venerdì 18 novembre 2011

Subito tagli a Palazzo Chigi Le Province tornano in bilico

Il premier vuole completare la riforma delle amministrazioni

FRANCESCO SEMPRINI
ROMA

Il riscatto economico dell’Italia non può prescindere da una gestione virtuosa della politica e della sua contabilità. Mario Monti lo ha detto a chiare lettere ieri in Senato spiegando che se ai cittadini sono richiesti sacrifici, gli organi elettivi saranno soggetti a «ineludibili interventi volti a contenerne i costi di funzionamento». Un richiamo «ad agire con sobrietà e attenzione», al fine di dare alla cittadinanza «un segnale concreto e immediato». Nessuno è esente: devono attenersi «i soggetti che ricoprono cariche elettive o i dirigenti designati politicamente nelle società di diritto privato finanziate con risorse pubbliche, più in generale chiunque rappresenti le istituzioni a livello politico e amministrativo». L’obiettivo è «allinearci rapidamente alle “best practices” europee», i sistemi politici virtuosi del Vecchio Continente. Una terapia a base di lotta a sprechi e privilegi, articolata su tre direttrici: «spending review» del Fondo unico della presidenza del Consiglio, razionalizzazione funzionale degli enti locali, e abolizione delle Province. L’ex commissario europeo parte proprio da casa sua, da Palazzo Chigi, l’istituzione più costosa d’Italia, con un budget in veloce ascesa agevolato dalla dimensione autonoma, o meglio svincolata dal controllo degli apparati statali di «auditing». Nonostante i tentativi di Giulio Tremonti, la gestione a briglia sciolta della presidenza ha fatto lievitare i costi a carico della cittadinanza, con 4,7 miliardi di euro spesi nel 2010, l’8% in più del 2008 e il 46% rispetto al 2006, come riporta l’Espresso. Un tesoretto di cui quasi mezzo miliardo speso in stipendi, indennità, affitti, missioni e comitati vari. E questo pur tenendo conto dell’emergenza per il terremoto in Abruzzo che ha pesato per 800 milioni di euro. Certo sarebbe diverso se si potessero ricondurre i conti di Palazzo Chigi sotto il controllo della Ragioneria, come accadeva prima del 1999 quando l’allora governo di centrosinistra li rese completamente autonomi. Non è chiaro se questa sarà la strada che Monti vuole percorrere ma da parte sua l’impegno è categorico e imperativo per tutti: «sobrietà».

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http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/430462/

Vendola, grande delusione da Monti

(ANSA) - ROMA - "Sentimenti di grande delusione" verso i primi passi annunciati dal governo Monti. Sono quelli manifestati dal governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola che oggi ha partecipato alla Conferenza meridionale della Fiom. Vendola rileva ''l'abito buono, decoroso'' di questo esecutivo che pero' a suo avviso non basta ''senza un cambiamento reale''.

Politica espansionistica della Nato spinge la Russia verso una guerra nucleare

Politica espansionistica della Nato spinge la Russia verso una guerra nucleare

MOSCA - La Russia sta perdendo il suo ruolo geopolitico. Il nemico è alle porte, e questo preoccupa. Nel silenzio, la Nato sta stringendo patti ed accordi con tutti i paesi già membri del blocco del patto di Varsavia. Il capo di Stato Maggiore russo Nikolai Makarov ha presentato la nuova versione della politica militare russa in un’audizione presso la Camera Pubblica Russa, un’istituzione consultiva della Duma, l’organo legislativo di Mosca. Preoccupa il gigante asiatico la politica espansionistica della Nato; recentemente l’Alleanza Atlantica ha proposto l’ingresso nel patto militare all’Ucraina e alla Georgia, già membri del patto di Varsavia e naturalmente sotto l’influenza sovietica. La situazione, pensano le autorità di Mosca, è sul punto di precipitare. “Se guardiamo cosa sta accadendo ai nostri confini”, dice Makarov, “è chiaro che il rischio di trascinare la Russia in una serie di conflitti regionali è salito in maniera sensibile. E a certe condizioni”, continua il generale, “conflitti regionali e locali potrebbero diventare una guerra aperta con ampio uso di armi nucleari”, ha detto il capo di Stato maggiore. Come è successo in Georgia, appunto, o in Cecenia, o per la crisi ucraina del gas: il desiderio dei paesi ex sovietici di riconnettersi al mondo occidentale fa sentire la Russia accerchiata in casa sua. E’ per questo che, con tali motivazioni, Mosca sta radicalmente cambiando la sua politica degli armamenti: complice anche la carenza di effettivi reclutabili -”la Russia non ha più giovani in età di reclutamento, siamo nel bel mezzo di una crisi demografica: è un problema molto serio”, ha detto Makarov – il piano è quello di fortificarsi. Di diventare una fortezza. Ovviamente non è più tempo di mura fortificate. Il piano è quello di aumentare le proprie difese, le proprie armi di contromisura. Sono già state commissionate alla Almaz-Antey, gigante delle armi russe, due sistemi di difesa a missili S-500, che dovranno essere pronti “entro due anni”; parliamo di sistemi d’arma che colpiscono a 500 km; il governo li ha commissionati “in grado di intercettare missili balistici e missili cruise ipersonici”. Accanto alla politica del riarmo ripartirà anche la politica degli accordi, ovvero il trattato START fra gli Stati Uniti e la Russia per la riduzione strategica degli armamenti stabili. E’ stato appena firmato da Barack Obama e Dimitri Medvedev una nuova versione dello Start che è ben più soddisfacente, dice il Capo di Stato Maggiore, rispetto a quello finora in vigore.

Quello che i media non dicono sul petrolio in Libia

Nel marasma della Libia dopo Gheddafi, è opinione diffusa che le rendite energetiche possono costituire il vero collante della riconciliazione nazionale. La Libia si sta impegnando per ripristinare la propria produzione ai livelli prebellici (1,6 mln di barili al giorno), ma non è affatto detto che ciò sarà possibile.

Dopo la presa di Tripoli, l'industria petrolifera riattivata su impulso del CNT si è attestata ad un livello di 300-400.000 barili al giorno. Secondo Nuri Berruien, il nuovo presidente della statale National Oil Co., la produzione potrebbe ritornare ai vecchi fasti in soli 15 mesi.

Più realisticamente, l'EIA calcola che potrà arrivare a 1,1 milioni entro la fine del 2012, ma il cammino potrebbe essere anche più lento. Ogni livello di 100.000 barili in più richiede investimenti e competenze di cui attualmente la Libia non dispone. Diversi giacimenti, raffinerie e terminal sono stati danneggiati e per recuperarli a pieno regime saranno necessari circa 30 miliardi di dollari. Servono anche tecnici stranieri, i quali non sono ancora tornati nel Paese per motivi di sicurezza.

Alcuni campi del sud del Sahara sono stati preda dei lealisti di Gheddafi decisi a vendicarsi. I libici stanno pompando petrolio da fonti orientali (Sarir e Mesla, 250.000 barili al giorno prima della guerra), gestite dalla statale Arabian Gulf Oil Co., anche se il livello di produzione non è chiaro.

Il bacino di Sirte sembra essere relativamente stabile in questo momento, ma la raffineria ha subito gravi danni. I giacimenti nel Fezzan e in particolare il campo Elephant, in condominio tra Eni e la spagnola Repsol, produce un quinto dei 330.000 barili al giorno di capacità potenziale.

La carenza di petrolio libico si è fatta sentire non poco sui nostri mercati. L'Europa ne ha sofferto direttamente, posto che l'80% dell'export libico era diretto verso il vecchio continente; nondimeno le quotazioni hanno registrato un evidente scossone.

Dopo l'inizio della rivolta libica il Brent è passato da 103 a 119 dollari al barile in soli tre giorni. Un impatto sproporzionato, se consideriamo che la guerra civile ha sottratto 1,2 milioni di barili al giorno in un mercato globale dove l'offerta eccedeva la domanda di quasi 2 milioni (perché da mesi l'Arabia Saudita produce più della sua quota Opec).

La spiegazione sta nel fatto che è la qualità piuttosto che la quantità di petrolio a formare il prezzo. Il greggio libico è di qualità sweet (a basso tenore di zolfo) e light (poco denso), tipologia ideale per la raffinazione a basso costo. Quello saudita viceversa è sour, ad alto tenore di zolfo. Rimpiazzare il petrolio libico con uno di qualità inferiore comporta maggiori costi di raffinazione, che le companies scaricano sui consumatori finali.

Inoltre, i mercati speculativi hanno rincarato la dose ponendo anche il rischio propagazione della rivolta(la rivolta libica rischiava di infiammare l'Algeria, altro importante produttore), nonché l'incertezza sulla durata di un conflitto di cui molti profetizzavano la cronicizzazione – ipotesi che non può ancora dirsi esclusa, viste le crescenti tensioni nella galassia tribale in cui è frammentato il Paese.

Nonostante tutto, i media continuano a riportare confortanti notizie sul rilancio della produzione petrolifera (qui e qui). D'altra parte, il blackout dell'informazione sulla Libia è noto da tempo.

Ciò che non viene riportato è quanto ha dichiarato in merito l'ex Primo ministro Mahmoud Jibril: il 60% delle riserve petrolifere in Libia è esaurito, per cui il governo dovrà cercare nuove fonti di reddito. I cosiddetti Amici della Libia hanno promesso aiuti solo sulla carta. Il denaro proveniente dai conti esteri di Gheddafi è ben inferiore ai 19 miliardi di dollari in un primo tempo congelati dalle autorità occidentali.

Il futuro della Libia rimane un'incognita.

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Piano nazionale residui: pesticidi, diossine, metalli pesanti, etc, in animali e alimenti di origine animale

Pesticidi organoclorurati, diossine, micotossine, metalli pesanti, cortisonici e antibiotici: sono queste le principali sostanze proibite, potenzialmente dannose per la salute, trovate in animali e alimenti di origine animale dal Piano nazionale residui 2010 del ministero della Salute. Il programma di monitoraggio ha analizzato 38.116 campioni provenienti da bovini, suini, ovi-caprini, equini, volatili, conigli, latte e miele, riscontrando 100 non conformita', pari allo 0,26% del totale dei campioni analizzati, in leggero aumento rispetto al 2009, quando erano state lo 0,22%. Delle 100 non conformita', 38 sono per sostanze ad effetto anabolizzante e non autorizzate, e 62 per medicinali veterinari e agenti contaminanti. Rispetto al 2009, il numero di campioni analizzati e' aumentato del 12%. Dal rapporto emerge che i contaminanti per l'ambiente sono la principale causa di non conformita' (35), seguiti da steroidi (31%) e sostanze antibatteriche (20%). Il che, secondo il rapporto, mostra un cambiamento rispetto agli anni precedenti. Fino al 2008 infatti la principale causa di non conformita' erano stati gli steroidi, mentre nel 2009 le sostanze antibatteriche. Il maggior numero di non conformita' e' stato rinvenuto nei bovini (49%), anche per l'elevata quantita' di controlli cui sono sottoposti.

Il Financial Times incorona Monti "Il suo discorso salvagente per l'Italia"

Il quotidiano della City di Londra in un editoriale promuove a pieni voti il nuovo premier dopo l'esordio in Senato: "Umile, mai conflittuale. Ha toccato i tasi giusti in economia e ha una strategia intelligente per conquistare gli italiani". "Può dare una chance al Paese"

dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA - Il neo primo ministro Mario Monti domina oggi le pagine della grande stampa internazionale. Fra tutti i resoconti sul suo esordio politico in parlamento spicca l'editoriale che gli dedica il Financial Times. L'opinione è chiara fin dal titolo: "L'uomo che potrebbe salvare l'Italia". E il sottotitolo aggiunge: "Il primo discorso di Monti getta un salvagente al suo paese". Fin da quando il presidente Napolitano gli ha chiesto di formare un nuovo governo, comincia l'editoriale non firmato (dunque espressione della direzione) che apre la pagina dei commenti del Ft, egli "sapeva di camminare su un filo sospeso": da un lato doveva portare avanti dure riforme economiche; dall'altro ottenere il sostegno sia del parlamento che del popolo italiano. Nel suo discorso di ieri al Senato, l'ex commissario europeo "ha dimostrato di essere pronto per questo equlibrismo", afferma il più importante quotidiano finanziario d'Europa. Sul fronte economico, il discorso di Monti ha toccato tutti i tasti giusti, prosegue l'articolo: "La sua strategia per ridurre il deficit e far ripartire la crescita è quella giusta e va incoraggiata". Il suo programma di riforme politiche viene definito altrettanto valido, "un necessario primo passo per ridare credibilità all'Italia sui mercati internazionali dopo la faciloneria di Berlusconi".
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Monetine ...

Sempre più "soli" e tecnologici Così cambiano i bambini italiani

Secondo l'istituto nazionale di statistica, cresce la percentuale dei minori senza fratelli e di quelli che vivono con un solo genitore. Ma amano pc, internet e cellulari: fra gli 11 ed i 17 anni, il 93 per cento usa il telefonino

ROMA - Ci sono sempre più figli unici, raddoppiano quelli che vivono con un solo genitore e sono molto tecnologici: quasi tutti hanno ormai il telefonino. Il contesto familiare è cambiato ed è l'Istat a fotografare la situazione di bambini e ragazzi italiani nel rapporto "Infanzia e vita quotidiana" diffuso oggi. Sempre più spesso i bambini sono senza fratelli o sorelle: tra il 1998 e il 2011 la quota di minori senza fratelli è salita dal 23,8% al 25,7%; i minori con 2 o più fratelli sono calati dal 23,1% al 21,2%; sostanzialmente stabili al 53,1% i bambini con un solo fratello. Allo stesso tempo cambia l'organizzazione in casa e raddoppiano i minori che vivono con un solo genitore: dal 6% del 1998 si è arrivati al 12% del 2011. Si riduce notevolmente, invece, dal 40,5% al 28,7%, la percentuale di minori con padre occupato e madre casalinga: sono quindi di più i bambini con entrambi i genitori che lavorano (41,5%) rispetto a quelli che hanno la madre casalinga. Il dato, riferito ai 12 anni esaminati, ha avuto un netto calo negli ultimi anni segnati dalla crisi economica. A motivare i cambiamenti più macroscopici, secondo l'istituto di statistica, intervengono fattori come il calo della fecondità, il progressivo inserimento delle donne nel mercato del lavoro e l'aumentata instabilità coniugale, che fa crescere il numero di famiglie con un solo genitore.
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E la Lega Nord non rinuncia all'auto blu.

Ancora una volta vien fuori tutta l'ipocrisia dei leghisti, sempre pronti a tuonare contro Roma Ladrona, malgrado abbiano trascorso 8 degli ultimi 10 anni comodamente appollaiati sulle poltrone ministeriali.
Al centro della contesa non solo i 279.000 euro spesi dal presidente Formigoni per l'acquisto di una bmw usata lasciata poi marcire in un garage della regione, ma soprattutto dei 43.000 euro annui di rimborso sostitutivo di cui usufruiscono sette assessori della giunta Formigoni che hanno rinunciato all’auto di servizio con autista: si vantavano di tale rinuncia, ma con il rimborso sostitutivo se ne possono comprare anche due all'anno di auto blu!
PDL, Lega Nord e UDC si sono poste di traverso e la proposta è stata bocciata con 39 voti contrari su 66. Insomma, non gli bastano i 10.000 euro al mese. Certamente è un problema trasversale alla classe politica italiana, ma fa veramente incazzare quelli che, come la Lega Nord, predicano bene e razzolano male.
Già in altre occasioni abbiamo avuto modo di verificare come i politici della Lega Nord negli ultimi anni si siano posta come strenuo baluardo in difesa dei privilegi della Casta.
Nell'ultimo DDL stabilità varato dal governo monti, un emendamento della Lega Nord scippava 150 milioni agli alluvionati per destinarlo alla famosa "legge mancia", quella attraverso cui i deputati della commissione bilancio distribuiscono soldi, bende e prebende nei rispettivi collegi elettorali, compresi i lauti finanziamenti alla scuola privata paritetica gestita dalla moglie di Bossi.
Ma anche il ripristino della maxi-diaria per le missioni dei parlamentari è frutto dell'impegno parlamentare della Lega Nord.
Se avete la pazienza e lo stomaco di ascoltarli, potete ritrovare le stesse argomentazioni in difesa della casta, direttamente dalle parole di questi imbroglioni con la camicia verde: l'audio degli interventi nel consiglio regionale lombardo in difesa di questo privilegio, li potete ascoltare scaricando l'audio della seduta del 15 novembre (156 MB), a partire dal minuto 1:19:34

“La Russia è sull’orlo di una guerra nucleare”

Il capo di Stato Maggiore di Mosca lancia l’allarme

La Russia sta perdendo il suo ruolo geopolitico. Il nemico è alle porte, e questo preoccupa. Nel silenzio, la Nato sta stringendo patti ed accordi con tutti i paesi già membri del blocco del patto di Varsavia. Il capo di Stato Maggiore russo Nikolai Makarov ieri ha presentato la nuova versione della politica militare russa in un’audizione presso la Camera Pubblica Russa, un’istituzione consultiva della Duma – l’organo legislativo di Mosca.

LA RUSSIA HA PAURA – Preoccupa il gigante asiatico la politica espansionistica della Nato; recentemente l’Alleanza Atlantica ha proposto l’ingresso nel patto militare all’Ucraina e alla Georgia, già membri del patto di Varsavia e naturalmente sotto l’influenza sovietica. La situazione, pensano le autorità di Mosca, è sul punto di precipitare. “Se guardiamo cosa sta accadendo ai nostri confini”, dice Makarov, “è chiaro che il rischio di trascinare la Russia in una serie di conflitti regionali è salito in maniera sensibile. E a certe condizioni”, continua il generale, “conflitti regionali e locali potrebbero diventare una guerra aperta con ampio uso di armi nucleari”, ha detto il capo di Stato maggiore. Come è successo in Georgia, appunto, o in Cecenia, o per la crisi ucraina del gas: il desiderio dei paesi ex sovietici di riconnettersi al mondo occidentale fa sentire la Russia accerchiata in casa sua. E’ per questo che, con tali motivazioni, Mosca sta radicalmente cambiando la sua politica degli armamenti: complice anche la carenza di effettivi reclutabili -”la Russia non ha più giovani in età di reclutamento, siamo nel bel mezzo di una crisi demografica: è un problema molto serio”, ha detto Makarov – il piano è quello di fortificarsi. Di diventare una fortezza.

NUOVI ARMAMENTI – Ovviamente non è più tempo di mura fortificate. Il piano è quello di aumentare le proprie difese, le proprie armi di contromisura. Sono già state commissionate alla Almaz-Antey, gigante delle armi russe, due sistemi di difesa a missili S-500, che dovranno essere pronti “entro due anni”; parliamo di sistemi d’arma che colpiscono a 500 km; il governo li ha commissionati “in grado di intercettare missili balistici e missili cruise ipersonici”. Accanto alla politica del riarmo ripartirà anche la politica degli accordi, ovvero il trattato START fra gli Stati Uniti e la Russia per la riduzione strategica degli armamenti stabili. E’ stato appena firmato da Barack Obama e Dimitri Medvedev una nuova versione dello Start che è ben più soddisfacente, dice il Capo di Stato Maggiore, rispetto a quello finora in vigore.

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http://www.giornalettismo.com/archives/169789/la-russia-e-sullorlo-di-una-guerra-nucleare/

C’è della ganja in Danimarca. Libera

La droga verrebbe venduta tramite una rete di negozi dello stato a Copenaghen

La marijuana potrebbe presto essere legalizzata a Copenaghen, dopo che la città ha votato in massa a favore di uno schema che prevede la vendita della droga attraverso una rete di statale negozi e caffè.

LA PRIMA - Lo schema, se approvato dal parlamento danese all’inizio del prossimo anno, potrebbe renderebbe Copenhagen la prima a legalizzare pienamente la marijuana, piuttosto che semplicemente tollerarne il consumo. La droga viene già venduta apertamente nelle strade di Christiania, in una “zona franca” auto-proclamatasi nel centro della città, nonostante la chiusura dei coffee shop in stile Amsterdam nei dintorni nel 2004. In realtà, anche in questa zona, la marijuana non è mai stata ufficialmente depenalizzata e i consumatori fermati, in possesso di anche minime quantità, rischiano multe fino a 520 euro. Mikkel Warming, il responsabile in carica agli affari sociali al consiglio comunale di Copenhagen, ha spiegato: “Stiamo pensando a 30/40 punti di vendita al pubblico, dove i responsabili non sono interessati alla vendita in sé, ma più al consumatore. Da chi è meglio che i giovani acquistino marijuana? Da uno spacciatore che li vuole sfruttare di più, portandoli poi a comprare droghe pesanti, o da un funzionario pubblico?”.

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http://www.giornalettismo.com/archives/169997/ce-della-ganja-in-danimarca-libera/

TUMORI: IPERTENSIONE AUMENTA RISCHIO SVILUPPO CANCRO

(ASCA) - Roma, 18 nov - L'ipertensione e' associata a un maggior rischio cancro, e nell'uomo il pericolo aumenta fino al 20%. Ad affermarlo sono gli studiosi del King's College London (Gran Bretagna) che ne hanno presentato i risultati durante lo European Multidisciplinary Cancer Congress 2011 tenutosi a Stoccolma (Svezia). Gli esperti hanno monitorato, per 12 anni, lo stato di salute di 577.799 partecipanti rilevando che la pressione alta era associata a un maggior rischio di sviluppare una forma di cancro. Nello specifico e' emerso che, rispetto agli altri, gli uomini che soffrivano di ipertensione avevano una probabilita' superiore del 10-20% di incorrere in un tumore della pelle, al polmone, alla vescica, al rene e al colon-retto. Nelle donne, invece, un'elevata pressione arteriosa aumentava il pericolo di sviluppare il melanoma, il cancro al pancreas, al fegato e alla cervice uterina.

BERLUSCONI: INIZIO SETTIMANA AD ALTA DENSITA' GIUDIZIARIA PER EX PREMIER (IL PUNTO)

(ASCA) - Milano, 18 nov - Inizio di prossima settimana ad alta densita' giudiziaria per Silvio Berlusconi. I processi penali avviati a Milano che riguardano direttamente o indirettamente l'ex presidente del consiglio riprenderanno infatti quasi tutti in contemporanea, con un calendario di udienze che si fa particolarmente fitto nei giorni di lunedi', martedi' e mercoledi' e che, alla luce delle dimissioni del Cavaliere da capo dell'esecutivo, potrebbe anche subire una decisa accelerazione nelle settimane successive. E' questa la conseguenza della crisi di governo: Berlusconi resta parlamentare del Pdl, ma una volta decaduto lo status di presidente del consiglio per lui sara' molto piu' difficile chiedere il rinvio dell'udienza per un eventuale legittimoimpedimento. Questo non significa certamente che il Cavaliere sara' obbligato a essere presente in Tribunale a ogni singola udienza. Tocchera' a lui, anche sulla base della strategia processuale messa a punto insieme al suo pool di legali, decidere di volta in volta se presentarsi o meno in aula. Ma di certo la tattica che ha caratterizzato gran parte del cammino dei suoi processi, quella del chiedere rinvio per legittimo impedimento istituzionale dell'imputato, finisce in soffitta. Il primo appuntamento processuale nell'agenda di Berlusconi e' fissato per il tardo pomeriggio di lunedi' con l'udienza del cosiddetto processo sui diritti televisivi: i vertici di Mediaset (insieme al Cavaliere, che deve rispondere di frode fiscale, sul banco degli imputati c'e' anche Fedele Confaloneri e alcuni ex-dirigenti del gruppo di Cologno Monzese) sono accusati dai pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro di aver 'gonfiato', attraverso un complicato meccanismo di societa' di intermediazione, i prezzi dei diritti televisivi acquistati dalle major statunitensi per creare fondi neri ed evadere cosi' il fisco italiano. Sempre lunedi', ma in mattinata, si alza invece il sipario sulla prima udienza del cosiddetto procedimento Ruby-bis, il filone processuale a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, tutti accusati di aver favorito e indotto alla prostituzione 32 ragazze maggiorenni e due minorenni (tra cui la stessa Ruby-Karima). La vicenda e' quella dei presunti festini a luci rosse organizzati ad Arcore, ma il filone e' diverso da quello che si celebra a carico dell'ex presidente del consiglio. Per lui, accusato di concussione e prostituzione minorile, il processo con rito abbreviato riprendera' due giorni dopo, mercoledi' 23 novembre. Martedi' 22, nel tardo pomeriggio, e' invece in calendario un'altra udienza del processo sui diritti televisivi, dedicata all'esame di un testimone da sentire in rogatoria da Los Angeles.
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IRAN/NUCLEARE: FARNESINA SOSTIENE RISOLUZIONE AIEA

(ASCA) - Roma, 18 nov - Pieno sostegno e condivisione dei contenuti della risoluzione adottata dal Consiglio dei Governatori dell'AIEA sono stati oggi espressi dal ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi. ''Siamo fortemente preoccupati per gli sviluppi del programmanucleare iraniano e per i suoi effetti destabilizzanti sul piano internazionale'', ha aggiunto Terzi in una nota diffusa dalla Farnesina. ''L'Italia ha sempre sostenuto le iniziative di dialogo dell'Unione Europea con l'Iran e a tali iniziative ha offerto il proprio rilevante e costruttivo contributo. E' d'altra parte giunto il momento di intensificare la pressione sull'Iran anche con ulteriori misure di carattere sanzionatorio onde indurlo ad un comportamento costruttivo con la comunita' internazionale. L'Italia e' pronta a sostenere l'adozione di tali misure a livello europeo in occasione del Consiglio Affari Esteri che si terra' a Bruxelles il prossimo 1* dicembre'', ha concluso Terzi.

SALUTE: SINDROME CUORE INFRANTO ESISTE, DONNE 9 VOLTE PIU' PREDISPOSTE

(ASCA) - Roma, 18 nov - La ''sindrome da cuore infranto'' esiste davvero e le donne sono fino a 9 volte piu' predisposte a soffrirne, con un picco di rischio maggiore al di sopra dei 55 anni. Lo ha spiegato all'American Heart Association Scientific Sessions di Orlando (Stati Uniti) Abhishek Deshmukh dell'Universita' dell'Arkansas (Little Rock, Usa), che ha rilevato 6.229 casi nel solo 2007. Fra questi, solo 671 riguardavano uomini. Questo disturbo - noto anche come cardiomiopatia da stress o di tako-tsubo - colpisce dopo un forte shock, come la morte di un coniuge o la vincita a una lotteria. Corrisponde a una scarica di adrenalina e di altri ormoni dello stress che causa il rigonfiamento improvviso e il malfunzionamento della principale area del cuore responsabile del pompaggio del sangue, provocando i cambiamenti del ritmo cardiaco e delle sostanze presenti nel sangue tipici di un attacco di cuore.

Per l’Ue l’acqua non fa bene

Ridicolizzata una nuova regola arrivata dopo tre anni di gestazione L’Unione Europea viene ridicolizzata internazionalmente per aver studiato tre anni una nuova policy secondo la quale l’acqua non può essere venduta come sana.

INCREDIBILE MA VERO - In una sentenza, a cui è difficile dare credito, un gruppo di esperti ha praticamente contraddetto la norma comune secondo la quale il consumo regolare di acqua è il modo migliore per reidratare il corpo. Il bizzarro diktat partorito a Bruxelles ha implicazioni di vasta portata per gli Stati membri: l’acqua venduta in Europa non potrà pubblicizzare di proteggere contro la disidratazione. Qualsiasi produttore che violi questo ordine, firmato dal presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso, potrebbe essere incarcerato per un massimo di due anni. Ci sono voluti ben 21 scienziati a lavoro in un’analisi lunga tre anni che hanno studiato il legame tra l’acqua e la disidratazione per giungere a questa loro straordinaria conclusione.

OLTRE LA PARODIA – La decisione presa l’altro giorno dal panel dell’European Food Safety Authority sui Prodotti Dietetici, l’Alimentazione e le Allergie è stata etichettata come “al di là della parodia”. Paul Nuttall, il vicecapo dell’Ukip – partito libertario, non razzista che chiede il ritiro della Gran Bretagna dall’Unione Europea – che presiede al Comitato di Salute Pubblica del Parlamento europeo, ha dichiarato: “Ho dovuto leggere questa novità quattro o cinque volte prima di crederci. È un perfetto esempio di come L’Unione Europea dia il meglio di sé per far sembrare normali le leggi più assurde”. L’eurodeputato conservatore Roger Helmer ha dichiarato: “L’euro è in situazione critica, l’Unione Europea sta cadendo a pezzi, eppure eccoli qui, ben pagati, i funzionari cercano di negarci il diritto di dire ciò che è palesemente vero. Se mai ci fosse un episodio che dimostra la follia del grande progetto europeo, allora è questo”.

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