lunedì 28 febbraio 2011

Svendopoli, alla Garbatella appartamenti a 30 mila euro per 45 metri quadri

La Garbatella
di Claudio Marincola

ROMA - Garbatella, il quartiere dei “Cesaroni”, la città giardino gemellata con Belville a Parigi. Un modello da imitare per vivibilità e qualità della vita. Un’abitazione di 45 mq al prezzo di mercato supererebbe oggi i 200 mila euro, (a tenersi bassi). L’Ater le sta vendendo a 30 mila euro, prezzo fissato in base alla legge 42 del ’91 e alla legge 560 del ’93. Come spiegare questa “svendita”. Tempi lunghi, vincoli ambientali per le abitazioni che hanno più di 50 anni, istanze ferme da anni. Situazioni che cambiano da pianerottolo a pianerottolo. Perché se è vero che in molti casi si tratta di privilegi inaccettabili, c’è anche chi oggi acquista e lo fa in virtù di un diritto maturato più di vent’anni fa.
E l’Ater, l’azienda territoriale per l’edilizia residenziale, come lo spiega?
Non lo spiega. O meglio tira in causa le lentezze dell’Agenzia del Territorio nella valutazione degli immobili, nei pareri espressi dai Beni Ambientali etc, etc.
L’ex Iacp nato più di un secolo fa per rispondere alla pianificazione del welfare abitativo, oggi rischia di trasformarsi in un’“agenzia immobiale” che svende il suo patrimonio: 21mila alloggi da vendere. Ma sempre a ritmi di lumaca.
Con un grande sforzo, l’azienda di Lungotevere Tor di Nona, è riuscita nel 2010 a sbrigare 1400 pratiche sulle 6000 pratiche avviate. Dentro c’è tutto: le case popolare di Tiburtina, Torre Spaccata, Laurentina 38 ma anche quelle più pregiate e appetibili di Piazza Melozzo da Forlì. Con un caso limite: data l’eta dei quartieri, le abitazioni del Laurentino 38, occupate realmente da famiglie che rientrano nei requisiti, potrebbero costare molto più di quelle di Prati. Ci sono poi situazioni come quella di Testaccio dove abitazioni di 60 metri quadrati (in via Torricelli) sono state vendute a poco più di 38mila euro, e sempre al termine di laboriose pratiche di acquisizione.
E’ la giungla dell’Ater. Diritti acquisiti e non ancora esercitati. Canoni irrisori (la media è di 112 euro al mese), inquilini a volte troppo anziani e ormai demotivati all’acquisto sia pure a prezzi stracciati, come accade in periferia. In questo marasma si inseriscono gli speculatori, le occupazioni, gli abusi. Un danno per tutti. Soprattutto per l’azienda stessa, impossibilitata a pianificare nuovi piani di edilizia residenziale pubblica (Erp) e con un bilancio sempre tendente al rosso.

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