giovedì 3 marzo 2011

Giustizia, arriva la 'prescrizione breve'. Ma Ghedini frena: "Ritireremo la proposta"

Roma, 3 mar. - (Adnkronos/Ign) - Riforma della giustizia, arriva la 'prescrizione breve' per incensurati e imputati con più di 65 anni. A proporre la legge è Andrea Vitali del Pdl, poi però interviene Nicolò Ghedini, legale del premier e parlamentare dello stesso partito, che frena: "La proposta non è stata concordata quindi va ritirata".

Il testo presentato alla Camera da Vitali prevede la pena ridotta per incensurati e persone con eta' superiore ai 65 anni, con effetti sulla prescrizione; allargamento dei reati di competenza della Corte d'Assise, compresi quelli che vedono coinvolti magistrati; aggravante per l'abuso d'ufficio commesso sempre dai magistrati. "Un restyling e una sintesi di norme gia' elaborate nelle precedenti legislature, per rendere effettivo il giusto processo", spiega all'ADNKRONOS il deputato.

La proposta prevede di modificare il codice penale in modo che il giudice diminuisca "sempre la pena quando l'imputato e' incensurato o ha superato il sessantacinquesimo anno di eta'". In questo caso "il giudice deve applicare le circostanze attenuanti e considerarle prevalenti rispetto alle eventuali circostanze aggravanti, ogniqualvolta per effetto della diminuzione di pena il reato risulti estinto per prescrizione". Inoltre "il giudice anche nella fase delle indagini preliminari, pronuncia in camera di consiglio sentenza inappellabile di non doversi procedere".

Immediate scoppiano le polemiche, con gli esponenti dell'opposdizione che parlano di 'prescrizione ad hoc' per il premier Silvio Berlusconi. Ma Vitali non ci sta e psiga che la sua proposta di legge riguarda norme che mirano a ridurre il debito giudiziario nel settore penale". "Credo che si sia creato un equivoco nato dal fatto che nella mia proposta e' previsto l'obbligo per il giudice di concedere le attenuanti generiche per gli imputati incensurati o ultrasessantacinquenni. Oggi nel nostro ordinamento - aggiunge - la prescrizione e' regolata dalla cosiddetta ex Cirielli che indica come termine massimo quello previsto dalla pena edittale aumentata di un quarto''.
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Asinocrazia o videocrazia? Applausi al bunga bunga: ecco gli strumenti che hanno sterilizzato l’indignazione degli italiani

Gli inglesi mandano in galera, senza il beneficio della libertà condizionata, un membro della Camera che aveva fatto la cresta sui rimborsi spese; gli americani cacciano via i loro parlamentari dopo una bugia o un comportamento sconveniente, come farsi fotografare a torso nudo; i tedeschi mandano a casa il Ministro della Difesa, barone Guttenberg, uomo politico competente e brillante, stella nascente del firmamento politico, vicino alla cancelliera Angela Merkel, per avere copiato un brano della tesi di dottorato. In Italia il Presidente del Consiglio, imputato in quattro processi, resta dov’è, anzi rafforza la sua maggioranza in Parlamento grazie all’arrivo di deputati da altri schieramenti, che formano un gruppo e lo chiamano “Responsabili”. E questa maggioranza cerca di impedire ad un tribunale della Repubblica di giudicare il suo leader che deve rispondere di accuse infamanti, come la prostituzione minorile.
L’Italia subisce l’influenza morale dalla Chiesa di Roma. La sua sensibilità sui temi dell’etica pubblica dovrebbe essere maggiore che altro. Invece non è così. L’area politica cattolica, infatti, è la più indulgente, la più propensa a “perdonare” ed a vedere dietro l’azione dei magistrati una persecuzione politica.
Una anomalia, dunque.
Indulgenza plenaria, interesse politico, partiti “anomali” e proprietari o nel nostro Paese l’etica pubblica ha subito una modificazione genetica che ci ha allontanato dal resto del mondo in modo irreparabile?
Siamo figli delle indulgenze a pagamento, laici e cattolici, oppure partiti e istituzioni sono condizionati gravemente da un confronto impari, perché il contendente più forte, Silvio Berlusconi, possiede di tutto e di più e può comprare ogni cosa, i voti e il Parlamento? E ammesso che le cose stessero così, quella italiana sarebbe davvero un’opinione pubblica facilmente influenzabile, disposta ad accettare ogni nefandezza senza che siano scalfiti i suoi giudizi sui personaggi più rappresentativi?
L’area cattolica attende che i peccati divengano reati per esprimere in modo netto e inequivocabile il suo giudizio, l’area laica usa linguaggi e contenuti diversi e non manifesta un sentire comune. Questi sono dati di fatto. In più il “one mal only” tiene desta l’attenzione su di lui “opponendosi” ad ogni altro organismo o avversario politico con ogni mezzo. E’ il primo caso al mondo di un uomo di governo che “si oppone”. I giornali, i poteri forti, il Parlamento, la Corte costituzionale, il Quirinale, i partiti di opposizioni, il dissenso. Una lotta titanica senza risparmio di colpi e uso delle armi.
Pier Luigi Battista, vice direttore del Corriere della Sera, ritiene che Silvio Berlusconi sia in campagna elettorale, altrimenti sarebbe inspiegabile la conflittualità permanente che ha instaurato. Pur con intensità diversa, invero, è stato sempre così: stare sul ring lo fa vincere. A spese della governabilità? Certamente sì.
I comportamenti del Premier invece che subire le punizioni dagli elettori e dall’opinione pubblica pare che suscitino “apprezzamento” o, comunque, non provocano indignazione. Per quale ragione?
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Terrore in Libia, la Sicilia militare è in allerta Quali conseguenze per l'Isola?

La Libia dista dalle coste siciliane appena 500 chilometri. Ancora meno sono quelli che separano Lampedusa da Tripoli. La più inquietante polveriera del Mediterraneo è a un passo dalle nostre città. La terribile carneficina che si sta consumando nel “regno” di Gheddafi, ha già avuto pesanti ripercussioni economiche e politiche nel nostro Paese, da sempre in affari con la Libia. Ma ben presto potrebbero esserci anche pesanti effetti militari che vedrebbero la Sicilia in prima linea.

I paesi della Nato, infatti, sono pronti ad usare la forza per costringere il leader libico a lasciare il Paese. Il portavoce del Pentagono, il colonnello dei marines Dave Lapan, ha annunciato che “gli Stati Uniti stanno muovendo forze navali e aeree nella regione”, iniziando a pianificare, di fatto, un probabile intervento in Libia, anche se il segretario di Stato, Hillary Clinton, ha dichiarato che non è prevista alcuna azione militare che coinvolga navi statunitensi.

In un quadro del genere, la Sicilia, ancora una volta, sarebbe la base logistica migliore: i 17 presidi militari di Nato e Stati Uniti nell'Isola sono tra i più strategici d'Italia. La Sesta flotta della marina americana è ospitata a Sigonella, la principale base terrestre dell'U.S. Navy nel Mediterraneo centrale. È la casa per più di 7.000 persone, tra militari e civili. A pochi chilometri più a sud si trova, invece, l'ex base Nato nell'aeroporto di Comiso, attualmente smantellato, ma, a proposito del quale, si è parlato nelle scorse settimane di un possibile riutilizzo. Altro punto nevralgico è la base navale militare di Augusta, sbocco a mare fondamentale per la Marina italiana e l'Alleanza Atlantica, ed importante deposito di munizioni.

Ma tante sono anche le stazioni americane e Nato di telecomunicazioni, che, in caso d'intervento armato, costituirebbero essenziali centri di raccolta d'informazioni strategiche. Dalla stazione di Caltagirone a quella di Motta Sant'Anastasia, da Vizzini a Niscemi, dove si trova la base del NavComTelSta, che gestisce le comunicazioni della marina americana per il Mediterraneo ed il Medio Oriente. Ci sono poi i centri di Centuripe, Trapani, Monte Lauro, Marina di Marza, Pantelleria e Lampedusa.

Insomma, la Sicilia militare è in allarme. Già qualche giorno fa il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha reso noto di aver dato l'autorizzazione all'uso della base di Sigonella per gli aerei che trasportano civili in fuga dalla Libia. L'area militare di Sigonella è stata allertata per qualche giorno, il pontile Nato e la banchina torpedinieri di Augusta hanno attivato sistemi di sicurezza, tenendo sotto controllo il Canale di Sicilia e il Golfo di Sirte e le navi della Marina Militare italiana hanno intensificato i pattugliamenti nelle zone calde.

La base logistica siciliana è pronta a fare la sua parte. Speriamo soltanto che, nel frattempo, nessun missile libico raggiunga le coste italiane: scenari già visti in bel altre occasioni. Chi non ricorda cosa accadde a Lampedusa il 15 aprile del 1986?

La fila degli ex Ecco gli uomini di Berlusconi nel ciclone della giustizia

Finché la lista va, lasciala andare. No, meglio allungare, volendo parafrasare una canzone di qualche anno fa. Già, perché via via, i nomi degli uomini dell'ultimo governo Berlusconi che in qualche modo hanno avuto a che fare, a vario titolo, con la giustizia e per questo si sono dimessi dal ruolo di ministro o hanno dovuto rivedere i propri piani politici diventano sempre di più. E in molti casi torna e ritorna la parola ex. Ex ministri che si sono dimessi, ex capoccia ed ex sottosegretari sui quali pesa questa parola di due lettere che suona come la parola fine.
L’ex ministro Claudio Scajola si dimise a seguito dell’acquisto di un lussuoso appartamento con vista sul Colosseo che, almeno secondo i magistrati, sarebbe stato pagato in parte con dei fondi “in nero”.
L’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso finì invece nel ciclone e in seguito decise di mollare l'incarico, per l’inchiesta riguardante casi di corruzione durante i lavori per il G8 alla Maddalena.
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La Cassazione: "No ai malati dimessi perché l'ospedale vuole ricoveri brevi"

Una sentenza importante in tempi di tagli alla sanità. La Corte "avverte": la considerazione della salute del paziente deve sempre prevalere sui criteri di economicità richiesti dalle direttive interne. I sindacati: "Andrebbero sanzionate le strutture ospedaliere, non i medici"

ROMA - Non si può dimettere un ricoverato solo perché in ospedale c'è da rispettare un dato tasso di utilizzo dei posti letto: la valutazione decisiva deve essere fatta sulle condizioni del malato. Sembra un'ovvietà, ma chi ha avuto la sventura di frequentare la sanità, pubblica e privata convenzionata, sa che la realtà è diversa. La Cassazione, però, oggi ha bocciato le "logiche mercantili" nelle linee-guida degli ospedali: se le direttive interne sanciscono che i posti letto vanno liberati prima possibile, la loro osservanza a scapito dell'ammalato non salva il medico dalle responsabilità penali che possono derivare dalla sua scelta. Il principio è stato fissato dalla sentenza 8254/11, emessa dalla quarta sezione penale della Corte di Cassazione.
Secondo i giudici, il medico deve anteporre la salute dell'ammalato a tutto, comprese le direttive interne, laddove esse si rivelino rischiose per il paziente. "A nessuno - ammonisce la sentenza - è consentito di anteporre la logica economica alla logica della tutela della salute". Il medico, insomma, non può degradare la sua professionalità "a livello ragioneristico", come un burocrate qualsiasi e, in caso di morte del paziente dopo la dimissione dall'ospedale, non sfugge alla condanna per omicidio colposo soltanto perché rispettò le linee-guida dell'ospedale, cioè la prassi che si applica in casi del genere.
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MEDIATRADE: UDIENZA A RISCHIO RINVIO PER DIFETTI DI NOTIFICA

(ASCA) - Milano, 3 mar - Rischia di ripartire con un rinvio l'udienza preliminare del procedimento Mediatrade fissata per sabato prossimo. Secondo quanto si e' potuto apprendere in ambienti giudiziari milanesi, i legali delle difese sono pronti a sollevare davanti ai giudici tutta una serie di eccezioni a causa di difetti che a loro giudizio caratterizzerebbero le notifiche degli atti.
Mediatrade e' una costola del processo Mediaset sui diritti tv: 12 gli indagati in questo filone processuale, tra cui il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, chiamato a rispondere di frode fiscale e appropriazione indebita, il figlio Pier Silvio e il presidente del gruppo di Cologno Monzese, Fedele Confalonieri. La questione sollevata dalle difese riguarda difetti delle notifiche, effettuate via fax e percio' - questa l'opinione degli avvocati - senza nessuna garanzia di essere arrivate alle parti.

Ruby e i quattro chili e mezzo di “patate”

I discorsi in codice della Rubacuori e dei suoi amici rivelano in codice le promesse di Papi

Soldi, tanti soldi. O meglio: patate. Nelle intercettazioni di telefonate e sms tra Karima El Marough e i personaggi a lei vicini si scoprono una serie di messaggi in codice che rivelano le aspirazioni della marocchina sull’inchiesta per prostituzione, e quanto si aspetta di ricevere dai personaggi a lei legati. Tra cui, ovviamente, c’è Silvio Berlusconi. Ne parla Enrico Fierro sul Fatto Quotidiano:

Il “fidanzato” Luca Risso il 14 ottobre parla al telefono con l’av – vocato Giuliante che all’epoca difendeva Ruby: “Ruby mi ha detto che a fine mese la persone di cui abbiamo parlato gli darà 4 chili e mezzo di patate”. Se le “patate” sono euro e i chili milioni, la cifra è molto vicina a quella evocata più volte dalla stessa Ruby, soldi promessi o addirittura versati da Silvio Berlusconi. La ragazza al telefono con un suo amico che le chiede se “questo qui (Berlusconi, ndr) ti ha dato soldi”. È il 26 ottobre 2010 e lei risponde sicura: “Cinque milioni”. Una somma che ritorna anche nella telefonata che la ragazza marocchina fa il 26 ottobre 2010 a Grazia, la mamma di Sergio Corsaro. “… Ruby: il mio caso è quello che spaventa più di tutti, e sta superando il caso di Letizia… della D’Addario, di tutte… eh… niente… diciamo che adesso siamo preoccupati, il mio avvocato se ne è appena andato, ero con lui… con Lele… loro mi stanno comunque vicini, in effetti… ho… cioè, sempre tornando al discorso di prima… gli ho detto… Lele… io ho parlato con Silvio gli ho detto… che ne voglio uscire di almeno con qualcosa… cioè mi dà… 5 milioni… però… 5 milioni a confronto del macchiamento del mio nome…”.

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http://www.giornalettismo.com/archives/116159/ruby-e-i-quattro-chili-e-mezzo-di-patate/

Vendola: “Berlusconi? Sui gay è peggio di un fondamentalista islamico”

In una lunga intervista a Radio Anch’io il leader di Sinistra e Libertà affronta tutti i temi più scottanti di questi giorni

“La storia comincia a correre. Cambia l’epoca e si rompe il vecchio mappamondo e il Mediterraneo torna al centro della scena del mondo. I giovani libici chiedono la cacciata del rais Gheddafi che e’ stato un despota per molti anni a disposizione dell’Occidente per il lavoro sporco”.

Lo dice il leader di Sel Nichi Vendola a Radio Anch’io commentando la rivolta nel Maghreb. ”Questo- aggiunge Vendola- rende davvero visibile la meschinita’ delle classi dirigenti dell’Europa che di fronte a un popolo che scende in marcia e guadagna la proprialiberta’, si mostra turbata invece di brindare. Ma questo- osserva Vendola- e’ un cammino che dovra’ riguardare anche l’Iran e la Cina. E dico alla gente mia, a chi ha amato come me ErnestoGuevara detto il Che, che questa evoluzione verso la democrazia e la liberta’ riguarda ancheCuba: non c’e’ piu’ alibi e giustificazione al mondo”.

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Il ministro al nulla di Silvio si becca due anni di galera anche in appello

Aldo Brancher, che il premier voleva salvare dal processo nominandolo responsabile di due uffici inesistenti, condannato per Antonveneta

Per El Pais era il ministro al Nulla, visto che il suo ministero non esisteva. Per i giudici di Milano, in appello, Aldo Brancher è soprattutto un delinquente. La quarta sezione della Corte d’appello di Milano ha confermato la condanna a due anni e 4mila euro di multa per l’ex ministro per l’Attuazione del federalismoAldo Brancher, imputato per ricettazione e appropriazione indebita in uno dei filoni di inchiesta nati dalla tentata scalata dell’allora Banca Popolare di Lodi ad Antonveneta. I giudici hanno accolto la richiesta della procura generale di Milano, che aveva chiesto per lui la conferma della condanna di primo grado.

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Pedofilia: Don Ruggero condannato a 15 anni

L’ex garante di Alemanno riconosciuto colpevole: avrebbe abusato di 7 ragazzini della sua parrocchia. Il Vescovo di Roma: “vicini alle vittime”

Il tribunale di Roma ha condannato don Ruggero Conti, l’ex-parroco di Selva Candida, a 15 anni e 4 mesi di carcere per abusi sessuali ai danni di 7 ragazzi del quartiere romano. Il PM Francesco Scavo aveva richiesto 18 anni di condanna per l’imputato, il Presidente ha emanato la sentenza di primo grado condannando il sacerdote a 15 anni di carcere piu’ pene accessorie. “Possiamo definirla una pena esemplare – dichiara Roberto Mirabile Presidente de La Caramella Buona, associazione contro la pedofilia riconosciuta parte civile nel processo, al posto del Comune di Roma che non ha reputato di costituirsi tale – anche se per un pedofilo seriale di questo genere con l’aggravante della veste sacra che fino ad oggi ha indossato non credo possa esistere giuridicamente parlando una pena valida. Sicuramente possiamo ritenerci soddisfatti del lavoro degli inquirenti, degli avvocati tutti dell’accusa e della decisione del Tribunale: i ragazzi hanno sempre detto la verita’ ed oggi finalmente e’ ufficiale”.

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Giustizia: Pdl, prescrizione breve

(ANSA) - ROMA - Il giudice e' obbligato ad applicare le attenuanti generiche per un imputato incensurato o che abbia piu' di 65 anni, con riduzione della prescrizione del reato. E' una delle norme della proposta di legge presentata alla Camera dal deputato del Pdl Vitali. Le attenuanti dovranno essere sempre prevalenti rispetto alle aggravanti quando 'per effetto della diminuzione della pena il reato risulti estinto per prescrizione' e il giudice pronuncera' 'sentenza inappellabile di non doversi procedere'.

Libia,Pentagono:prove su uso forza aerea

(ANSA) - NEW YORK - Il Pentagono ha sostenuto che la Libia in questi giorni ha fatto ricorso all'uso della sua forza aerea, e ha denunciato di avere le prove. 'Se siano state usate o meno contro i ribelli non lo possiamo dire, ma c'e' la prova che hanno usato mezzi aerei', ha precisato il portavoce Lapan. Intanto Saif Al Islam, figlio di Gheddafi, ha detto che secondo suo padre la citta' di Brega, oggi bombardata dalle forze del rais, ha la stessa importanza economico-strategica di Rotterdam per l'Olanda.

Libia, Obama: intervento pure militare

(ANSA) - NEW YORK - Vogliamo 'una capacita' totale di intervento rapido' in Libia, senza escludere nessuna opzione e neppure quella militare per averle tutte a disposizione in caso di necessita'. Lo ha detto il presidente Usa Obama aggiungendo che la Casa Bianca ha autorizzato l'uso dell'aeronautica militare per evacuare i profughi. Gli Usa, ha aggiunto, 'si sentono oltraggiati dalle violenze commesse in Libia, che devono finire, e Gheddafi, che ha perso ogni legittimita', deve andarsene.

Bersani soddisfatto: raggiunte 10 milioni di firme per la petizione 'Berlusconi dimettiti'

Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Abbiamo raggiunto l'obiettivo". Pier Luigi Bersani annuncia che il traguardo dei 10 milioni di firme alla petizione 'Berlusconi dimettiti' è stato raggiunto. "L'8 marzo presenteremo le prime milionate di firme che stiamo raccogliendo", ha spiegato il segretario del Pd. "Continuano ad arrivare moduli, i banchetti li teniamo ancora aperti".

"Lui il consenso non ce l'ha. Noi questa cosa l'abbiamo misurata", sottolinea Bersani. "Non deve suonare strano che abbiamo raggiunto l'obiettivo -ha spiegato il leader Pd -. Da ogni rilevazione c'è una grande maggioranza del Paese che pensa che Berlusconi sia un impedimento grave, a prescindere se si è di destra o di sinistra".

"Se Berlusconi pensa di forzare le regole - sostiene Bersani - dicendo che ha il consenso, lo misuri. Provi ad andare a votare. Lui il consenso non ce l'ha". Il leader Pd non ha dubbi: "Il consenso sta venendo meno, puoi fare il surfista ma e' un tramonto. Ci auguriamo che questo tramonto non crei macerie nello spirito civico del Paese. Si vada a votare, per favore".

Quanto alle alleanze del centrosinistra: "Problemi zero", taglia corto il segretario. "Noi abbiamo una proposta: una alleanza tra forze progressiste e moderate per la ricostruzione delle macerie berlusconiane. Tireremo le somme, chi si sottrae dovrebbe spiegare perche'", ha detto il leader del Pd. "Se ci saranno le elezioni noi avremo una geografia di alleanze, un protagonismo nostro, sufficiente a battere Berlusconi. Lo sa anche lui e cerca di sopravvivere in tutti i modi"

Fini: "Il vero premier è Bossi. Processo breve? Una vergogna"

Roma, 3 mar. - (Adnkronos/Ign) - Il vero premier non è Berlusconi ma Bossi. E' quanto sostiene il presidente della Camera e leader di Fli Gianfranco Fini ospite di 'Porta a Porta'. "Oggi non c'e' piu' nella maggioranza un Fini che contrasti quelle proposte della Lega che appaiano in contrasto con l'unita' nazionale. Ma il problema non e' Bossi, e' Berlusconi: Bossi e' il dominus, e' il vero presidente del Consiglio, non Berlusconi". Dopo poco arriva la replica del Senatur, che ribasice: "L'unico premier e' Berlusconi"

Durante la trasmissione di Bruno Vespa, il presidente della Camera annuncia quello che sara' il suo atteggiamento all'ufficio di presidenza di Montecitorio, chiamato a pronunciarsi sul conflitto di attribuzione in merito al caso Ruby: "Il mio personale parere non sara' espresso perche' tutti sanno che il presidente della Camera non vota".

In merito alla vicenda della casa di An a Montecarlo, rispondendo alla domanda di Bruno Vespa se si sia sentito "ingannato" dal cognato Giancarlo Tulliani, il leader Fli è tranquillo: "Fra qualche giorno si pronuncera' la magistratura e arrivera' anche la parola fine a questa storia".

Sulle riforme, il presidente della Camera afferma che "ieri il governo ha preso una decisione saggia con la decisione di prorogare di quattro mesi il provvedimento sul federalismo regionale. E' una decisione che allunga la legislatura". Fini aggiunge che "se la legislatura va avanti e' giusto pero' domandarsi quando arrivera' il federalismo istituzionale con una Camera che rappresenti le autonomie e i territori".

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Libia: Fidel Castro, inevitabile intervento militare della Nato

L'Avana, 3 mar. (Adnkronos/Dpa) - Un intervento militare della Nato in Libia e' "inevitabile". Ne e' convinto Fidel Castro che in una delle solite 'Reflexiones' dell'ex lider maximo punta il dito contro "l'imperialismo" dell'Alleanza Atlantica che sarebbe mossa dal suo interesse a controllare il petrolio libico. Per questo la Nato, "seriamente preoccupata per l'ondata rivoluzionaria che attraversa il mondo arabo, dove si genera gran parte del petrolio, non potrebbe non approfittare del conflitto interno in Libia per promuovere un intervento militare".

Libia, interviene Obama: basta violenza, ora Gheddafi deve andarsene

Washington, 3 mar. (Adnkronos) - "Il messaggio è chiaro, la violenza deve cessare, Gheddafi ha perso la sua legittimità e deve andarsene". Barack Obama interviene sulle rivolte in Libia durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, ribadendo come "Stati Uniti e il mondo intero" siano "oltraggiati" da quello che succedendo.

Il presidente degli Stati Uniti annuncia quindi di avere "approvato l'impiego di voli militari americani" per aiutare il rimpatrio in Egittodei cittadini egiziani che sono fuggiti dalla Libia verso il confine tunisino. "Stiamo rispondendo velocemente" alla crisi umanitaria, ha detto ancora Obama, ricordando anche il sostegno degli Stati Uniti alle altre organizzazioni internazionali per l'evacuazione degli stranieri dal Paese nordafricano.

Valutando un'eventuale azione militare contro il regime del colonnello Gheddafi, gli Stati Uniti, ha chiarito il presidente Usa, baseranno la loro decisione su "ciò che è meglio per il popolo libico".

Obama chiede che gli Stati Uniti abbiano "la capacità di agire in maniera potenzialmete rapida" qualora la situazione in Libia si dovesse deteriorare. Il presidente ha sottolineato che al momento sta "considerando ogni opzione disponibile, in aggiunta alle azioni non militari che abbiamo intrapreso".

"E' ora che Gheddafi se ne vada", ribadisce ancora Obama, che rispondendo alla domanda di un giornalista in merito alla imposizione di una no-fly zone nei cieli della Libia, afferma: "E' una delle opzioni che prenderemo in considerazione".