giovedì 22 settembre 2011

SPAZIO: PROT. CIVILE SU FRAMMENTI SATELLITE, NON PREVEDIAMO EVACUAZIONI

(ASCA) - Roma, 22 set - ''Non prevediamo nessuna evacuazione perche' il fenomeno occupa uno spazio talmente vasto del territorio italiano che i numeri in gioco non sarebbero gestibili in cosi' poco tempo''. Lo ha dichiarato il direttore dell'Ufficio emergenze della Protezione Civile, Fabrizio Curcio i microfoni di Skytg24 in merito al satellite della Nasa, che domani si distruggera' entrando a contatto con l'atmosfera, e i cui frammenti potrebbero cadere sul Nord Italia. ''L'area - ha spiegato Curcio - interessa tutte le Regioni del Nord, dall'Emilia-Romagna in su, e le ipotesi di traiettoria sono due''. ''Quello che possiamo fare - ha spiegato Curcio - e' aumentare al massimo il livello d'informazione alla popolazione che dovra' tenersi aggiornata con tutti i mezzi d'informazione in modo tale da avere sempre coscienza di come il fenomeno si sta sviluppando'', perche' ''oggi non esiste un protocollo internazionale su come comportarsi'', dunque il consiglio e' quello di ''restare in casa''. ''L'impatto sulle abitazioni di questo materiale, che varia dai 150 chili ai 600 grammi, - ha concluso Curcio - potrebbe causare il cedimento dei solai''.

Malattie renali piu' rischiose di cancro

(ANSA) - GENOVA - In Italia all'insufficienza renale si sopravvive meno che al tumore: il tasso di sopravvivenza dei dializzati italiani e' infatti del 55%, contro l'84% del cancro alla mammella, il 70% di quello al colon, il 63% di quello al rene. A sostenerlo e' la Societa' Italiana di Nefrologia, a Genova per il suo 52/mo Congresso. In Italia le persone in dialisi sono oltre 45mila (dati 2009); i trapiantati di rene sono 15.793 al 31 dicembre 2010; e 5-6 milioni coloro che soffrono di un danno renale.

Lo sposo all'altare: "No, il perchè lo sanno lei e il testimone"

Lo sposo all'altare: 'No, il perchè lo sanno lei e il testimone'
MONOPOLI (BARI) - E' quello che viene definito il giorno più bello della propria vita. Lui e lei, rampolli di famigloie agiate, che si sposano nella Basilica Maria Santissima della Madia a Monopoli, in provincia di Bari. Tutto procede come meglio non potrebbe, finchè il sacerdote, Don Vincenzo, non legge la fatidica frase allo sposo: "Vuoi tu qui prendere in moglie la qui presente... ?". E lui: "No". Chiesa ammutolita, musica che si spegne, sgomento generalizzato. E quando Don Vincenzo ha chiesto il perchè del rifiuto, la risposta è stata chiara: "Chiedetelo alla sposa e al suo testimone, il perchè di questa scelta". Ovviamente, ci è voluto poco per sapere i dettagli della tresca che testimone e mancata sposa avevano intessuto alle spalle dello sposo. Che ha architettato una vendetta pubblica mica male. E poi, per non perdere la caparra che aveva già versato, ha invitato i suoi amici al ristorante già prenotato, a festeggiare il suo ritorno al celibato.

Francia: 4 agenti suicidi in due ore

(ANSA) - PARIGI - In appena due ore, oggi quattro poliziotti della regione di Parigi si sono tolti la vita. Nella capitale una guardia carceraria si e' uccisa nell'auto di servizio. Vicino a Parigi, un poliziotto del tribunale voleva tornare a vivere con la moglie lasciata tre anni fa. Respinto, l'ha uccisa e poi si e' sparato. Poi ad Alfortville, sempre in banlieue, si e' impiccato un agente della polizia ferroviaria. Infine vicino allo Stade de France, un altro poliziotto si e' impiccato in casa.

Morto anziano investito da scippatore

(ANSA) - ROMA - E' morto Ennio Lupparelli,il romano di 68 anni investito nella Capitale dopo aver inseguito il rapinatore che martedi' sera aveva scippato sua moglie. L'uomo, gravemente ferito alla testa, era stato operato d'urgenza all'ospedale Pertini, ma le sue condizioni erano apparse subito disperate. Il malvivente lo aveva travolto con la propria auto durante la fuga. Cordoglio del sindaco Alemanno:'saremo vicini alla famiglia in tutti i modi'.

Governo: Economist, Berlusconi e Bossi come nel finale di Butch Cassidy

Roma, 22 set. - (Adnkronos) - Silvio Berlusconi e Umberto Bossi come Butch Cassidy e Sundance Kid nel finale senza scampo per i due fuorilegge del vecchio West narrato dal film del 1969: e' l''Economist', in un articolo dedicato al premier italiano sotto il titolo ''Scivolando nell'oscurita''', a ispirarsi alla pellicola interpretata da Paul Newman e Robert Redford per dipingere l'attuale situazione di ''Silvio Berlusconi e del suo alleato Umberto Bossi'' che ''sembrano sempre piu' come ''Butch Cassidy e Sundance Kid nell'ultima scena del film western: feriti, condannati, ma ancora come inconsapevoli dell'accerchiamento che si stringe a loro danno''.

Norvegia: deputato multato per visita a bordello in Lettonia

Oslo, 22 set. (Adnkronos/Dpa) - Un parlamentare norvegese dovra' pagare una multa di 25mila corone, circa 3.200 euro, dopo aver ammesso di aver fatto sesso a pagamento in un bordello di Riga, capitale della Lettonia. Per i norvegesi pagare per ottenere prestazioni sessuali e' un reato, anche se si trovano all'estero.

Ahmadinejad critica Obama su Palestina

Ahmadinejad critica Obama su Palestina

NEW YORK - Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha criticato il suo omologo americano per il suo intervento alla 66esima Assemblea generale dell'Onu sul riconoscimento di stato palestese.

Nel suo discorso Barack Obama ha detto che il riconoscimento dello Stato della Palestina potra' giungere solo attraverso i negoziati con Israele, e non attraverso "dichiarazioni e risoluzioni alle Nazioni Unite". Parlando ai giornalisti a New York, il presidente Ahmadinejad ha detto: "Perche' essi (gli americani) pongono delle condizioni ad un popolo (palestinese) che vuole ottenere la sua indipendenza proprio all’interno dei suoi confine? Perche’ un popolo, per essere riconosciuto dall’Onu, dovra’ prima riconoscere un regime oppressore (Israele) che ha occupato il suo paese? Questo significa la giustizia? Credo di no".

Gb, governo pronto a risarcire famiglie vittime Bloody Sunday

Gb, governo pronto a risarcire famiglie vittime Bloody Sunday

LONDRA - Il ministero della Difesa britannico si è dichiarato pronto a risarcire le famiglie dei 13 dimostranti irlandesi uccisi dai propri soldati nella famosa 'Bloody Sunday' del 1972. Nel 2010 un'inchiesta durata 12 anni stabilì che i soldati britannici sono stati gli unici responsabili del massacro, avvenuto a Londonderry, in Irlanda del Nord. Il primo ministro David Cameron dichiarò che il rapporto aveva provato che quelle morti erano state "ingiustificate e ingiustificabili". La Bloody Sunday inquiry, autorizzata dal governo britannico nel 1998, fu vista come un passo per ricucire i rapporti con l'Irlanda del Nord, dopo una guerra durata 40 anni e che costò la vita a oltre 3.700 persone.

Democristianesimo

Rai, rinviato pacchetto nomine Cdr Tgr Lombardia denuncia Minzolini

In cda discusso anche il calo di ascolti del Tg1. Polemica per la cancellazione della terza edizione del tg regionale

Augusto Minzolini (foto Rino Barillari)

ROMA - Il cda della Rai ha rinviato l'intero pacchetto di nomine previsto oggi. All'ordine del giorno c'erano la direzione di Rai3, del Tg2, di Gr e Rai Parlamento e di Rai Gold. I consiglieri di maggioranza, Antonio Verro, Giovanna Bianchi Clerici, Guglielmo Rositani e Alessio Gorla sono usciti al momento del voto, facendo mancare il numero legale. Era assente Angelo Maria Petroni. La decisione - spiegano ambienti del cda - è statapresa perché i consiglieri di opposizione non hanno concesso la deroga per la presentazione dopo le previste 48 ore prima della riunione dell'integrazione del pacchetto di nomine con le condirezioni di Giorgio Giovannetti a Gr Parlamento e Simonetta Faverio a Rai Parlamento. I curricula erano infatti stati presentati dal dg Lorenza Lei solo 24 ore prima del voto. Il no dei consiglieri non ha consentito al presidente Paolo Garimberti di mettere le condirezioni al voto. «Ancora una volta purtroppo motivi esogeni hanno prevalso sull'interesse dell'Azienda», ha detto Garimberti. «È la stessa logica - ha proseguito - per la quale quando si critica la qualità o gli ascolti di un telegiornale o di un approfondimento immediatamente si alza il fuoco di sbarramento dei difensori politici d'ufficio. La Rai non può più permettersi di essere paralizzata da giochi e giochini di parte». «In un momento in cui - come è stato illustrato e documentato oggi in cda dal vicedirettore generale Antonio Marano - c'è la necessità e l'urgenza di migliorare la competitività della Rai nel mercato televisivo - sostiene ancora Garimberti - è stata fatta una scelta di impedire le nomine di canali e testate prive di direttori nonostante il direttore generale avesse con coerenza confermato le sue proposte. È una scelta che indica come ragioni altre, o come suol dirsi le logiche della lottizzazione, siano più importanti di quelle che presiedono a una sana gestione di un'azienda». «È la stessa logica - ha concluso il presidente - per la quale quando si critica la qualità o gli ascolti di un telegiornale o di un approfondimento immediatamente si alza il fuoco di sbarramento dei difensori politici d'ufficio. La Rai non può più permettersi di essere paralizzata da giochi e giochini di parte». Si è discusso anche del calo di ascolti di Rai1 e del Tg1 nel corso del cda di oggi. Secondo quanto si apprende, Marano avrebbe presentato dati di ascolto particolarmente negativi per Rai1 e, nell'ambito della rete, anche per il Tg1. Il dg avrebbe prospettato l'ipotesi di ascoltare in consiglio il direttore di Rai1 Mauro Mazza e il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, per approfondire il tema del calo degli ascolti.

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Terremoto Abruzzo, truffa da 12 milioni due in manette e tre indagati

Nell'inchiesta anche una fondazione di cui facevano parte i vertici della Curia

Il palazzo della prefettura dell'Aquila dopo il terremoto

ROMA - Due persone sono state arrestate dai carabinieri del Noe dell'Aquila con l'accusa di truffa ai danni dello Stato: avrebbero tentato di distrarre 12 milioni di euro destinati alle popolazioni delle aree terremotate abruzzesi, per la realizzazione di interventi urgenti nel sociale. Gli arrestati sono il direttore del "Sistema qualità montagna" del disciolto Ente italiano della montagna, Fabrizio Traversi, 62 anni, di Roma, e il medico aquilano Gianfranco Cavaliere (36), entrambi agli arresti domiciliari. Nell'ambito dell'inchiesta altre tre persone sono finite nel registro degli indagati. Le indagini erano state avviate nel maggio del 2010 dalla procura della Repubblica dell'Aquila; gli arresti sono stati disposti dal gip. L'operazione è stata denominata "Attenti a quei due" perché nelle intercettazioni telefoniche i due arrestati si paragonavano ai protagonisti del serial televisivo. I carabinieri hanno avviato perquisizioni a Roma e nel Comune di San Demetrio ne' Vestini (L'Aquila). Nel pomeriggio gli interrogatori di garanzia dei due arrestati. L'azione della procura dell'Aquila, resa nota con un comunicato firmato dal procuratore capo, Alfredo Rossini, tocca palazzo Chigi visto che Traversi è un dipendente della presidenza del Consiglio dei ministri. Il giovane medico Gianfranco Cavaliere è figlio di un consigliere comunale dell'Aquila del Pdl Raffaele, già al centro di un'altra inchiesta per una presunta assegnazione illecita di un alloggio del progetto C.a.s.e. L'ordinanza di custodia cautelare è composta da 150 pagine gran parte delle quali dedicate alle intercettazioni telefoniche. Secondo l'accusa i due sarebbero responsabili di un tentativo di truffa ai danni dello Stato finalizzata a distrarre le somme previste per la popolazione del "cratere" nell'ambito della legge numero 77 di conversione del "decreto Abruzzo", approvato dal Consiglio dei ministri all'indomani del terremoto del 6 aprile 2009. Sempre stando all'accusa, per la realizzazione di questo disegno sono stati coinvolti numerosi soggetti istituzionali, ingannati o inconsapevolmente strumentalizzati da Traversi e Cavaliere che avevano costituito una serie di onlus collegate tra loro con l'intenzione di accaparrarsi i contributi pubblici.

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Tarantini, Laudati quattro ore al Csm per difendersi: «Non mi dimetto»

Ricatto al premier, il gip di Napoli boccia la richiesta del pm: il caso non è di nostra competenza. Atti trasmessi a Roma.

Giampaolo Tarantini

ROMA - Il gip di Napoli, Amelia Primavera, ha respinto la richiesta della Procura di annullare la propria precedente ordinanza con cui affermava l'incompetenza territoriale dell'autorità giudiziaria partenopea nell'inchiesta per il presunto ricatto ai danni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Intanto oggi la Procura di Napoli ha trasmesso ai colleghi di Roma tutti gli atti riguardanti l'inchiesta sul presunto ricatto al premier, in ottemperanza a quanto aveva stabilito, nei giorni scorsi, il gip Primavera. Gli atti sono sul tavolo del procuratore di Roma, Giovanni Ferrara. In ogni caso, la questione della competenza territoriale non è ancora conclusa: in merito potrebbe pronunciarsi nei prossimi giorni il Tribunale del Riesame, davanti al quale i pm hanno evidenziato che, allo stato, non è possibile ancora determinare il luogo esatto della commissione del presunto reato. Laudati al Csm: no dimissioni. Oggi, intanto, è stato ascoltato al Csm il procuratore capo di Bari Antonio Laudati, accusato dall'ex pm Giuseppe Scelsi di aver ritardato l'inchiesta sul giro di escort portate da Gianpaolo Tarantini nelle residenze del premier Berlusconi. Durante l'audizione, durata quattro ore e mezza, Laudati si è difeso dalle accuse senza preannunciare sue possibili dimissioni. Laudati avrebbe presentato ulteriore documentazione alla prima commissione del Csm che, in base all'esposto di Scelsi e alla sua audizione di lunedì scorso, dovrà decidere su un eventuale trasferimento d'ufficio del procuratore capo di Bari per incompatibilità ambientale. Laudati è indagato dalla procura di Lecce con le ipotesi di reato per abuso d'ufficio, favoreggiamento e tentata violenza privata. «Sono molto tranquillo e molto soddisfatto» ha detto Laudati ai giornalisti prima di lasciare palazzo dei Marescialli.

La questione palestinese, una storia lunga mezzo secolo

È dal secondo dopo guerra che si discute la questione palestinese. Ecco le date principali che hanno segnato la storia dei palestinesi in vista della creazione del loro Stato.

29 nov. 1947 L'Assemblea generale dell'Onu adotta la risoluzione 181 per la spartizione della Palestina - fino ad allora sotto mandato britannico - e la creazione di due Stati, uno ebreo e l'altro arabo, stabilendo la tutela internazionale su Gerusalemme. La risoluzione è respinta dai Paesi arabi.

28 maggio 1964 Creazione dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) durante una riunione del Congresso nazionale palestinese (Cnp, parlamento). Adozione di una carta che rivendica il diritto all'autodeterminazione e alla sovranità per i palestinesi e rifiuta la creazione di Israele.

1-9 giugno 1974 L'Olp accetta l'idea di una autorità nazionale su «tutte le parti liberate della Palestina».

22 novembre 1974 L'Assemblea generale riconosce il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione e all'indipendenza e accorda all'Olp lo statuto di osservatore

6-9 settembre 1982 La Lega araba adotta il piano di Fez, che riprende quello presentato nell'agosto 1981 dal principe ereditario saudita Fahd. Il piano riconosce implicitamente il diritto di Israele a esistere "in pace e sicurezza" e prevede la creazione di uno Stato palestinese e il ritiro israeliano da tutti i territori occupati nel 1967.

15 novembre 1988 Proclamazione ad Algeri dello Stato palestinese indipendente, accettazione delle risoluzioni 242 e 338 dell'Onu che chiedono il ritiro israeliano dai territori occupati nel 1967 e una soluzione negoziata

13 settembre 1993 Dopo sei mesi di negoziati segreti a Oslo, Israele e l'Olp si riconoscono reciprocamente e sottoscrivono a Washington una Dichiarazione di principi per un'autonomia transitoria palestinese di cinque anni. Il premier israeliano Yitzhak Rabin e il leader dell'Olp, Yasser Arafat sono protagonisti di una storica stretta di mano.

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http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-09-22/questione-palestinese-storia-lunga-151118.shtml?uuid=AaTExb6D

R.E.M. si sciolgono: "La fine dell’adolescenza"

I R.E.M. si sciolgono e il mondo rimane attonito. E’ di ieri la notizia che il gruppo, unito da 31 anni di carriera e 15 album si divide concludendo il loro sodalizio.

L’annuncio viene dato sul loro sito intenet ufficiale con queste parole "To our Fans and Friends: As R.E.M., and as lifelong friends and co-conspirators, we have decided to call it a day as a band. We walk away with a great sense of gratitude, of finality, and of astonishment at all we have accomplished. To anyone who ever felt touched by our music, our deepest thanks for listening." R.E.M.

Così la stampa internazionale si scatena, passando in rassegna la carriera musicale della band e ammettendo la fine di un'era per la musica rock.
La famosissima rivista di musica Rolling Stone dedica un ampio commento all’avvenimento dando spazio a quello che sembra voler essere il principale messaggio del gruppo: non ci sono stati litigi o disaccordi alla base della loro decisione. Infatti Mills, il bassista, afferma che la band ha chiuso la loro collaborazione in ottimi rapporti "We feel kind of like pioneers in this. There's no disharmony here, no falling-outs, no lawyers squaring-off. We've made this decision together, amicably and with each other's best interests at heart. The time just feels right.".
Tra le righe si lascia, però, intravedere qualche altra possibile ragione dietro lo scioglimento. Ethan Kaplan, titolare della comunità dei fan dei R.E.M. Murmurs ed ex Vice Presidente Senior della Emerging Technology alla Warner Bros, avrebbe detto al giornalista della rivista che ci potrebbe essere qualche altro motivo dietro questa drastica decisione della band. "Se ci pensi hanno passato molti momenti burrascosi operando sempre secondo la propria volontà. La Warner Bros. ha effettuato vari cambiamenti a partire dallo scorso settembre, credo abbiano chiesto alla band di fare un nuovo disco, cosa che, ora, era fuori dalle loro volontà. Posso capire che, dopo tanto anni di duro lavoro, ritornare indietro ad esser pagati da un etichetta per "far soldi", in un'industria così terribile, fosse anche troppo". (If you remember, they weathered a lot of storms in this business, and have always operated on their own terms. [Warner Bros.] changed starting last September, and I think the demands on a band now to get a record out were more than they might have wanted to commit. I can understand that after how hard they worked for how long, the thought of going back to 'paying dues' with new label staff, in a very weird industry, was too much)
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Le donne devono andare in pensione prima degli uomini: le ragioni tecniche

Mandare in pensione le donne che lavorano alla stessa età degli uomini è tecnicamente un furto.

Ci sono ampie ragioni perchè vadano prima in pensione, tecniche, sociali, di interesse pubblico

1. Le pensioni delle donne sono poco reversibili.

Le donne che lavorano ed hanno lavorato, in grandissima maggioranza, sopravvivono ai mariti, o non hanno mariti a carico (o perché non ci sono mariti o perché i mariti hanno un loro reddito) per cui la loro pensione rarissimamente ha la probabilità di essere reversibile. Quindi normalmente la pensione delle donne lavoratrici si estingue con loro. Tecnicamente la durata media delle loro pensioni è inferiore a quella media degli uomini, che, in grande maggioranza, diventa reversibile Di questo occorerebbe tener conto; ma il legislatore attuale vuole solo tagliare per usare i soldi dei contributi da altre parti.

2. La donna lavoratrice ha una attesa di vita inferiore anche di 5 anni alla donna di pari età che non abbia lavorato.

Passiamo alle ragioni sociali e di interesse pubblico:

- la maggioranza delle donne, per effetto delle assenze per maternità e per le politiche discriminatorie seguite negli anni non fa carriera. Rimane in incarichi faticosi e alienanti, a basso salario. Le loro pensioni sono più basse di quelle degli uomini.

- le donne sono elemento di stabilizzazione della famiglia, e tengono insieme il tessuto sociale, sia da mamme, sia da nonne, sia da zie. Libere dal lavoro in azienda, producono una infaticabile attività sociale di protezione e sviluppo, fanno crescere i figli più sani. La presenza attiva di una donna in famiglia è fattore di ricchezza complessiva, e un grande risparmio di risorse sociali.

- le donne hanno generalmente avuto più vite lavorative, una in azienda, una come madre, una come moglie, una come casalinga ecc... Sono generalmente più stanche attorno ai 55/60 anni, dei coetanei maschi, con l'aggravante che al loro orizzonte non c'è gestione di potere, ma solo faticosi incarichi marginali.

Conclusione, tenere le donne al lavoro fino a tarda età, è un furto tecnico, e uno spreco di risorse sociali insostituibili.

Ed è pure una ingiustizia grave, voluta da questo liberismo avido, che non ha nessun riguardo per chi merita, come le mamme, il massimo riconoscimento dalla società.

L'avidità è la vera misura delle politiche previdenziali attuali.

Se fossimo più saggi, riconosceremmo almeno 2 anni di anticipo età per ogni figlio, e terremmo almeno una differenza di tre anni fra maschi e femmine, nel limite di età.

La società tutta ne avrebbe enormi vantaggi. E non dovremmo vergognarci di fronte alle nostre mamme, alle nostre mogli, alle nostre figlie, che abbiamo lasciato massacrare nei loro diritti previdenziali da politici corrotti, e sindacalisti opportunisti, avidi e ipocriti.

Trapani, crisi al Comune il sindaco azzera la giunta

La decisione dopo la rottura con Udc e Mpa. "È venuto meno il rapporto fiduciario con le componenti politiche che hanno designato gran parte degli assessori", ha detto il primo cittadino Girolamo Fazio

"Il quadro politico e amministrativo risulta oggi profondamente modificato e ciò impone una riconsiderazione degli accordi precedentemente intercorsi, soprattutto al fine di programmare il rilancio dell'azione politica e amministrativa". Con queste parole il sindaco di Trapani Girolamo Fazio ha annunciato oggi l'azzeramento della sua giunta sostenuta da Udc e Mpa. È stato lo stesso primo cittadino a spiegare i motivi del provvedimento: "È venuto meno - ha detto Fazio - il rapporto fiduciario con la maggioranza delle componenti politiche che hanno designato gran parte degli assessori, i quali, in tale situazione, si trovano in condizioni di difficoltà nell'espletamento delle proprie funzioni, con inevitabile rallentamento dell'attività amministrativa, a discapito della collettività". "A seguito del mutamento del quadro politico e amministrativo si è constatata - ha continuato il sindaco - una sovente disattenzione da parte dei consiglieri comunali che dicono di sostenere l'azione della giunta con frequenti assenze e allontanamenti al momento del voto". Nel decreto sono stati revocati tutti gli assessori in carica, sia di indicazione politica che tecnica.

Scuole paritarie, salta tetto minimo Pochi alunni, insegnanti in nero

Con una circolare, il ministero dell'Istruzione autorizza l'apertura di corsi con meno di 8 alunni. La normativa della scuola statale impone limiti molto più rigidi. E così nelle private si avalla di fatto l'utilizzo di docenti sottopagati

Le scuole paritarie potranno osare quello che è vietato alle statali. Mentre il lavoro nero nelle scuole è in aumento, una recente circolare del ministero dell'Istruzione consentirà alle private di formare classi con meno di 8 alunni. Due aspetti che soltanto apparentemente sono separati. Ma andiamo con ordine. L'altro ieri, sul sito del ministero dell'Istruzione è comparsa la circolare numero 4334, datata 24 giugno, che ha per oggetto "scuole paritarie: numero minimo di alunni per classe". Il direttore generale Carmela Palumbo spiega che il Tar Lazio, con due diverse sentenze del 2009, ha annullato la disposizione introdotta nel 2007 dal ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, relativa al requisito del numero minimo di alunni per classe per il riconoscimento della parità scolastica. Il decreto varato da Fioroni quattro ani fa prevedeva che, all'atto della richiesta di parità, "il gestore o il rappresentante legale della gestione" dichiarasse "l'impegno a costituire corsi completi e a formare classi composte da un numero di alunni non inferiore ad 8, per rendere efficace l'organizzazione degli insegnamenti e delle attività didattiche". La normativa riguardante le classi della scuola statale prevede limiti minimi completamente diversi: 18 alunni per classe nella scuola dell'infanzia e alla media, 15 alla primaria e addirittura 27 al superiore. Nel 2008, alcune associazioni di scuole non statali - Aninsei, Fiinsei, Filins - si sono rivolte ai giudici amministrativi chiedendo la cancellazione del comma in questione. L'anno dopo, nel 2009, il Tar si è espresso a favore dei gestori delle paritarie. Ora, visto che il ministero dell'Istruzione non si è appellato, le due sentenze sono passate in giudicato e "considerata la necessità di dare ottemperanza al giudicato formatosi sulle predette sentenze", il ministero invita i direttori regionali a tenere conto "in sede di riconoscimento della parità scolastica, dell'annullamento" della lettera f, comma 6, dell'articolo 1 del decreto ministeriale 267 del 2007: quello che prevedeva la formazione di corsi completi e con classi di almeno 8 alunni. Quest'ultimo parametro era stato imposto perché, con un numero inferiore di alunni per classe, le rette richieste ai genitori non consentono ai gestori di pagare neppure gli insegnanti. Del resto, sono tantissime le denunce di docenti di scuole paritarie che lavorano per il solo punteggio, senza nessuna retribuzione o con un compenso risibile. Ieri mattina, l'Istat ha pubblicato i dati sulla "misura dell'occupazione non regolare nelle stime di contabilità nazionale": il cosiddetto lavoro nero. Fra le attività economiche che si avvalgono di lavoro nero c'è anche l'istruzione, dove gli occupati dipendenti irregolari sono in aumento: più 10,5 per cento dal 2008 al 2009. Un dato che è presumibilmente da associare alle sole scuole non statali, visto che quelle pubbliche non possono avvalersi di insegnanti "irregolari".

A Sky e Mediaset i diritti tv fino al 2015 La Lega incasserà 800 milioni l'anno

Al gruppo di Rupert Murdoch l'esclusiva per la tramissione satellitare di tutta la Serie A, al Biscione le partite delle migliori 12 squadre. Assegnazione a tempo di record, ma resta l'incognita del terzo operatore

di GIULIANO BALESTRERI
Due settimane. E per la Lega Calcio è un record, positivo. Per assegnare i diritti tv dell'ultimo biennio erano serviti mesi. Prima per scegliere l'advisor (sempre la Infront di Marco Bogarelli), poi per scrivere il bando di gara. E infine per aggiudicare l'asta a Sky e Mediaset. Insomma niente di nuovo sotto il sole. Ad eccezione della rapidità e del rialzo della cifra incassata: 2,48 miliardi in tre anni, 1,68 da Sky, poco meno della metà dalle casse del Biscione. Per Sky c'è stato un piccolo sconto, per Mediaset un aumento. Una sperequazione che in Lega viene spiegata così: Sky trasmetterà tutte le partite in esclusiva sul satellite, Mediaset "solo" le migliori 12 squadre sul digitale terrestre. Quelle che garantisco oltre il 90% dell'audience. Come a dire che al Biscione mancheranno 56 delle 380 partite di campionato, quelle giocate dalle squadre più piccole. E meno appetibili. Ecco perché il terzo pacchetto, quello nato sulle ceneri di Dahlia, è rimasto inveduto. E così rimarrà fino a quando la Lega non abbasserà le sue pretese. Da Sky le squadre incasseranno ogni anno 561 milioni (1,4 milioni a partita), da Mediaset 268 (1,2 milioni). Dal terzo operatore - per il momento virtuale - vorrebbero 78 milioni: 1,4 milioni a partita. Una richiesta fuori da ogni logica che ha alimentato le polemiche dei presidenti. Avrebbero preferito incassare di più dai big senza dover contare su un terzo incomodo che forse mai si paleserà. "Il Biscione - spiega un analista - ha fatto un vero affare, ma anche Sky non poteva tirare troppo la corda". Per i primi è un ottimo investimento anche se il costo dei diritti è appena coperto dai ricavi del primo semestre dell'anno di Mediaset Premium (343 milioni); per i secondi si tratta di un asset irrinunciabile. Perché Sky, la tv delle Olimpiadi, in realtà di olimpico ha poco e lo sport si basa quasi esclusivamente sul calcio. Negli anni sono stati dismessi, o comunque ridimensionati, gli investimenti nel basket, nella pallavolo, nell'altletica, nella Formula 1, nel nuoto e anche nel tennis. Insomma per Mediaset il calcio a un prezzo concorrenziale serve ad aumentare gli abbonati, per Sky a tenerli incollati al decoder.

Atene paralizzata dallo sciopero dei trasporti, migliaia di turisti bloccati

Atene, 22 set. (Adnkronos/Dpa) - Dopo aver marciato contro gli aumenti fiscali e i tagli alle pensioni, la Grecia è tornata a protestare con una nuova tornata di scioperi, a cominciare da quello dei trasporti che ha lasciato a piedi migliaia di turisti dopo che i lavoratori dei trasporti pubblici e i controllori del traffico aereo oggi hanno incrociato le braccia. Più di 5.000 lavoratori del settore pubblico, studenti, insegnanti, poliziotti e funzionari di porto hanno marciato verso il parlamento. Centinaia di turisti sono bloccati all'aeroporto internazionale di Atene. Anche i tassisti, che protestano contro l'apertura della loro professione alla concorrenza, hanno deciso di mettere in scena un blocco di 24 ore.

I controllori del traffico aereo hanno scioperato per tre ore nel pomeriggio, costringendo le compagnie aeree a cancellare o riprogrammare decine di voli nazionali e internazionali. Atene è bloccata dal traffico di auto private, a causa del blocco di metropolitana, autobus, filobus, tram, ferrovia locale e nazionale. Anche le aule sono rimaste vuote: gli insegnanti della scuola secondaria, per protestare contro i tagli, si sono uniti allo sciopero.

Gli scioperi arrivano all'indomani dell'annuncio da parte del governo di un ulteriore giro di vite e nuove misure di austerità, che comprendono il licenziamento immediato di 30.000 dipendenti pubblici e nuovi tagli alle pensioni, al fine di garantire i fondi necessari per evitare il fallimento.

La Grecia è sotto crescente pressione dai suoi creditori internazionali, l'Unione europea, il Fondo monetario internazionale (FMI) e la Commissione europea, per ridurre il suo enorme deficit pubblico. Le nuove misure si aggiungono a imposte e ripetuti aumenti delle tasse, così come i tagli agli stipendi del settore pubblico e alle pensioni, che il governo ha attuato nel corso degli ultimi 20 mesi al fine di assicurare il piano di salvataggio.

Il governo ha ammesso che il paese sarà a corto di denaro entro la metà di ottobre. "Se vogliamo salvare il paese e non finire come l'America Latina, allora dobbiamo lavorare", ha detto il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos, prima della sua visita di domani a Washington per partecipare alla riunione annuale del Fmi e incontrare Christine Lagarde.
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“Berlusconi è come Nerone”

Il Financial Times usa una similitudine già dell’Economist per parlare dell’Italia

L’italia, scrive oggi il Financial Times, ha bisogno di riforme ma Berlusconi non è in grado di realizzarle. “In meno di tre mesi, l’Italia è cambiata. Da un paese in cui il regime fiscale ed economico erano difficili ma non impossibili da curare è diventata un paese il cui sistema politico, atrofizzato ed egoista, rischia di distruggere l’intera eurozona”.

COME NERONE - Molti, dice il quotidiano, sono i “colpevoli” di una simile “allarmante situazione”; “tuttavia la responsabilità principale è di Silvio Berlusconi, il primo ministro che come Nerone suona la lira mentre Roma brucia, e della sua coalizione di centrodestra, sempre più disfunzionale”. Ripercorrendo le vicende degli ultimi mesi, con le richieste della banca Centrale Europea al governo di Roma, il Financial osserva: “nel piano approvato la settimana scorsa dal parlamento italiano…le riforme strutturali…sono assenti e in modo evidentissimo. Il piano del governo – con aumenti di tasse troppo pesanti e tagli alla spesa troppo lievi – “potrebbe addirittura aggravare il problema e, peggio ancora, soffocare la crescita economica essenziale per la stabilità del sistema finanziario italiano per l’economia del paese”.

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Caso Fassino-Consorte, la Procura chiede il processo per Berlusconi e Belpietro

Berlusconi è indagato per rilevazione di segreto d’ufficio in relazione all’intercettazione dell’ex segretario Ds

Il giornalista Maurizio Belpietro, in qualità di direttore del quotidiano Il Giornale, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Milanocon l’accusa di omesso controllo e di concorso in rivelazione di segreto d’ufficio in relazione alla pubblicazione della telefonata fra Piero Fassino eGiovanni Consorte. Lo comunica con una nota il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati.

INDAGATI BELPIETRO E BERLUSCONI - Era stato il gip Stefania Donadeo a ordinarne l’iscrizione. Lo stesso gip aveva respinto la richiesta di archiviazione presentata dal pmMaurizio Romanelli nei confronti del premier Silvio Berlusconi. Per Silvio Berlusconi la Procura chiede il processo. L’accusa per il premier è quella di rivelazione di segreto di ufficio. Il reato contestato al capo del Governo, concorso in rivelazione di segreti d’ufficio, si prescriverà nel giugno del 2013, quello contestato a Belpietro nel gennaio 2012.

REATO AUTONOMO - La posizione dell’ex direttore del Giornale che pubblicò l’intercettazione è stata stralciata dai magistrati milanesi rispetto alla posizione del premier. Se per il presidente del Consiglio il passaggio obbligato, dopo il provvedimento della Donadeo, è la richiesta di rinvio a giudizio, per il giornalista gli inquirenti intendono fare attività d’indagine e convocare lo stesso Belpietro in Procura prima di decidere se chiederne il rinvio a giudizio oppure l’archiviazione. La Donadeo che ha indicato per lui un reato “autonomo”, cioè l’omesso controllo del direttore, non in concorso con altri.

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