giovedì 24 febbraio 2011

Oppositore in esilio: ''Istruttori italiani tra le milizie di Gheddafi''

Ginevra, 24 feb. (Adnkronos/Aki) - "Abbiamo ottenuto anche noi da più fonti notizie sulla presenza di italiani e francesi tra le milizie di mercenari che combattono al soldo di Muammar Gheddafi contro i manifestanti in Libia". E' quanto rivela Hasan al-Jahmi, oppositore libico in esilio e promotore della 'giornata della collera libica' del 17 febbraio che ha dato il via alla rivolta nel paese arabo, dal suo ufficio di Ginevra, in Svizzera. In un colloquio con AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL, ha confermato la notizia diffusa questa mattina dal sito libico 'al-Manar', che parlava della presenza di italiani tra i mercenari che questa mattina hanno attaccato la città di al-Zawiyah, 40 chilometri a ovest di Tripoli.

"Sappiamo che si tratta di istruttori esperti nella guerriglia - spiega - che servono per addestrare i mercenari africani reclutati da Gheddafi". Il dissidente libico lancia un appello al governo italiano affinché "ritiri il suo sostegno al regime di Gheddafi" e chiede anche che "tutti i governi che hanno inviato armi e mercenari in Libia si fermino". In base alle sue informazioni "in queste ore le città libiche in mano ai manifestanti sono controllate dall'esercito libico che si è ribellato a Gheddafi".

A proposito del colloquio telefonico avuto oggi da Gheddafi con la tv di stato libica, anche al-Jahmi, come altri oppositori, dubita ''che si tratti davvero della sua voce'', ma comunque, commenta, "continua a giocare con le parole. Cerca di spaventare l'occidente usando l'arma del terrorismo, ma le città cadute in mano ai manifestanti sono gestite dall'esercito libico, dai magistrati e dagli avvocati e non da al-Qaeda".

Al-Jahmi, che è originario di Bengasi dove vive la sua famiglia, non teme che la Libia possa dividersi tra Cirenaica, controllata dai manifestanti, e Tripolitania, in mano a Gheddafi. "Noi vogliamo che il paese sia unito - ha concluso - con Tripoli capitale. E' quanto ribadito ieri anche dai giovani di Bengasi che scandivano slogan in favore di Tripoli capitale".

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