giovedì 24 febbraio 2011

Libia: Aodi, Gheddafi pronto a fuggire con jet privato da Tripoli

Tripoli, 24 feb. - (Adnkronos/Aki) - "Muammar Gheddafi e' ormai pronto alla fuga. Testimoni locali con cui sono in contatto hanno visto preparare il suo jet privato a Tripoli". E' quanto ha affermato il presidente della Comunita' del Mondo Arabo in Italia (Comai) Foad Aodi, nel corso di un colloquio con AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL. "I gruppi di opposizione libici sono convinti che entro due giorni il regime di Gheddafi cadra' - ha aggiunto - i manifestanti delle citta' liberate si stanno preparando per marciare verso la capitale". Secondo l'esponente della comunita' araba presente in Italia, "il governo italiano non deve temere possibili esodi di immigrati verso il nostro paese perche' fonti mediche libiche mi hanno assicurato che gli unici esodi previsti sono verso i paesi confinanti come Tunisia ed Egitto". In base alle informazioni ottenute da Aodi, si combatte in queste ore solo a al-Zawiyah e nei dintorni di Tripoli.

Russia stanzia 474 mld euro per esercito

(ANSA) - MOSCA - Entro il 2020 la Russia intende spendere 474 miliardi di euro per equipaggiare le sue forze armate con mezzi ed armi piu' efficaci. Il piano e' stato illustrato oggi dal vice ministro russo della Difesa, Vladimir Popovkin. E' prevista la costruzione di 8 sottomarini nucleari dotati di missili balistici intercontinentali. Saranno modernizzati anche i bombardieri Tupolev-160. Mosca acquistera' inoltre 600 aerei, mille elicotteri e 100 navi.

Libia: Gb pensa a invio forze speciali

(ANSA) - LONDRA - Con oltre un centinaio di cittadini britannici 'in pericolo' nel deserto libico, il governo di David Cameron sta valutando l'invio delle forze speciali in parti del paese nordafricano. Lo riporta la Bbc. Una unita' del Sas (Special Air Service) sarebbe sul piede di partenza. 'E' uno degli scenari per cui sono addestrati: atterrare in zone pericolose e creare corridoi di soccorso per trarre in salvo cittadini britannici, possibilmente senza sparare un colpo', ha detto la fonte della Bbc.

Coniglio dei Ministri

La Libia e l’Italia

- di Michele Boldrin per noisefromAmerika -

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I fatti libici sono noti. Chi volesse un aggiornamento basta che visiti Al Jazeera. Sono anche noti a tutti l’inazione ed il silenzio del nostro governo, rotto solo negli ultimi due giorni da due interventi.

Primo quello del presidente del consiglio, che ha giustificato il suo totale silenzio affermando di non voler “disturbare” il suo amico Gheddafi. Oggi, di fronte alle reazioni del resto del mondo civile, il satrapo nazionale – noto estimatore di Gheddafi, il cui stile di vita cerca strenuamente di imitare mentre sogna di adottarne i metodi di governo – ha fatto emettere una nota della presidenza del consiglio nella quale:

fa sapere di seguire con attenzione e preoccupazione l’evolversi della situazione e di considerare inaccettabile l’uso della violenza sulla popolazione civile. Nel comunicato si legge che il premier «è allarmato per l’aggravarsi degli scontri e per l’uso inaccettabile della violenza sulla popolazione civile». Nella nota Palazzo Chigi aggiunge che «L’Unione Europea e la Comunità internazionale dovranno compiere ogni sforzo per impedire che la crisi libica degeneri in una guerra civile dalle conseguenze difficilmente prevedibili, e favorire invece una soluzione pacifica che tuteli la sicurezza dei cittadini così come l’integrità e stabilità del Paese e dell’intera regione».

Di oggi l’intervento del ministro italiano degli esteri, il quale ha invitato l’Unione Europea a non “interferire” nelle vicende libiche. Dice Frattini che non vogliamo “esportare la democrazia”, non in Libia almeno. In Iraq, come ci ha ricordato Filippo Solibello, invece sì: gli iracheni sono, evidentemente, più meritevoli dei libici. Un popolo, quest’ultimo, per il quale – sin da quando ilgenerale Graziani esercitava la sua azione ”pacificatrice” per ridare a Roma l’impero che, secondo i deliri fascisti, le spettava – le elites italiane sembrano avere ben scarsa considerazione.

Apprendiamo inoltre, dal Corriere della Sera, che la posizione ufficiale italiana è perfettamente allineata con quella della famiglia Gheddafi:

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http://informarexresistere.fr/la-libia-e-l%E2%80%99italia.html

TV OLANDESE: Berlusconi criminale come Gheddafi.

- di Claudio Messora -

OlandaBerlusconiCriminaleVideoIcon TV OLANDESE: Berlusconi criminale come Gheddafi.

Olanda.Nederland2, l’equivalente di RaiDue. Nel corso del programma di approfondimento “Nieuwsuur” viene intervistato il corrispondente da Londra Mohammed Ali Abdallah, del Fronte Nazionale di Liberazione della Libia (NFSLNational Front for the Salvation of Libya). Il conduttore non pare minimamente in disaccordo con quanto sostiene il libico, non lo ferma e non si dissocia.

Che in Libia ci siano caccia italiani a bombardare la gente o meno, che ci siano o meno mercenari italiani in giro a giocare al tiro a segno per le strade di Tripoli, resta il fatto che i baciamano, ledichiarazioni fuori luogo e prive di qualsiasi intelligenza politica, i ritardi nelle prese di posizione diplomatiche e la stima ostentata verso il leader di un regime tirannico fanno sì che per l’ennesima volta l’Italia venga considerata non solo il paese di pulcinella, ma addirittura collusa con le malversazioni criminali dei peggiori dittatori.

E’ tempo di ricominciare una lunga e faticosa marcia che riporti il nostro paese verso uno standard minimale in quanto a dignità, rispetto e credibilità sulla scena internazionale. E prima di tutto in quella ben più importante del rispetto e dell’orgoglio che ogni cittadino deve a se stesso.

Ecco la trascrizione fedele di quello che si può sentire in una televisione europea.

BERLUSCONI CRIMINALE TANTO QUANTO GHEDDAFI

Da Londra, in onda sul secondo canale olandese.

Abdallah: Le ultime informazioni che arrivano dalla Libia oggi sono che decine di caccia hanno attaccato e bombardato Tripoli, le sue aree residenziali e quasi tutte quelle intorno. Ci sono rapporti che dicono che alcuni di questi caccia non sono caccia libici. Alcuni rapporti che non possiamo confermare dicono che ci sono anche caccia italiani a bombardare Tripoli. Ci sono due piloti dell’aeronautica che si sono rifiutati di eseguire gli ordini di Gheddafi di bombardare, e sono scappati a Malta, sono atterrati a Malta e hanno chiesto asilo politico. Ci sono anche molti rapporti che migliaia di mercenari dai paesi africani, come molte milizie dalla Tunisia, così come molti riportano di mercenari italiani che girano nelle strade di Tripoli, in molte aree [ndr: elenco delle aree locali], e questi mercenari camminano per le strade, alcuni di loro in auto, fino a 4 persone per macchina, macchine civili, e sparano a casaccio sui civili. Ci sono centinaia e centinaia di conferme, queste sono le ultime notizie che abbiamo, così come di almeno 250 corpi che sono stati trasportati negli ospedali di Tripoli, con moltissimi altri corpi che restano nelle strade perché le persone hanno paura a recuperarli, hanno paura che i mercenari gli sparino e hanno paura delle bombe. Il regime sta usando armi di artiglieria, quel tipo di armi che normalmente si usano in guerra, due eserciti uno contro l’altro, ma in questo caso l’esercito di Gheddafi le sta utilizzando contro la gente libica disarmata.
La Libia è un partner strategico per ogni paese in Europa, compresa l’Olanda. La Libia può essere un paese amico per tutto il mondo, la Libia può essere la meta per le vacanze, una meta di prosperità. La Libia ha un potenziale altissimo, ma non può raggiungerlo sotto a questo tipo di regime, sotto a questo genere di brutalità..
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Lo spot del Forum nucleare è ingannevole. Ecco la decisione del Giurì

nucleare Greenpeace 300x155 Lo spot del Forum nucleare è ingannevole. Ecco la decisione del GiurìLo spot pubblicitario del Forum nucleare italiano è ingannevole. Alla fine la partita a scacchiche avrebbe dovuto alimentare un dibattito superpartes sul ritorno dell’energia nucleare in Italia era effettivamente “truccata”. Il messaggio pubblicitario che per giorni ha scatenato critiche e parodie sulla sua faziosità è stato infatti bocciato e ritenuto ingannevole dal Giurì dell’Autodisciplina Publicitaria (IAP).

La pronuncia dello IAP è del 18/02/2011, ma è passata praticamente – e chissà perché – inosservata dalla stampa nazionale fino all’articolo di Roberto La Pira su Nova del Sole 24 ore.

Come ricorderete in molti si erano mobilitati per scrivere al Garante e denunciare la poca deontologia dello spot promosso da un Forum Nucleare Italiano composto per lo più da aziende come ad esempio Eidf, Enel, Gdf Suez, Techint, Terna e Westinghouse che stanno investendo sull’energia atomica e promuovendo i loro interessi mascherando la pubblicità da campagna informativa. Nella fattispecie furono i senatori Ecodem Roberto Della SetaeFrancesco Ferrante a sottoporre la questione al Giurì che, come si può leggere nella sentenza, “esaminati gli atti e sentite le parti, dichiara che la pubblicità contestata non è conforme all’art. 2 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, letto ed applicato alla luce delle ‘Norme preliminari e generali’ e integrato dal disposto dell’art. 46, e ne ordina la cessazione nei sensi di cui in motivazione.

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La procura di Bari chiede l’arresto per il senatore Pd Tedesco

Ex assessore regionale alla Sanità nella prima giunta Vendola, l'imprenditore era stato coinvolto nel 2009 in una inchiesta su un presunto sistema corruttivo legato alla fornitura di servizi e appalti. In carcere anche il capo scorta del presidente della Regione Puglia

La procura di Bari ha chiesto l’arresto per il senatore del Pd Alberto Tedesco, ex assessore alla Sanità della Regione Puglia. Tedesco è indagato nell’ambito di una inchiesta sulla gestione della sanità in Puglia. In carcere su disposizione della magistratura barese è finito Mario Malcangi, collaboratore dello stesso Tedesco. E altre quattro persone sono finite agli arresti domiciliari nell’ambito della stessa inchiesta. Tra queste un membro della scorta del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.
Ex socialisti autonomi, poi Pd, Tedesco viene indagato nel 2009, quando è assessore regionale alla Sanità della Regione Puglia nella prima giunta Vendola. La sua nomina desta scalpore per un possibile conflitto di interessi. La famiglia, infatti, lavora nel campo delle forniture biomediche. Lui per liberarsi del conflitto di interessi fonda una nuova società, ma il fatturato cresce ugualmente, insieme alle polemiche.
Poi arriva l’indagine per un presunto sistema corruttivo legato alla fornitura di servizi e prodotti al quale avrebbero preso parte, tra gli altri, imprenditori ritenuti vicini a Tedesco e funzionari dell’assessorato regionale. A febbraio del 2009 Tedesco si dimette dall’incarico regionale. Vendola accetta le dimissioni e anzi, esprime “piena fiducia nell’operato della magistratura”. E col passare delle settimane si svelano i retroscena della vicenda. Tra i nomi che si incrociano c’è anche quello di Giampaolo Tarantini, finito sotto la lente della magistratura per il giro di escort che frequenta Palazzo Grazioli tra il 2008 e il 2009. Tarantini e il figlio di Tedesco, Giuseppe, operano entrambi nel settore delle protesi mediche e sembrano essere amici. I due si sentono al telefono e parlano, come riportano le intercettazioni del tempo, dei rispettivi affari. Poi però il sodalizio si rompe. Tedesco padre, ascoltato dalle cimici non è tenero e li definisce “banditi nati che dovrebbero stare in galera e invece stanno ancora a piede libero”.
In ogni caso Tedesco cade in piedi: primo dei non eletti al Senato eredita il posto dell’ex ministro De Castro, che abbandona Palazzo Madama nel 2009 per andare a Strasburgo. E così ora la richiesta d’arresto dovrà essere ora valutata dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato.

Genchi cacciato dalla Polizia: è accusato di aver parlato male di Berlusconi

Il super poliziotto informatico, artefice di decine di arresti mafiosa, replica: "S'è avverato il sogno del premier che mi aveva definito il più grande scandalo della Repubblica". Eppure dopo 25 anni, da ieri, non è più nella polizia

“Non sono più un poliziotto. S’è avverato il sogno di Silvio Berlusconi che già dal 24 gennaio 2009, riferendosi a me, parlava del più grande scandalo della Repubblica. Se questo provvedimento fosse stato adottato a Milano, invece che a Roma, forse qualcuno avrebbe aperto un fascicolo d’indagine. Mi hanno tolto la divisa ma non possono riuscire a togliermi la dignità”. Dopo 25 anni, da ieri, Gioacchino Genchi, vice questore della Polizia di Stato, è fuori dal servizio: destituito per motivi disciplinari. “È un provvedimento illegittimo – continua Genchi – ricorrerò al Tar”.
Il super esperto informatico che ha indagato sulle stragi di via D’Amelio, e ha consentito l’arresto di decine di mafiosi, ricorda che fino all’ultimo la Polizia di Stato gli ha riservato elogi – “ottimo” è il giudizio ottenuto anche quest’anno – e del capo della Polizia Antonio Manganelli, che ha firmato la sua destituzione, dice: “Bisogna vedere chi gliel’ha fatto firmare”. La pesantissima sanzione arriva a fronte di alcune dichiarazioni, in qualche occasione infelici, come quando Berlusconi fu ferito dalla statuetta del duomo lanciata da Massimo Tartaglia, per esempio, e Genchi parlò in pubblico di “pantomima”. Nella sua memoria difensiva, però, Genchi spiega che si riferiva alla prognosi certificata dal medico del premier, che l’aveva disposta per 90 giorni, mentre i medici della Procura di Milano la ridimensionarono tra i “venti e i quaranta giorni”.
È per questo che Genchi viene destituito dalla polizia. Le altre frasi incriminate riguardano l’arresto del mafioso Giovanni Nicchi che fu definito da Berlusconi il “numero due della mafia”. Un arresto giunto a poche ore dal “No Berlusconi day” del 5 dicembre e che, secondo Genchi, fu gonfiato apposta per distrarre l’opinione pubblica dal dissenso verso il premier. Un’opinione più che legittima, considerato che lo stesso Genchi, nella sua difesa, ha prodotto il certificato penale di Nicchi, fino ad allora incensurato e che Nicchi è stato assolto. Per quanto incredibile, Genchi viene punito per aver espresso, su un episodio del 1996, la stessa opinione del ministro dell’InternoRoberto Maroni: l’esperto informatico parlò pubblicamente di “pantomima” sulla microspia rinvenuta nello studio di Berlusconi nel 1996. Genchi aveva chiamato Maroni a testimoniare, visto che il ministro, nel 1996 aveva dichiarato all’Ansa: “La microspia se l’è messa Berlusconi da solo per fare la vittima”. Testimonianza esclusa . E destituzione disposta. Un caso davvero incredibile, se si considera che – come lo stesso Genchi evidenzia nella sua memoria difensiva – i suoi colleghi coinvolti e condannati (poi prosciolti per prescrizione) nelle violenze del G8 2001 di Genova non hanno subìto neanche una sospensione. Stessa sorte per i poliziotti condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi.
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MEDIASET: BERRUTI CONDANNATO A 2 ANNI E 10 MESI

(AGI) Milano - La corte di appello di Milano ha condannato il deputato del Pdl Massimo Maria Berruti a 2 anni e 10 mesi di reclusione per l'accusa di riciclaggio. Si e' concluso cosi' il processo di appello bis dopo che la Cassazione aveva annullato la sentenza di secondo grado .

LIBIA: RUSSIA PRONTA A MAGGIORI FORNITURE GAS A UE

(AGI) Bruxelles - La Russia si dichiara pronta a venire incontro alle esigenze di approvigionamento di gas per l'Europa, qualora i disordini in Nord Africa dovessero proseguire. Lo ha detto ai giornalisti il Ministro russo dell'Energia Sergei Shmatko. "Siamo pronti, se c'e' domanda, ad aumentare le forniture di gas russo all'Europa", ha detto aggiungendo allo stesso tempo di non vedere "rischi significativi" di poco approvigionamento per l'Europa a causa della Libia .

Tripoli, altri raid contro i "mercenari" neri L'incubo dei numerosi profughi non ha fine

Un'altra notte di "caccia" a persone provenienti da Eritrea, Somalia, Etiopia, Sudan, scambiati per soldati al soldo di Gheddafi, oppure per supporter dei manifestanti anti-regime. Molte persone già riconosciute titolari di protezione internazionale dall'UNHCR costrette a fuggire continuamente per evitare di essere uccisa

di CARLO CIAVONI
TRIPOLI - In questo momento, in Libia, sono ancora drammaticamente in pericolo centinaia di profughi eritrei, etiopi, somali e sudanesi. Lo testimoniano le persone in contatto telefonico con padre Moses Zerai, direttore dell'agenzia eritrea Habeshia. Anche la scorsa notte ci sono state irruzioni negli alloggi degli immigrati africani, dove avevano trovato rifugio e sistemazione diverse famiglie di profughi. Molti hanno dovuto abbandonare le loro case, per sfuggire alle aggressioni, una quarantina di nuclei hanno dormito nel areoporto, chiedendo aiuto ai rappresentanti delle organizzazioni europee che sono lì per evacuare i loro cittadini.
Tra di loro ci sono diversi richiedenti asilo, già censiti e registrati dell'UNHCR di Tripoli, hanno il documento che attesta la loro identita di profughi beneficiari di protezione umanitaria. "Chiediamo ai paesi europei - è l'appello di pafre Zerai - affinché facciano un atto umanitario per salvere queste persone dalla furia di aggressioni ed il rischio di morte.
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“E se Gheddafi ci tira un missile?”

I timori del Cavaliere nei colloqui privati sui connazionali tra Tripoli e Bengasi, e il precedente di LampedusaMentre il colonnello Muhammar Gheddafi diventa un caso internazionale, sono sempre più palpabili i timori di Silvio Berlusconi a proposito dell’atteggiamento del leader libico nei confronti dell’Italia. Ne parla Francesco Bei su Repubblica:

Raccontano che il Cavaliere sia rimasto scioccato dalla violenza verbale di Gheddafi. Soprattutto dalle accuse all’Italia — accuse reiterate nonostante la telefonata tra i due — di manovrare dietro gli insorti rifornendoli di armi pesanti. A margine della riunione serale a palazzo Chigi sull’emergenza, Berlusconi ha confessato la sua paura a un ministro: «Dobbiamo stare attenti con Gheddafi, è un pazzo. Ci ha già sparato un missile una volta, non è che ce ne tira un altro contro?». Il ricordo dell’attacco missilistico libico contro Lampedusa (1986) accompagna il premier insieme al timore crescente di ritorsioni contro gli italiani ancora sul posto. «Ci sono diecimila connazionali sparsi tra la Tripolitania e la Cirenaica — confermano preoccupati dalla Farnesina — e meno di mille sono quelli che vogliono rimpatriare». Senza contare che anche gli eventuali rimpatri sarebbero molto difficili da gestire visto che gli aeroporti sono aperti con il contagocce e la marina militare libica ha effettuato un blocco navale dei porti. Insomma, le pressioni internazionali spingono palazzo Chigi a criticare il regime del dittatore ma la Realpolitik e gli interessi nazionali — energia, infrastrutture — tirano dalla parte opposta.

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Tutte le follie di Gheddafi: dalle guardie “Amazzoni” alla cancellazione della Svizzera

ll giornalista americano David A. Graham fa un elenco delle azioni più bizzarre, oltraggiose, imprevedibili e sanguinarie del Colonnello libico

Mentre il Colonnello e dittatore libicoMuammar Gheddafi è rinchiuso in un bunker, facendo reprimere nel sangue i rivoltosi e cercando così di sfuggire all’inesorabile incedere della Storia, i vari Paesi che hanno con lui tessuto varie relazioni commerciali ma anche politiche, cercano faticosamente di nasconderle con imbarazzo. Mentre i media già tracciano un bilancio dei suoi quasi 42 anni di regime. Molto interessante è la lista che il giornalista statunitense David A. Graham – reporter del Newsweek, collaboratore del Wall Street Journal e del National in Abu Dhabi – ha tracciato sulle principali azioni più strambe del dittatore libico. Sono riportate dal sito d’informazione The daily beast.

1.VIETA ALCOOL E GIOCO D’AZZARDO IN NOME DEL SOCIALISMO – Arrivato al potere nel 1969 all’età di 27 anni, spodestando con un colpo di Stato il re Idris che era all’estero in cerca di cure mediche, Gheddafi (allora ancora Capitano) proclama il Socialismo islamicocome filosofia del nuovo assetto istituzionale. Come primo provvedimento concreto però, si preoccupa di vietare vizi come l’alcool e il gioco d’azzardo. Dunque, più che il socialismo, il Colonnello ha instaurò il proibizionismo.

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Compravendita di voti in Parlamento, parte l'inchiesta

Compravendita di voti in Parlamento, parte l'inchiesta
ROMA - Il calciomercato dei parlamentari è ufficialmente partito. In vista del voto al Governo previsto per il prossimo 14 dicembre, sono numerevoli i parlamentari tentati dal cambiare casacca all'ultimo momento, dando la propria fiducia a Berlusconi. In cambio di cosa? Facile intuirlo. "La faccenda puzza di marcio, ci sono gli estremi per un reato penale". A pensarla così è Antonio Di Pietro, leader di Italia dei Valori ed ex magistrato, che in questi giorni si è recato presso la Procura di Roma per presentare un esposto sui fatti. L'ipotesi di reato sarebbe quella di corruzione. L'esempio più lampante si è verificato proprio in casa IdV. L'onorevole Antonio Razzi, che in passato rivelò di aver ricevuto una proposta da Berlusconi per il cambio di casacca. Berlusconi, allora, si offrì di pagargli il mutuo per un voto a favore. Razzi rifiutò e denunciò il fatto pubblicamente. A due anni di distanza, Berlusconi avrà fatto un'offerta che Razzi non poteva rifiutare. E' di pochi giorni fa, difatti, la decisione di Razzi di passare a Noi Sud, partito in orbita Pdl, a pochi giorni dal voto. INDAGINE DELLA PROCURA - La procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo contro ignoti e, per ora, senza ipotesi di reato, riguardo alla presunta compravendita di parlamentari sulla quale i magistrati della capitale indagano da quasi un mese. Gli esempi portati agli occhi della magistratura da Di Pietro sono quelli di Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, anch'egli ex-deputato IdV passato poi alla maggioranza. "Ho sentito il dovere di informare la procura – ha detto Di Pietro - dei fatti gravissimi che stanno avvenendo in Parlamento. A mio avviso ci troviamo in presenza di fatti penalmente rilevanti". REAZIONE PDL - Ovviamente il partito di Berlusconi, a pochi giorni dal voto, non ci sta ad essere additato come "corruttore". Il Pdl, è stato reso noto, presenterà una controdenuncia alla stessa Procura di Roma affinchè "venga fatta luce anche su tutti quei casi in cui sono stati altri partiti ad acquisire i nostri parlamentari".

Bengasi nelle mani dei rivoltosi, che si avvicinano a Tripoli

Ma L'Ue e la Nato smentiscono l'ipotesi di intervento armato

Bengasi nelle mani dei rivoltosi, che si avvicinano a Tripoli

TRIPOLI (LIBIA) - Continuano i combattimenti a Zawia, ciità a 30 Km. ad est della capitale libica Tripoli. Secondo testimonianze locali, dopo i bombardamenti, sarebbero intervenute le truppe dei mercenari di Gheddafi, armate anche con carri armati. Secondo Al Arabiya, che cita testimoni locali, i morti sarebbero già centinaia, mentre i combattimenti infuriano. Tra questi morti, secondo Al Jazeera, ci sarebbero una ventina di soldati che si sarebbero rifiutati di sparare su civili inermi. Per questo i loro superiori hanno dato ordine di fucilarli sul posto.

Ma a Tripoli non va meglio. Non ci sono scontri, ma i mercenari stanno creando punti fortificati per impedire che gli insorti raggiungano la capitale. Anche l'attacco a Zawia rientra in questa strategia, dato che domani era prevista una marcia sulla capitale. A Bengasi, che ormai è completamente in mano ai rivoltosi, è stata rasa al suolo, con bulldozer ed altri macchinari, la caserma ivi allestita per i mercenari. Uno dei bulldozer poi è stato lasciato in mezzo alle macerie, mentre gli insorti si preparano a marciare verso la capitale. Secondo fonti mediche, gli ospedali della più importante città della Cirenaica sono sommersi dalle persone che sono state ferite nei giorni scorsi; notizia che in parte conferma il fatto che ci siano molte migliaia di feriti.
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Libia: Lega diritti umani, esecuzioni sommarie in ospedali Tripoli

Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Esponenti dei 'comitati rivoluzionari' al soldo di Muammar Gheddafi hanno fatto irruzione negli ospedali di Tripoli e hanno ucciso i feriti, quelli che avevano manifestato contro il regime. Hanno portato via i cadaveri, per farli scomparire, forse per bruciarli, perche' sanno che si stanno avvicinando giornalisti stranieri. I medici, che si sono opposti, sono stati minacciati. E' avvenuto ieri e l'altro ieri". Questo lo scenario descritto alla Misna da Sliman Bouchuiguir, segretario generale della Lega libica per i diritti umani, affiliata alla Federazione internazionale dei diritti umani (Fidh). L'informazione, dice, gli e' stata riferita da una fonte medica dell'ospedale centrale di Tripoli, uno dei nosocomi della capitale.

Parla il Raìs: la rivolta una farsa di ragazzini drogati da Al Qaeda.

Tripoli, 24 feb. - (Adnkronos/Aki/Ign) - La Libia "è vittima di un malocchio". Lo ha detto il leader libicoMuammar Gheddafi, riferendosi alla proteste in corso nel paese. In un collegamento telefonico con la tv di stato, Gheddafi afferma che sono stati "gli invidiosi" a lanciare un malocchio contro il paese.Rivolgendosi alla alla gente di al-Zawiyah, il Colonnello chiede "di cessare le attività militari" definendo la rivolta nella città "una farsa condotta dai giovani a cui bisogna porre fine". Lì, secondo Gheddafi, "ci sono infiltrati di al-Qaeda" che dovrebbero essere "arrestati". Proprio i seguaci di Osama Bin Laden "hanno fornito droga" ai giovani della città che protestano contro il governo.

Sono tutti ''ragazzini drogati'' quelli che sono scesi in piazza in Libia per manifestare contro il regime, al potere da 41 anni, insiste il Colonnello. ''Non c'è nemmeno un padre di famiglia tra di loro'', dice con l'intento di screditare la rivolta popolare in corso, "sono tutti giovani, hanno tra i 15 ai 20 anni''.

''Se volete siete liberi di vivere in questo caos - rincara Gheddafi - se volete uccidervi l'uno con l'altro, siete liberi di farlo". Ma ''questa situazione non è paragonabile a quel che è avvenuto in Egitto e Tunisia'', aggiunge il Raìs.
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Oppositore in esilio: ''Istruttori italiani tra le milizie di Gheddafi''

Ginevra, 24 feb. (Adnkronos/Aki) - "Abbiamo ottenuto anche noi da più fonti notizie sulla presenza di italiani e francesi tra le milizie di mercenari che combattono al soldo di Muammar Gheddafi contro i manifestanti in Libia". E' quanto rivela Hasan al-Jahmi, oppositore libico in esilio e promotore della 'giornata della collera libica' del 17 febbraio che ha dato il via alla rivolta nel paese arabo, dal suo ufficio di Ginevra, in Svizzera. In un colloquio con AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL, ha confermato la notizia diffusa questa mattina dal sito libico 'al-Manar', che parlava della presenza di italiani tra i mercenari che questa mattina hanno attaccato la città di al-Zawiyah, 40 chilometri a ovest di Tripoli.

"Sappiamo che si tratta di istruttori esperti nella guerriglia - spiega - che servono per addestrare i mercenari africani reclutati da Gheddafi". Il dissidente libico lancia un appello al governo italiano affinché "ritiri il suo sostegno al regime di Gheddafi" e chiede anche che "tutti i governi che hanno inviato armi e mercenari in Libia si fermino". In base alle sue informazioni "in queste ore le città libiche in mano ai manifestanti sono controllate dall'esercito libico che si è ribellato a Gheddafi".

A proposito del colloquio telefonico avuto oggi da Gheddafi con la tv di stato libica, anche al-Jahmi, come altri oppositori, dubita ''che si tratti davvero della sua voce'', ma comunque, commenta, "continua a giocare con le parole. Cerca di spaventare l'occidente usando l'arma del terrorismo, ma le città cadute in mano ai manifestanti sono gestite dall'esercito libico, dai magistrati e dagli avvocati e non da al-Qaeda".

Al-Jahmi, che è originario di Bengasi dove vive la sua famiglia, non teme che la Libia possa dividersi tra Cirenaica, controllata dai manifestanti, e Tripolitania, in mano a Gheddafi. "Noi vogliamo che il paese sia unito - ha concluso - con Tripoli capitale. E' quanto ribadito ieri anche dai giovani di Bengasi che scandivano slogan in favore di Tripoli capitale".

''Rielezione e 150.000 euro''. Deputato svela l'offerta per passare ai Responsabili

Roma, 24 feb. (Adnkronos/Ign) - Centocinquantamila euro elargiti come contributo volontario, rielezione assicurata in Parlamento nella prossima legislatura e uno spazio di visibilità garantito come esponente della sinistra all'interno del gruppo dei Responsabili nella legislatura in corso.

E' l'offerta che Gino Bucchino, 63 anni, medico eletto in Canada nella lista del Pd come deputato estero, si è visto fare all'incirca tre settimane fa da un esponente di Rifondazione Socialista (di cui però non vuole rivelare il nome), che si muoveva alla ricerca di rinforzi per la maggioranza messa in difficoltà a Montecitorio dalla scissione di Fli dal Pdl.

Bucchino racconta, in una conferenza stampa a Montecitorio, di aver ricevuto una telefonata in cui questa persona gli chiedeva un incontro per sottoporgli un "importante progetto. Il giorno dopo, in piazza san Silvestro, ci siamo visti e lui è andato subito al sodo, senza perdersi in troppi giri di parole: 'questo Paese è in difficoltà e, piaccia o meno, può andare avanti solo sotto la guida di Berlusconi. Nel gruppo dei Responsabili c'è bisogno di gente di sinistra, proprio come te, che mantengano le proprie idee e la loro impostazione politica'". In cambio, continua Bucchino riportando la conversazione, '''ti garantiamo la rielezione nella prossima legislatura. Ne ho parlato fino alle due di questa notte con Verdini e ti sarà anche dato un contributo di 150.000 euro come rimborso-spese'. Mi ha chiesto di pensarci su e di dargli una risposta entro 24-48 ore''. Alla fine ''gli ho mandato un sms dicendogli che non ero interessato. L'ho ringraziato e la cosa è finita lì''. Il deputato democratico spiega poi di aver deciso di fare una conferenza stampa, piuttosto che rivolgersi all'autorità giudiziaria, "per fare una denuncia politica''.

Una denuncia che non stupisce il l leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. ''Perché vi stupite? Se volete, ne porto venti di questi esempi...''. Un ''atto di coraggio'', per il capogruppo Pd Dario Franceschini, che ''fornisce la prova della vergognosa campagna messa in atto per ricostruire numericamente una maggioranza che la politica ha già demolito''.
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Libia: missili contro manifestanti, colpita moschea vicino Tripoli, è massacro

Libia: missili contro manifestanti, colpita moschea vicino Tripoli, è massacro

TRIPOLI - In Libia una pioggia di missili ha colpito la città di Zawia provocando un massacro. E’ quanto riferisce il corrispondente dell'al-Arabiya citando testimoni locali, i quali affermano di aver visto il minareto della moschea della cittadina della Tripolitania colpito da un missile aria-terra.

A Zawia, a 50 chilometri a ovest di Tripoli, "è un massacro". Diverse voci descrivono quanto sta accadendo nella città, dove le forze fedeli a Muammar Gheddafi hanno lanciato in queste ore una offensiva militare scagliando missili contro il minareto della moschea provocando un numero imprecisato di morti e feriti. Intanto Radio Free Libya ha annunciato che i migliaia di mercenari e miliziani africani si stanno dirigendo intanto verso Tripoli per portare rinforzi al rais. "Su ogni cellulare arriva un messaggio relativo a una grande manifestazione di protesta per venerdì a Tripoli" dice un testimone, aggiungendo che il discorso minaccioso del colonnello ha portato la determinazione dei rivoltosi al 100 percento. Violenti scontri si sono verificati nelle ultime notti anche nella città di Sabratha, 80 chilometri a ovest di Tripoli, dove si trova un importante sito archeologico romano. In questa località, riferiscono testimoni locali, ci sarebbe un massiccio dispiegamento di mercenari stranieri che uccisono tutti quelli che si oppongono a Gheddafi.

Libia: 'caschi gialli', i mercenari africani di Gheddafi, violentano donne, sgozzano uomini e bruciano vivi i civili

Libia: 'caschi gialli', i mercenari africani di Gheddafi, violentano donne, sgozzano uomini e bruciano vivi i civili

TRIPOLI - Continuano le rivolte antiregime in Libia. Assoldano mercenari africani che indossano 'caschi gialli'. Sono pagati 12mila dollari per ogni persona uccisa..

A seminare il terrore tra la gente in queste ultime ore a Tripoli sono le 'squadre della morte: uomini assoldati dagli stessi militari, su ordine del governo, che girano in strada con caschi e vestiti gialli. Hanno il compito di reprimere le proteste e lo fanno entrando nelle abitazioni, dove seminano il panico, picchiano gli uomini e violentano le donne, sgozzano teste e e bruciano vivi i civili". A riferirlo sono stati i testimoni locali citati dalle agenzie di stampa e le organizzazioni per i diritti umani. "Sono diverse - aggiungono - le testimonianze di donne che riferiscono degli stupri".

Alcuni testimoni hanno inoltre dichiarato che i membri di questo esercito irregolare vengono pagati mille dollari al giorno - un'altra versione parla di 12mila dollari per ogni civile ucciso. Altri riferiscono che i mercenari ricevono 500 dollari al giorno oppure hanno contratti da 18mila dollari.

I mercenari affiancarono le truppe libiche anche in guerra, ma non riuscirono a impedire nel 1987 la disfatta delle forze di Tripoli in Ciad dove abbandonarono nel deserto 7.500 caduti e un miliardo e mezzo di dollari di equipaggiamenti.

Non è neppure la prima volta che Gheddafi impiega milizie mercenarie per piegare le rivolte interne. Alla fine degli anni 90 le repressioni degli indipendentisti della Cirenaica e l'assalto alla roccaforte dei ribelli del Gruppo militante islamico libico sulle colline del Gebel el-Akhdar vennero affidate a un migliaio di mercenari serbi, professionisti della controguerriglia reduci della guerra etnica in Bosnia.

Gheddafi in bunker ordina massacri, Ue pensa a missione militare

Roma, 24 feb. (TMNews) - Trincerato nel suo bunker il colonnello Gheddafi continua a ordinare i massacri e a difendere Tripoli. Nuovi raid aerei sono stati condotti nella capitale contro i manifestanti, secondo quanto riferito dalle tv pan-arabe. Le milizie al soldo del regime hanno bombardato anche al-Zawiyah, ad appena 50 chilometri a ovest di Tripoli. Intanto migliaia di mercenari africani sono in marcia verso la capitale per sostenere il colonnello che intende fare della capitale la sua roccaforte visto che ha già perso il controllo della Cirenaica e di tutte le città delle costa. Secondo l'ex ministro della Giustizia libico Mustapha Abdel Jalil il leader libico si suiciderà, "come Hitler", di fronte alla rivolta.
Un vero e proprio "massacro" quello avvenuto ad al-Zawiyah. Qui le milizie fedeli a Gheddafi hanno sparato contro gli insorti secondo l'emittente Al Arabiya, che ha citato un ex agente della polizia locale che ha disertato per unirsi alla rivolta. La stessa fonte ha denunciato, da parte delle milizie, "crimini contro l'umanità".
Mentre la situazione in Libia precipita da Bruxelles è arrivata la notizia che tra i vari piani d'emergenza che sta preparando il Servizio esterno dell'Ue c'è anche l'intervento militare umanitario.
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"Gheddafi, addio per sempre" Bengasi festeggia la liberazione

Nelle strade della capitale degli insorti la gioia tra le macerie. I poliziotti sono fuggiti tutti. Il servizio d'ordine è in mano ai ragazzi, tutti giovanissimi
dal nostro inviato PIETRO DEL RE

BENGASI - Dal penitenziario assaltato venerdì scorso, alla sontuosa caserma dei pretoriani del Colonnello bruciata due giorni fa, i luoghi della rivolta sono già diventati tappe di pellegrinaggio. Nella Bengasi post Gheddafi non c'è più un solo poliziotto. Sono fuggiti tutti o passati dalla parte dei vincitori. A ogni angolo di strada, i ragazzini offrono il loro contributo alla rivoluzione, dirigendo il traffico con piglio marziale e distribuendo ai passanti le stellette strappate da divise dismesse in fretta e furia.
Ma il primo sacrario cittadino è la piazza dove, domenica, sotto il piombo dell'esercito sono cadute 300 persone. Da allora è presieduta giorno e notte da folti drappelli di giovani che, facendo sgommare i loro potenti pick-up, inneggiano a un futuro di libertà. Quella che era l'aiuola centrale è oggi arata da diverse buche dai bordi bruciacchiati e profonde un metro e mezzo circa. Sono le buche scavate dalle granate lanciate dall'esercito contro gli oppositori al regime.
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Bavaglio e processo breve Nuova accelerazione del Pdl

E spunta una "Cirielli bis" per salvare il premier con la mini-prescrizione. Caso Ruby, governo verso il conflitto di attribuzione e la richiesta di improcedibilità
di LIANA MILELLA

ROMA - Offensiva a tutto campo sulla giustizia, e per salvare Berlusconi. Ripartono subito le intercettazioni e il processo breve. Decolla la riforma costituzionale su carriere e Csm. Forse cade l'azione penale obbligatoria. E si fa una nuova legge, "un restyling della Cirielli" come rivela ai suoi Niccolò Ghedini, cucita a misura sul Cavaliere: una mini-prescrizione per gli imputati incensurati che tagli di un quarto quella prevista oggi. Per condannare a morte certa i dibattimenti Mills e Mediaset e liberare il premier da una (altamente probabile) condanna per corruzione. Ma non basta ancora: per arginare la valanga del Rubygate ecco un doppio intervento della Camera, una delibera che stabilisca apriori e al di fuori di qualsiasi previsione giuridica che Berlusconi non è penalmente "procedibile", in quanto il suo è un reato ministeriale sul quale comunque Montecitorio non autorizzerebbe il processo. In aggiunta, pure un conflitto d'attribuzione davanti alla Corte costituzionale perché i pm di Milano sarebbero degli "abusivi" in quell'inchiesta che, per via della concussione, compete, semmai il reato ci fosse (e per i berlusconiani non c'è), al tribunale dei ministri.
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