Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
martedì 22 marzo 2011
Il Premier chiama l’amico Putin per pacificare la Libia e fa guerra a Sarkò invece che a Gheddafi. La Sicilia nei guai da Trapani a Lampedusa
L’Italia vuole lasciare in piedi il Rais ma senza darlo ad intendere, la Francia vuole toglierselo di torno ma senza che gli possa essere addebitato, gli Stati Uniti la pensano come Sarkozy ma non vogliono usare le armi per raggiungere lo scopo, gli inglesi vogliono stare dentro l’intervento umanitario per non essere tagliati fuori. Non c’è chi non abbia capito, ma nessuno osa esternare queste elementari verità, perché il galateo politico-mediatico impone cautela e c’è paura di sbagliare o essere intruppati da una parte o l’altro.
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Giovane Down laureata Prima donna in Italia: "E ora voglio fare la maestra elementare
Palermo, 22 marzo 2011 - Giusi Spagnolo è una palermitana di 26 anni. È affetta dalla sindrome di Down e ha coronato brillantemente il sogno di parecchi giovani: laurearsi. Ha raggiunto il traguardo conquistando un rotondo 105 su 110 nel corso di Beni demoetnoantropologici della facoltà di Lettere di Palermo.
In questi anni, peraltro, ha lavorato come tutor nella scuola elmentare Montegrappa, un’esperienza da cui ha tratto lo spunto per la tesi focalizzata sul ruolo del gioco nell’apprendimento e sviluppata con una ricerca sul campo.
"Dietro questo traguardo", racconta il padre di Giusi, Bernardo Spagnolo, al quotidiano La Repubblica di Palermo, "c’è dietro un lavoro di 26 anni, iniziato in famiglia e proseguito a scuola. Siamo stati fortunati perchè abbiamo sempre incontrato professori disponibili e strutture adeguate. Un lavoro di squadra che ha dimostrato come le persone con la sindrome di Down possano accedere ad alti standard di studio. Lei è la prima donna in Italia e speriamo non sia l’ultima".
Così Giusi continua a guardare avanti: "È stato bellissimo sentirmi chiamare maestra e spero un giorno di poterlo fare sul serio. Mi piace lavorare con i bambini".
Francia: "Riunione dei ministri degli Esteri" La Nato a Sarkò: o comandiamo noi o t'arrangi La coalizione attacca aereo da guerra del Raìs
I francesi: "Cabina di regia". L'Italia: "Solo un'ipotesi". Russia: "Cessate il fuoco". Offensiva di Gheddafi. Obama e Erdogan: "Con la Nato, ci stiamo". Precipita aereo Usa: piloti salvati dai rivoltosi, feriti civili.
Tripoli, 22 marzo 2011 - Si riuniranno "nei prossimi giorni" i ministri degli Esteri dei Paesi membri della coalizione internazionale contro il regime di Muammar Gheddafi: lo ha preannunciato il capo della diplomazia francese, Alain Juppè, secondo cui il vertice sarà dedicato all’operazione militare in corso in Libia. Potrebbe tenersi a Bruxelles, oppure a Parigi o ancora, in alternativa, a Londra.
La Francia ha proposto ai suoi alleati della coalizione "un organismo di controllo politico", una sorta di ‘cabina di regia’ dell’operazione militare, a livello di ministri degli Esteri. Lo ha annunciato il capo della diplomazia francese, Alain Juppé. "Su iniziativa del presidente della repubblica, ho proposto ai nostri colleghi britannici che sono d’accordo di mettere in piedi un’istanza di controllo politico dell’operazione che riunisca i ministri degli Esteri degli stati che sono intervenuti e quelli della Lega araba", ha dichiarato Alain Juppé all’Assemblea nazionale.
"Dovremmo riunirci nei prossimi giorni a Bruxelles, a Londra o a Parigi, e ripetere regolarmente questo tipo di riunione per rimarcare con evidenza che il controllo politico esiste", ha aggiunto, sottolineando che "naturalmente, il mondo arabo avrà tutto il suo spazio".
"A partire da questo controllo politico, e sotto la responsabilità del ministro della Difesa (francese), utilizzeremo certamente le capacità di pianificazione e di intervento della Nato", ha precisato il ministro. "Le cose da questo punto di vista sono completamente chiare", ha garantito. "Per noi quest’operazione è inizialmente un’operazione voluta dalle Nazioni Unite, è condotta da una coalizione di stati membri dei quali non tutti sono membri della Nato. Questa non è dunque un’operazione della Nato, anche se deve potersi sostenere sui mezzi militari di pianificazione e di intervento dell’alleanza", ha insistito.
"Sulla Libia venga in Aula il premier" E' polemica sul dibattito alle Camere
Opposizioni contro Berlusconi per l'«addolorato per Gheddafi». Casini: «E io per le sue vittime». Bersani: «Indecorosa nostalgia»
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http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/394502/
Libia: una guerra sporca per petrolio e gas
Mentre gli italiani non avevano ancora finito di festeggiare i 150 anni di unità nazionale e il Capo dello Stato concludeva il giro per le celebrazioni, l'Italia è entrata "in guerra con la Libia, un nostro ex alleato (in questi voltafaccia abbiamo una certa esperienza...) senza un pubblico dibattito o che Berlusconi o Napolitano sentissero il bisogno di andare in televisione a spiegarne i motivi" scrive in un post del 19 marzo Beppe Grillo. Solo il giorno dopo il Presidente della Repubblica spiega che "Non siamo in guerra, ma all'interno di un'azione dell'ONU" ma dopo che anche i nostri caccia si sono alzati in volo dirigendosi verso i cieli della Libia questa tesi sembra essere sempre meno credibile.
I media (soprattutto televisivi) fanno bene attenzione, comunque, ad evitare di pronunciare la parola "guerra" sostituendola orwellianamente con frasi del tipo "azioni umanitarie" o "missione umanitaria". Per Beppe Grillo, come per molti altri, invece, quella in Libia è "una guerra sporca, per l'energia, per il petrolio, il gas" denunciando il fatto che oltre ad essere "una guerra folle che gli europei non vogliono" questi ultimi "sono stati informati come se fosse una notizia qualsiasi, un evento sportivo".
"Ci troviamo in guerra e non sappiamo perché - scrive ancora Beppe Grillo - E' vero che gli insorti di Bengasi rischiano di essere passati per le armi, è altrettanto vero che si tratta di una guerra civile, un fatto interno al Paese, in cui l'Italia poteva e doveva porsi come interlocutrice di entrambe le parti, come mediatrice", visto e considerato soprattutto che fino a qualche settimana fa con il regime di Gheddafi aveva stretto addirittura un "Trattato di Amicizia". E infatti Gheddafi ci considera dei traditori. Naturalmente l'Italia però vorrà comunque "partecipare a questa nuova Libia che verrà dopo Gheddafi", come ha spiegato il ministro degli Esteri Franco Frattini a "Domenica Cinque".
Beppe Grillo infine ricorda quello che tanti altri non vogliono ricordare: "La distruzione della Cecenia è da imputarsi alla Russia di Putin e l'occupazione del Tibet alla Cina di Hu Jintao, ma nessuno ha mosso, né muoverà un dito all'ONU. Nel Darfur è stato massacrato, stuprato, mutilato, un milione di persone nell'indifferenza della NATO. In Africa sono in corso guerre civili e tribali da 50 anni a partire dallo spaventoso genocidio del Ruanda".
Giappone: la disinformazione sul disastro nucleare
In Giappone, persistono le operazioni di insabbiamento e negazionismo sul disastro nucleare causato dal sisma dell'11 marzo. In una conferenza stampa, il 18 marzo, il portavoce della Tokyo Electric (TEPCO) ha affermato che il dosaggio di radiazioni nell’acqua si è abbassato passando da 312 microsieverts per ora a 289. Tuttavia, 48 ore prima, il capo di gabinetto Yukido Edano disse che i livelli furono erroneamente interpretati utilizzando come unità di misura i microsieverts al posto dei millisierverts – che sarebbero 1.000 volte più forti!
Contrariamente agli altri report, il portavoce della TEPCO ha anche detto TEPCO che l’acqua di raffreddamento del reattore numero 4 è rimasta nella vasca. In realtà, non ce ne è neanche una goccia. Nulla di ciò che questa azienda dice è credibile.
Al contrario, l’acclamata esperta nucleare Helen Caldicott ha descritto quella di Fukushima come una “catastrofe assoluta”, parecchie volte peggiore di quella di Chernobyl. “La situazione è molto triste e non solo per il popolo giapponese. Se entrambi i reattori esplodessero tutto l’emisfero settentrionale potrebbe essere colpito. A Chernobyl, si guastò un unico reattore, con solo tre mesi di vita e con una quantità di radiazioni relativamente basse. Fukushima sta operando da 40 anni, e contiene circa 30 volte le radiazioni di Chernobyl”.
Dal disastro del 1986 a oggi sono morte 1 milione di persone e il conto rimane ancora aperto, secondo la New York Academy of Sciences (NYAS). Eppure, la cifra ufficiale della AIEA è 4.000. Il seguente spezzone è tratto dalla relazione della NYAS:
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http://italian.irib.ir/analisi/articoli/item/90324-giappone-la-disinformazione-sul-disastro-nucleare
Usa/ Afghanistan, Foto choc: "Un'altra Abu Ghraib"
NEW YORK - Sono bastate poche ore perché le immagini apparse su Der Spiegel si trasformassero nell'Abu Ghraib di Barack Obama. Un’altra pagina buia della storia militare americana. Si tratta di foto che ritraggono i militari statunitensi in Afghanistan mostrare come trofei i corpi di civili uccisi senza motivo. Tre scatti definiti dagli stessi vertici del Pentagono «ripugnanti», destinati ad alimentare le tensioni tra Washington e Kabul e diventare un’arma di propaganda per le milizie talebane.
I protagonisti delle fotografie pubblicate il 20 marzo del magazine tedesco, sono membri del «Kill Team», tristemente noti per le loro gesta inumane. Der Spiegel ha coperto i volti dei cadaveri per evitare che le loro espressioni di morte fossero visibili, ma le facce dei soldati e i loro visi quelli pieni di sadico compiacimento sono chiari. Lo squadrone della morte, composto da militari statunitensi, è stato accusato di aver ucciso civili indifesi in maniera indiscriminata. Cinque soldati provenienti dalla 5 Striker Brigade della 2 Infantry Division, con base nello Stato di Washington, saranno giudicati dalla corte marziale per l’omicidio di tre persone. Altri sette membri sono accusati di crimini meno pesanti. Lo squadrone inscenava finti combattimenti per attaccare a caso afghani inermi con armi e granate. La vicenda è venuta alla luce grazie a un altro soldato che ha informato un ispettore dell'esercito di quanto stava avvenendo pagando sulla sua stessa pelle visto che è stato picchiato dai suoi commilitoni per «averli traditi».
Gli episodi avvenuti nel distretto di Maiwand, a Kandahar, una delle province a più alta intensità taleban, sono stati documentati con foto scattate dagli stessi membri del «Kill Team», le stesse apparse due giorni fa per la prima volta in Germania. Una delle immagini ritrae il soldato Jeremy Morlock, di Wasilla, in Alaska, posare con volto sorridente vicino a un afghano morto, il cui corpo quasi completamente nudo è coperto da sangue. Morlock alza per i capelli la testa della sua vittima come fosse un trofeo: ora deve rispondere di omicidio. Un altro scatto immortala il soldato Andrew Holmes inginocchiato accanto allo stesso cadavere. Su di lui pende lo stesso capo di imputazione. Una terza immagine mostra invece due civili afghani senza vita i cui corpi sono appoggiati sulla schiena uno accanto all’atro, le braccia distese sul suolo e intorno vestiti macchiati di sangue. Dell'esistenza delle foto ne avevano parlato gli avvocati difensori di alcuni soldati ma la loro pubblicazione era stata vietata, non si capisce infatti come Der Spiegel ne sia venuto in possesso.
Gli scatti hanno riportato subito alla mente quelli della prigione di Abu Ghraib, in Iraq, dove alcuni soldati americani si resero responsabili di torture nei confronti di prigionieri iracheni. Il tutto con una vasta documentazione fotografica venuta alla luce nel 2004, creando dure proteste specie tra il mondi islamico e andando a incidere sulla popolarità dell’ex presidente George W. Bush e della sua guerra nel Golfo. E mentre già si parla di «Abu Ghraib di Obama», diplomazia e vertici militari Usa assicurano che i responsabili saranno puniti. «L'esercito degli Stati Uniti si impegna a rispettare il codice di guerra, i diritti umani e le disposizioni sul trattamento dei combattenti, dei non combattenti e delle vittime - spiega il Pentagono in una nota -. I militari che si rendono responsabili di violazioni e comportamenti offensivi saranno trattati nella maniera appropriata».
(nella foto un soldato americano tiene per la testa un civile afgano e ride davanti all'obiettivo)
Yemen: dittatore Saleh chiede asilo saudita
Iran: cancellati festeggiamenti Nowruz per solidarietà a popoli arabi
NEW YORK – L’Iran ha cancellato le celebrazioni del Nowruz, la millenaria festa del capodanno persiano, che quest’anno si dovevano tenere al quartier generale dell’Onu in segno di solidarietà ai popoli musulmani del Medioriente, soggetti a repressioni sanguinarie da parte dei rispettivi governi.Lo ha annunciato alcuni minuti fà l’ambasciatore iraniano all’Onu Mohammad Khazaei che ha aggiunto: “Il ricevimento per il Nowruz che si sarebbe dovuto tenere Sabato è stato cancellato per esprimere solidarietà ai musulmani di alcuni paesi della nostra regione che sono stati uccisi dai governanti dittatori o dalle forze straniere”. Le dichiarazioni di Khazaei sono giunte mentre oggi sono proseguite in Bahrain, Giordania, Kuwait, Oman, Arabia Saudita e Yemen le proteste popolari. Il Nowruz, la festa che coincide con l’inizio della primavera, viene celebrata con particolari usi e costumi dai popoli di Iran, Afghanistan, Azerbaijan, India, Kirkizistan, Tajikistan, Pakistan, Turchia ed Uzbekistan e da minoranze in tanti altri paesi del Medioriente e dell’Asia Minore. Il Nowruz, entrato a far parte del Patrimonio Culturale dell’Umanità nel 2010, doveva essere festeggiato per la seconda volta all’Onu nello spazio tra il 26 ed il 28 Marzo.
Palestina: attacco aereo Israele uccide 5 civili
Italia: comunicato EURASIA su aggressione occidentale contro Libia
Al di là delle ipocrisie demagogiche e propagandistiche, l’intervento armato anglo-franco-statunitense
a sostegno della sedizione scatenata dalle tribù secessioniste di Cirenaica costituisce l’ennesima aggressione coloniale contro un Paese arabo che non ha attaccato nessuno, un’aggressione perpetrata nel totale dispregio dei princìpi della sovranità degli Stati.
Tralasciando i moventi per lo più di bottega elettorale che hanno indotto l’oligarchia parigina a intraprendere questa criminale avventura, l’aggressione in atto si inquadra nella strategia atlantica di controllo del Mediterraneo, finalizzata a perpetuare il controllo delle fonti energetiche, a mantenere in stato di subordinazione il mondo arabo e l’Europa, a condizionare la rinascente autonomia della potenza regionale turca ed a completare l’assedio della Russia.
Il governo italiano – che dopo aver firmato un trattato di amicizia con la Repubblica di Libia mette a disposizione degli aggressori le basi militari presenti sul territorio della Penisola – festeggia i 150 anni dell’Unità nazionale aggiungendo un’altra pagina vergognosa agli annali della storia patria.
Il Coordinamento Progetto Eurasia, facendosi portavoce dei sentimenti di ripulsa suscitati da questa nuova aggressione occidentale, esorta i cittadini italiani ed europei a manifestare con decisione la loro ripulsa delle posizioni guerrafondaie della classe politica collaborazionista.
Coordinamento Progetto Eurasia
22 Marzo 2011
Gino Strada: “Bisognava pensarci prima. La guerra? Non si deve fare mai”
Libia: i Tornado italiani hanno sparato. L’altra verità dell’Aeronautica militare
“I nostri aerei non hanno sparato e non spareranno. Sono lì per pattugliamento e per garantire la no-fly zone“. Con queste parole, a Torino, Silvio Berlusconi ha voluto rassicurare gli italiani. Come dire: siamo in guerra ma non del tutto. A metà. All’italiana. Eppure, a smentire il premier è proprio l’Aeronautica Militare italiana che in un comunicato ieri scriveva: “i sei caccia Tornado dell’Aeronautica Militare decollati dall’aeroporto di Trapani Birgi questa sera per condurre operazioni sul territorio libico sono rientrati nella base siciliana. La missione si è svolta con l’impiego di quattro Tornado ECR (Electronic Combat Reconnaissance) supportati da due Tornado “Tanker” con funzioni di rifornitore in volo (AAR – Air-to-Air Refuelling). I caccia ECR hanno portato a termine la loro missione di soppressione delle difese aeree presenti sul territorio libico (in gergo tecnico dette SEAD – Suppression of Enemy Air Defense) che viene condotta mediante l’impiego di missili aria-superficie AGM-88 HARM (High-speed Anti Radiation Missile)”. Non si tratta di voci ma di un comunicato stampa ufficiale, pubblicato sul sito dell’AMI. Dov’è la verità?
“L’operazione – prosegue il comunicato – è iniziata alle ore 20,00 con il decollo del primo caccia ed è terminata alle 22,20 con l’atterraggio dell’ultimo velivolo della formazione. I due Tornado “Tanker”, che appartengono al 6° Stormo di Ghedi (Brescia), sono stati i primi a rientrare alla base dopo aver effettuato il rifornimento aereo degli altri velivoli. I Tornado ECR, che provengono dal 50° Stormo di Piacenza, sono tra i velivoli attualmente rischierati sul 37° Stormo di Trapani per l’operazione ‘Odyssey Dawn‘. Il Tornado è un velivolo da combattimento bireattore, biposto, con ala a geometria variabile e capacità “ognitempo” che l’Aeronautica Militare ha acquisito a partire dal 1982. L’equipaggio è composto da un pilota e da un navigatore”.
Libia: subito trasferito il pilota che aveva parlato con la stampa
Fumo dai reattori di Fukushima, centrale nucleare ridotta in macerie. Video
Il video viene da Rt, testata russa di notizie in inglese. C’è anche il fumo: oggi pennacchi sono usciti dalle rovine degli edifici in cui alloggiano i reattori 2 e 3, anche se non si capisce bene da dove si sia sprigionato.
Vapore fatto uscire dai reattori per alleggerire la pressione? Vapore proveniente dalle piscine surriscaldate in cui è stoccato il combustibile usato? Nessuna notizia ufficiale. Ad occhio e croce, comunque, sembra che lì non ci sia proprio niente in grado di bruciare. Le immagini, ora.
Proprio a causa del fumo oggi sono stati interrotti i lavori per ripristinare l’allacciamento dell’energia elettrica.
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Nuove scosse in Giappone, da Fukushima nube verso l'Europa
Per l'agenzia meteorologica 20% posibbilità che ci sia un sisma oltre il settimo grado entro venerdì.
Roma, 22 mar. (TMNews) - Proseguono in Giappone le scosse telluriche, a 11 giorni dal devastante sisma-tsunami di magnitudo 9 dell'11 marzo che ha distrutto il nordest del Paese. Oltre al terrore che viene dalla Terra continua l'allerta radioattività sui cibi e nell'acqua. Mentre la "nube" radioattiva potrebbe raggiungere già da domani l'Europa, per prima
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http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20110322_171242.shtml
LIBIA: USA, SI' A COMANDO NATO GHEDDAFI BOMBARDA MISURATA
(AGI) - Roma, 22 mar. - Mentre continua l'offensiva delle truppe diMuammar Gheddafi contro le roccheforti degli insorti, con nuovi violenti attacchi su Misurata, Zintan e Yafran, tutte citta' situate a ovest di Tripoli, e mentre a Bruxelles si discute su un possibile passaggio del comando delle operazioni alla Nato, il presidente Barack Obamaha rotto gli indugi e si e' espresso manifestamente a favore di tale ipotesi.
Stando a fonti della Casa Bianca, durante una conversazione al telefono con il premier turco Recep Tayyip Erdogan, Obama e l'interlocutore si sono trovati d'accordo sull'opportunita' che l'intervento militare in Libia si avvalga delle "capacita' uniche di comando multinazionale e di controllo" dell'Alleanza Atlantica, "cosi' da assicurarne la massima efficacia".
Secondo i due statisti, inoltre, occorre "un impegno internazionale a base ampia, comprendente anche gli Stati arabi, per applicare e imporre l'osservanza delle risoluzioni delle Nazioni Unite". Di concreto, invece, almeno per il momento dal Consiglio del Nord-Atlantico e' uscita soltanto la decisione di affidare alle forze navali dei Paesi alleati il compito di far rispettare l'embargo sulle armi, decretato dall'Onu a carico del Paese nord-africano. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e' tuttavia tornato a chiedere che il comando dell'operazione 'Alba dell'Odissea' passi appunto alla Nato. Un passo necessario, secondo il titolare della Farnesina, anche per cambiare eventualmente le regole di ingaggio per i caccia italiani, che per ora non stanno colpendo obiettivi libici, e per circoscrivere l'intervento armato.
"Quello che esce fuori dalla risoluzione Onu non lo accetteremo", ha sottolineato Frattini a proposito dei bombardamenti su Tripoli, criticati anche dal vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Martinelli, perche' non in linea con il vero obiettivo della missione. Lo stesso capo della diplomazia italiana ha gia' invocato una "azione di mediazione politica", da avviare con un "cessate il fuoco monitorato dall'Onu". Continua ...