giovedì 30 settembre 2010

Berlusconi, l'apprendista stregone

I piani del Cavaliere si sono incartati di fronte al moltiplicarsi dei partitini personali. E così il premier si trova costretto a cercare visibilità.
(30 settembre 2010) Quando alle cinque del pomeriggio la deputata dei liberaldemocratici Daniela Melchiorre si è alzata per attaccare il suo discorso, «una via di mezzo tra il libro dei sogni e la campagna elettorale», Silvio Berlusconi si è finalmente scosso dal suo torpore, ha congiunto le mani a pera e ha alzato le mani: «Ma cosa dice? Cosa sta dicendo?». Ma più che di attacco era un gesto di difesa. L'ennesimo, in una giornata malinconica, quella del suo settantaquattresimo compleanno, di un Cavaliere irriconoscibile. Per due mesi si è attesa la resa dei conti parlamentare tra Berlusconi e Fini. Anticipata da roventi campagne stampa, insulti via etere, dossier, killer, spie improbabiili sguinzagliate nei mar delle Antille, morti e feriti sul campo. Il 29 settembre, data bizzarra dopo un agosto così agitato, scelta apposta per perdere un altro mese prima del chiarimento, serviva in realtà a Berlusconi per rafforzarsi sui due fronti. Quello esterno, tenuto vivo da Feltri e Belpietro, con l'inchiesta sulla famiglia Tulliani e sulla casa di Montecarlo, alla ricerca dell'ultima carta, che avrebbe dovuto inchiodare il presidente della Camera e costringerlo alle dimissioni. E quello per così dire interno, con la caccia al deputato transfuga per raggiungere la fatidica quota 316, cioè la possibilità per la coppia Berlusconi-Bossi di fare maggioranza senza l'odiato Fini, da sospingere all'opposizione per appiccicargli addosso l'etichetta di traditore.
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http://espresso.repubblica.it/dettaglio/berlusconi-lapprendista-stregone/2135301/24

Mafia, indagato Schifani

Il presidente del Senato nel registro degli indagati per concorso esterno. "Un atto dovuto" dei pm di Palermo dopo le parole di Spatuzza e del pentito Campanella.
L'ultima volta che il boss Filippo Graviano ha parlato a Gaspare Spatuzza dell'avvocato Renato Schifani, è stato nel carcere di Tolmezzo. Correva l'anno 2000 e i due mafiosi palermitani, passeggiando nel cortile del penitenziario, commentavano le immagini dell'allora senatore di Forza Italia apparse nei telegiornali: "Hai visto che carriera ha fatto l'avvocato di Pippo Cosenza?", chiedeva Graviano a Spatuzza nominando l'imprenditore del quartiere Brancaccio di Palermo che tra il '91 e il '92 aveva messo a disposizione del boss un capannone dove questi incontrava altri mafiosi e dove, appena uscito dagli arresti domiciliari, aveva creato il proprio ufficio di capomafia. In quegli anni il suo guardaspalle era Spatuzza, che oggi racconta ai magistrati quel che ricorda di quei contatti riservati, alcuni dei quali riguarderebbero anche il presidente del Senato che all'epoca era un avvocato: un esperto in diritto amministrativo e in urbanistica che aveva tra i suoi clienti molti mafiosi preoccupati che lo Stato mettesse le mani sui loro beni.Di questa vicenda, che lega il nome di Graviano a quello di Schifani, Gaspare Spatuzza aveva già parlato con i pm di Firenze: gli investigatori della Dia l'avevano sintetizzata in una nota, depositata dalla procura generale nel processo d'appello in cui Marcello Dell'Utri è stato condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Quelle dichiarazioni non sono sfuggite ai pm di Palermo che per questo hanno voluto riascoltare il mafioso, in qualità di "dichiarante" e non come collaboratore di giustizia, visto che poco prima dell'estate non è stato ammesso al programma di protezione per i pentiti perché - come ha motivato il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano - avrebbe reso dichiarazioni sul conto di Dell'Utri e di Silvio Berlusconi oltre il limite dei sei mesi dal primo verbale imposto dalla legge (il provvedimento è stato impugnato dai suoi difensori e si attende la decisione del Tar). Eppure Spatuzza è ritenuto attendibile da tre procure oltre che dalla Direzione nazionale antimafia. L'interrogatorio è avvenuto il 20 settembre scorso, è durato oltre due ore e mezzo e ha riguardato gli incontri nel capannone di Brancaccio e il ruolo svolto nei primi anni Novanta dall'avvocato Schifani. OAS_RICH('Middle'); Il nome di Schifani è stato iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa: un atto dovuto, si dice in ambienti giudiziari. Già in passato il politico era stato indagato con l'accusa di partecipazione a Cosa nostra nell'ambito di inchieste su appalti pilotati dalla mafia a Palermo, e la sua posizione era poi stata archiviata. E anche in quel caso le principali accuse arrivavano da collaboratori di giustizia. Adesso, in seguito alle rivelazioni di Spatuzza e a quelle di un altro pentito, Francesco Campanella - il mafioso-politico che tra l'altro fornì una falsa carta d'identità a Bernardo Provenzano per consentirgli di farsi operare in Francia - i riflettori sono tornati ad accendersi su Schifani. Il verbale con le dichiarazioni del guardaspalle dei Graviano trasmesso dai magistrati di Firenze e un esposto presentato da Campanella proprio nei confronti del presidente del Senato hanno convinto i pm palermitani della necessità di esercitare l'obbligatorietà dell'azione penale. Il fascicolo che riguarda il presidente del Senato è stato aperto pochi mesi fa e gli interrogatori in corso hanno come oggetto il suo passato di avvocato civilista, i suoi rapporti con gli uomini dei Graviano e il suo presunto ruolo di collegamento fra lo stragista di Brancaccio e Dell'Utri nel periodo che ha preceduto la nascita di Forza Italia.
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http://espresso.repubblica.it/dettaglio/mafia-indagato-schifani/2135303

Corruzione, la grande beffa

Ufficialmente oggi in Italia ci sono meno di cento imputati per mazzette, contro i duemila di 15 anni fa. Tutti diventati onesti? Macchè, è l'effetto delle leggi che hanno cancellato i reati. Ed ecco i dati veri.

Febbraio 1992: Mario Chiesa, politico socialista di livello comunale, viene arrestato a Milano mentre intasca una tangente di 7 milioni di lire. In carcere confessa. Fa arrestare otto imprenditori da lui favoriti. Che vuotano il sacco. Comincia Mani Pulite. Febbraio 2010. Milko Pennisi, politico berlusconiano di livello comunale, finisce in manette sotto Palazzo Marino mentre incassa una mazzetta di 5 mila euro. In banca è pieno di liquido. I pm interrogano una decina di imprenditori da lui favoriti. Nessuno parla. E Pennisi patteggia ammettendo quell'unica bustarella.Secondo flash. Il gruppo Eni, che fu travolto da Mani Pulite, è di nuovo sotto inchiesta per presunte maxi-tangenti versate in Nigeria per gas e petrolio. Negli Usa il colosso italiano patteggia, versando 365 milioni di dollari. In Italia rischia al massimo una multa da mezzo milione: manca solo il timbro finale della Cassazione.La corruzione ha vinto. Nel 2008 in tutta Italia sono diventate esecutive solo 255 condanne per mazzette, come rivelano i dati ottenuti da "L'espresso": un bilancio da paese normale, quasi immune dal malaffare. Invece, diciotto anni dopo Tangentopoli, l'Italia continua a restare in coda a tutte le nazioni civili nelle classifiche sulla legalità: Transparency, l'organizzazione internazionale che misura la "corruzione percepita", ci colloca al 63esimo posto nel mondo, allo stesso livello dell'Arabia Saudita. Ci battono, e di molto, tutti gli Stati occidentali (scandinavi, europei e anglosassoni), ma anche paesi africani come il Botswana e paradisi offshore come Hong Kong o l'ormai celebre isola di Saint Lucia. Le inchieste di Mani Pulite sembravano aver abbattuto il sistema delle tangenti: tra il '92 e il '93 solo a Milano si aprivano in media cinque indagini al giorno per corruzione. Ora, però, una serie di dati raccolti per la prima volta da "L'Espresso" documentano che il periodo di massiccia emersione degli scandali, con imprenditori e politici in coda per confessare, è durato in realtà poco più di un anno. Già dal '94 le inchieste e le denunce si sono ridotte a meno di un quarto. Che Tangentopoli non fosse un'invenzione dei magistrati, lo provano i risultati (parziali) dei primi dieci anni di processi del pool milanese: 1.408 condannati per concussione, corruzione, finanziamento illecito dei partiti e falso in bilancio. Ma da allora in poi, come mostrano i dati finora inediti, il numero degli indagati e dei condannati si è sempre più assottigliato. Un calo continuo, che si è accentuato in tre anni chiave (1997, 2002, 2005), in coincidenza con le più criticate leggi che hanno cambiato il codice penale e le regole dei processi. Oggi nel nostro Paese la lotta all'illegalità è ai minimi storici: sempre meno denunce, sempre meno condanne. L'effetto finale è una gigantesca bolla d'impunità. Che gonfia i costi dell'Azienda Italia, complicando l'uscita dalla crisi. E preoccupa le autorità internazionali, al punto da farci rischiare sanzioni dall'Ocse. Mentre il problema più grave, secondo gli esperti, è che una corruzione così pervasiva e vincente favorisce anche l'assalto mafioso all'economia. Continua ...

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/corruzione-la-grande-beffa/2135328

Di Pietro: Berlusconi stupratore della democrazia

mercoledì 15 settembre 2010

Ovunque

Affari

Pedofilia: la Chiesa belga ha paura di chiedere scusa

Secondo il New York Times, un’uscita ufficiale spianerebbe la strada alle richieste di risarcimento. La Chiesa cattolica belga, catturata nello scandalo pedofilia nel clero, con tanto di perquisizione armata nella sede, ora sembra aver paura di effettuare il passo successivo: chiedere scusa alla popolazione e alla comunità dei credenti. Lo scrive il New York Times, che si spinge anche a pubblicare il motivo ostativo a un atto che sembra ormai così dovuto: questione di soldi. “Un vescovo ha spiegato che non c’è la volontà di aprire la strada alle cause per danni”, scrive il Times. PAURA DEI DEBITI – Così, per paura di finire come le diocesi americane, costrette ad impegnare beni e chiese fino anche alla dichiarazione di bancarotta, i vescovi belgi sono disposti a tacere sulle proprie responsabilità. “Se facessimo ‘mea culpa’, diventeremmo moralmente responsabili, legalmente responsabili, ed ecco che qualcuno salterebbe fuori a chiederci i soldi”, ha detto Guy Harpigny, portavoce della conferenza episcopale del paese, alla radio pubblica belga; “e noi abbiamo paura. Per questo stiamo agendo con cautela”. Una prudenza forse eccessiva, in un paese in cui, secondo la commissione di inchiesta messa in piedi dalla stessa conferenza episcopale, “almeno 13 persone si sono suicidate” dopo abusi commessi da sacerdoti negli anni ‘60 e ‘70. CHIESA PARALIZZATA – E’ lo stesso Times a mettere per iscritto che la Chiesa belga, in questa fase, “sembra non avere una strategia chiara”. I vescovi hanno annunciato l’apertura di un ‘reconciliaton center’ quest’anno, ma sono state le associazioni delle vittime a ritenere l’iniziativa “troppo vaga”. Secondo un vescovo, peraltro, a cui molti parlamentari ed esponenti pubblici avrebbero chiesto, informalmente, di muoversi per consegnare ogni informazione a sua disposizione alle autorità inquirenti, sarebbero addirittura alcune vittime “a non volere che lo Stato sia coinvolto“: probabilmente, per evitare la vergogna.
http://www.giornalettismo.com/archives/81638/pedofilia-chiesa-chiedere-scusa/

La Gran Bretagna potrebbe arrestare il Papa? “E’ possibile”

Secondo Foreign policy è improbabile, ma la possibilità c’è. E la rivista ci spiega perché, giuridicamente, l’eventualità non sarebbe da scartare a priori. Giovedì Papa Benedetto XVI arriva in Gran Bretagna per la prima visita papale nel paese da quasi due decenni. Una visita segnata da polemiche per le indagini in corso in diversi paesi riguardanti le molestie sessuali a bambini da parte di preti. Alcuni scrittori, tra cui Richard Dawkins e Christopher Hitchens, hanno chiesto che Benedetto XVI venga arrestato per aver coperto i crimini. E’ possibile? IMPROBABILE, NON IMPOSSIBILE – Secondo Foreign Policy l’eventualità è improbabile, ma non impossibile. Il primo ostacolo sarebbe l’immunità dei sovrani, visto che la Santa Sede è trattata come uno stato e soggetto di diritto internazionale, con status di osservatore permanente all’Onu e relazioni diplomatiche allacciate con 176 paesi diversi. Il Papa è il capo di uno stato estero, e come tale gode di immunità dai procedimenti penali. Ma la sovranità, fa notare l’avvocato per i diritti umani Geoffrey Robinson è illegittima, in quanto conferita da un trattato bilaterale con il governo italiano all’epoca di Mussolini. Ma la definizione esatta di statualità è abbastanza vaga nel diritto internazionale, e dal momento che la Gran Bretagna ha da tempo rapporti diplomatici con la Santa Sede, l’idea di mettere in discussione il ruolo di capo di stato del Papa rischia di essere quasi certamente respinta. Per questo motivo, il gruppo di attivisti ha scartato il suo piano iniziale. MA NON FINISCE QUI - Ma non è necessariamente questa la fine della storia. Secondo i Principi di Norimberga adottati dopo la seconda guerra mondiale, “Il fatto che una persona che ha commesso un atto che costituisce un crimine di diritto internazionale ha agito come capo di Stato o funzionario di governo responsabile, non esime dalla responsabilità ai sensi del diritto internazionale”. Negli ultimi anni, ed ex capi di stato in corso tra cui la Charles Taylor della Liberia e il serbo Slobodan Milosevic, sono stati arrestati e processati per crimini di guerra o crimini contro l’umanità. Senza contare Augusto Pinochet, arrestato e accusato per il suo ruolo nella tortura di cittadini spagnolimentre era in visita a Londra nel 1998 nel quadro di un mandato d’arresto internazionale emesso dal giudice spagnolo Balthazar Garzon. La House of Lords ha stabilito che i crimini internazionali quali la tortura non sono coperti da immunità. Anche se la Supreme Court si deve ancora esprimere sul mandato d’arresto per il ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni.
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Proibizionismo, Pannella a Berlusconi: Putin ha legalizzato il consumo di marijuana

'Considero irresponsabili le dichiarazioni che Berlusconi ha fatto a Mosca quando, non soddisfatto del livello di proibizionismo gia' esistente in Italia, ha detto che bisogna inasprire le pene per i consumatori di stupefacenti'. Lo ha detto la deputata radicale, Rita Bernardini, intervenendo alla presentazione del recital in memoria di Stefano Cucchi, che si e' svolta nella sede di Nessuno tocchi Caino.'Le reputo irresponsabili - ha spiegato Bernardini - perche' il carcere e' il terminale di una giustizia che in Italia non funziona e non e' in atto alcun intervento per correggere questa malagiustizia. Quello di cui l'Italia avrebbe veramente bisogno'.A farle eco il leader dei Radicali Marco Pannella: 'Berlusconi forse non sapeva che Putin ha fatto una legge che consente il consumo di 15 grammi di marijuana'.
http://www.aduc.it/notizia/proibizionismo+pannella+berlusconi+putin+ha_120074.php

martedì 14 settembre 2010

Alzheimer:diagnosi sara' con test sangue

(ANSA) - ROMA - La Texas Tech University Health Sciences Center a Lubbock ha messo a punto un test del sangue per diagnosticare l'Alzheimer.Il test potrebbe addirittura predire il rischio individuale di sviluppare la demenza.Gli scienziati texani hanno rintracciato nel sangue un centinaio di molecole indicatori di malattia.I ricercatori credono che, abbinando a questo prelievo un test genetico che rilevi la presenza di mutazioni legate alla demenza, si possa dimostrare l'esordio della malattia.
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Scienza_e_salute/Alzheimer-diagnosi-sara-test-sangue/14-09-2010/1-A_000117713.shtml

'Gruppo dei 20', c'è chi si smarca. Briguglio: ''Finiani determinanti''

Roma, 14 set. (Adnkronos/Ign) - All'indomani dell'annuncio del repubblicano Francesco Nucara a proposito della costituzione di un nuovo gruppo di 'responsabilità nazionale' in Parlamento per il sostegno a Berlusconi sui '5 punti', in molti intervengono per chiarire le proprie posizioni. Tra adesioni 'condizionate', eventuali appoggi esterni e prese di distanza si delinea una situazione di incertezza che fa dire allo stesso Nucara: ''Non credo che il gruppo si sia dissolto come non ho mai creduto che si fosse formato. Berlusconi è nella sua natura ottimista, io per mia natura sono pessimista''. ''Non ci sono nomi in particolare - ha detto ai microfoni del Tg3 - Berlusconi mi ha detto alcune cose, che a mio avviso erano sbagliate. Gli ho detto: 'Questo nome cancellalo, perché non verrà mai con noi'. Ma i nomi onestamente erano molto più di 20'''. Ad ogni modo, assicura Francesco Pionati, deputato di Alleanza di centro, dopo un colloquio col premier, Berlusconi ''mi è sembrato ottimista e convinto, e io sono con lui". Si smarca, invece, Saverio Romano, deputato dell'Udc. "Non conosco Nucara - ha detto a Radio Radicale - non so cosa stia facendo, faccio tanti auguri a lui e al suo gruppo dei 20, la nostra è una battaglia che si gioca tutta interna all'Udc per stabilizzare una linea politica che negli ultimi tempi sembra essere un po' troppo ondivaga. Non sono interessato ai numeri né alla vicenda che riguarda i numeri di questa maggioranza". "Le valutazioni mie - ha aggiunto - saranno portate solo negli organi del mio partito e poi in Parlamento dopo che avrà parlato Berlusconi". L'Mpa non farà parte di nessun 'gruppo di responsabilita' nazionale'. Aurelio Misiti, deputato del Movimento per le autonomie, spiega la linea del partito all'ADNKRONOS: ''Vedo che oggi sulla stampa ci confondono con chi è pronto ad appoggiare il governo a prescindere. Non è così, noi sosterremo la maggioranza solo se saranno adottati provvedimenti concreti per rilanciare il Meridione e assicurare la sicurezza nel Sud. In ogni caso, non siamo disposti a fare nessun gruppo, stiamo bene dove siamo''.
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http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Gruppo-dei-20-ce-chi-si-smarca-Briguglio-Finiani-determinanti_961444602.html

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