mercoledì 15 gennaio 2014

Consiglio


Legge elettorale, incontro segreto di Renzi con Verdini: "Dovete dirmi se reggete un patto"

I dubbi di Napolitano sul rimpasto e sul Letta bis. Forse sabato prossimo a Roma il faccia a faccia tra il segretario pd e Berlusconi.  Il sindaco di Firenze teme il ricompattarsi di un fronte trasversale proporzionalista

Legge elettorale, incontro segreto di Renzi con Verdini: "Dovete dirmi se reggete un patto"
ROMA - I giochi sono finiti, adesso si fa sul serio, e Matteo Renzi mette la freccia per sorpassare. La Corte costituzionale ha parlato, lunedì alla Camera inizierà la discussione sulla legge elettorale ed è tempo di stringere. Così, dopo una settimana di attesa inconcludente, il segretario del Pd ha deciso che fosse arrivato il momento di capire qual è la risposta forzista alle sue tre proposte. Per questo, in gran segreto, ieri pomeriggio ha deciso di incontrare a quattr'occhi il plenipotenziario del Cavaliere, Denis Verdini. 

Un faccia a faccia organizzato lontano da occhi indiscreti. I due parlano a lungo del modello spagnolo che in fondo piacerebbe a entrambi. Ma ci sono tante incognite ancora. E il nodo preliminare è politico: il leader Pd vuole garanzie. Non si fida del Cavaliere. "Leggo del vostro partito in rivolta, quelli che attaccano Berlusconi per la scelta di Toti, Fitto che minaccia, cosa sta accadendo?" chiede incuriosito. "Ma nulla, problemi interni, che il presidente risolverà a breve", taglia corto Verdini. Renzi lo incalza: "Sicuro? E se io poi chiudo l'accordo con lui e questi qui non lo seguono? Non voglio scherzi". L'ex coordinatore forzista tampona: "Tutto è in via di soluzione, noi abbiamo una sola parola, quella di Berlusconi, te lo garantisco". E il sindaco di Firenze: "Le garanzie le voglio da lui, voglio parlare con lui". 

http://www.repubblica.it/politica/2014/01/15/news/legge_elettorale_incontro_segreto_di_renzi_con_verdini_dovete_dirmi_se_reggete_un_patto-75969785/

Profumo: "Se salta l'operazione non rischia solo il Monte ma tutto il sistema bancario"

Il presidente di Mps: abbiamo le energie e le strategie per rilanciarlo in modo definitivo


"Abbiamo chiuso un capitolo. Ora si volta pagina. Dobbiamo mettere in sicurezza il Monte, e rilanciarlo in modo definitivo. Abbiamo le energie e le strategie per farlo. Pancia a terra per l'aumento di capitale. Perché se salta l'aumento, non rischia solo il Monte, ma l'intero sistema bancario italiano". Appena rientrato nel suo ufficio di Rocca Salimbeni, Alessandro Profumo commenta così l'esito del cda, che ha preso atto del rinvio della ricapitalizzazione. Un esito sofferto, preceduto da veleni e voci su una possibile uscita di scena dello stesso Profumo e dell'ad Fabrizio Viola.

Presidente, perché alla fine ci avete ripensato? Cosa vi ha convinto a restare, pur avendo perso la vostra partita?
"Ecco, ci tengo subito a dire che Viola ed io non abbiamo giocato o perso nessuna "partita". Ho deciso di restare, e lui con me, per una ragione molto semplice: se ce ne fossimo andati, il traguardo della ricapitalizzazione e quindi del pieno rilancio della banca, che oggi resta molto difficile, sarebbe diventato impossibile".

Non sia immodesto: mi sta dicendo che senza di lei e Viola l'aumento a maggio non si farebbe e il Monte salterebbe per aria? 
"Non è questione di immodestia. È la realtà dei fatti. Viola ed io conosciamo bene le difficoltà che ci aspettano. Abbiamo deciso di affrontarle perché l'alternativa, e mi deve credere perché ho fatto alcune personali verifiche "sul campo", sarebbe stata molto

Come va in Italia?

Gli italiani non credono più a Tg e Talk show e preferiscono la Rete per informarsi



http://sapereeundovere.itL’informazione in Rete viene considerata più libera ed indipendente; per questo gli intervistati preferiscono informarsi su Internet, anche se continuano a guardare la Tv, ma con minor interesse e con poca credibilità.
 Gli italiani, per informarsi, continuano, in larga maggioranza a seguire la televisione, anche se hanno sempre meno fiduciain quello che viene detto. Proprio per questo motivo è l‘informazione in Rete che sta crescendo a dismisura, perché considerato il canale più libero e indipendente che permette di informarsi navigando tra diversi media. 
Questo è il risultato emerso della VII Indagine di Demos-Coop su “Gli italiani e l’informazione”. Otto persone su dieci, infatti, affermano di informarsi quotidianamente in televisione, il 47% su Internet.
Rispetto solamente a sei anni fa chi utilizzava Internet era il 25%, mentre la televisione era seguita da un 7% in più rispetto ai dati di quest’anno, con una riduzione significativa dei giornali. Oggi, sostanzialmente sullo stesso livello di un anno fa (25%), ma in calo di 5 punti rispetto al 2007.
Due navigatori di Internet su tre (e quasi metà sulla popolazione intervistata) affermano, infatti, di leggere regolarmente i quotidiani online.
La popolazione italiana, dunque, si serve sempre più e sempre più spesso della Rete, come fonte di informazione diretta, ma anche per accedere ad altri media, in particolare i giornali.
La Tv rimane comunque il riferimento più frequentato, anche se gode di un grado di fiducia assai limitato; solo due persone su dieci  la considerano un medium davvero indipendente e libero. Per non parlare del fatto che molti programmi di informazione televisiva sono in calo di credibilità.
La stessa tendenza coinvolge i programmi diapprofondimento e i talk legati all’attualità politica e sociale. Molti, fra i più conosciuti e considerati, fino ad oggi, subiscono unbrusco calo di fiducia. Ballarò, Servizio Pubblico, Otto e mezzo, In mezz’ora: perdono tutti intorno ai 4-5 punti, nella valutazione degli italiani (intervistati).
Solo Report e Piazza Pulita fanno registrare una crescita di consensi significativa.
Perfino i talk satirici suscitano minore confidenza. Il grado di fiducia verso Striscia la Notizia, in particolare, nell’ultimo anno, è sceso di 5 punti.

La sentenza di condanna di Giuseppe Ayala (diffamò Salvatore Borsellino)

Di seguito pubblichiamo il testo della sentenza di condanna (allegata in fondo a questo post nel PDF originale e in formato Word) contro Giuseppe Ayala per il reato di diffamazione nei confronti di Salvatore Borsellino.

REPUBBLICA ITALIANA


IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Tribunale Ordinario di Milano

In composizione monocratica
SEZIONE 2° PENALE
composto dal Sig. Magistrato
DOTT. Lucio Nardi  Giudice
ha pronunciato la seguente

SENTENZA
nella causa penale contro Ayala Giuseppe nato a Caltanissetta il 18/05/1945 elettivamente domiciliato presso lo studio dell'avvocato Madia Titta sito in Roma via dei Colli della Farnesina n.144. Libero contumace
difeso di fiducia dall'avvocato Madia Titta con studio in Roma alla via dei Colli della Farnesina n.144 e dall'avvocato Palazzo Fabio Marzio con studio in Corso Venezia n.61

IMPUTATO
del delitto previsto e punito dall'art.595 commi 10,20 e 3° comma c.p., per avere leso la reputazione di BORSELLINO SALVATORE rendendo una video-intervista a Giulia Sarti del "Movimento 5 Stelle", in occasione di uno spettacolo teatrale tratto da un libro scritto dallo stesso Giuseppe Ayala, nel corso della quale, riferendosi a Borsellino Salvatore, affermava che trattavasi "palesemente di un caso umano" e che le domande pubblicamente rivoltegli dallo stesso con riferimento alla strage di via D'Ameno, e segnatamente concernenti un incontro al Viminale che Paolo Borsellino avrebbe avuto con l'allora Ministro dell'interno e con riguardo alla c.d, "sparizione della agenda rossa",supporto cartaceo sul quale Paolo Borsellino annotava gli avvenimenti di maggiore importanza, in particolare dopo la strage di Capaci,erano "farneticazioni di una persona che non stava bene" ovvero che Salvatore Borsellino sarebbe affetto da "problemi di sanità mentale" e che" quelle di Salvatore Borsellino non sono domande…. sono farneticazioni....me ne assumo la responsabilità.....di una persona che non sta probabilmente bene...e non sono il solo che lo dice... 'aggiungendo poi che " anche Abele aveva un fratello", accostando in tal modo la persona di Salvatore Borsellino a quella di "Caino"
In Arese,4 novembre 2010
Parte civile: Borsellino Paolo rapp.to e difeso dall'avvocato Repici Fabio con i studio in Messina in piazza Basicò is.321 n.2

Conclusioni del Pubblico Ministero: assoluzione per non aver commesso il fatto dovendosi applicare l'art. 599 cp.
Conclusioni della parte civile: come da comparsa conclusionale e nota spese. 
Conclusioni della difesa: si associa alle conclusioni del PM.

MOTIVI DELLA DECISIONE
Con decreto di citazione diretta del PM in data 21 novembre 2011 Ayala Giuseppe, meglio generalizzato nell'intestazione, veniva citato in giudizio per rispondere del reato di diffamazione aggravata per aver offeso la reputazione di Borsellino Salvatore rendendo una video-intervista a Giulia Sarti del "Movimento 5 Stelle" durante la quale avrebbe pronunciato le frasi meglio specificate nel capo di imputazione. La persona offesa si costituiva parte civile chiedendo il risarcimento dei danni subiti. La difesa dell'imputato, munita di procura speciale, chiedeva procedersi con le forme del rito abbreviato. Veniva ammesso il rito e prodotto il fascicolo del PM. All'esito del giudizio, svoltosi nella contumacia dell'imputato, il Tribunale, sulle conclusioni delle parti, pronunciava sentenza dandone lettura del dispositivo all'udienza del 18 ottobre 2013.
Le circostanze che risultano dagli atti consentono di giungere con certezza ad affermare la penale responsabilità dell'imputato per il reato in questa sede a lui contestato, non residuando alcun dubbio né sulla sussistenza dell'elemento oggettivo del reato, né sulla piena consapevolezza e volontà della condotta, intenzionalmente posta in essere.
Continua ...
http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=7668%3Ala-sentenza-di-condanna-di-giuseppe-ayala&catid=42%3Adocumenti

Inchiesta Fonsai, anche Alfano fra i contatti di Ligresti

I contatti di Ligresti con il mondo della politica non finiscono mai. Il patron di Fonsai, sotto inchiesta a Torino (falso in bilancio e aggiotaggio) e Milano (ancora aggiotaggio), dopo aver indirettamente messo nei guai il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri (la scarcerazione della figlia Giulia, indagata con lui nel capoluogo piemontese), potrebbe coinvolgere anche un altro discusso ministro dell'esecutivo Letta, Angelino Alfano.

Una telefonata fra il vicepremier, già nel mirino della critica per il caso Shalabayeva (recentemente riaperto dalle dichiarazioni del suo ex capo di gabinetto) e Ligresti è stata depositata agli atti di chiusura delle indagini dell'inchiesta Premafin condotta a Milano. Gli inquirenti indagano l'imprenditore e altre due persone sui trust off-shore in cui sarebbe confluito il 20% di Premafin. 
Secondo quanto riporta la Reuters, "nella telefonata da due minuti e mezzo - che risale al 28 maggio 2011 (Alfano era ancora ministro della Giustizia, ndr), quando ancora non si sapeva dell'inchiesta a carico di Ligresti - i due si accordano per vedersi a cena all'Hotel Villa Pamphili nella capitale e parlare di una casa che il costruttore dovrebbe dare in affitto a Roma a un collaboratore dell'allora Guardasigilli". Che la telefonata abbia un peso nell'ipotesi investigativa lo dimostra la scelta della Procura di depositarla agli atti al momento della chiusura delle indagini.
Durante il caso Cancellieri Alfano fu uno dei più convinti sostenitori dell'attuale ministro della Giustizia, gettando acqua sul fuoco e parlando di "vicenda strumentalizzata". Un po' come accade in questi giorni per il caso De Girolamo. "Ho espresso solidarietà - dichiarò Alfano - al ministro della Giustizia Cancellieri per una vicenda strumentalizzata ad arte, che ha mostrato invece la sua grande sensibilità e la sua attenzione per le condizioni di salute in cui versava Giulia Ligresti".  
Nella stessa inchiesta milanese era venuto fuori l'interessamento di Ligresti (lo racconta lo stesso imprenditore) per la Cancellieri: sarebbe intervenuto presso Silvio Berlusconi affinchè la Cancellieri (all'epoca prefetto di Parma) conservasse il posto e non venisse destinata ad altre sedi una volta scaduto l'incarico.  L'intreccio con la politica viene fuori anche con la famiglia di Ignazio La Russa. La moglie fu socia di Salvatore, il figlio Geronimo, il fratello Vincenzo e lo stesso ex ministro della Difesa avrebbero percepito circa un milione di euro da Fonsai tramite parcelle professionali (La Russa ha uno studio legale). 

Read more: http://it.ibtimes.com/articles/61271/20140114/ligresti-fonsai-alfano-intercettazione-telefonata.htm#ixzz2qRZwaMQM

Movimento di Liberazione della Donna

"NON AVREMO PIÙ LO SCHUMACHER DI UNA VOLTA"


Il dottor Nicola Acciari , specialista neuro-Chirurgo dell'Ospedale Bellaria di Bologna, E Stato intervistato Dalla redazione di Omnicorse.it e queste Sono stato citare le parole circa la situazione Che riguarda Schumacher: Lo Stato di coma farmacologico servire una tariffa in Modo Che il Grado di ossigenazione cerebrale SIA Migliore, also Grazie ad un'ipotermia indotta, Che riduce le Richieste metaboliche del Cervello Stesso. Dai Pochi bollettini medici emessi, riguardo alle conseguenze del trauma cranico grave e sembra Che Schumacher abbia subìto lacerazioni cerebrali multiple e SIA Stato operato, inizialmente a Destra, per ONU ematoma sottodurale acuto. Il Secondo Intervento, invece, sarebbe stato I Necessario per "diminuire" la Pressione endocranica . " Il sito Automobilismo.it ha invece intervistato il dott. Stefano Signoretti, Coordinatore section Neurotraumatologia Cranica per la Società Italiana di Neurochirurgia (S.Camillo Forlanini, Roma), il Quale ha dichiarato: " Il Rischio E ANCHE UNO Stato vegetativo permanente ": Alla domanda" Non avremo Più il Michael Di Una Volta? ", Signoretti ha Riposto" Io Penso di no ".

Prendi nota!

Scie chimiche

Roma, Marino nomina nuovo ad dell’Ama. Ma è indagato per traffico di rifiuti

Ivan Strozzi è diventato amministratore unico, presidente e amministratore delegato della municipalizzata capitolina. Ma su di lui c'è un'indagine in corso da parte della Procura di Patti (Me). Lui si difende: "Agito con massima correttezza. Sono a disposizione dei pm"

Roma, Marino nomina nuovo ad dell’Ama. Ma è indagato per traffico di rifiuti
Per risollevare un’azienda indebitata fino all’orlo, il sindaco di Roma Ignazio Marino ha nominato un manager di esperienza, ma indagato. Per l’Ama, la municipalizzata capitolina che si occupa di rifiuti, con oltre 7 mila dipendenti, il primo cittadino ha scelto, nei giorni scorsi, Ivan Strozzi, con il ruolo di amministratore unico, presidente e amministratore delegato insieme. Strozzi non dovrà solo rilanciare l’azienda, puntando su moralità e trasparenza, ma anche rispondere alle accuse dellaProcura di Patti in provincia di Messina.
“Abbiamo scelto una figura di rifermento in Italia come Ivan Strozzi” spiegava Marino qualche giorno fa. Il nuovo manager di Ama è, però, indagato per traffico illecito di rifiuti, inadempimento di contratti in pubbliche forniture e frode in pubbliche forniture, nella qualità di (ex) amministratore delegato di Enia, l’azienda multiservizi che operava a Parma, Reggio Emilia e Piacenza, oggi Iren. L’avviso di conclusioni indagini, che ilfattoquotidiano.it ha letto, è stato notificato agli indagati lo scorso ottobre, firmato dal procuratore capo Rosa Raffa. L’indagine coinvolge 18 persone tra manager e amministratori, i reati sono a rischio prescrizione. I fatti riguardano l’attività svolta dall’Enia a Messina e il contratto stipulato nel 2005 con l’Ato Me 1.
Il piano regionale dei rifiuti della Sicilia ha previsto, ad inizio 2000, la nascita degli ato, ambiti territoriali ottimali, che si sono rivelati un fallimento in termini di risultati, differenziata e impianti zero, con un salasso economico per la collettività. Nel 2002 a Messina viene costituito l’Ato Me 1 Spa, composto dalla provincia di Messina e 33 comuni. Nel 2004 viene bandita la gara per il servizio di raccolta dei rifiuti per 7 anni. A vincerla per un importo intorno ai 110 milioni di euro è un raggruppamento temporaneo di imprese, con capogruppo una società bolognese e tra le mandanti anche l’allora Agac di Reggio, poi Enia (ora Iren, ndr). Il raggruppamento si riunisce in una società consortile, la Nebrodi Ambiente, con lo scopo di gestire l’appalto vinto.
Legambiente, che all’argomento dedica un puntuale dossier, lo definisce un gioco di scatole cinesi. Secondo la Procura la gestione e l’esecuzione di quell’appalto ha comportato la commissione di diversi reati. Il primo è quello di traffico illecito di rifiuti che coinvolge i vertici dell’Ato e delle società vincitrici, tra questi anche Ivan Strozzi come amministratore delegato di Enia Spa. Secondo l’accusa il servizio di raccolta è stato effettuato prima dalla società consortile Nebrodi e successivamente da altre sigle, tutte sprovviste dei requisiti tecnici e legali di legge, usando mezzi di altre società, in violazione del dispositivo autorizzativo, “non avviando – si legge nel capo di imputazione – le operazioni di recupero dei rifiuti speciali che venivano conferiti presso centri comunali di raccolta privi delle autorizzazioni, conferendo presso le isole ecologiche rifiuti speciali pericolosi”.
Continua ...

Povera Italia!!!

C'è qualcosa che non funziona?

TERREMOTO GIUDIZIARIO ALL'ARS 97 indagati fra capigruppo e deputati. I NOMI

di RICCARDO LO VERSO 
Sulla politica siciliana si abbatte il ciclone giudiziario. Tredici capigruppo della vecchia legislatura hanno ricevuto un invito a comparire davanti ai pubblici ministeri. L'inchiesta sulle spese fa tremare l'Ars. La guardia di finanza ha notificato i tredici avvisi di garanzia.

PALERMO - Dai soldi trasferiti dai conti correnti dei gruppi parlamentari a quelli personali, dalle ceste di natale ai ristoranti, dai soldi fuori busta ai dipendenti ai pranzi al ristorante, dalle borse Louis Vuitton alle cravatte Hermes.

Sulla politica siciliana si abbatte il ciclone giudiziario. Tredici capigruppo della vecchia legislatura hanno ricevuto un invito a comparire davanti ai pubblici ministeri. L'inchiesta sulle spese fa tremare l'Ars. La guardia di finanza ha notificato i tredici avvisi di garanzia, ma gli indagati sono in tutto 97, di cui 83 parlamentari, fra ex e attuali in carica.

Gli avvisi di garanzia e gli indagati
Gli avvisi di garanzia riguardano Giulia Adamo, Nunzio Cappadona, Antonello Cracolici, Francesco Musotto, Rudy Maira, Nicola Leanza, Nicola D'Agostino, Giambattista Bufardeci, Marianna Caronia, Paolo Ruggirello, Livio Marrocco, Innocenzo Leontini e Cataldo Fiorenza. Tra gli indagati anche il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone.

Tra gli altri parlamentari finiti sotto inchiesta per peculato l'ex presidente della Regione Raffaele Lombardo e l'ex presidente dell'Ars Francesco Cascio, i deputati Nino Dina, Salvatore Cordaro, Gaspare Vitrano, Massimo Ferrara, Franco Mineo, Giuseppe Lupo, Bernardo Mattarella, Cateno De Luca, Riccardo Savona, Lino Leanza, Paolo Ruggirello, Salvino Pantuso, Carmelo Curenti e Alessandro Aricò. L'inchiesta è stata condotta dalla Guardia di Finanza e ha preso il via nel 2012. Le Fiamme Gialle nelle scorse settimane hanno depositato in procura un'informativa con i risultati degli accertamenti.

Nei prossimi giorni si dovranno presentare in Procura davanti ai sostituti procuratori Sergio Demontis, Maurizio Agnello e Luca Battinieri, e dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci. I finanzieri del gruppo tutela spesa pubblica hanno passato al setaccio migliaia di carte. Le indagini vanno avanti dal 2012 ed ora sono alla svolta.

La comunicazione di Cracolici in Aula
La storia è venuta fuori durante il dibattito sulla Finanziaria. Antonello Cracolici, deputato del Pd, ha preso la parola; "Mi sembra giusto dare questa comunicazione al Parlamento. Ho ricevuto un avviso a comparire di fronte alla Procura di Palermo per atti legati al mio ruolo di capogruppo. Per evitare qualche interpretazione, retroscena o misteri su un'inchiesta giudiziaria nota e partita già tempo fa. Ho ritenuto giusto comunicarlo al Parlamento e lo farò domani con una conferenza stampa con la quale illustrerò ciò che mi viene addebitato. Ogni contestazione riguarda la mia attività di capogruppo. Non mi viene contestato di aver messo un euro in tasca".


http://livesicilia.it/2014/01/14/terremoto-giudiziario-allars-97-indagati-fra-capigruppo-e-deputati-i-nomi_429615/