lunedì 17 ottobre 2011

STIPENDI ...

SOVVERSIVO

Tagli alla sicurezza, domani in piazza gli indignati della polizia

La denuncia: “Terminati i fondi per pagare straordinari e carburante Sistema al collasso” Mobilitazione davanti a Camera e Senato e in decine di città per chiedere aiuto ai cittadini

CARLO DI FOGGIA

Nessuna violenza ma la rabbia quella si, e tanta. Mentre ancora non si placano le polemiche sugli scontri di sabato scorso, domani si replica. Di nuovo in piazza ma questa volta gli indignati portano la divisa. Chi si troverà a passare vicino ai palazzi del potere (palazzo Chigi, Camera e Senato) e nelle principali piazze delle città italiane potrebbe assistere ad una scena surreale: poliziotti che chiedono ai passanti un’offerta per pagare la benzina, “perché - come spiegano dal Siulp, il sindacato unitario degli agenti di polizia - solo così potremo continuare a far camminare le volanti”. Una situazione - quella descritta dalle sigle (molte) che domani manifesteranno tutta la loro rabbia - al limite della sostenibilità. ''Questo esecutivo - sintetizza il segretario del Sap Nicola Tanzi - ha lavorato soltanto sulla sicurezza percepita ma si è dimenticato quella reale, che è poi quella che interessa i cittadini'' spendendo milioni di euro per ‘pagliacciate’ come la mini naja e le passeggiate cittadine dei poliziotti per accompagnare i militari”. Agenti, guardie penitenziarie, vigili del fuoco e forestali porteranno in piazza dei bidoni di benzina per lanciare una provocazione: un fac simile di un'obbligazione ''per la sicurezza, la legalità e lo sviluppo di questo paese'' da consegnare ai cittadini che effettueranno una donazione sul fondo assistenza del ministero dell'Interno, finalizzata all'acquisto di carburante. Chi ha assistito agli scontri di sabato ha potuto constatare un malessere crescente tra le forze di polizia impegnate su più fronti, dalla tutela dell’ordine pubblico alla rivendicazione di maggiori risorse. Due facce della stessa medaglia che sono emerse con evidenza durante i disordini, con gli agenti in difficoltà soprattutto per l’esiguo numero di unità e mezzi a disposizione.

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http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/425266/

Lodo Mondadori, ispettori in azione Chiesta copia della sentenza

"Atto dovuto" dopo l’esposto di Marina Berlusconi che chiede un procedimento disciplinare a carico dei magistrati

MILANO Il responsabile degli ispettori del Ministero della Giustizia, Arcibaldo Miller, ha chiesto, per conto dello stesso Ministero, ai giudici milanesi copia della sentenza d’appello che ha condannato Fininvest a pagare 564 milioni alla Cir per la vicenda del Lodo Mondadori. La richiesta di copia della sentenza fa seguito all’esposto presentato alcuni giorni fa da Marina Berlusconi al Ministero e al Pg della Cassazione per valutazioni riguardo un eventuale procedimento disciplinare a carico dei magistrati. La richiesta del capo degli ispettori Miller, da quanto si è saputo, è una sorta di ’atto dovutò in seguito all’esposto presentato dal presidente di Fininvest. Lo scorso 4 ottobre Marina Berlusconi aveva presentato un esposto, parlando tra l’altro di «sconcertanti omissioni» nella sentenza d’appello dello scorso luglio e del ’tagliò di un «passaggio decisivo» di una sentenza penale di Cassazione del 2007. L’esposto era stato inviato sia al Ministero della Giustizia che al Procuratore generale presso la Corte di Cassazione. Il pg della Cassazione ha già cominciato ad esaminare nei giorni scorsi l’esposto: la procura generale deve stabilire se sia il caso di avviare un’istruttoria formale e dunque di aprire un procedimento pre-disciplinare a carico dei magistrati (Luigi de Ruggiero, Walter Saresella e Giovan Battista Rollero) che hanno emesso quella sentenza.

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http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/425220/

15 ottobre a Parigi: manganellate, cariche e spray urticante sui manifestanti

A Parigi la polizia ha caricato senza ragione i manifestanti accorsi per la manifestazione del 15 ottobre. Ma nessuno ne parla.

Parigi, come altre 951 città nel mondo, ha partecipato alla manifestazione del 15 ottobre. L’organizzazione era decentralizzata, si partiva dai vari quartieri per poi riunirsi ad Hotel de Ville. Da Belleville i manifestanti sono partiti al suono delle fanfare, a Gare Saint Lazare erano talmente pochi che alla fine non c’è stato un vero e proprio assembramento.

Nella capitale francese la vita sembrava uguale a quella di tanti altri sabati. Nessuna strada chiusa al traffico, nessuna fermata della metro interrotta. Lungo le strade i parigini continuavano il loro shopping pomeridiano o si godevano l’ultimo sole nelle terrazze dei bistrot. Delusi da una così scarna partecipazione ci siamo resi a piedi verso il centro città per arrivare al punto in cui i cortei si sarebbero dovuti congiungere, nella piazza del Comune. Giunti qui abbiamo ritrovato poche centinaia di persone che protestavano in maniera tranquilla e festosa. I manifestanti si sono seduti in terra con le mani in aria, hanno ballato, cantanto, riso.

A Parigi la giornata procedeva tranquilla. A Roma un po’ meno. Visti da qui gli scontri capitolini sembravano lontani anni luce dalla serenità parigina. L’assembramento procedeva festoso e colorato, senza la tensione che caratterizzava altre piazze. Ma sarebbe fin troppo semplice utilizzare la capitale francese come cartina di tornasole dei sentimenti della popolazione europea. Parigi non è l’Italia e neanche l’Europa. La sua regione, l’Ile-de-France, produce il 10% del Pil continentale, che in termini reali vuol dire circa il doppio di Londra. Sebbene anche qui la crisi stia producendo i suoi effetti, ci troviamo dinanzi una situazione molto diversa che parte da una solidità finanziaria maggiore rispetto all’Italia.
Ciononostante la popolazione risente degli effetti della congiuntura economica ed i più colpiti sono gli strati che già erano ai margini della società transalpina come gli emigrati. Sono stati propio quest’ultimi ad esser presi di mira dalla polizia. Ma andiamo con ordine, mentre nella Piazza del Comune la manifestazione procedeva tranquilla – e anche un po’ noioisa – abbiamo visto decine di camionette della polizia convogliare verso l’adiacente Place du Chatelet. Qui un gruppo di cittadini della Costa D'Avorio si era riunito per protestare contro lo sfruttamento da parte della Francia delle risorse primarie del proprio paese. Sebbene fosse una manifestazione autorizzata e assolutamente pacifica – con tantissime donne che cucinavano e offrivano cibo – la polizia ha circondato i manifestanti.
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Il tuo corpo produce “marijuana naturale”

Lo hanno scoperto i ricercatori del Istituto di ricerca per l’urologia (URI) del San Raffaele di Milano

Nel nostro organismo c’e’ una sorta di ‘marijuana naturale’ che, stimolata nel modo giusto, puo’ aprire la strada a un farmaco contro l’incontinenza. Lo hanno scoperto i ricercatori del Istituto di ricerca per l’urologia (URI) del San Raffaele di Milano, dimostrando che manipolando un particolare enzima capace di metabolizzare i cannabinoidi naturali dell’organismo si ottiene un importante effetto anti-incontinenza.

NELLA VESCICA – Questi endocannabinoidi sono presenti nella vescica femminile, sia umana che di topo, e funzionano in modo simile a quelli assunti dall’esterno come la marijuana. Lo studio, pubblicato su European Urology, e’ stato condotto in collaborazione con l’Universita’ di Monaco (Germania) e di Linkoping (Svezia). La ricerca ha scoperto anche che bloccare questo enzima, nei topi, e’ piu’ efficace nel trattare l’incontinenza rispetto alla somministrazione di cannabinoidi tramite farmaci, minimizzando anche gli effetti collaterali.
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Il farmaco che ti va vivere 150 anni?

Ricercatori al lavoro su una sostanza che allungherebbe la vita

I Queen cantavano “who wants to live forever” e la possibilità di arrivare a considerare l’ipotesi di una vita veramente lunga non è poi così remota, almeno basandoci sulle recenti ricerche mediche: tra dieci anni potrebbe essere pronto un farmaco in grado di farci vivere fino a 150 anni.

FORSE ANCHE DI PIU’ - Peter Smith, decano di medicina presso l’Università del New South Wales, ha spiegato che una bambina nata oggi in Australia potrebbe già ragionevolmente aspettarsi di vivere fino a 100, grazie ai progressi della medicina, il miglioramento delle condizioni di salute e dello stile di vita complessivo. Oltre a ciò, sono in fase di sviluppo nuovi farmaci in grado di aiutare il corpo a “ripararsi” autonomamente, accompagnati dalle terapie a base di cellule staminali. Il professor Smith spiega: “Credo ci sia la reale possibilità di estendere la vita umana per ulteriori decadi”. Siamo certi che a tutti piaccia l’idea di vivere fino a 150 anni? Secondo il professore sì, stando bene fino alla fine dei propri giorni: “l’obiettivo non è solo quello di garantirsi della vita extra, ma anche di facilitare una vita in buona salute. La gente non vorrà ritirarsi a 65 anni e passare decenni seduta in poltrona a casa”. Susan Greenfield, neuroscienziata all’Università di Oxford, prevede che le persone possano iniziare una seconda attività dopo i 65 anni, in un’economia basata sulla conoscenza, piuttosto che sulla forza fisica. La priorità deve essere, però, quella di sconfiggere la demenza, che include il morbo di Alzheimer, “altrimenti le implicazioni economiche e sociali potrebbero essere catastrofiche”.

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http://www.giornalettismo.com/archives/158767/il-farmaco-che-ti-va-vivere-150-anni/

Di Pietro: "Tornare alla legge Reale" ecco cosa prevede il testo

Nel 1978, la legge venne sottoposta a un referendum abrogativo che ebbe esito negativo, pertanto la legge non venne abrogata.

ROMA - Il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, propone una legge Reale bis per fronteggiare "atti criminali" come quelli di sabato a Roma durante la manifestazione degli indignati. Ma cosa prevedeva esattamente quel provvedimento? Approvata il 22 maggio 1975, in un periodo in cui il Paese è insanguinato dalla violenza degli estremisti di destra e di sinistra, la legge Reale - dal nome del suo principale redattore, il ministro della Giustizia Oronzo Reale - fornisce disposizioni a tutela dell'ordine pubblico. E accresce notevolmente i poteri e le immunità delle forze dell'ordine. In particolare, l'articolo 14 amplia i casi in cui è legittimo l'uso delle armi da parte della polizia. Esso autorizza l'agente a sparare non solo "quando vi è costretto dalla necessità di respingere una violenza o di vincere una resistenza all'autorità", ma più specificatamente "per impedire delitti di strage, naufragio, disastro aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata, sequestro di persona", come oggi è previsto dall'articolo 53 del codice penale.
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Intercettazioni, opposizioni all'attacco "Berlusconi parla come un black bloc"

Per il sindaco di Milano Giuliano Pisapia: "Sono parole che si commentano da sole": Di Pietro: "Il premier è una persona disperata". Finocchiaro: "Atteggiamento eversivo". E il Vaticano smentisce la telefonata tra Bertone e il faccendiere. Padre Lombardi: "Naturalmente questa chiamata non c'è mai stata"

ROMA - "Il premier è una persona disperata che fa tutto in funzione della sua impunità. Rientra nel cliché del personaggio utilizzare il ruolo di capo del governo per criminalizzare la magistratura, bloccare le indagini e attaccare la stampa. Insomma per fare il fascista-piduista, quale egli è". Antonio Di Pietro ha commentato così alla Camera le intercettazioni pubblicate oggi 1 da Repubblica. Quattro telefonate tra il 14 e il 30 ottobre del 2009 tra il premier e il faccendiere Valter Lavitola, depositate agli atti dell'inchiesta di Pescara. "Berlusconi parla come un black bloc. Il contenuto delle intercettazioni è agghiacciante", ha dichiarato il presidente del gruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. "E' assolutamente sconcertante scoprire che un capo di governo parli al telefono di rivoluzione, di assalti al palazzo di Giustizia e alla sede di un quotidiano. Ci chiediamo cos'altro ancora debba succedere prima che quest'uomo irresponsabile si decida a lasciare per consentire all'Italia di avere un Esecutivo in grado di affrontare i problemi e di recuperare la credibilità internazionale perduta", ha aggiunto.
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l Ponte senza i soldi Ue? Matteoli: "Lo faremo"

L'Unione europea non lo ha inserito fra le opere prioritarie, il ministro insiste: "Andiamo avanti con i privati" di GIUSEPPE BALDESSARRO

REGGIO CALABRIA - L'Unione Europea non ci metterà un euro. Ma il ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli insiste: "Il Ponte sullo Stretto lo faremo con i soldi dei privati". Il Governo italiano, fa buon viso a cattivo gioco dopo la bocciatura dell'Ue, che potrebbe diventare ufficiale mercoledì prossimo. Incassa insomma solo parte del risultato sul quale premeva da tempo, e deve accettare il declassamento dell'asse Berlino-Palermo, sostituito nell'ambito delle linee strategiche sui collegamenti infrastrutturali dal corridoio Helsinki-Valletta. L'Unione infatti conferma solo in parte il sostegno al potenziamento dei collegamenti ferroviari tra Napoli e la Sicilia, aggiungendo alle priorità la linea Napoli-Bari, ma senza inserire nella lista delle opere da finanziare il Ponte tra Calabria e Sicilia. Le decisioni dell'Ue sono contenute nelle linee guida e nel progetto di regolamento per le realizzazione delle grandi reti infrastrutturali nel campo dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni che la Commissione europea varerà mercoledì prossimo. Un pacchetto corposo che complessivamente prevede la mobilitazione di finanziamenti Ue per 50 miliardi di euro tra il 2014 e il 2020. Si tratta della top list a cui Bruxelles intende affiancare strumenti finanziari innovativi, come i project bond, per stimolare la realizzazione dei necessari investimenti. Solo per il completamento delle grandi infrastrutture transeuropee la Commissione ha infatti stimato che saranno necessari investimenti per oltre mille miliardi di euro nei prossimi 10-15 anni. E in questo contesto dei 50 miliardi, la maggior parte (31,7 miliardi) è destinata a finanziarie i progetti prioritari nei trasporti. Il sostegno europeo andrà allo sviluppo dei collegamenti su rotaia tra Napoli e Bari e solo tra Napoli e Reggio Calabria, mentre in Sicilia sarà finanziata la linea Messina-Palermo. Il Ponte insomma non viene e segnalato come opera finanziabile.
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Caso Penati: i Pm di Monza revocano il mandato di arresto

Caso Penati: i Pm di Monza revocano il mandato di arresto
MONZA - I Pm di Monza hanno cambiato idea: non è più necessario arrestare Filippo Penati o il suo vice Giordano Vimercati. E' quello che sta scritto nella richiesta di rinuncia al ricorso che la Procura ha presentato alla Corte d'Appello. I due rappresentanti del Pd (nel caso di Penati, ex rappresentante) sono indagati con le accuse di corruzione. I magistrati fanno presente che i due si sono presentati spontaneamente in Procura, per spiegare il loro punto di vista sulla vicenda, producendo documenti e non limitandosi ai generici dinieghi che spesso avvengono. Questo dimostra che non c'è da parte loro l'intenzione di scappare. Inoltre, il fatto che entrambi si sono dimessi da ogni indagine, non rende possibile la ripetizione del reato. Ed infine è quasi impossibile che riescano ad inquinare le prove, proprio perchè non hanno alcun ruolo che permetta di farlo. Di conseguenza sono caduti gli unici tre motivi (reiterazione del reato, pericolo di fuga e inquinamento delle prove) che giustificano la richiesta di custodia cautelare. Questo non vuol dire che l'inchiesta si ferma. In realtà le indagini continuano, soprattutto sul fronte della vicenda riguardante la Milano-Serravalle.

Caso Penati: i Pm di Monza revocano il mandato di arresto

Caso Penati: i Pm di Monza revocano il mandato di arresto
MONZA - I Pm di Monza hanno cambiato idea: non è più necessario arrestare Filippo Penati o il suo vice Giordano Vimercati. E' quello che sta scritto nella richiesta di rinuncia al ricorso che la Procura ha presentato alla Corte d'Appello. I due rappresentanti del Pd (nel caso di Penati, ex rappresentante) sono indagati con le accuse di corruzione. I magistrati fanno presente che i due si sono presentati spontaneamente in Procura, per spiegare il loro punto di vista sulla vicenda, producendo documenti e non limitandosi ai generici dinieghi che spesso avvengono. Questo dimostra che non c'è da parte loro l'intenzione di scappare. Inoltre, il fatto che entrambi si sono dimessi da ogni indagine, non rende possibile la ripetizione del reato. Ed infine è quasi impossibile che riescano ad inquinare le prove, proprio perchè non hanno alcun ruolo che permetta di farlo. Di conseguenza sono caduti gli unici tre motivi (reiterazione del reato, pericolo di fuga e inquinamento delle prove) che giustificano la richiesta di custodia cautelare. Questo non vuol dire che l'inchiesta si ferma. In realtà le indagini continuano, soprattutto sul fronte della vicenda riguardante la Milano-Serravalle.

Di Pietro-shock: "Reintroduciamo le leggi speciali contro i black bloc"

Di Pietro-shock: 'Reintroduciamo le leggi speciali contro i black bloc'
ROMA - Pesanti, questa volta, le dichiarazioni del leader dell'Idv che invoca la creazioni di leggi speciali per evitare episodi come quelli accaduti sabato scorso a Roma: "Si deve tornare alla Legge Reale.Anzi bisogna fare la 'legge Reale 2', alias Di Pietro, contro atti criminali come quelli di Roma. Si devono prevedere arresti e fermi obbligatori e riti direttissimi con pene esemplari. Non è tempo di rimpalli ma di un'assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche per creare una legislazione speciale e specifica che introduca specifiche figure di reato, aggravamento dei reati e delle pene oggi previste, allargamento del fermo e dell'arresto, riti direttissimi che permettano in pochi giorni di arrivare a sentenza di primo grado". Per chi non la conoscesse, la legge Reale (dal nome dell'allora Ministro della Giustizia Oronzo Reale, del Pri) venne varata nel 1975 e prevedeva la possibilità per i poliziotti di fare uso delle armi anche contro chi non era armato, a seconda delle situazioni; permetteva di fare arresti preventivi di 96 ore (cioè si stava in galera 4 giorni senza alcun motivo, solo per i capricci di qualcuno) e impostava una norma del Codice Penale, valida ancora oggi, che vieta di indossare caschi o altre cose che travisano il volto senza giustificato motivo. Venne organizzato un referendum contro questa legge, dopo che si vide come le forze dell'ordine abusavano dei poteri contenuti in questa legge; ma il referendum fallì.

Il profeta dell'Apocalisse colpisce ancora: «Il mondo finirà il 21 ottobre» Harold Camping annuncia un catastrofico terremoto

MILANO – Il profeta dell’Apocalisse ha colpito ancora, anche se a dirla tutta a questo punto sembra un po’ la favola di Pierino e il lupo. Per l’ennesima volta («ma questa volta è vero», rassicura), Harold Camping, fresco di Ig-Nobel (i premi ignobili alle ricerche più assurde), colpito pochi mesi fa da un ictus, torna a predire la fine del mondo. Eccezion fatta naturalmente per gli eletti destinati alla salvezza.

VENERDI’ 21 – L’appuntamento è per venerdì 21 ottobre 2011, sostiene l’arzillo profeta, avvalorando la profezia con una serie di numeri che intercorrerebbero tra la morte di Gesù e l’Apocalisse. Ora non ci resta che aspettare e al pensiero che l’annuncio questa volta sia stato fatto in sordina, mentre altre volte Harold aveva annunciato l’evento con un battage pubblicitario, sopraggiunge una certa dose d’ansia. Harold Egbert Camping non ha alcun dubbio, anche se altre volte le sue previsioni si sono dimostrate fallaci (per fortuna), come quella che fissava la data fatidica il 21 maggio o ancora quella precedente che prevedeva la fine definitiva per il 6 settembre 1994. Venerdì, ultimo giorno dell’attuale periodo di 5 mesi (qualsiasi cosa voglia dire), «The world will end (again)» (Il mondo finirà. Ancora).

ALTRE CASSANDRE – Il predicatore californiano è presidente della Family Stations, network californiano a carattere religioso che raccoglie circa 150 stazioni radio e televisive statunitensi, e studia la Bibbia da circa 70 anni, smentendo da tempo la teoria dei Maya, leggermente più ottimista, secondo la quale l’anno maledetto sarà il 2012. In tutti i casi, come è noto, non è il solo che ogni tanto profetizza cataclismi planetari o che vanta la facoltà della preveggenza. Un esempio per tutti è Raffaele Bendandi, detto anche l’uomo dei terremoti, nato a Faenza nel1893 e morto nel 1979, scienziato autodidatta (in realtà era intagliatore di legno), che aveva individuato invece nell’11 maggio 2011 la data nella quale sarebbe stata distrutta Roma. Da un terremoto ovviamente (che non si è verificato, anche se proprio quel giorno un terremoto ha colpito la Spagna). Va però aggiunto che il sedicente scienziato il 23 novembre 1923 fece registrare a un notaio di Faenza che il 2 gennaio 1924 si sarebbe verificato un terremoto nelle Marche. Il terremoto effettivamente si verificò a Senigallia due giorni dopo e, nonostante la leggera imprecisione, la sua fama crebbe anche a livello internazionale.

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http://www.corriere.it/cronache/11_ottobre_17/mondo-fine-21-ottobre_c7babdfe-f8ae-11e0-a70e-53be2c0ab142.shtml

Fini, Papa concorre a quorun Camera

(ANSA) - ROMA - Alfonso Papa, il deputato del Pdl detenuto nel carcere di Poggioreale, figura ''tuttora membro della Camera dei deputati'' e pertanto va conteggiato ai fini del calcolo del numero legale. Lo afferma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, rispondendo al presidente dei deputati del PdL, Fabrizio Cicchitto. Papa è attualmente detenuto a Poggioreale.

Filippine, prete italiano ucciso a colpi d'arma da fuoco nel sud del Paese

Padre Fausto Tentorio (Fermo immagine Skytg24)
Manila, 17 ott. (Adnkronos) - Il prete italiano padre Fausto Tentorio è stato ucciso nella cittadina di Arakan, nel sud delle Filippine. Lo ha reso noto il portavoce della polizia, Agrimero Cruz, precisando che il prete è stato dichiarato morto nell'ospedale in cui era stato ricoverato d'urgenza.

Tentorio, che si trovava nelle Filippine dal 1987 con l'Istituto Pontificio per le missioni estere, si stava recando a un incontro con altri esponenti del clero locale a Kidapawan City quando un uomo, con il volto coperto da un casco, si è avvicinato, e lo ha ucciso a colpi di pistola prima di fuggire e raggiungere un complice che lo aspettava in moto.

Tentorio è il terzo religioso del Pime ucciso a Mindanao, il secondo nella diocesi di Kidapawan. Il suo lavoro di missionario consisteva nell'aiuto e sostegno delle tribù indigene dei lumad.

''Noi missionari del Pime perdiamo un amico, i lumad hanno perso un padre, un fratello. Sapevano che per loro avrebbe fatto qualsiasi cosa'', ha dichiarato padre Giulio Mariani, direttore del Centro missionario Euntes a Zamboanga, confratello di Tentorio, in una intervista all'agenzia Misna. ''Vestiva come i lumad, parlava la loro lingua, conosceva la loro cultura -spiega- era una persona in vista che si era impegnata molto nella difesa dei tribali, vittime di discriminazioni. Aiutava i loro fogli a studiare, difendeva le loro terre ancestrali, faceva il possibile per ridare una dignita' ai popoli indigeni''.

In Gran Bretagna arriva la 'boob tax': l'imposta sulla chirurgia estetica

Roma, 17 ott. (Adnkronos Salute) - Una vera e propria tassa da imporre ai pazienti che si sottopongono a interventi di chirurgia plastica a fini puramente estetici. E' quanto intende fare l'agenzia fiscale britannica (British Hm Revenue and Customs). Un decollete 'nuovo', dunque, Oltremanica potrebbe presto costare in media mille sterline in piu', prezzo su cui pesera' quella che e' gia' stata ribattezzata dai media inglesi 'boob tax', ossia 'tassa sul seno'. Mentre per le casse dello Stato, cio' si tradurra' in una disponibilita' di circa 500 milioni di sterline in piu'.

L'associazione dei chirurghi plastici britannica, la British Association of Aesthetic Plastic Surgeons, per bocca del suo presidente Fazel Fatah ha gia' fatto sapere che la tassa, "sulla quale la societa' scientifica non e' stata interpellata, si riflettera' negativamente sui pazienti. Possiamo solo sperare di trovare un terreno comune nel proteggere il benessere dei pazienti e l'ovvia necessita' di aumentare le entrate pubbliche". Per gli esperti, il problema sara' soprattutto quello di 'salvare' interventi mirati, ad esempio, a correggere difetti estetici che espongono minorenni a disagio esistenziale.

Appalti, inchiesta sul Credito fiorentino: anche Verdini e Dell'Utri tra i 55 indagati

Denis Verdini (Adnkronos)
Firenze, 17 ott. (Adnkronos) - Falso in bilancio, finanziamento illecito, associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita. Sono le principali ipotesi di reato a carico di Denis Verdini, il coordinatore nazionale del Pdl, al centro dell'inchiesta della Procura di Firenze sulla banca Credito Cooperativo Fiorentino, da lui presieduta fino al luglio del 2010, quando venne commissariata. L'inchiesta, un filone fiorentino di quella sui grandi appalti per il G8, si basa sulle relazioni degli ispettori di Bankitalia.

L'indagine è condotta dai pm di Firenze Luca Turco e Giuseppina Mione. Sono 55 le persone indagate; a 18 è contestato il reato di associazione a delinquere finalizzato all'appropriazione indebita. In particolare, si tratta di ex membri del cda della banca, di sindaci revisori, dell'ex presidente della ditta di costruzioni Baldassini-Tognozzi-Pontello, Riccardo Fusi. Il senatore Marcello Dell'Utri (Pdl) è anche lui tra i 55 indagati, accusato di appropriazione indebita per un conto corrente che aveva al Ccf.

A Verdini vengono contestate anche altre ipotesi di reato: ostacolo all'autorità di vigilanza, false comunicazioni all'autorità di vigilanza, emissione di fatture per operazioni inesistenti, finanziamento illecito da parte di alcuni imprenditori, conflitto di interessi non dichiarato in alcune operazioni. Verdini e Fusi sono stati prosciolti, venerdì scorso, a L'Aquila, per il processo sui grandi appalti, ''perché il fatto non sussiste''

"Finalmente, dopo quasi quattro anni di indagine sul mio conto - dice Verdini, a proposito degli atti della procura di Firenze -, assistiamo al deposito di atti che si fondano unicamente su un teorema, di cui evidentemente taluni pubblici ministeri sono innamorati al punto da darmi l'idea di una guerra personale".

"E il teorema è ancora una volta basato su un mio presunto rapporto di interessi con Riccardo Fusi, facile da dichiarare ma impossibile da dimostrare perché inesistente (come ha appena sancito la decisione del Gup de L'Aquila, di cui si è distrattamente dato conto sui media) - prosegue il coordinatore del Pdl -. Trascurando i risultati di una gestione ventennale dell'istituto di credito che ho presieduto fino al luglio del 2010 e azzerando il lavoro di organi collegiali, quale il consiglio di amministrazione e il collegio sindacale del Credito Fiorentino, che si è anche contraddistinto per una rilevante crescita patrimoniale e per una notevole espansione dell'istituto, si vanno ad ipotizzare altisonanti capi di imputazione, quali l'associazione a delinquere, il potenziale conflitto di interessi o l'appropriazione indebita, che potrebbero far pensare, come già successo altre volte nei titoli dei giornali, che qualcuno si sia appropriato personalmente di milioni e milioni di euro".
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Cina: salvati 800 cani destinati a finire nel piatto

Pechino, 17 ott. (Adnkronos) - Due organizzazioni animaliste cinesi hanno raccolto piu' di 9mila euro (83mila yuan) per comprare 800 cani, destinati ai ristoranti della provincia autonoma di Guangxi Zhuang. L'acquisto e' stato portato a termine dopo due giorni di contrattazioni, e grazie all'intervento del distretto di Gongjing, come riporta il quotidiano cinese People's Daily.

Blitz in tutta Italia, altri sei fermati

(foto Adnkronos)
Roma, 17 ott. (Adnkronos/Ign) - Continua in tutta Italia la caccia agli incappucciati che sabato, durante la manifestazione degli Indignati, hanno messo a ferro e fuoco Roma. Dall'alba è scattata sull'intero territorio nazionale una vasta operazione di polizia con perquisizioni e controlli a tappeto negli ambienti dell'anarchia e dell'estremismo più radicale. Mentre prosegue l'acquisizione e l'esame di materiale fotografico e video per l'identificazione di ulteriori autori degli atti di teppismo e violenza.

A Firenze 6 anarco insurrezionalisti sono stati fermati a bordo di un furgoncino nell'area di servizio 'Chianti Est'. Quattro di loro provenivano dalle Marche e dalla Campania e sono tutti studenti della facoltà di Lettere e filosofia di Bologna, dove militano nel locale circolo anarchico 'Fuoriluogo'. Gli altri due, l'autista del furgoncino e la sua compagna, sono ultra 40enni e risiedono in provincia di Pistoia. Sono stati sottoposti a un controllo nel corso del quale sono state trovate due maschere antigas, passamontagna, un martello, abiti scuri e protezioni anti-infortunistiche. Sul posto sono intervenuti gli uomini della Digos e della polizia scientifica insieme al personale della polizia stradale. Il materiale è stato sequestrato e per tutti e sei è scattata la denuncia per porto ingiustificato di oggetti atti a offendere in concorso. Stamane invece la Digos di Firenze ha eseguito otto perquisizioni nei confronti di altrettanti appartenenti all'area anarchica fiorentina.

Perquisizioni sono scattate anche a Bologna nelle abitazioni di 12 persone legate ad ambienti anarchici del capoluogo emiliano e in particolare al circolo Fuoriluogo. La Digos ha sequestrato maschere antigas, fumogeni, paracolpi per proteggere schiena e gambe, caschi integrali, passamontagna, guanti e bombolette spray. Sequestrato materiale anche nel corso di sei perquisizioni a Milano. A Napoli e provincia, sono state eseguite una ventina di perquisizioni nelle abitazioni di militanti dell'area antagonista. Controlli a anche a Palermo dove, denunciano dal Laboratorio Occupato 'Vittorio Arrigoni' ''questa mattina all'alba agenti dei Ros e dei carabinieri hanno perquisito le case di quattro compagni del Centro sociale Vittorio Arrigoni alla ricerca di armi ed esplosivi. Ovviamente le perquisizioni hanno avuto esito negativo. A differenza di quanto annunciato dal sottosegretario all'interno Mantovano sono delle perquisizioni, almeno per quanto riguarda Palermo che colpiscono nel mucchio alcuni attivisti soltanto perché militanti dei centri sociali che hanno partecipato alla manifestazione di Roma''.
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