Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
lunedì 28 febbraio 2011
Gheddafi: “Gli Usa vogliono occuparci”
Il colonnello parla sui media occidentali. E ne ha per tutti
‘Forse gli Usa vogliono occuparci: lo ha detto Muammar Gheddafi in una intervista alla Abc, la Bbc e il Sunday Times.
MANIFESTANTI E DROGA - Il colonnello ha parlato davanti a un gruppo di giornalisti, dicendo la sua sull’attuale situazione in Libia: “Ho dato ordine ai miei sostenitori di non rispondere al fuoco” degli insorti, che sono in possesso di armi trafugate, ha dichiarato a Jeremy Bowen della Bbc. Il leader libico ha ribadito che i manifestanti sono sotto l’effetto di droghefornite da al-Qaeda. Il presidente Usa Barack Obama e’ ‘una brava persona’ ma e’ stato probabilmente ‘disinformato’, ha quindi detto il Rais, aggiungendo che ‘le dichiarazioni che gli sono state attribuite forse sono state fatte da qualcun altro… L’America non e’ la polizia internazionale del mondo’. Il colonnello ha poi aggiunto che non ha alcuna intenzione di lasciare il proprio paese, e ha detto che “i veri libici non manifestano”. Gheddafi ha poi chiesto a Cameron di mostrare le prove dei suoi fondi segreti. Il così detto ‘gas mostarda’ di cui il colonnello libico Muammar Gheddafi sarebbe in possesso “è un’arma terribile”, ha poi detto il leader libico, precisando che nessuno mai lo userebbe come arma chimica contro il nemico, peggio ancora contro la propria gente.
BENGASI E TRIPOLI – Intanto a Misurata proseguono i combattimenti anche se in serata la citta’ sembra tornata completamente sotto il controllo degli insorti. Un elicottero governativo e’ stato abbattuto nei pressi di Misurata e cinque membri dell’equipaggio sono stati catturati. Un’offensiva verso Tripoli ‘per liberare i nostri fratelli, ancora schiavi di quel cane di Gheddafi’, come ha detto con tono di sfida il colonnello Ahmad Belker, parlando oggi nella sua caserma, a cui e’ stato dato nei giorni scorsi un nuovo nome: ‘Libia libera’. ‘Presto avrete nostre notizie: le nostre armi sono a disposizione del popolo. Abbiamo tutti lo stesso obiettivo: liberarci di Gheddafi, sottoporlo ad un giusto processo e condannarlo a morte’, dice ancora il colonnello Belker, mostrando sicurezza, ma intorno a lui, tra i suoi uomini, la tensione e’ palpabile. Cosi’ come nella base aerea di Benina, alle porte della citta’; la stessa dove sono atterrati gli aerei con i piloti che si sono uniti ai ribelli. Uno di loro, il colonnello Mahmud Salah, parlando con l’ANSA oggi, alla domanda se quel giorno avesse avuto ordine di bombardare la folla a Bengasi non ha avuto esitazioni: ‘si’, ha risposto secco. E poi, come un fiume in piena, ha affermato di avere ‘gli stessi sentimenti del popolo, contro il regime, contro la corruzione’. Certo – aggiunge con pudore – disertare e’ stata un decisione difficile, ma inevitabile…’, quasi non finisce la frase che un ufficiale viene a richiamarlo, dicendo: ‘Dobbiamo andare, abbiamo da fare, i comandanti hanno detto di non parlare con la stampa’.
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http://www.giornalettismo.com/archives/115795/gheddafi-gli-usa-vogliono-occuparci/
Mangiar sano? Vorrei ma non posso…
Il rapporto evidenzia i comportamenti contraddittori degli italiani nel loro rapporto con il cibo: si recano infatti presso i fast-food ben il 27 per cento di acquirenti abituali di prodotti del commercio equo e solidale, il 26,7 per cento degli acquirenti abituali di frutta e verdura da agricoltura biologica, il 22,6 per cento degli acquirenti di prodotti a denominazione di origine (Dop e Igp), ed il 21,6 per cento di coloro che acquistano direttamente dal produttore.
Inoltre, tra le persone che dichiarano di acquistare regolarmente prodotti Dop, Igp, abitudine che denota grande attenzione alla qualità, una quota non lontana da un terzo acquista con regolarità anche cibi precotti, addirittura ben più di due terzi acquista regolarmente scatolame mentre tra coloro che acquistano abitualmente prodotti dell’agricoltura biologica, circa tre quarti compra anche surgelati e circa due terzi anche scatolame.
Il 34 per cento degli italiani sostiene che la propria alimentazione dipende in via prioritaria da caratteristiche e scelte soggettive, il 30,4 per cento dalla tradizione familiare e poco meno del 19 per cento da quello che si può permettere, tenuto conto del reddito e dei prezzi.
A cosa possono essere fatte risalire, dunque, le contraddittorie abitudini alimentari degli italiani? Secondo la Coldiretti, “la ‘confusione’ alimentare è il prezzo che si paga agli effetti della globalizzazione che ha portato sulle tavole degli italiani prodotti e modelli di consumo da ogni parte del parte del mondo”.
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http://informarexresistere.fr/mangiar-sano-vorrei-ma-non-posso.html
I CONSIGLI DI MAMMA ROSA,IN ODORE DI SANTITÀ. FORSE SIGNORINI NE SCRIVERÀ UN LIBRO, PREFAZIONE DI FERRARA. SILVIO E ROSA.
poveri del mondo visti dall’alto. Sono loro a pagare il nostro benessere
Affittopoli a Milano, la Procura indaga per truffa aggravata e abuso d'ufficio
Di Pietro: la compagna di Pisapia chiarisca.
Svendopoli, alla Garbatella appartamenti a 30 mila euro per 45 metri quadri
Libia, Usa posizionano forze armate «Porre fine al regime di Gheddafi»
Tripoli: se ci attaccano, migliaia di morti. Usa: nessuna soluzione è esclusa se continuano violenze. Ue vara sanzioni.
Tarantini e la sinistra: “Così li ho conquistati”
Scandalo sanità in Puglia, Gianpaolo Tarantini rivela come ha agganciato la corte di D'Alema. Nei verbali dell'inchiesta i racconti delle cene e delle gite in barca per aggraziarsi l'ex ministro degli Esteri
Primarie a Torino, stravince Piero. E il Pd incassa l’80% dei voti totali
L'ex ministro della Giustizia si guadagna il ruolo di candidato sindaco del centrosinistra con oltre il 50% dei voti. In totale oltre 50mila persone si sono recate alle urne. Soddisfazione anche per il perdente Davide Gariglio: "Ora ripartiamo da qui"
A Torino tutti cantano vittoria. Canta vittoria Piero Fassino, che con il 55,28% dei voti ha battuto il suo principale rivale Davide Gariglio, il quale, a sua volta, ha ottenuto una percentuale definita buona dai suoi sostenitori (27,39%) e pensa di aver posto delle questioni essenziali. Ma soprattutto canta vittoria il Pd che ha messo insieme, tra i due candidati, l’80% dei voti. Vince il popolo degli elettori della coalizione, 53.185 accorse nelle sedi, nelle bocciofile, nei gazebo per scegliere (pagando due euro). Più dei voti raccolti durante le primarie per eleggere il segretario nazionale, circa 39mila, pochi meno di quelli che portarono alle scelta di Romano Prodi, quasi 58mila. Questa, in numeri, la sintesi delle primarie del centro-sinistra nel capoluogo piemontese dove l’ex segretario dei Ds sembra essere tornata l’armonia all’insegna di un motto: “Ora tutti uniti verso le elezioni”.
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B. a Milano: “Ne ho piene le scatole, ma non posso smettere di fare politica”
"IL 49% DEGLI ITALIANI MI DETESTA"
Atteso per l'udienza Mediaset, il premier dichiarato contumace: i legali non hanno chiesto il legittimo impedimento. Il processo è stato rinviato all'11 aprile. Ghedini: "Verosimile che Berlusconi sarà in aula". Intanto, il Cavaliere oggi è a Milano. Prima a palazzo Reale e poi in Confcommercio. Stasera allo stadio per Milan-Napoli: "Batteremo il Sud"
“Il 51% degli italiani mi stima, gli altri mi detestano”. Silvio Berlusconi riconosce di aver subìto un crollo di consensi, anche se i sondaggi parlano di ben altri numeri (per Mannheimer appena il 26% oggi confermerebbe il Cavaliere premier). E sa che la direzione è inevitabilmente verso il basso. “Sono deciso ad andare avanti – ha aggiunto – perché non voglio avere il giudizio negativo del 100% degli italiani”. All’Unione dei commercianti di Milano Berlusconi è apparso decisamente provato. Un incontro con i responsabili territoriali organizzato da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, per la prima volta “chiuso” nell’aula del consiglio e attorniato da ministri e sottosegretari. I fedelissimi. Da Paolo Bonaiuti a Michela Vittoria Brambilla. Poi Daniela Santanchè, Ignazio
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LIBIA - Radio Libia Libera
L’accesso ai medicinali di primaria importanza
Una sfida globale
Un elemento qualificante dei sistemi sanitari è rappresentato dalla maggiore o minore capacità degli stessi di assicurare l’accesso ai farmaci essenziali. Nei paesi in via di sviluppo tale accesso è minato da fattori quali la limitata fornitura di medicinali, il carente sistema di distribuzione sul territorio, l’insufficienza di risorse strutturali ed umane in sanità e l’alto costo dei medicinali in relazione al debole potere d’acquisto della popolazione residente.
La farmaceutica copre il 15-30% della spesa sanitaria nelle nazioni che vedono crescere la domanda di salute di concerto con il livello delle loro economie in transizione. Una forbice piuttosto ampia dal 25% al 66% è quella che troviamo relativamente alla spesa farmaceutica in confronto alla globalità della spesa dei sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo. C’è da dire che molti farmaci sono presenti nei paesi in crescita con percentuali che raggiungono a stento il 15% rispetto al totale delle molecole in uso nel primo mondo, considerando sia i farmaci sotto brevetto che quelli generici.
Bisogna inoltre notare come i paesi del terzo mondo presentino costi fino a 13 volte superiori per quanto riguarda i farmaci “griffati” e fino a 3 volte superiori per i generici rispetto al prezzo di riferimento internazionale. Un ottimo strumento di ausilio al miglioramento delle politiche sanitarie in materia di accesso alle cure primarie è quello dell’adozione di liste di medicinali essenziali, tale strumento diviene fondamentale per assicurare adeguati quantitativi anche in termini di dosaggi differenziati in relazione ai pattern di popolazione. Circa 10 milioni di decessi all’anno potrebbero essere evitati in presenza di interventi sanitari atti ad assicurare il pieno accesso ai farmaci salvavita, questo numero considerevole potrebbe essere ridotto mediante sforzi congiunti nazionali e sovranazionali che mirino ad integrare negli obiettivi di salute primaria l’utilizzo di terapie essenziali alla salvaguardia di standard di salute anche in condizioni di emergenze sociali ed economiche.
Trame e rivolte nel piccolo Gibuti
Le rivolte nel mondo arabo contagiano anche Gibuti, un Paese di piccole dimensioni ma dalla grande importanza strategica nel Corno Africa. L’ennesimo effetto collaterale della scarsa lungimiranza dell’Occidente, sempre pronto a chiudere entrambi gli occhi davanti ai regimi considerati "amici"
1. L’8 giugno scorso pareva che sui cieli di Gibuti, piccolo Stato incastonato tra il Corno d'Africa e il Mar Rosso fosse finalmente tornato il sereno. Il governo aveva accettato la mediazione del Qatar per risolvere l'annosa disputa territoriale con l'Eritrea riguardo all’istmo di Ras Dumayra e le alture di Gabla, territori di nessuno ma rivendicati da entrambi 1. Una disputa seguita da vicino da Francia, Stati Uniti, Egitto, Cina e Russia.
Ora, invece, la piccola repubblica deve fare i conti con una rivolta interna sulla falsariga di quelle in corso in tutto il Maghreb, che pur nell'indifferenza dei media sta allarmando non poco le cancellerie straniere.
Il 18 febbraio le strade della capitale sono state teatro di un'imponente manifestazione a cui hanno preso parte circa 30.000 persone 2 per chiedere a gran voce le dimissioni presidente Ismail Gulleh, al potere dal 1999 dopo essere succeduto allo zio Hassan Gouled Aptidon. Proteste proseguite anche nei giorni successivi e che hanno provocato un morto e molti arresti. Alla base della sollevazione c'è il malcontento popolare per le difficili condizioni economiche sofferte, in confronto a quelle sempre più floride di una classe dirigente corrotta e animata da opachi interessi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un emendamento della costituzione, operato dal presidente, che gli consentirebbe di candidarsi per un terzo mandato.
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http://www.agoravox.it/Trame-e-rivolte-nel-piccolo-Gibuti.html
Il paese dei B.’allocchi
Agli occhi di tutto il mondo siamo sempre di più il paese della pizza, della mafia e dei B.’allocchi. Crediamo anche che una giovane prostituta sia la nipote di Mubarak o la reincarnazione di Tutankamon rinato in Marocco.
Le vicende internazionali e gli scandali degli ultimi mesi hanno concentrato l’attenzione su fatti certamente gravissimi ma distraendo da quello che risulta essere un totale fallimento politico.
Berlusconi sembra avere 7 vite come i gatti, le vicende personali e quelle internazionali relative alleamicizie con Putin, Ben Alì, Mubarak e Gheddafilo indeboliscono ma lui resiste abbarbicato al suo posto di potere. Nel frattempo agli occhi di tutto il mondo l’Italia appare come il paese della pizza, della mafia e dei B.’allocchi, (e cioè degli allocchi che credono a tutte le balle di B.) si vorrebbe far credere persino che Ruby è la reincarnazione di Tutankamon in Marocco.
Ricordiamo alcune promesse della sua campagna elettorale: un milione di posti di lavoro in più, una politica di sviluppo e di aiuto alle aziende, risoluzione del conflitto di interessi, meno tasse per tutti, una scossa che rilancerà di nuovo lo sviluppo (forse riferita all’elettroshock che si usava in psichiatria). E ancora:sconfiggerò il cancro, il problema dei rifiuti in Campania sarà risolto in tre giorni, a l’Aquila tutti gli abitanti sono sistemati (per le feste), la crisi non esiste, la crisi non toccherà l’Italia grazie alla classe dirigente più brava del mondo, ecc…
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Il genocidio e gli affari
Genocidio, questa è la parola per descrivere quello che sta accadendo in questi giorni in Libia. Ma a cosa porterà il precipitare della situazione, in un paese forse destinato alla guerra civile, dove il dittatore dichiara la ferma volontà a rimanere al potere fino alla morte. Ovviamente migliaia di morti. Morti che sono sulla coscienza di chi ha venduto le armi ad un feroce e sanguinario tiranno.
A Siracusa il primo radar anti-migranti prodotto in Israele
Il traliccio alto 36 metri è stato installato in tempi record e si attendono le ultime autorizzazioni per accendere il potente radar che darà la caccia alle imbarcazioni dei migranti nel mar Mediterraneo. L’ultimo strumento di vigilanza anti-sbarchi sorge nel cuore di una delle aree più pregevoli della Sicilia sotto il profilo ambientale, paesaggistico ed archeologico, Capo Murro di Porco, all’internodell’area marina “protetta” del Plemmirio diSiracusa. Il radar è stato acquistato dal Comando generale della Guardia di finanza utilizzando un fondo speciale dell’Unione europea per il contrasto dei flussi migratori. Sarà integrato nella nuova Rete di sensori di profondità per la sorveglianza costiera che
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