lunedì 28 febbraio 2011

Prove tecniche dell'inesistenza di dio...

Adesso basta!

Gheddafi: “Gli Usa vogliono occuparci”

Il colonnello parla sui media occidentali. E ne ha per tutti

‘Forse gli Usa vogliono occuparci: lo ha detto Muammar Gheddafi in una intervista alla Abc, la Bbc e il Sunday Times.

MANIFESTANTI E DROGA - Il colonnello ha parlato davanti a un gruppo di giornalisti, dicendo la sua sull’attuale situazione in Libia: “Ho dato ordine ai miei sostenitori di non rispondere al fuoco” degli insorti, che sono in possesso di armi trafugate, ha dichiarato a Jeremy Bowen della Bbc. Il leader libico ha ribadito che i manifestanti sono sotto l’effetto di droghefornite da al-Qaeda. Il presidente Usa Barack Obama e’ ‘una brava persona’ ma e’ stato probabilmente ‘disinformato’, ha quindi detto il Rais, aggiungendo che ‘le dichiarazioni che gli sono state attribuite forse sono state fatte da qualcun altro… L’America non e’ la polizia internazionale del mondo’. Il colonnello ha poi aggiunto che non ha alcuna intenzione di lasciare il proprio paese, e ha detto che “i veri libici non manifestano”. Gheddafi ha poi chiesto a Cameron di mostrare le prove dei suoi fondi segreti. Il così detto ‘gas mostarda’ di cui il colonnello libico Muammar Gheddafi sarebbe in possesso “è un’arma terribile”, ha poi detto il leader libico, precisando che nessuno mai lo userebbe come arma chimica contro il nemico, peggio ancora contro la propria gente.

BENGASI E TRIPOLI – Intanto a Misurata proseguono i combattimenti anche se in serata la citta’ sembra tornata completamente sotto il controllo degli insorti. Un elicottero governativo e’ stato abbattuto nei pressi di Misurata e cinque membri dell’equipaggio sono stati catturati. Un’offensiva verso Tripoli ‘per liberare i nostri fratelli, ancora schiavi di quel cane di Gheddafi’, come ha detto con tono di sfida il colonnello Ahmad Belker, parlando oggi nella sua caserma, a cui e’ stato dato nei giorni scorsi un nuovo nome: ‘Libia libera’. ‘Presto avrete nostre notizie: le nostre armi sono a disposizione del popolo. Abbiamo tutti lo stesso obiettivo: liberarci di Gheddafi, sottoporlo ad un giusto processo e condannarlo a morte’, dice ancora il colonnello Belker, mostrando sicurezza, ma intorno a lui, tra i suoi uomini, la tensione e’ palpabile. Cosi’ come nella base aerea di Benina, alle porte della citta’; la stessa dove sono atterrati gli aerei con i piloti che si sono uniti ai ribelli. Uno di loro, il colonnello Mahmud Salah, parlando con l’ANSA oggi, alla domanda se quel giorno avesse avuto ordine di bombardare la folla a Bengasi non ha avuto esitazioni: ‘si’, ha risposto secco. E poi, come un fiume in piena, ha affermato di avere ‘gli stessi sentimenti del popolo, contro il regime, contro la corruzione’. Certo – aggiunge con pudore – disertare e’ stata un decisione difficile, ma inevitabile…’, quasi non finisce la frase che un ufficiale viene a richiamarlo, dicendo: ‘Dobbiamo andare, abbiamo da fare, i comandanti hanno detto di non parlare con la stampa’.

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http://www.giornalettismo.com/archives/115795/gheddafi-gli-usa-vogliono-occuparci/

NAPOLITANO MINACCIA LA CRISI ...

Mangiar sano? Vorrei ma non posso…

mangiar sano vorrei ma non posso 1025 Mangiar sano? Vorrei ma non posso...

Vorrei ma non posso. Questa sembra essere la posizione degli italiani in tema di alimentazione corretta. Secondo quanto emerso dal primo rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari, quasi quattro italiani su dieci (il 37%) vorrebbero mangiare più sano ma non ci riescono, complici le tentazioni della tavola, il fast food e i cibi precotti o in scatola che tentano anche i più virtuosi.

Il rapporto evidenzia i comportamenti contraddittori degli italiani nel loro rapporto con il cibo: si recano infatti presso i fast-food ben il 27 per cento di acquirenti abituali di prodotti del commercio equo e solidale, il 26,7 per cento degli acquirenti abituali di frutta e verdura da agricoltura biologica, il 22,6 per cento degli acquirenti di prodotti a denominazione di origine (Dop e Igp), ed il 21,6 per cento di coloro che acquistano direttamente dal produttore.

Inoltre, tra le persone che dichiarano di acquistare regolarmente prodotti Dop, Igp, abitudine che denota grande attenzione alla qualità, una quota non lontana da un terzo acquista con regolarità anche cibi precotti, addirittura ben più di due terzi acquista regolarmente scatolame mentre tra coloro che acquistano abitualmente prodotti dell’agricoltura biologica, circa tre quarti compra anche surgelati e circa due terzi anche scatolame.

Il 34 per cento degli italiani sostiene che la propria alimentazione dipende in via prioritaria da caratteristiche e scelte soggettive, il 30,4 per cento dalla tradizione familiare e poco meno del 19 per cento da quello che si può permettere, tenuto conto del reddito e dei prezzi.

A cosa possono essere fatte risalire, dunque, le contraddittorie abitudini alimentari degli italiani? Secondo la Coldiretti, “la ‘confusione’ alimentare è il prezzo che si paga agli effetti della globalizzazione che ha portato sulle tavole degli italiani prodotti e modelli di consumo da ogni parte del parte del mondo”.

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http://informarexresistere.fr/mangiar-sano-vorrei-ma-non-posso.html

I CONSIGLI DI MAMMA ROSA,IN ODORE DI SANTITÀ. FORSE SIGNORINI NE SCRIVERÀ UN LIBRO, PREFAZIONE DI FERRARA. SILVIO E ROSA.

craxi berlusconi lang 300x227 I CONSIGLI DI MAMMA ROSA,IN ODORE DI SANTITÀ. FORSE SIGNORINI NE SCRIVERÀ UN LIBRO, PREFAZIONE DI FERRARA. SILVIO E ROSA.
Oggi è domenica metto la fotina di due amici che hanno condiviso gli ideali, i consigli di mamma Rosa no, ma uno non ne aveva bisogno.
Silvio ieri: Quando ero piccolo mi disse: farai strada ma attento ai magistrati.
Lungimirante la mammina in odore di santità, sicuramente avrà aggiunto di stare attento ai portinai, guardie notturne, polizia e carabinieri. Finanzieri e guardie giurate, insomma di guardarsi da chiunque rappresenti una autorità e difenda la proprietà privata.
Infatti la villa della marchesina Casati l’ha rubata con la truffa stando alla larga da da tutte le categorie pericolose ed abbracciato a Previti.
Mangano l’ha assunto quando ha verificato che aveva sì la pistola, ma non era nè poliziotto nè carabiniere. Era picciotto di grado.
Ieri ha fatto il solito giro delirante del sabato, ha indossato magliette diverse dai repubblicani ai cristiano-riformisti.
Quello che dice, ogni fine settimana, conta molto di più di quello che dice durante la settimana.
E’ lì che ci da la misura di quanto tenga alla costituzione ed alla democrazia, è dai particolari che da la misura di quanto è falso e fascista.
Ieri ha riscoperto la famiglia ed i gay ed ha fatto una dichiarazione sulla scuola pubblica oscurantista della peggior specie. E’ andato talmente indietro nel tempo che per difendere la famiglia è tornato al Papa Borgia, difensore della famiglia pure lui con figli al seguito e tenutario di tutti i postriboli di Roma.
Un suo predecessore, diciamo.
Ho sempre pensato che la riforma della scuola voluta dalla destra e fatta presentare dalla Gelmini, l’unica che non capendo niente è in grado di dire di tutto, fosse la demolizione della scuola pubblica ieri ne ha fornito la prova.
Di prove delle sue malefatte ne fornisce parecchie, oltre che delinquente è pure megalomane e se non si vanta delle sue malefatte non è soddisfatto.
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poveri del mondo visti dall’alto. Sono loro a pagare il nostro benessere

RAPPORTO SOCIAL WATCH. Se fossero stati una banca, da tempo non sarebbero più poveri. E’ l’annotazione sarcastica della relazione della Rete che rappresenta oltre 400 Ong. Non solo hanno subito le conseguenze della crisi finanziaria perdendo il lavoro, i risparmi e persino la casa, ma si sono trovati anche a dover pagare i salvataggi delle banche con l’aumento delle tasse e la riduzione dei salari
poverta01g 150x150 I poveri del mondo visti dallalto. Sono loro a pagare il nostro benessere
ROMA – “Se i poveri fossero una banca, sarebbero stati salvati”. Due anni dopo il tracollo finanziario di Wall Street, è questa la sarcastica conclusione a cui giunge l’ultimo rapporto di Social Watch(la rete di oltre 400 ong - tra cui Oxfam ,Amnesty , Campagna per la riforma della banca mondiale e Wwf - presenti in 62 Paesi) intitolato “Dopo la caduta” presentato oggi in Italia. “È dal 2000 che si sente parlare di Obiettivi di sviluppo del millennio (Osm). Basterebbero circa 100 miliardi di dollari l’anno per conseguirli e dimezzare entro quattro anni la percentuale di popolazione che viveva sotto la soglia della povertà nel 1990, ma non si trovano. Per salvare le banche dal fallimento invece sono stati sborsati migliaia di miliardi di dollari”, commenta il portavoce italiano di Social Watch, Jason Nardi.
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Affittopoli a Milano, la Procura indaga per truffa aggravata e abuso d'ufficio

Di Pietro: la compagna di Pisapia chiarisca.

Di Pietro oggi al Pio Albergo Trivulzio

MILANO - La Procura di Milano intende far luce sulla vicenda degli appartamenti concessi in affitto a prezzi di favore a cosiddetti vip. Il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e il pm Maurizio Romanelli hanno aperto un fascicolo per truffa aggravata e abuso d'ufficio, per ora a carico di ignoti. L'affittopoli milanese è esplosa nei giorni scorsi al Pio Albergo Trivulzio e poi si è allargata ad altri enti pubblici della città, dopo un esposto presentato al Palazzo di Giustizia.
Gli inquirenti puntano a fare chiarezza non soltanto sui contratti d'affitto del Pio Albergo Trivulzio, il cui elenco è stato consegnato nei giorni scorsi alla Commissione Casa e Demanio del Comune, ma anche su quelli di alcuni immobili ceduti in locazione dalla Fondazione Policlinico, o assegnati dall'Aler (l'azienda milanese che si occupa di edilizia popolare) e dall'azienda servizi alla persona Golgi-Radaelli. I pm si sono messi in contatto con la Procura della Corte dei Conti, che nelle scorse settimane ha avviato un'indagine per verificare eventuali profili di danno all'erario.
Nella lista degli oltre mille immobili della Baggina affittati a canoni di favore sono spuntati i nomi di molti inquilini vip, come Carla Fracci, il direttore generale del Milan Ariedo Braida e Piero Testoni, parlamentare del Pdl e nipote del presidente emerito Francesco Cossiga. Nella lista del Policlinico, tra gli altri, figurava l'ex assessore regionale lombardo Pier Gianni Prosperini, finito in carcere alla fine del 2009 per tangenti (con pena poi patteggiata), che per tre cespiti di 700 metri quadrati a Vernate, nel Milanese, paga un affitto di meno di mille euro al mese.
Oggi, a 19 anni di distanza dall'arresto di Mario Chiesa, allora presidente del Pio Albergo Trivulzio, Antonio Di Pietro, si è presentato davanti al Pat per un presidio di protesta. L'ex pm di Mani Pulite ha fatto riferimento anche alla compagna del candidato per il centro-sinistra milanese, Giuliano Pisapia, la giornalista Cinzia Sasso, che compariva nell'elenco degli inquilini della Baggina. «Deve dare le sue giustificazioni come tutti gli altri», ha detto Di Pietro.

Svendopoli, alla Garbatella appartamenti a 30 mila euro per 45 metri quadri

La Garbatella
di Claudio Marincola

ROMA - Garbatella, il quartiere dei “Cesaroni”, la città giardino gemellata con Belville a Parigi. Un modello da imitare per vivibilità e qualità della vita. Un’abitazione di 45 mq al prezzo di mercato supererebbe oggi i 200 mila euro, (a tenersi bassi). L’Ater le sta vendendo a 30 mila euro, prezzo fissato in base alla legge 42 del ’91 e alla legge 560 del ’93. Come spiegare questa “svendita”. Tempi lunghi, vincoli ambientali per le abitazioni che hanno più di 50 anni, istanze ferme da anni. Situazioni che cambiano da pianerottolo a pianerottolo. Perché se è vero che in molti casi si tratta di privilegi inaccettabili, c’è anche chi oggi acquista e lo fa in virtù di un diritto maturato più di vent’anni fa.
E l’Ater, l’azienda territoriale per l’edilizia residenziale, come lo spiega?
Non lo spiega. O meglio tira in causa le lentezze dell’Agenzia del Territorio nella valutazione degli immobili, nei pareri espressi dai Beni Ambientali etc, etc.
L’ex Iacp nato più di un secolo fa per rispondere alla pianificazione del welfare abitativo, oggi rischia di trasformarsi in un’“agenzia immobiale” che svende il suo patrimonio: 21mila alloggi da vendere. Ma sempre a ritmi di lumaca.
Con un grande sforzo, l’azienda di Lungotevere Tor di Nona, è riuscita nel 2010 a sbrigare 1400 pratiche sulle 6000 pratiche avviate. Dentro c’è tutto: le case popolare di Tiburtina, Torre Spaccata, Laurentina 38 ma anche quelle più pregiate e appetibili di Piazza Melozzo da Forlì. Con un caso limite: data l’eta dei quartieri, le abitazioni del Laurentino 38, occupate realmente da famiglie che rientrano nei requisiti, potrebbero costare molto più di quelle di Prati. Ci sono poi situazioni come quella di Testaccio dove abitazioni di 60 metri quadrati (in via Torricelli) sono state vendute a poco più di 38mila euro, e sempre al termine di laboriose pratiche di acquisizione.
E’ la giungla dell’Ater. Diritti acquisiti e non ancora esercitati. Canoni irrisori (la media è di 112 euro al mese), inquilini a volte troppo anziani e ormai demotivati all’acquisto sia pure a prezzi stracciati, come accade in periferia. In questo marasma si inseriscono gli speculatori, le occupazioni, gli abusi. Un danno per tutti. Soprattutto per l’azienda stessa, impossibilitata a pianificare nuovi piani di edilizia residenziale pubblica (Erp) e con un bilancio sempre tendente al rosso.

Libia, Usa posizionano forze armate «Porre fine al regime di Gheddafi»

Tripoli: se ci attaccano, migliaia di morti. Usa: nessuna soluzione è esclusa se continuano violenze. Ue vara sanzioni.

Un uomo esulta davanti alle barricate a Zawiya (foto Ben Curtis - Ap)

ROMA - Nel giorno in cui Muammar Gheddafi sfida l'Onu affermando che la risoluzione votata due giorni fa è «nulla» e «non ha alcun valore», gli Stati Uniti hanno fatto scattare il riposizionamento delle loro forze armate, navali e aeree, attorno all'area della Libia: lo ha annunciato uno dei portavoce della Difesa americana, David Lapan. La decisione del Pentagono, ha spiegato Lapan, è una conseguenza dell'intensificarsi della richiesta da parte della comunità internazionale di porre fine al regime di Gheddafi, in carica da molti decenni. «I nostri strateghi sono al lavoro - ha aggiunto Lapan - e sul campo abbiamo molti piani per far fronte all'emergenza. Così può essere detto che in quest'ambito stiamo riposizionando le nostre forze navali e aeree per essere capaci di fornire opzioni e flessibilità, una volta che le decisioni sono state prese».
Clinton: nessuna azione militare imminente. «Non c'è nessuna azione militare imminente che coinvolga forze navali americane» ha detto Hillary Clinton rispondendo ad una domanda riguardo al riposizionamento di forze navali e aeree Usa nei pressi della Libia. «Come voi sapete vi sono forze navali Usa in tutto il Mediterraneo in basi Nato e di Paesi ospitanti - ha detto il segretario di Stato - Noi crediamo che ci sarà bisogno di un sostegno ad un intervento umanitario e, sfortunatamente, di soccorso, visto che vi sono migliaia di tunisini che stanno cercando di lasciare la Tunisia».
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Tarantini e la sinistra: “Così li ho conquistati”

Scandalo sanità in Puglia, Gianpaolo Tarantini rivela come ha agganciato la corte di D'Alema. Nei verbali dell'inchiesta i racconti delle cene e delle gite in barca per aggraziarsi l'ex ministro degli Esteri

Nei piani di Gianpi Tarantini non c’era soltanto il premier Silvio Berlusconi. C’era anche l’ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema. L’obiettivo: essere “accreditato”. È il 4 settembre 2009 quando, dinanzi alla pm Desirè di Geronimo, Tarantini racconta lo scopo della cena organizzata al ristorante “La Pignata” di Bari: “Invitare i primi dirigenti delle Asl, i primari e fare bella figura, facendo vedere che c’era il presidente D’Alema. Non era la finalità di finanziare un partito, non me ne fregava niente (…). Quando vuoi fare bella figura con i primari, i dirigenti di una Asl, inviti il ministro degli Esteri, sei un po’ più accreditato”.
D’Alema ha sempre dichiarato di aver incontrato Tarantini senza sapere chi fosse. Ma la versione dell’ex ministro degli esteri deve fare i conti con quella di Tarantini che più volte nell’interrogatorio, ribadisce di aver frequentato un intimo amico di D’Alema, Roberto de Santis. E oltre l’incontro in barca a Ponza, Gianpi, riferisce di un ulteriore week end con D’Alema, nel Salento. E l’idea della cena, spiega Tarantini, nasce proprio dai precedenti incontri con D’Alema: “Avendo fatto quel viaggio con D’Alema… nel 2007… speravo che l’amicizia con de Santis potesse giovarmi, anche presentandomi qualche esponente del Pd, il vantaggio era quello…. L’idea è nata perché volevo sponsorizzare il Pd e fare bella figura con dirigenti e primari, esclusivamente quello. Per essere accreditato”. “Lavorare nell’ambito della Sanità?”, domanda il pm. “Sì, certo”, risponde lui. Sebbene gli affari di Tarantini nel settore protesi, comunque, procedessero bene, Gianpi cerca comunque una sponda nel Pd. L’appoggio politico può risultare utile per contrastare l’ascesa delle aziende concorrenti: quelle dei figli di Tedesco. Ed ecco che il peso del conflitto d’interessi nella sanità pugliese, anche da questo verbale, emerge con chiarezza: “Se sei il figlio di un politico…!”, dice Tarantini alla pm, “hai qualcosa in più (…) Ti presenti come Carlo o Giuseppe Tedesco, era un’imposizione, credo!”.
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Primarie a Torino, stravince Piero. E il Pd incassa l’80% dei voti totali

L'ex ministro della Giustizia si guadagna il ruolo di candidato sindaco del centrosinistra con oltre il 50% dei voti. In totale oltre 50mila persone si sono recate alle urne. Soddisfazione anche per il perdente Davide Gariglio: "Ora ripartiamo da qui"

A Torino tutti cantano vittoria. Canta vittoria Piero Fassino, che con il 55,28% dei voti ha battuto il suo principale rivale Davide Gariglio, il quale, a sua volta, ha ottenuto una percentuale definita buona dai suoi sostenitori (27,39%) e pensa di aver posto delle questioni essenziali. Ma soprattutto canta vittoria il Pd che ha messo insieme, tra i due candidati, l’80% dei voti. Vince il popolo degli elettori della coalizione, 53.185 accorse nelle sedi, nelle bocciofile, nei gazebo per scegliere (pagando due euro). Più dei voti raccolti durante le primarie per eleggere il segretario nazionale, circa 39mila, pochi meno di quelli che portarono alle scelta di Romano Prodi, quasi 58mila. Questa, in numeri, la sintesi delle primarie del centro-sinistra nel capoluogo piemontese dove l’ex segretario dei Ds sembra essere tornata l’armonia all’insegna di un motto: “Ora tutti uniti verso le elezioni”.

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/28/primarie-a-torino-stravince-piero-e-il-pd-incassa-l80-dei-voti-totali/94338/

B. a Milano: “Ne ho piene le scatole, ma non posso smettere di fare politica”

"IL 49% DEGLI ITALIANI MI DETESTA"

Atteso per l'udienza Mediaset, il premier dichiarato contumace: i legali non hanno chiesto il legittimo impedimento. Il processo è stato rinviato all'11 aprile. Ghedini: "Verosimile che Berlusconi sarà in aula". Intanto, il Cavaliere oggi è a Milano. Prima a palazzo Reale e poi in Confcommercio. Stasera allo stadio per Milan-Napoli: "Batteremo il Sud"

“Il 51% degli italiani mi stima, gli altri mi detestano”. Silvio Berlusconi riconosce di aver subìto un crollo di consensi, anche se i sondaggi parlano di ben altri numeri (per Mannheimer appena il 26% oggi confermerebbe il Cavaliere premier). E sa che la direzione è inevitabilmente verso il basso. “Sono deciso ad andare avanti – ha aggiunto – perché non voglio avere il giudizio negativo del 100% degli italiani”. All’Unione dei commercianti di Milano Berlusconi è apparso decisamente provato. Un incontro con i responsabili territoriali organizzato da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, per la prima volta “chiuso” nell’aula del consiglio e attorniato da ministri e sottosegretari. I fedelissimi. Da Paolo Bonaiuti a Michela Vittoria Brambilla. Poi Daniela Santanchè, Ignazio La Russa, Antonio Fazio, Paolo Romani, Mariastella Gelmini. Tutti seduti sui banchetti in emiciclo, ordinati e composti a rispondere alle domande dei rappresentanti dei commercianti. I pochi cui è stato riconosciuto il privilegio di entrare in sala. Tutti gli altri, per quanto registrati e controllati da uno strettissimo cordone di sicurezza tra Carabinieri e Polizia, relegati in un’aula davanti a un megaschermo.

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/28/b-a-milano-tra-incontri-politici-e-congressi-si-dimentica-di-presentarsi-in-tribunale/94350/

LIBIA - Radio Libia Libera

Quando Bengasi e' caduta in mano all'opposizione una settimana fa, Saleh Zayani - un ingegnere del suono che per due decenni ha trasmesso i messaggi del regime di Muhammar Gheddafi - ha preso due mixer ed un microfono ed e' partito per la sede della sua emittente radiofonica. Non ha trovato nessuno che avesse il coraggio di accompagnarlo, cosi' si e' fatto scortare da una guardia armata.
"Questa e' la Libia libera e Tripoli e' la nostra capitale", ha proclamato dai microfoni della radio il 21 febbraio alle due del pomeriggio. Da allora Radio Libia Libera trasmette ininterrottamente.
Un po' per volta altre persone si sono unite a Zayani ed ora un gruppo di venti persone di cui fanno parte ingegneri e rivoluzionari fa funzionare l'emittente. La radio trasmette continuativamente e raggiunge Tripoli e Zawiyah ed il messaggio che trasmette - sottolinea Zayani - e' importante quanto lo sono le forze inviate a Tripoli per sostenere la rivolta.
Quando spiega cosa lo abbia spinto ad uscire allo scoperto, Zayani parla "del sangue" che ha visto: "Li ho visti uccidere la gente. Ho visto gente che conoscevo che veniva uccisa". E ora, per la prima volta in tanti decenni, spiega di sentirsi libero: "Mi sento libero. Per 41 anni siamo stati prigionieri".
Fu proprio a Radio Bengasi che un giovane ufficiale di nome Muhammar Gheddafi annuncio' il primo settembre 1969 l'avvenuto rovesciamento del monarca libico. Gheddafi prese il controllo della stazione radio ed ordino' ad un tecnico di aprire le trasmissioni con versi del Corano e poi annuncio': "Da questo momento, la Libia e' una repubblica libera e sovrana".

L’accesso ai medicinali di primaria importanza

Una sfida globale

L'accesso ai medicinali di primaria importanza

Un elemento qualificante dei sistemi sanitari è rappresentato dalla maggiore o minore capacità degli stessi di assicurare l’accesso ai farmaci essenziali. Nei paesi in via di sviluppo tale accesso è minato da fattori quali la limitata fornitura di medicinali, il carente sistema di distribuzione sul territorio, l’insufficienza di risorse strutturali ed umane in sanità e l’alto costo dei medicinali in relazione al debole potere d’acquisto della popolazione residente.

La farmaceutica copre il 15-30% della spesa sanitaria nelle nazioni che vedono crescere la domanda di salute di concerto con il livello delle loro economie in transizione. Una forbice piuttosto ampia dal 25% al 66% è quella che troviamo relativamente alla spesa farmaceutica in confronto alla globalità della spesa dei sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo. C’è da dire che molti farmaci sono presenti nei paesi in crescita con percentuali che raggiungono a stento il 15% rispetto al totale delle molecole in uso nel primo mondo, considerando sia i farmaci sotto brevetto che quelli generici.

Bisogna inoltre notare come i paesi del terzo mondo presentino costi fino a 13 volte superiori per quanto riguarda i farmaci “griffati” e fino a 3 volte superiori per i generici rispetto al prezzo di riferimento internazionale. Un ottimo strumento di ausilio al miglioramento delle politiche sanitarie in materia di accesso alle cure primarie è quello dell’adozione di liste di medicinali essenziali, tale strumento diviene fondamentale per assicurare adeguati quantitativi anche in termini di dosaggi differenziati in relazione ai pattern di popolazione. Circa 10 milioni di decessi all’anno potrebbero essere evitati in presenza di interventi sanitari atti ad assicurare il pieno accesso ai farmaci salvavita, questo numero considerevole potrebbe essere ridotto mediante sforzi congiunti nazionali e sovranazionali che mirino ad integrare negli obiettivi di salute primaria l’utilizzo di terapie essenziali alla salvaguardia di standard di salute anche in condizioni di emergenze sociali ed economiche.

Trame e rivolte nel piccolo Gibuti

Le rivolte nel mondo arabo contagiano anche Gibuti, un Paese di piccole dimensioni ma dalla grande importanza strategica nel Corno Africa. L’ennesimo effetto collaterale della scarsa lungimiranza dell’Occidente, sempre pronto a chiudere entrambi gli occhi davanti ai regimi considerati "amici"

Trame e rivolte nel piccolo Gibuti

1. L’8 giugno scorso pareva che sui cieli di Gibuti, piccolo Stato incastonato tra il Corno d'Africa e il Mar Rosso fosse finalmente tornato il sereno. Il governo aveva accettato la mediazione del Qatar per risolvere l'annosa disputa territoriale con l'Eritrea riguardo all’istmo di Ras Dumayra e le alture di Gabla, territori di nessuno ma rivendicati da entrambi 1. Una disputa seguita da vicino da Francia, Stati Uniti, Egitto, Cina e Russia.

Ora, invece, la piccola repubblica deve fare i conti con una rivolta interna sulla falsariga di quelle in corso in tutto il Maghreb, che pur nell'indifferenza dei media sta allarmando non poco le cancellerie straniere.

Il 18 febbraio le strade della capitale sono state teatro di un'imponente manifestazione a cui hanno preso parte circa 30.000 persone 2 per chiedere a gran voce le dimissioni presidente Ismail Gulleh, al potere dal 1999 dopo essere succeduto allo zio Hassan Gouled Aptidon. Proteste proseguite anche nei giorni successivi e che hanno provocato un morto e molti arresti. Alla base della sollevazione c'è il malcontento popolare per le difficili condizioni economiche sofferte, in confronto a quelle sempre più floride di una classe dirigente corrotta e animata da opachi interessi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un emendamento della costituzione, operato dal presidente, che gli consentirebbe di candidarsi per un terzo mandato.

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Il paese dei B.’allocchi

Agli occhi di tutto il mondo siamo sempre di più il paese della pizza, della mafia e dei B.’allocchi. Crediamo anche che una giovane prostituta sia la nipote di Mubarak o la reincarnazione di Tutankamon rinato in Marocco.

Il paese dei B.'allocchi

Le vicende internazionali e gli scandali degli ultimi mesi hanno concentrato l’attenzione su fatti certamente gravissimi ma distraendo da quello che risulta essere un totale fallimento politico.

Berlusconi sembra avere 7 vite come i gatti, le vicende personali e quelle internazionali relative alleamicizie con Putin, Ben Alì, Mubarak e Gheddafilo indeboliscono ma lui resiste abbarbicato al suo posto di potere. Nel frattempo agli occhi di tutto il mondo l’Italia appare come il paese della pizza, della mafia e dei B.’allocchi, (e cioè degli allocchi che credono a tutte le balle di B.) si vorrebbe far credere persino che Ruby è la reincarnazione di Tutankamon in Marocco.

Ricordiamo alcune promesse della sua campagna elettorale: un milione di posti di lavoro in più, una politica di sviluppo e di aiuto alle aziende, risoluzione del conflitto di interessi, meno tasse per tutti, una scossa che rilancerà di nuovo lo sviluppo (forse riferita all’elettroshock che si usava in psichiatria). E ancora:sconfiggerò il cancro, il problema dei rifiuti in Campania sarà risolto in tre giorni, a l’Aquila tutti gli abitanti sono sistemati (per le feste), la crisi non esiste, la crisi non toccherà l’Italia grazie alla classe dirigente più brava del mondo, ecc…

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Il genocidio e gli affari

Genocidio, questa è la parola per descrivere quello che sta accadendo in questi giorni in Libia. Ma a cosa porterà il precipitare della situazione, in un paese forse destinato alla guerra civile, dove il dittatore dichiara la ferma volontà a rimanere al potere fino alla morte. Ovviamente migliaia di morti. Morti che sono sulla coscienza di chi ha venduto le armi ad un feroce e sanguinario tiranno.

Il genocidio e gli affari

Genocidio, questa è la parola per descrivere quello che sta accadendo in questi giorni in Libia, tra l'altro come definire i bombardamenti sui manifestanti contro il regime del Colonnello Gheddafi. Le armi che stanno massacrando la popolazione libica provengono da Russia, Francia, Gran Bretagna e Italia.
Nel 2008 nel "Trattato di cooperazione e amicizia" tra Italia e Libia, all'articolo 20 si legge "Si impegnano altresì ad agevolare la realizzazione di un forte ed ampio partenariato industriale nel settore della Difesa e delle industrie militari".
Dopo i primi morti nelle piazze libiche, la posizione del Governo italiano è stata debole. Rasentando l'indecenza, la prima cosa che è venuta in mente a B. è stata di non volerlo disturbare. D'altra parte cosa ci si può aspettare da chi ha baciato le mani insanguinate del dittatore libico.
Ma a cosa porterà il precipitare della situazione, in un paese forse destinato alla guerra civile, dove il dittatore dichiara la ferma volontà a rimanere al potere fino alla morte.
Ovviamente migliaia di morti.
Morti che sono sulla coscienza di chi ha venduto le armi ad un feroce e sanguinario tiranno. Colpe che ricadono anche sull'Italia, che pur di fare affari ha armato un dittatore scellerato che non esita a bombardare le folle che lo contestano.
Il genocidio continua.

A Siracusa il primo radar anti-migranti prodotto in Israele

A Siracusa il primo radar anti-migranti prodotto in Israele

Il traliccio alto 36 metri è stato installato in tempi record e si attendono le ultime autorizzazioni per accendere il potente radar che darà la caccia alle imbarcazioni dei migranti nel mar Mediterraneo. L’ultimo strumento di vigilanza anti-sbarchi sorge nel cuore di una delle aree più pregevoli della Sicilia sotto il profilo ambientale, paesaggistico ed archeologico, Capo Murro di Porco, all’internodell’area marina “protetta” del Plemmirio diSiracusa. Il radar è stato acquistato dal Comando generale della Guardia di finanza utilizzando un fondo speciale dell’Unione europea per il contrasto dei flussi migratori. Sarà integrato nella nuova Rete di sensori di profondità per la sorveglianza costiera che la Gdf sta attivando nel sud Italia e in Sardegna con scarsa attenzione per l’ambiente, la salute e la difesa dei diritti umani. Come nel caso di Siracusa, le aree dove installare i radar ricadono all’interno di parchi e riserve naturali. E i potenti dispositivi a microonde sono prodotti dalla Elta Systems, società interamente controllata dal colosso industriale militare ed aerospaziale israeliano IAI.

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http://www.agoravox.it/A-Siracusa-il-primo-radar-anti.html

Sit-in di protesta al ministero Romani insiste: 'Stop incentivi'

Associazioni ecologiste e di categoria contro l'annunciata norma che rischia di uccidere la green economy. "A rischio non solo l'ambiente, ma anche migliaia di posti di lavoro". Ma il ministro non cede
di VALERIO GUALERZI

ROMA - Un sit in-conferenza stampa davanti al dicastero dello Sviluppo Economico, un tentativo (fallito) di incontrare il ministro Paolo Romani e un disperato appello al ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo perché prenda finalmente posizione con un'iniziativa forte. Sono queste le ultime carte giocate da associazioni ambientaliste e organizzazioni di categoria per cercare di salvare la neonata "green economy" italiana dalla scure del governo. Questa mattina rappresentanti di Legambiente, Greenpeace, Wwf, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Kyoto Club, Ises, Anev, Aper, Assoenergie futuro e Assosolare si sono date appuntamento davanti al ministero per ribadire le nefaste conseguenze del decreto sulle rinnovabili 1che il consiglio dei ministri si appresta a varare giovedì prossimo.
Un provvedimento che contiene almeno tre punti "killer":
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Io difendo la scuola pubblica Le adesioni, da Vecchioni a Mastrocola

Proteste da politica, sindacati, cittadini dopo l'attacco di Berlusconi alla istruzione pubblica. E Repubblica ha deciso di aprire uno spazio per dare voce ai messaggi di professori, studenti, genitori

di PAOLO GALLORI
"Libertà vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare princìpi che sono il contrario di quelli dei genitori". La frase rivela perfettamente l'idea che Berlusconi ha dell'istruzione, e nessuna smentita o correzione successiva ha potuto sminuire l'attacco alla scuola pubblica. Nessuna meraviglia per le voci di partiti, sindacati, società civile che si sono levate a difendere l'istruzione. E soprattutto dal mondo della scuola che si è sentito insultato e dai cittadini che già da ieri si sono fatti sentire in mille forme.
Per chiunque volesse mandare un messaggio, una foto, un video può farlo a:
Migliaia di loro hanno inviato commenti al nostro sito, che apre una iniziativa ""Io difendo la scuola pubblica perché è di tutti". Un'iniziativa a cui è già pervenuto il sostegno di Roberto Vecchioni, vincitore dell'ultimo Festival di Sanremo, ma stavolta soprattutto professore, assieme a quello di Daria Colombo, anche lei insegnante. E ancora Marco Lodoli, scrittore e docente, e Paola Mastrocola, pure lei scrittrice e docente, che aggiunge: "Io difendo la scuola perché è pubblica". Aderisce Benedetta Tobagi, scrittrice e giornalista. E per difendere la scuola pubblica firmano anche lo scrittore Andrea Camilleri.