martedì 14 febbraio 2012

LA SAI UNA COSA?

La sai una cosa? Ieri ero ad un passo dall’essere felice.
Per un brevissimo istante ho creduto di poter vincere nella gara della vita, però naturalmente non è andata così. Mi chiedo perché mi succede sempre, ogni volta che mi sembra che stia andando tutto a posto, la vita mi sferra un pugno.

Charlie Brown

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Iran: presto abolizione visto con 60 paesi, 7 milioni di turisti previsti per 2012


Iran: presto abolizione visto con 60 paesi, 7 milioni di turisti previsti per 2012
TEHERAN – Il direttore dell'Organizzazione per il Patrimonio Culturale, l'Artigianato ed il Turismo dell'Iran ha annunciato martedì che presto i cittadini di 60 paesi del mondo non avranno bisogno di fare richiesta del visto per arrivare in Iran. Seyyed Hassan Mousavì, riferisce l'IRIB, ha spiegato che tra questi 60 paesi vi è anche la Cina. Secondo Mousavì l'Iran prevede di poter attirare 7 milioni di turisti per il 2012.

Turchia: non accetteremo mai 'attacco a Iran'


Turchia: non accetteremo mai 'attacco a Iran'
WASHINGTON – Il Ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu ha messo in guardia da ogni sorta di attacco militare contro l'Iran affermando che ciò sarebbe catastrofico per la regione. Secondo Press TV, parlando al "Center for Strategic and International Studies" a Washington, il Ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, in visita negli Usa, parlando di un eventuale attacco contro l'Iran ha ricordato: "Un attacco militare è un disastro. Non deve essere una opzione…Specialmente in un punto di svolta storico per la regione, non vogliamo vedere un'altra grande tensione".
Davutoglu ha affermato: "Non è fattibile, non è logico, e noi ci opporremo ad esso come Turchia. Noi non sponsorizzeremo mai e poi mai nessun tipo di azione militare o tensione militare nella nostra regione", ha aggiunto.
Egli ha ribadito il supporto della Turchia al diritto dell'Iran di avere un programma nucleare pacifico affermando: "È realmente chiaro quello che vuole l'Iran…vuole il suo diritto all'uso pacifico della tecnologia nucleare".

Barack Obama al supermarket delle armi 2013


Barack Obama al supermarket delle armi 2013
ROMA - Sacrifici e tagli per tutti ma non per i mercanti di morte. L’amministrazione Obama ha presentato al Congresso la proposta di bilancio 2013 per il comparto “difesa”: 613 miliardi di dollari, 525 per pagare stipendi e acquistare cacciabombardieri, missili, carri armati e bombe nucleari e 88 per le missioni di guerra d’oltremare.
Meno di quanto chiedevano generali e ammiragli ma alla fine tutti sono rimasti contenti: la Marina confermerà i suoi undici gruppi navali guidati da portaerei a propulsione atomica, l’Aeronautica e i Marines avranno i nuovi caccia ed elicotteri multi-missione, l’Esercito si diletterà con superblindati, tank, radar e intercettori terra-aria. Grazie agli ordini Pentagono potranno brindare le borse e le aziende leader del complesso militare industriale Usa, le inossidabili Boeing, General Dynamics, Lockheed Martin, Northrop Grumman, Raytheon, ecc..
Quasi un terzo delle spese andranno per l’acquisto e la modernizzazione dei sistemi di guerra più sofisticati, aerei con e senza pilota, navi e sottomarini d’attacco, missili a medio e lungo raggio, satelliti. Esattamente 179 milioni di dollari, il 7% in meno del bilancio di previsione 2012, ma con quasi 70 milioni da destinare alla ricerca e allo sviluppo di nuovi strumenti di morte. A fare la parte del leone saranno i famigerati cacciabombardieri F-35 “Joint Strike Fighters” di Lockheed Martin che piacciono tanto pure ai ministri-ammiragli di casa nostra. Il prossimo anno, il Dipartimento della difesa vorrebbe acquistarne 29, 19 da destinare a US Air Force e 10 a US Navy, per un valore complessivo di 9,2 miliardi di dollari. Il programma degli F-35 sarà comunque ridimensionato per poter risparmiare nei prossimi cinque anni almeno 15 miliardi.   

US Air Force e il Corpo dei marines potranno contare pure su 835 milioni di dollari per acquistare, sempre da Lockheed Martin, 7 grandi aerei tanker e da trasporto pesante HC/MC-130J “Hercules” per le operazioni speciali. In budget anche 21 bimotori a decollo verticale V-22 “Osprey”, il falco pescatore progettato dal consorzio Bell-Boeing per il supporto alle missioni di guerra. Importanti finanziamenti giungeranno poi all’Aeronautica per proseguire nei programmi di modernizzazione della flotta dei grandi velivoli da trasporto C-17 e C-16 e per il rifornimento in volo KC-10 e KC-135 e di acquisizione di nuovi radar per i caccia F-15C/D ed F-16.
Il Pentagono ha poi richiesto 1,3 miliardi di dollari per potenziare la flotta dei cargo C-5 “Galaxy”, i fondi per migliorare i sistemi di comunicazione dei bombardieri strategici stealth (invisibili) B-2, potenziare le armi di precisione dei vecchi B-52 e modernizzare il sistema missilistico intercontinentale “Minuteman III” ICBM. In budget anche 1,8 miliardi di dollari per finanziare la ricerca e lo sviluppo del KC-46, futuro velivolo tanker di US Air Force, 808 milioni per migliorare le componenti del supercaccia F-22A “Raptor” e 292 milioni per la progettazione di un nuovo cacciabombardiere strategico stealth.
Continua ...

Difesa rinuncia a 40 caccia F35 e 30 mila persone: tagli by Di Paola


Giampaolo Di Paola
L'ammiraglio Di Paola, ministro della Difesa (foto LaPresse)
ROMA – Il ministero della Difesa rinuncia a 40caccia F35. I caccia acquistati passano da 131 a 90. L’esercito sarà ridotto di due brigate ed il personale militare ridimensionato da 190 mila a 151 mila persone. Un taglio di circa 30 mila unità annunciato dal ministro Giampaolo Di Paola per il piano di riforme che il governo di Mario Monti illustrerà in Europa. Un piano di revisione che però non toccherà l’Arma dei Carabinieri.
Lo spending review del ministro Di Paola punta a non aumentare nei prossimi anni i 14 miliardi di euro assegnati ogni anno alla Difesa. L’obiettivo dell’ammiraglio è di ridistribuire le percentuali dei fondi assegnati. Attualmente il 70 per cento è assegnato al personale, il 12 per cento all’esercito tra formazione, addestramento e mantenimento dei mezzi, il 18 per cento agli investimenti. In questo modo sarà possibili adeguarsi agli standard europei del 50, 25 e 25 per cento.
Il nuovo programma di gestione dei fondi prevede la razionalizzazione o l’unificazione di comandi, enti e strutture legate alla logistica, alla formazione ed all’amministrazione specialmente dove queste sono analoghe tra esercito, Aeronautica e Marina. Probabile revisione anche per Guardia di Finanza, Corpo forestale, Polizia, Carabinieri e Guardia Costiera con compiti analoghi sul fronte marittimo.
Tra gli esuberi della difesa spuntano gli ufficiali: passeranno da  22.250 a 18.300. I marescialli invece andranno da 25.415 a 18.200, i sergenti da 38.532 a 22.320 e la truppa da 103.803 a 92.180 unità. Inoltre è stato ipotizzato un taglio anche per i colonnelli ed i generali di 400 persone in totale. Quale sarà il destino del personale in esubero? Si parla di passaggio ad altre amministrazioni, assunzioni nelle imprese che lavorano con la Difesa o di pensionamento anticipato, col 95 per cento dello stipendio, del personale eccedente come previsto dall’istituto Arq.

Sanremo come Cortina: caccia agli evasori della Finanza


(Foto LaPresse)
GENOVA – Dopo Cortina, Roma e Milano, la finanza controlla anche Sanremo. Proprio pochi minuti prima dell’inizio della sessantaduesima edizione del Festival della Canzone italiana. Come a Cortina a capodanno, a Sanremo il fisco è arrivato il giorno clou. Tra le paillettes e i lustrini, tra il gossip su Ivana Mrazova infortunata e le sostituzioni all’ultimo di Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez, agenti in borghese si aggirano nella città dei fiori.
Anche la zona dei controlli è quella di punta: i circa trenta finanzieri stanno infatti setacciando bar e ristoranti vicino al Teatro Ariston. Alcune pattuglie controllano locali pubblici del centro cittadino, altri stanno compiendo azioni di routine in occasione del Festival.
I finanzieri stanno controllando l’emissione degli scontrini, come nei precedenti blitz, ma, a differanza di Cortina, Milano e Roma, in questo caso i militari indossano abiti civili, per non far crollare nel panico la cittadina e le centinaia di turisti accorsi per curiosare. Le verifiche sono concentrate soprattutto in via Matteotti, tra il Teatro Ariston, dove si svolge il Festival, e il Casinò.
I controlli sono scattati nel tardo pomeriggio del 14 febbraio, poche ore prima che si aprisse il sipario del Festival per eccellenza. Sanremo spera di non essere come la vicina Genova: qui i controlli di questi giorni, scrive il Secolo XIX, hanno portato allo scoperto che un negoziante su quattro non fa lo scontrino.
Tutto fa parte della nuova strategia Monti per portare nelle casse dello Stato quella mitica quota 300 milioni di euro di tasse evase solo in Liguria.

Cosa succede alla Terra? CO2, causa dello squilibrio climatico


Negli anni il tempo sta cambiando e non è solo un luogo comune dire che non esistono più le mezze stagioni. Le temperature cambiano da un giorno all’altro, e si passa dal freddo al caldo senza vie di mezzo. Freddo polare nel centro Italia e temperature miti in Alaska. Ma la domanda è: perché? Cosa sta succedendo al nostro pianeta?
Negli anni il tempo sta cambiando e non è solo un luogo comune dire che non esistono più le mezze stagioni. Le temperature cambiano da un giorno all’altro, e si passa dal freddo al caldo senza vie di mezzo. Freddo polare nel centro Italia e temperature miti in Alaska. Ma la domanda è: perché? Cosa sta succedendo al nostro pianeta?
È meglio precisare sin da subito che la causa maggiore è l’aumento dell’effetto serra e dell’anidride carbonica, seguito dalla deforestazione eccessiva. Tutto ciò comporta come conseguenza ghiacciai sciolti e mari eccessivamente caldi, senza contare lo squilibrio atmosferico. Il WWF, nel rapporto Arctic climate feedbacks: global implications, precisa che nel 2100 il livello degli oceani potrebbe esser aumentato di più di un metro. La zona artica si sta riscaldando due volte più in fretta della Terra e questo comporta inverni rigidi in Europa e America del Nord. La deforestazione è un altro elemento fondamentale per il clima. Ogni anno vengono persi 13 milioni di ettari di alberi che assorbivano la CO2. L’anidride carbonica, dal 1972 ad oggi sarebbe aumentata del 22%, da 320 a 390 parti per milioni, a denunciarlo è il quotidiano La Repubblica del 7 febbraio. Così mentre a Roma nevicava ed il termometro segnava gradi sotto lo zero, l’Australia superava i 41 gradi, record dal 1900.
Quindi ricapitolando, l’inquinamento aumenta l’emissione di CO2 che, con la deforestazione massiccia, viene assorbita di meno dagli alberi e affonda nei mari alterandone la temperatura. Con l’ascesa del grado di calore marino, le calotte si sciolgono, e aumenta il livello del mare erodendo le coste terrestri. In Italia, stando ai dati pubblicati dall’Enea, 1.384 km verranno consumati dal mare in questi anni. Altra conseguenza è l’aumento considerevole delle piogge acidificate dalla sempre colpevole anidride carbonica. Le specie animali che non sono repentinamente in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici sono a rischio, il 20 per cento delle specie, sarebbe, infatti a rischio.
Per evitare la catastrofe, i paesi industrializzati dovrebbero ridurre di almeno il 40% le emissioni di CO2, entro il 2020, azione che sembrano restii a compiere. Perché?
Dall’Australia arriva un tentativo intelligente di risolvere la questione. Il premier Julia Gillard, a partire da luglio 2012, tasserà l’emissione di anidride carbonica. Con il carbon tax, infatti, sarebbe un’imposta di 17,2 € per tonnellata di CO2 emessa dalle industrie. “Ogni centesimo pagato dai grandi inquinatori potrà essere usato per aiutare le famiglie, proteggere posti di lavoro e finanziare programmi per affrontare i cambiamenti climatici,” ha scritto il premier sul suo blog. La prontezza e risolutezza femminile sembra aver avuto la meglio. Ma non è stata l’unica. La Finlandia è stato il primo Paese al mondo ad introdurla, nel 1990. 20 euro per tonnellata. Subito dopo in Svezia e Norvegia, poi nei Paesi Bassi, Danimarca e Costa Rica. La Svizzera più tardiva nel 2008 anche se le emissioni sono rimaste stabili. Persino in India, nel 2010 e nello stesso anno in Irlanda. Ma questi sono Paesi “piccoli” in confronto all’America, alla Cina, alla Russia. Perché gli altri paesi non hanno aderito? Perché l’Italia non approfondisce il tema ambientale?
L’Australia è tra le maggiori responsabili di emissione per via della sua dipendenza dalle centrali elettriche a carbone. Esporta, inoltre, tonnellate di carburante ogni anno in Asia. Con la carbon tax, negli anni a venire 14.100 persone perderebbero il lavoro occupato nel settore. È pur vero che, le emissioni ci CO2 potrebbero persino aumentare per via dello sfruttamento degli unici Paesi che rimarrebbero ostili a questa iniziativa. Bisognerebbe quindi prendere decisioni definitive in tutto il mondo. Ma quanti sono disposti a far meno soldi per salvare il pianeta nel quale vivono? Anche se, potrebbero ritenersi rincuorati se solo pensassero che nuove tecnologie e iniziative potrebbero portare nuovi
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ITALIA - Cambio utenze telefoniche. 14 mln nel 2011. Agcom

"Oltre 14 milioni di cambi di utenza si sono registrati in Italia nel 2011 a dimostrazione di come si sia riusciti a mettere in moto un meccanismo di mobilita' e rendere piu' concorrenziale il settore della telefonia". Lo ha affermato Roberto Napoli, commissario dell'Agcom (Autorita' per le garanzie nelle comunicazioni) intervenendo al convegno "La Sicilia verso il digitale terrestre" a Palermo. Napoli ha poi aggiunto "In Italia e' in costante aumento il numero dei 'professionisti del cambio-operatore': sono per lo piu' giovani che ogni mattina controllano le tariffe piu' convenienti e gli incentivi che si ottengono cambiando gestore di telefonia.
Abbiamo fatto ricerche -ha riferito- e abbiamo individuato persone che, passando da un gestore all'altro, fra minuti-omaggio ed autoricariche di fatto riescono a parlare gratis". Napoli ha ricordato che in Italia ci sono circa 95 milioni di telefonini, co "32 milioni sono utenti Tim, poi Vodafone con circa 30 milioni di abbonati, quindi Wind con 22 milioni e H3G con circa 10".

Cannabis terapeutica, il Governo renda subito la coltivazione più semplice

L'attuale crisi economica ha reso l' Italia un paese “economicamente vulnerabile”, ciò è accaduto a causa dell'incapacità politica di comprendere, anticipare ed agire in maniera attiva ed efficace per ridurre l' impatto della crisi economica che sta colpendo, più che altri paesi europei, l' Italia.
Sono passate “due” repubbliche e il risultato è stato il commissariamento della nostra nazione. In questo periodo, la stessa “ignoranza”, intesa come mancanza di conoscenze e competenze per affrontare una crisi prevedibile e prevista, ha portato all'approvazione in sordina, a soli scopi propagandistici, del decreto Fini-Giovanardi per contrastare la diffusione di sostanze stupefacenti, nullificando un referendum popolare contro la quantificazione minima di sostanze stupefacenti detenibili.
Se il falso in bilancio è stato depenalizzato (la sanzione per questo illecito può essere l' arresto fino a 2 anni), se lo stupro, con una recente sentenza, può prevedere pene diverse dal carcere, se l' associazione per delinquere può essere punita con 10 anni di carcere, la coltivazione di una pianta di cannabis, per scopo terapeutico, in Italia, può essere punita con 6 fino a 20 anni di carcere.
Questo governo, che può contare su un largo consenso popolare e che ha la possibilità di spiegare le motivazioni delle proprie iniziative, ha una grossa opportunità: quella di rendere la coltivazione di cannabis, per uso terapeutico, più semplice.
L' attuale legislazione italiana permette la coltivazione di cannabis sotto autorizzazione ministeriale. L' art. 17 del Testo Unico sugli Stupefacenti prevede infatti l' autorizzazione del ministero della sanità per “chiunque intenda coltivare, produrre, fabbricare impiegare, importare, esportare, ricevere per transito, commerciare a qualsiasi titolo o comunque detenere per il commercio sostanze stupefacenti o psicotrope “.
Alla luce del recente decreto “svuota carceri”, bisogna, per necessità di cronaca, ricordare che circa il 30% delle persone nelle carceri Italiane sono dietro le sbarre per crimini legati in violazione del testo unico sugli stupefacenti o per crimini legati allo stato di tossicodipendenza. Stando così le cose, il decreto “svuota carceri”, senza un' appropriato intervento legislativo per garantire una normalizzazione della vendita della sostanza stupefacente più diffusa al mondo, la cannabis, rischierà di sortire solo un effetto temporaneo di svuotamento delle patrie galere e porterà ad un nuovo riempimento ed un ritorno alla situazione precedente di emergenza delle carceri Italiane in breve tempo.
Poiché questo governo sembra attento ai messaggi che vuole trasmettere e le dimissioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Malinconico sono state dettate da questa linea di serietà, sarebbero opportuni interventi anche in materia di tossicodipendenza. In questo ambito le dimissioni dell'attuale direttore del Dipartimento Antidroga, Dott. Giovanni Serpelloni, sarebbero un segnale forte e ben promettente, un chiaro segno di svolta per un veloce ed efficace cambio di normativa che permetta accessi facilitati alla coltivazione di cannabis terapeutica e un più snello rilascio delle licenze e autorizzazioni, al fine di evitare un nuovo collasso del sistema carcerario italiano.
Gli effetti positivi di una svolta nell'ambito del rilascio delle autorizzazioni ministeriali per la coltivazione di cannabis terapeutica sono molteplici. Possibilità di sviluppo economico sarebbero date dalla creazione di nuove opportunità di ricerca ed impresa nel campo farmacologico per l' impiego di cannabis e dei suoi principi attivi, come avviene già negli USA, Israele, Olanda. Maggiori entrate sarebbero possibili a seguito dell'introduzione del pagamento di una commissione per il rilascio della licenza; questo provvedimento garantirebbe nuove risorse economiche per il paese. Si assisterebbe ad un più efficace utilizzo delle forze dell'ordine nel contrasto alle organizzazioni criminali e a risparmi duraturi sul fronte delle spese processuali per reati che intasano il sistema giudiziario per violazioni al TU sulle sostanze stupefacenti. La società nel complesso fruirebbe di grossi vantaggi a fronte di minori spese e nuove entrate fiscali. Perchè non fare entrare nell'agenda politica del governo una revisione della normativa sulle sostanze stupefacenti anche alla luce del nuovo tavolo istituzionale che, attraverso il Ministro con delega alle tossicodipendenze Andrea Riccardi, è stato aperto a livello internazionale creando la rete Eranid?

* Dr. Giorgio Gatti
Consulente in sviluppo economico ed economia della sicurezza pubblica
Blog: http://scrivialtuodirettore.blogspot.com/

Trattativa mafia-Stato, Martelli contro Mancino "Gli dissi: perché il Ros parla con Ciancimino?"


Ecco in esclusiva il testo del drammatico confronto, davanti ai pm di Palermo, fra l'ex ministro della Giustizia e l'ex titolare del Viminale, che insiste: "Il 4 luglio 1992 ho incontrato Martelli, ma abbiamo parlato d'altro"

di SALVO PALAZZOLO
Ministro contro ministro. Sembra a una svolta l'inchiesta dei pm di Palermo sui misteri della trattativa fra mafia e Stato, nell'estate 1992. L'ex titolare della Giustizia, Claudio Martelli, ha chiamato in causa l'ex ministro dell'Interno, Nicola Mancino: "Mi lamentai con lui del comportamento del Ros", ha messo a verbale. "Mi sembrò singolare che i carabinieri volessero fare affidamento su Vito Ciancimino". Martelli afferma senza mezzi termini di aver chiesto conto e ragione a Mancino dei colloqui riservati fra gli ufficiali del Ros e l'ex sindaco mafioso di Palermo. Mancino nega: dice con forza di non avere mai parlato del Ros e di Ciancimino con Claudio Martelli.

I due politici sono stati messi a confronto dai magistrati di Palermo: è emerso un faccia a faccia drammatico, che adesso i pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia hanno depositato al processo di Palermo che vede imputato il generale Mario Mori, il protagonista di quei colloqui riservati con Ciancimino, di aver favorito la latitanza del capomafia Bernardo Provenzano.

Ecco, cosa si sono detti Martelli e Mancino davanti al procuratore Francesco Messineo e ai sostituti Nino Di Matteo, Paolo Guido e Lia Sava. Era il pomeriggio dell'11 aprile 2011, negli uffici della Dia di Roma.

Martelli
: Mi lamentai del comportamento del Ros in quanto ritenevo la loro iniziativa arbitraria, in considerazione del fatto che era stata istituita la Dia. Preciso che non parlai di trattativa con Mancino, perché io stesso non ne sapevo nulla.
Continua ...
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/02/14/news/trattativa_mafia-stato_martelli_contro_mancino_gli_dissi_perch_il_ros_parla_con_ciancimino_-29850045/?ref=HREC2-7

Indagato per omicidio volontario il vigile che ha sparato al ragazzo


Indagato per omicidio volontario il vigile che ha sparato al ragazzo

Il giovane cileno ucciso al Parco Lambro di Milano da un agente della polizia locale
non era armato. E dai primi accertamenti sembra che sia stato colpito alla schiena


Alessandro Amigoni, l'agente di polizia locale che ieri ha sparato e ucciso Marcelo Valentino Gomez
Cortes
, un cileno di 28 anni, a Milano, è indagato per omicidio volontario. In un primo momento l'ipotesi di reato era quella di omicidio con eccesso colposo in legittima difesa. L'agente assistito da un avvocato d'ufficio, era stato interrogato a lungo fino a tarda notte dal pm Roberto Pellicano, titolare delle indagini, seguite passo passo anche dal procuratore Edmondo Bruti Liberati. E stando ai primi accertamenti, il vigile avrebbe sparato un colpo alla schiena della vittima. Amigoni è stato trasferito dal reparto che si occupa di abusivismo commerciale a un incarico amministrativo, senza avere a disposizione un'arma.
Continua ...

Peppino Impastato e la strage di Alcamo riaperte le inchieste su due misteri siciliani


Peppino Impastato e la strage di Alcamo riaperte le inchieste su due misteri siciliani

Nel 1976, due carabinieri vennero uccisi in una casermetta. Due anni dopo, il giovane conduttore di Radio Aut fu trovato morto vicino alla ferrovia. In mezzo ci fu lo strano "suicidio" in carcere di uno degli accusati per l'assassino dei militari. Ieri, dopo 21 anni di carcere, è stato assolto uno dei tre condannati per quel fatto. Ora, i magistrati di Palermo e di Trapani riaprono i tre fascicoli. Vogliono capire perché vennero depistate le indagini e cosa aveva trovato Peppino Impastato nella sua inchiesta privata sulla strage di Alcamo. Dietro potrebbe esserci una vicenda più ampia che porta alla Gladio

TRAPANI - "Il depistaggio sull'uccisione di Peppino Impastato e quello sulla strage alla casermetta di Alcamo dove furono uccisi due carabinieri ed arrestati quattro innocenti  (tra questi Giuseppe Gulotta che dopo 21 anni di carcere ieri è stato assolto ndr)  sono oggetto di valutazione della Procura di Palermo e di quella di Trapani". 

LA FOTOSTORIA Peppino, il ribelle ucciso dalla Mafia


Lo dice senza se e senza ma il procuratore aggiunto di Palermo, Antonino Ingroia che insieme ai colleghi della Procura di Trapani, ha riaperto le due inchieste, quella sull'uccisione dei due carabinieri, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta, avvenuta il 27 gennaio del 1976 e quella sul militante di Democrazia Proletaria, Peppino Impastato ucciso il 9 maggio 1978. Non solo ma c'è una terza inchiesta, quella sul "suicidio" di Giuseppe Vesco, anche lui accusato dell'uccisione dei due carabinieri di Alcamo, che fu trovato impiccato nella sua cella, nonostante fosse privo del braccio destro. Vesco era in prigione come gli altri tre "complici", tutti torturati per estorcere loro una falsa verità. Il motivo? Secondo la procura è possibile che si volesse depistare indagini che avrebbero potuto portare molto in alto, che avrebbero potuto svelare, già negli anni '70, l'esistenza della struttura militare "Gladio".

LIBERO DOPO 21 ANNI L'ERGASTOLANO DI ALCAMO

LA VIDEOINTERVISTA: "CHI MI RIDARA' LA MIA VITA?"

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http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-palermo/2012/02/14/news/peppino_impastato_e_la_strage_di_alcamo_riaperte_le_inchieste_su_due_misteri_siciliani-29887337/

La donna che vive con lo scheletro dell’ex fidanzato


Una donna ha abitato insieme al cadavere del suo compagno per quasi un anno in un appartamento con la spazzatura alta un metro
Un appartamento ricolmo di spazzatura, alta perfino più di un metro e che praticamente copriva quasi tutti i mobili domestici, è stato il teatro di una vicenda molto misteriosa. Tra la montagna di spazzatura c’erano le ossa di un cadavere, e dopo le prima indagini si è scoperto che l’ex fidanzata dello scheletro ha convissuto con i suoi resti per quasi un anno.
VITA COL CADAVERE – Se nel  film “Weekend con il morto” i protagonisti andavano in giro con una persona ormai deceduta, a Berlino è andata in scena una storia diversa. Una donna di più di cinquant’anni ha convissuto per circa un anno con lo scheletro del suo ex fidanzato, l’affittuario dell’appartamento dove sono stati ritrovati i suoi resti. Il cadavere è stato gradualmente tagliato in più parti, anche se non è stato difficile identificarlo in Wolfgang L. L’uomo era scomparso da molto tempo, e i vicini di casa ne avevano denunciato da tempo la scomparsa.
IL MISTERO DELLA SPAZZATURA- Il caso della sparizione di Wolfgang L. è stato risolto dopo che il personale del condominio è entrato nell’appartamento dello scomparso. L’odore che proveniva dalla casa era terribile, e quando la porta è stata aperta si è capito subito il perché. Una montagna di spazzatura alta un metro aveva ricoperto l’intera superficie dell’appartamento, all’interno del quale c’erano un teschio e varie ossa. Dentro questo caos viveva la ex fidanzata dell’uomo, che è stata successivamente sentita dagli inquirenti. Al momento la compagna di Wolfgang L. non è indagata per omicidio, ma la donna dovrà chiarire le circostanze dell’ultimo anno. I resti del cadavere fanno pensare ad una morte violenta, anche se ogni ipotesi è al momento vagliata dagli inquirenti.