C'era una volta un regno dove nessuna cosa si accontentava più della forma che il Padreterno le aveva dato. Cosicché le montagne volevano diventare cielo; i fiumi volevano essere pietre; i prati laghi; i tavoli bramavano la forma delle sedie; le sedie quella delle macchine... e via dicendo. Persino il sole e la luna non erano più soddisfatti: tant'è che il sole si faceva vedere solo di notte, e la luna solo di giorno. Per non parlare poi degli uomini: quelli bianchi volevano diventare neri, quelli neri bianchi, quelli alti bassi. Addirittura i maschi volevano diventare femmine, e le femmine maschi. Cosa che fece impallidire, e non poco, molti preti del reame.
Ci si mettevano pure gli animali a protestare. "Non capisco per quale motivo - urlava un elefante - ogni volta che devo grattarmi la schiena, devo pregare qualche uccellino di farlo al posto mio. Se fossi una scimmia - concluse - non avrei bisogno di nessuno". E giù applausi dagli animali della foresta intera. La cosa andava avanti così... da molto, perché da molto il Padreterno mancava da quel posto.
Un giorno però il re, stanco delle proteste, si affacciò dal balcone e gridò: "Basta! Lo volete capire che io non posso fare niente per voi? Se proprio volete, possiamo andare a parlare direttamente col Padreterno". Il consenso fu unanime. Trovare la strada giusta non fu facile, ma il Padreterno tutto può fare tranne che nascondersi. Così, un bel giorno, tutti i sudditi di quel regno senza più forme certe si trovarono al cospetto dell'Onnipotente. Mai si era sentito un chiasso così assordante in quell'angolo di cielo. Ognuno urlava le proprie richieste: "Io pantera, io uccello, io verde, io giallo, io pioggia, io tramonto, io mille euro 'o misi".
Quando le proteste arrivarono al loro apice, il Padreterno sbottò: "Silenzio! Mi dispiace per voi, ma io così vi ho creato e così dovete rimanere. Chissa è bella - concluse - Ma l'avete visto mai un Padreterno dare conto e ragione del proprio operato?".
Continua ...