farà questo lavoro? Non certo i 1551 dipendenti  di biblioteca. in dotazione alla Camera dei Deputati ma 26 unità esterne che verranno assunti appositamente. Il bando di gara è già scaduto il 9 luglio e richiede la mansione specifica di spolverare i volumi. Nel senso classico del termine togliere la polvere dai libri mai usati dai parlamentari e dai dipendenti di Montecitorio.
L’appalto dura quattro anni, troppo per un lavoro del genere. Il Lotto unico prevede il servizio di gestione del deposito librario e riguarda il complesso delle attività di gestione del deposito librario.
E riguarda “il complesso delle attività di gestione dei depositi della Biblioteca della Camera dei deputati, di circolazione e distribuzione delle pubblicazioni, di fotocopiatura, di depolveratura del materiale librario, nonché lo svolgimento di attività ausiliarie”.
I ventisei dipendenti dovranno effettuare  una prestazione effettiva pari ad un monte ore di complessive 37.548 ore all’anno. L’appaltatore dovrà anche riassumere le stesse unità di personale attualmente impiegate nell’appalto. Uno spreco senza pari  che grida vendetta al cospetto di Dio.
FONTE.
http://bastacasta.altervista.org/camera-appalto-da-4-quattro-milioni-per-spolverare-i-libri-boldrini-hai-1551-dipendenti-strapagati-fai-lavorare-loro-cazzo/

Responsabilità medica, associazioni dei pazienti contro il disegno di legge Pd

Per limitare la crescita delle denunce (+200% dal 1994) il democratico Amedeo Bianco ha presentato un testo che riduce i tempi delle richieste di risarcimento e i profili di responsabilità del medico. Per le associazioni si tratta di un "passo indietro di 30 anni nei diritti del malato"

Ospedale
Nelle sue intenzioni dovrebbe risolvere il problema della medicina difensiva e di un uso del contenzioso contro i medici spesso spregiudicato, che negli anni ha portato a premi assicurativi molto onerosi, strutture sanitarie che non si assicurano, e un numero ingente di cause che il più delle volte si concludono con l’assoluzione dei professionisti. Di fatto però il disegno di legge sullaresponsabilità medica e sanitaria, da poco presentato dai senatori del Pd (primo firmatarioAmedeo Bianco, presidente della Federazione degli ordini dei medici) sarebbe troppo sbilanciato a favore dei medici, privando della tutela della salute e dei diritti il paziente danneggiato. Questo il parere di associazioni dei pazienti e giuristi che lo bocciano senza appello.
Il disegno di legge. Il testo presentato al Senato e assegnato alle commissioni Giustizia e Sanità, prevede l’istituzione di unità di prevenzione e gestione del rischio clinico, la responsabilità civile del medico solo per i casi di dolo e colpa grave (escludendo quindi la colpa lieve), e riduce da 10 a 2 anni il termine per esercitare l’azione di risarcimento. La responsabilità penale c’è solo in caso di dolo o colpa (quando cioè l’operatore, inosservante delle buone pratiche, con la sua condotta ha creato un rischio irragionevole ed inescusabile per la salute del paziente, causandone la morte o una lesione). Il cittadino può fare causa solo alla struttura sanitaria e non al medico, che però ha il diritto di poter intervenire in ogni momento del processo. La decisione del giudizio non fa stato nel procedimento disciplinare, mentre la struttura sanitaria può rivalersi sul medico al massimo per tre annualità della retribuzione, e ha l’obbligo o di assicurarsi contro la responsabilità civile o di costituire un fondo di garanzia su base regionale.
Le cifre del problema. Secondo il rapporto Ania 2013 le denunce contro medici e strutture nel 2011 sono state 31.400, in crescita del 200 per cento rispetto al 1994. Si stima che nel 2011 le assicurazioni abbiano incassato un miliardo dai premi, il 5,5 per cento in più rispetto al 2010. Inoltre, come spiega Cimo-Asmd (Coordinamento Medici Ospedalieri), oltre l’80 per cento dei medici, con più di 20 anni di servizio, ha avuto almeno una richiesta di risarcimento a fronte del 90 per cento di procedimenti conclusi senza rinvio a giudizio o con un’assoluzione.
L’accusa. Giuristi e associazioni sono piuttosto critici sul ddl. “Non condividiamo il termine di 2 anni per esercitare l’azione – commenta Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale dei diritti del malato – molto più breve dell’attuale di 10 anni, che garantisce di più i cittadini. Chi subisce un danno deve gestirlo e ha bisogno di tempo. Inoltre non crediamo che si debbano rivedere i profili della responsabilità penale e civile, già ampiamenti delineati dalla giurisprudenza”. Per Ersilio Secchi, esperto di responsabilità medica e consigliere della Corte d’Appello di Milano, si tratta di una “norma spiazzante, in odore di incostituzionalità, che fa compiere un salto indietro di 30 anni nella tutela del cittadino e della sua salute”. Impedire al paziente di portare in giudizio il medico, ma consentire a quest’ultimo di intervenire in qualsiasi momento “è molto parziale e lede il diritto alla difesa. Il cittadino deve poter agire in giudizio, sarà poi il giudice nel processo civile a far emergere l’eventuale speculazione”. Inoltre, con il termine di 2 anni, secondo Secchi, “si introduce una legislazione speciale per i medici, che però vorranno tutti i professionisti. Con questo testo si deresponsabilizza il medico e si lede il prestigio dell’attività medica, che tra l’altro è anche di routine, e non sempre ad alto rischio”.
La difesa. Amedeo Bianco ribatte alle accuse: “Il termine di due anni è stato previsto per garantire più celerità, e quindi maggior tutela al paziente. Definiamo meglio i comportamenti colposi sanzionabili. Non stabiliamo un diritto diverso per il medico, ma vogliamo che si tenga conto della natura altamente rischiosa della sua attività”. Quando al fatto che il medico risponde solo per la colpa grave, “sarà il giudice a stabilire se l’errore integra una colpa lieve o grave, stante comunque il riconoscimento del danno al paziente. Non vogliamo l’impunità, ma un clima diverso in cui lavorare”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/28/responsabilita-medica-scontro-con-le-associazioni-dei-pazienti-sul-ddl-del-pd/859574/

Coniugi Mastrapasqua hanno all’attivo circa 100 cariche. Vecchi intrighi mai chiariti

2014-01-28_144221Se la Fiat di Marchionne avrà lanuova sede legale in Gran Bretagna, se l’Electolux parla di Polonia, se ogni grande marchio guarda altrove in cerca di refrigerio fiscale, siamo sicuri che la colpa, la responsabilità sia solo loro? In Italia abbiamo la politica: 494consiglieri regionali indagati per peculato per 59,5 milioni di euro. 545 miliardi euro,circa 20 finanziarie, andati perduti così come ammesso da un altro grande potente, Befera3.500 società improduttive pubbliche che ci costano 12 miliardi l’anno. Le multe per le infrazioni comunitarie, l’ultima sui test sugli animali, 150 mila euro al giorno. La grande Europa resta un mistero, tra diversi regimi fiscali e un parlamento europeo che non si capisce quale ruolo o compito abbia e svolge, mentre sappiamo cosa combina la nostra classe politica, ma a chi dirlo? Nel privato si accumulano compiti e non le paghe, nelpubblico funziona diversamente, si accumulano compiti, spesso inventati di sana pianta e paghe, mostruose. Il conflitto di interessi, vale a dire l’accumulo delle cariche dove si annienta del tutto il compito del controllore, continua a non essere ritenuto un grave reato. I poteri forti, quelli denunciati dalla Fornero e che si son stretti per salvareMastrapasqua, non hanno nomi, né volti, eppure, dovrebbero essere gli stessi nomi e volti che hanno il dovere di conoscere chi lavora per loro e che hanno il potere di licenziare, quelli che siedono li insomma,i ministri, il capo del governo. Su Mastrapasqua si indaga da diversi anni, quindi esiste chi ha fermato, strozzato, boicottato e depistato la giustizia, perchè? Il problema è che manca del tutto, nel potere politico, il concetto di reato, figuriamoci la certezza della pena: la nostra politica non ha obblighi, regole, doveri, responsabilità, controllori. «Il problema sono proprio i partiti gestiscono tutto, anche la delinquenza, noi proponiamo, – continua il presidente di Federcontribuenti, Paccagnella -, che vengano messi fuori legge e che la guida del nostro paese vada affidata a comitati politici di scopo che si formeranno 6 mesi prima di ogni elezione e chiuderanno al termine di ogni legislatura, poi tutti a casa e si ricomincia!». Torniamo a Mastrapasqua, ma parliamo anche della moglie: Maria Giovanna Basile. Il governo non si è mai interessato di dar seguito alle numerose interrogazioni parlamentari, denunce ed inchieste giornalistiche. Si è guardato bene, ricordando la complicità delle segreterie di partito di inquadrare il grave conflitto di interessi tra i numerosi incarichi ricoperti dalla signora Basile, tra cui quello presso un’azienda pubblica, e la posizione del presidenteMastrapasqua ancherelativamente ad eventuali consulenze e forniture ed interferenze varie tra le società dove costoro svolgono e hanno svolto le rispettive funzioni. I coniugi Mastrapasqua hanno all’attivo circa 100 cariche. «Occorre smontare, pezzo per pezzo, l’intera struttura del potere, ente per ente, società per società, nome per nome». Letta, ma altri per lui nei governi precedenti sapeva, sapeva chi e cosa fosse Mastrapasqua.  Di Mastrapaqua si vivrà e morirà ancora per molto tempo, almeno fino a quando la giustizia non tornerà libera e pura e la cittadinanza consapevole di ciò che gli spetta.  
http://www.federcontribuentinazionale.it/blog/2014/01/28/coniugi-mastrapasqua-hanno-allattivo-circa-100-cariche-vecchi-intrighi-mai-chiariti/

PARAGONE: MASTRAPASQUA E’ L’IMMORALITA’ FATTA PERSONA”. IN UN PAESE NORMALE NESSUNO HA 25 INCARICHI SUPER RETRIBUITI. LUI SI, PERCHE’ E’ COPERTO E PROTETTO DA TUTTI

Siccome non viviamo in un paese normale, può succede che il presidente dell’Inps sia indagato per delle cartelle sanitarie truccate al fine di gonfiare i rimborsi. Cosa c’entra Mastrapasqua? Semplice, viene toccato dall’inchiesta in quanto direttore dell’ospedale (privato) israelitico di Roma.
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Non entro nel merito dell’inchiesta (so quello che leggo sui giornali e non ho altri elementi); mi bastano gli elementi politici, nel senso largo del termine.
In un paese minimante normale, il presidente dell’Inps non dovrebbe cumulare venticinque cariche, venticinque poltrone molte delle quali remunerate. Antonio Matrapasqua, in un paese normale, si sarebbe già dovuto dimettere da parecchi incarichi, se non addirittura da presidente dell’ente previdenziale considerato che questo non eccelle per qualità di servizi. Mister Mille Poltrone è il classico prodotto del potere romano, è colui che se ne fotte altamente della decenza: tutti contestano che 25 poltrone sono troppe?
Egli tira dritto, perché ha le amicizie che contano. Ha le coperture politiche, trasversali – e dio solo sa in questi tempi di larghe intese quanto siano importanti le amicizie a destra, a sinistra e al centro -, che gli consentono di avere più incarichi e più stipendi. Perché i politici difende Mastrapasqua? E chi lo sa, i maligni affermano che avere un presidente dell’Inps amico fa sempre comodo.
Presiedere l’Inps di per sé dovrebbe far togliere il sonno a chi la dirige e a chi la presiede, ma lui niente: così Antonino non si accontenta di essere il capo dell’ente previdenziale, vuole, ottiene e difende le decine di altri incarichi.
Tra cui vicepresidente esecutivo di Equitalia. Ogni incarico significa favore, clientela, legame, amicizia, rapporto. Affari suoi? Forse, ma in un tempo di difficoltà comune sapere che Mastrapasqua ricopre 25 incarichi e si mette in tasca stipendi immorali è indecente. Di questi incarichi, poi, alcuni sono privati e solo l’abitudine alle acrobazie della decenza può giustificare che il presidente dell’Inps possa ricoprire incarichi in società private.
Mastrapasqua è l’emblema dell’Italia dei privilegi. E’ l’immoralità fatta persona. E’ l’arroganza sbattuta in faccia ai sacrifici richiesti agli italiani. E’ la battuta del Marchese del Grillo che si materializza: io sono io e voi non siete un cazzo. Mi fa più orrore lui del peggior politico. Per questo fintanto che condurrò una trasmissione televisiva chiederò ai miei giornalisti di inseguirlo notte e giorno per domandargli: quanti stipendi ha; quanto guadagna; a quanto ammonta il patrimonio immobiliare totale che gestisce; quando si dimetterà da alcuni di questi incarichi; e infine se non si vergogna almeno un po’. E poi chiederò alla classe politica perché continua a difendere un tipo così.
Mastrapasqua non è esente da responsabilità nel caso degli esodati, non è esente da responsabilità sull’andamento dell’Inps e soprattutto è in palese conflitto di interesse, quindi non fa il bene della comunità. Mastrapasqua deve andare a casa. Su di lui accenderemo i riflettori più potenti affinché le proteste popolari comincino a individuare anch’egli come pessimo esempio di dirigente pubblico, cioè uno stipendiato da noi e che a noi restituisce un pessimo servizio.
Del resto mi domando come faccia il presidente dell’Inps (con tutti i problemi che ha l’Inps da risolvere) a tenere anche altri incarichi non meno delicati, per i quali si fa pagare. La giornata di Mastrapasqua dura più di 24 ore? Non credo, visto che Mister Mille Poltrone trova pure il tempo di frequentare assiduamente uno dei circoli sportivi romani ben frequentati dai vip. Quanto può reggere quest’arroganza? Per quanto dovremo tollerare la bulimia di Mastrapasqua? Le indagini sull’ospedale Israelitico sono l’esempio che non si possono fare bene mille cose, dunque è giusto che la magistratura chieda conto anche a lui. Ripeto, dell’inchiesta so poco ma su un principio penso non si possa venire meno: chi è affamato di poltrone non può gestirle bene tutte. E’ molto semplice.
Mastrapasqua è affetto da poltronite. Potrebbero essere affari suoi se non fosse che gli stipendi sono pagati coi soldi pubblici e il grosso degli italiani gli ha fatto sapere che non vuole pagargli tutti quegli stipendi.
http://bastacasta.altervista.org/p9262/

Cellulari, sulla tassa di concessione il Governo interviene con un colpo di mano

Cellulari, sulla tassa di concessione il Governo interviene con un colpo di mano
Contromossa del Governo: dopo le richieste di rimborso dei comuni e il peso dell’imminente sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione, l’esecutivo vara una norma che ripristina l’obbligo della tassa di concessione governativa sui cellulari.

Nascosto nella bozza del decreto legge sul rientro dei capitali dall’estero (discussa dal Consiglio dei Ministri lo scorso venerdì 24 gennaio), vi è un articolo, appena approvato dall’esecutivo, con cui si intende chiudere definitivamente la questione relativa alla tassa di concessione governativa sui cellulari. Si tratta di una norma di interpretazione autentica, volta a impedire ai giudici di poter più mettere in discussione il fatto che la tassa in questione sia dovuta. Il tutto per mettere l’erario al sicuro da eventuali richieste di rimborsi da parte dei cittadini. Ma vediamo meglio di cosa si tratta.

Lo scorso maggio, la sezione tributaria della Cassazione, ritenendo illegittima la tassa di concessione, ha rimesso [1] la decisione finale alle Sezioni Unite della Corte (leggi l’articolo “Tassa di concessione governativa sui cellulari: la Cassazione alle Sezioni Unite”).
La sentenza non è ancora uscita, ma evidentemente il Governo ha subodorato la possibilità – in caso di sentenza favorevole ai cittadini – di dover rimborsare ai Comuni la tassa in questione, dietro richiesta dagli utenti. Insomma, un meccanismo a cascata che comporterebbe per il fisco un’uscita di diversi milioni di euro.

Così, la nuova disposizione approvata dal consiglio dei ministri considera dovuta la tassa di concessione governativa, pari a 12,91 euro al mese per ogni telefonino. La nuova norma [2] spegne ogni possibile entusiasmo derivante dall’imminente sentenza della Cassazione (che, comunque, dovrà pronunciarsi lo stesso).

Il che è comprensibile: in caso di dichiarazione di illegittimità del prelievo da parte della Cassazione, si sarebbe corso il rischio di richieste di rimborso di quanto pagato negli ultimi 10 anni. Un “colpo di mano” quello del Governo, che si giustifica con la consueta “ragion di Stato”…

La controversia nasce da richieste di rimborso avanzate dai Comuni, i cui esiti però ovviamente riguardano anche gli altri contribuenti con un contratto di telefonia in abbonamento.

Ma la speranza è l’ultima a morire. In passato, vi fu un precedente che potrebbe riaprire la questione. In tema di Ici, il parlamento intervenne con una norma di interpretazione autentica quando la questione era stata già posta all’attenzione delle sezioni unite. In quell’occasione la Cassazione [3] disse che, quando la norma di interpretazione è introdotta con decreto legge, allora essa promana direttamente da una delle parti in causa e ciò potrebbe configurare una violazione della Costituzione sia laddove impone una posizione di parità delle parti nel processo [4], sia laddove prescrive alla pubblica amministrazione, anche quando è parte in causa, di essere imparziale [5].



[1] Cass. ord. n. 12056 del 17.05.2013.
[2] L’Art. 5, comma 2, della bozza del Dl prevede che agli effetti dell’articolo 21 della tariffa annessa al Dpr 641/1972, le disposizioni dell’articolo 160 del Codice delle comunicazioni elettriche di cui al Dlgs 259/2003, richiamate dal predetto articolo 21 «si interpretano nel senso che per stazioni radioelettriche si intendono anche le apparecchiature terminali per il servizio radiomobile terrestre di comunicazione», esattamente l’opposto di quanto statuito nell’ordinanza 12056/2013.
[3] Cass. sent. n. 25506/2006.
[4] Art. 111 Cost.
[5] Art. 97 Cost.

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http://www.laleggepertutti.it/46255_cellulari-sulla-tassa-di-concessione-il-governo-interviene-con-un-colpo-di-mano

ISEE: i nuovi parametri di ricchezza

I passaggi dell'iter di attuazione del nuovo ISEE, partito con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DPMC che approva il nuovo Regolamento di revisione dell'indicatore.

Conto corrente cointestato: su ogni prelievo spetta la metà anche all’altro titolare

 Conto corrente cointestato: su ogni prelievo spetta la metà anche all’altro titolare
La parte che ha prelevato da un c/c cointestato delle cifre è tenuto alla restituzione all’altro intestatario, a prescindere dal rapporto sottostante.

Se il conto corrente è cointestato a due persone, si presume – salvo prova contraria – che entrambi siano titolari del rapporto; pertanto, su ogni prelievo effettuato da uno dei due, all’altro spetta la metà della somma. È quanto sottolineato ieri dalla Cassazione [1].

Il caso è abbastanza tipico. Un conto intestato a due soggetti (per esempio, marito e moglie o due soci di una stessa azienda) consente, di norma, ad entrambi, di effettuare prelievi allo sportello o al bancomat. Ma la presenza di una delega alle suddette operazioni non esclude che alcune di esse possano essere effettuate senza il consenso del cointestatario. Che tutela quest’ultimo potrebbe invocare in tali casi?

Secondo la Suprema Corte, al cointestatario spetta sempre la metà di ogni prelievo effettuato dagli altri contitolari. E ciò perché il fatto stesso che un conto corrente sia intestato a due persone fa presumere che tutte e due siano titolari del rapporto. Spetta pertanto al contitolare la restituzione della somma pari alla metà di quanto ivi contenuto e dal primo prelevato.

Insieme alla restituzione della metà della somma, sono dovuti anche gli interessi a partire (non dalla data del prelievo, ma) dalla data in cui è stata presentato l’atto di citazione in tribunale.


[1] Cass. sent. n. 1646/14 del 27.01.2014.

Autore immagine: 123rf.com

http://www.laleggepertutti.it/46285_conto-corrente-cointestato-su-ogni-prelievo-spetta-la-meta-anche-allaltro-titolare