domenica 6 marzo 2011

Arabia Saudita, vietate le proteste

Il Consiglio Superiore dice no alle manifestazioni della minoranza sciita. Già 22 gli arresti

La minoranza sciita protesta? Le autorità vietano le manifestazioni pubbliche. Anche in Arabia Saudita la libertà di espressione è a rischio. Una sentenza del ConsiglioSuperiore, composto da esponenti religiosi, infatti, prova a mettere fine alle agitazioni verificatesi sull’onta dei focolai scoppiati in tutto il nord Africa che hanno portato alla caduta dei regimi in Tunisia e inEgitto. Un comunicato fa sapere: “Il Consiglio ha stabilito che in questo paese le manifestazioni sono proibite”.

LA LEGGE ISLAMICA – Le proteste pubbliche, per le quali ultimamente sono già state arrestate 22 persone, sarebbero in disaccordo con quanto sancito dalla Sharìa, la legge islamica, e quanto insegnato dal profeta Maometto. “Le riforme – ha affermato ancora il Consiglio – non devono essere realizzate attraverso manifestazioni e modi che generano conflitti e divisioni, questo è quello da cui gli studiosi religiosi di questo paese in passato e ora ci mettono in guardia”. La dichiarazione è una chiara presa di posizione ostile ai partiti politici non allineati con il credo islamico. Anche stavolta, come accaduto nelle settimane scorse in Tunisia e in Egitto, il web ha un ruolo determinante. Sono più di 17mila gli utenti di facebook che hanno accettato l’invito a partecipare a due manifestazioni che si sarebbero tenute questo mese. La prima delle due venerdì prossimo.

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http://www.giornalettismo.com/archives/116587/arabia-saudita-vietate-le-manifestazioni-di-protesta/

Esercito spara su manifestanti al Cairo

(ANSA) - IL CAIRO - L'esercito egiziano ha sparato in aria nel centro del Cairo quando alcuni manifestanti hanno cercato di avvicinarsi a uno degli edifici della sicurezza di Stato nei pressi dell'ambasciata degli Usa. Altri spari sono stati avvertiti nei pressi del ministero dell'interno. Lo raccontano alcuni attivisti su Facebook. Alcuni manifestanti raccontano di essere stati minacciati e attaccati da criminali armati e che sarebbero molte le persone che sono state fermate.

Usa: Michael Moore si unisce alla protesta contro legge anti-sindacale

Madison, 6 mar. - (Adnkronos) - "Madison e' solo l'inizio, non sarete soli, non rinunciate, per favore non rinunciate". E' questo il messaggio che Michael Moore, il regista liberal americano, e' venuto ai portare ai militanti dei sindacati del Wisconsin che ormai da tre settimane presidiano il Campidoglio di Madison per bloccare la legge anti-sindacale che governatore e maggioranza repubblicana vogliono fare passare.

Libia, tank e raid: infuria la battaglia.

Tripoli, 6 mar. (Adnkronos/Ign) - Si combatte metro per metro nelle città dell'est. Tra raid aerei, tank e attacchi a Misurata, Ras Lanuf e al-Zawiyah infuria la battaglia tra le brigate del regime e i ribelli. Non c'è tregua nonostante l'annuncio di una resa delle città ribelli e di una Tripoli in festa dato in mattinata dalla Tv di Stato e bollato subito dall'opposizione come ''propaganda''.

''Misurata, Ras Lanuf e Tobruk. Le milizie di Gheddafi hanno riconquistato molte città ribelli'', ha annunciato all'alba di domenica la tv di Stato con tanto di immagini di gente in festa per le strade di Tripoli, bandiere verdi della Jamahiriya che sventolano, clacson e spari per salutare la vittoria del Colonnello.

Secondo alcune fonti nella notte Gheddafi avrebbe raggiunto un accordo con i capi di alcune tribù per una tregua che lo stesso rais dovrebbe annunciare ufficialmente dagli schermi della tv di Stato.

Da al Jazeera, però, la voce dei ribelli smentisce la notizia della caduta delle città insorte: "È solo propaganda. Misurata e Tobruk sono ancora nelle nostre mani".

Nonostante i proclami del regime è una nuova giornata di scontri nel paese.

MISURATA - In mattinata le brigate libiche Hamza, guidate da Khamis Gheddafi, si sono mosse dall'aeroporto ed hanno iniziato ad attaccare la città con i carri armati. Nel primo pomeriggio, però, alcuni testimoni hanno riferito che si sono fermate lungo l'entrata occidentale di Misurata. Negli scontri sono morte 28 persone e 60 sono rimaste ferite. Secondo quanto ha riferito un esponente dei ribelli libici, Ibrahim al-Misurati, ad 'al-Jazeera', i carri armati libici si sono ritirati dalla città che è sotto il controllo dei rivoltosi. Gli insorti hanno catturato una ventina di mercenari africani che hanno combattuto con le truppe di Gheddafi.
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Egitto: nuovi assalti a edifici statali

(ANSA) - IL CAIRO - Nuovi assalti a edifici della sicurezza dello Stato in varie localita' egiziane e in alcuni quartieri del Cairo. In particolare, i manifestanti hanno circondato e sono quindi entrati nelle sedi della sicurezza del governatorato di Menufiya, nel Delta, a Marsa Matrouh, vicino al confine con la Libia, e nei quartieri di Fostat, di Madinet Nasr e di Shubra al Cairo. A Menufiya, i manifestanti hanno assaltato il quartier generale della sicurezza di Stato, dove hanno trovato documenti bruciati.

Yemen: rafforzare protesta contro Saleh

(ANSA) - SANAA - L'opposizione yemenita ha chiamato oggi il popolo a intensificare le proteste fino alle dimissioni del presidente Ali Abdallah Saleh, dopo il suo rifiuto di lasciare il potere prima della scadenza del mandato nel 2013. Saleh, al potere da 32 anni, ha respinto ieri una proposta dell'opposizione, avanzata con la mediazione degli ulema, che prevedeva la sua rinuncia all'incarico entro la fine di questo anno. Le manifestazioni contro il regime di Saleh sono iniziate alla fine di gennaio.

Libia: Amnesty, morti non si contano

(ANSA) - ROMA - 'La situazione e' talmente degenerata che non si riescono a contare quante salme arrivano negli obitori, perche' le famiglie le seppelliscono in fretta e furia'. Lo ha detto il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury. 'Gheddafi - ha aggiunto - ha paragonato la situazione alla crisi di Tienanmen, mi rifaccio a lui nel dire che in Libia si sono superate diverse Tienanmen per numero di feriti e morti'. Secondo Noury 'bisogna proteggere i civili ancora intrappolati nel conflitto'.

Gaza: bombe israeliane diffondono il cancro

Gaza: bombe israeliane diffondono il cancro

GAZA - Il numero di malati di cancro a Gaza ha subito un'impennata a causa dell'uso di uranio impoverito da parte dell'esercito israeliano, durante il massacro di due anni fa ai danni della Striscia. Lo riferiscono fonti mediche. Dopo la guerra, ha riportato la Press Tv, citata dall'Infopal, i casi di cancro sono aumentati circa del 30%. I casi sono stati registrati in particolare a Shifa, la maggiore struttura sanitaria della città assediata. La guerra causò circa 1.400 morti e migliaia di feriti tra i palestinesi; la maggior parte delle vittime furono civili. Già durante il conflitto, volontari medici norvegesi negli ospedali di Gaza riportarono che alcune delle vittime presentavano tracce di uranio impoverito nei loro corpi. Oggi, la maggior parte delle armi di alta tecnologia contengono uranio impoverito o altri metalli pesanti. I loro residui possono essere sparsi dal vento, contagiare gli abitanti nelle immediate vicinanze e contaminare la catena alimentare.

Lo spettro delle armi chimiche "Gheddafi potrebbe usarle"

Timori anche per un reattore vicino alla capitale, vulnerabile in caso di bombardamento. La Libia doveva svuotare gli arsenali nel 2003, ma non è certo che lo abbia fatto

di DANIELE MASTROGIACOMOL'Aiea, l'Agenzia Onu per il nucleare, è preoccupata. Non si fida di Gheddafi: l'isolamento diplomatico, commerciale, le fasi alterne delle battaglie potrebbero spingerlo a qualche gesto estremo. A tirare fuori le armi chimiche e usarle durante i bombardamenti. Lo avrebbe già fatto in Ciad nel 1986. Il Colonnello ne esclude l'utilizzo. Due settimane fa, nei primi giorni di guerra, si era affrettato a smentire ogni progetto stragista: "Potrei ricorrere anche al gas mostarda. Ma non lo farò, non ucciderò il mio popolo". La frase ha lasciato perplessi gli ispettori di Vienna. Si sa che il leader libico nel 2003 ha accettato di svuotare i suoi arsenali con le armi di distruzione di massa. Ma questa dichiarazione, più che rassicurare, suona come una minaccia. Nel suo tipico linguaggio, Gheddafi ricorda agli ex nemici, diventati poi amici e adesso di nuovo avversari, che ha ancora armi nascoste. Il rollback, il grande piano per la distruzione di 25 tonnellate di senape di zolfo, di 3.500 munizioni cariche di gas Sarin e Soman, di 300 missili Scud C a lunga gittata, è stato ultimato nel 2007. Ma nessuno, oggi, è in grado di garantire che tutto sia stato eliminato. Anzi, qualcuno giura il contrario. L'ex ministro della Giustizia libico Musatafà Abdel Jalil, oggi alla guida del Consiglio nazionale dei rivoltosi, lo ha denunciato chiaramente: "Gheddafi possiede ancora grosse scorte di armi chimiche.
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Elisa dopo una settimana ad Arcore "Mamma, sono in condizioni pietose"

Nei verbali dello scandalo Rubygate, le conversazioni tra una delle ragazze e la madre: i pagamenti, lo stress, la tabella degli incontri. E ancora le rivalità tra le giovani arruolate a Roma e il "gruppo di Arcore"

di EMILIO RANDACIO
MILANO - Per Elisa Toti, "Silvio Berlusconi è come un padre". E tutte le intercettazioni che sono girate dopo lo scandalo Rubygate, le prove che la procura è convinta di aver raccolto sull'harem e sul bunga bunga, "sono tutte false". La madre, quella vera di Elisa, invece, i cachet per le comparsate della figlia nelle notti di Arcore, le pesava. Eccome. "Senti eeee, quanto v'ha dato?", chiede con insistenza, il 9 gennaio scorso, la signora Toti. "Cinque, più quegli altri mille quindi, quindi sei". Il pragmatismo della signora sembra esemplare. "Dici niente? Capito? eee poi che vi ha detto quando lui vi potrà rivedere?". La mamma pensa già al prossimo appuntamento. Anche perché la trentaduenne, fotomodella, collaboratrice del gruppo Mediaset, per sudarsi quei sei mila euro, ad Arcore risulta esserci stata una settimana intera. "Trascorsa con lui", con Papi. E non sembra essere stata una vacanza vera e propria, visto quello che racconta ancora la starlette :"Una settimana (...) alcune sono arrivate martedì io mercoledì (...) mamma mia una cosa allucinante". Accuse false, dunque quelle rivolte dai pm al premier? La permanenza conclusa con un cadeau da 6 mila euro, deve essere stata stressante.
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L'uragano di tagli del governo sull'istruzione Il prossimo anno saltano altre 20 mila cattedre

Anche il personale non docente subirà un nuovo salasso: avrà 14 mila posti in meno. Sono state 45 mila, pari al 51% del totale, quelle eliminate nelle regioni meridionali

di SALVO INTRAVAIA
ROMA - Mentre per le scuole paritarie il premier auspica un Buono-scuola, le statali vengono colpite da un autentico uragano di tagli. In tre anni di governo Berlusconi, insegnanti, alunni, dirigenti scolastici, bidelli, assistenti amministrativi, tecnici di laboratorio, supplenti e genitori hanno dovuto fare i conti con "risparmi" su tutti i capitoli: posti in organico, fondi e addirittura ore di lezione. Del resto, il buongiorno si vede dal mattino: nella prima Finanziaria, quella estiva del 2008, il governo somministrò alla scuola pubblica una vera e propria cura da cavallo: 132 mila posti in meno in un triennio e "sforbiciata" per 8 miliardi di euro netti.
Meno cattedre. La maggior parte del bilancio del ministero dell'Istruzione, circa il 94 per cento del totale, se ne va in stipendi del personale. E per "risparmiare" occorre tagliare le cattedre. Nel mese di giugno del 2008 il ministro Tremonti presentò il conto alla collega, Mariastella Gelmini: 87400 cattedre in meno in tre anni (45 mila al sud, pari al 51%)). Per il prossimo anno ne dovranno eliminare 19700. Risultato: riduzione delle ore di lezione per gli alunni e disoccupazione per migliaia di precari.
Bidelli, assistenti amministrativi e tecnici di laboratorio. La scure non ha risparmiato il cosiddetto personale non docente: bidelli, assistenti amministrativi e tecnici di laboratorio. L'ultima tranche di tagli prevede 14 mila posti in meno, che si aggiungono ai 30 mila già tagliati l'anno scorso e quest'anno.
I supplenti. Anche nella scuola a pagare la "manovra" sono i più deboli: i supplenti. I dati dell'anno in corso non sono ancora disponibili, ma basta citare quelli degli ultimi due anni per comprendere la portata del fenomeno. In appena due anni, dal 2007/2008 al 2009/2010 quasi 25 mila supplenti con incarichi annuali hanno dovuto dire addio a stipendio e incarico.
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“Se la Libia cade l’Italia crolla”

Il New York Times tira le somme di tutti i coinvolgimenti economici che il nostro paese intrattiene con la grande Jahmariya del colonnello Gheddafi: quando Tripolicadrà, saranno guai.

Ne abbiamo parlato in maniera esaustiva. Il problema dell’intrattenere rapporti politici ed economici, nonchè personali e di amicizia, con un sanguinario dittatore, anche a voler superare le obiezioni morali che naturalmente emergono, è principalmente che per loro natura le dittature hanno vita breve. Forserelativamente lunga, ma prima o poi cadono, fragorosamente. E non si sa cosa resta dopo: e le vittime potrebbero essere appunto gli interessi economici che si sono affidati alle sorti di quel paese, di quel leader.

RAPPORTI BILATERALI – La storia è ovviamente quella dei rapporti fra Italia e Libia, fra tutti i governi degli ultimi 50 anni, e principalmente però quello di Silvio Berlusconi, e la presidenza del Colonnello Muhammar Gheddafi. Il quale ci vende, lo abbiamo detto, petrolio ed investimenti nelle nostre aziende, ed in cambio vuole armi e riconoscimento internazionale. Un gioco sporco a cui il nostro paese si è prestato per molto tempo e che ora rischia di dover essere pagato caro. D’altronde, il mercato non perdona e non guarda in faccia a nessuno, non conosce le ragioni della politica: un patto scellerato, oltre ad essere immorale, si rivela in definitiva sempre poco conveniente. Le analisi sono molte, ma se il primo giornale del mondo, il New York Times, dedica la sua apertura ai fatti di casa nostra, appunto cercando di comprendere che fine faranno gli stretti, forse troppo stretti, rapporti economici fra Roma e Tripoli dopo la caduta del regime del Colonnello, sempre che gli insorti riescano a resistere alla repressione armata della guardia di Gheddafi, in prima linea nell’attività controrivoluzionaria.

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http://www.giornalettismo.com/archives/116428/se-la-libia-cade-litalia-crolla/

Gheddafi e quegli affari con Mediaset

Il colonnello non è solo un dittatore sanguinario, ma è anche un imprenditore televisivo. Indovinate con chi è in affari?

Si chiama Quinta Communications, ed e’ il ‘canale’ che mette in contatto il regime del colonnelloGheddafi con una serie di realta’ del mondo dello spettacolo, dalla Tunisia alla Francia, passando per l’Italia.

IL NODO – Il nodo e’ infatti rappresentato dalla quota del 10 per cento che – ricordava il ‘Corriere’ nel settembre 2010 – la societa’ maltese Lafi Trade, controllata dal fondo sovrano Lybian Investment Authority, ha acquistato in Quinta Communications, societa’ di proprieta’ (con il 68%) del finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar e nella quale Fininvest ha il 22 per cento attraverso la controllata lussemburghese Trefinance sa. Seguendo il ‘filo’ di questa partecipazione (che per ora non pare soggetta a eventuali congelamenti) si giunge a un fitto intreccio di presenze nel mondo cinematografico e televisivo. In Italia, ad esempio, Quinta Communications Italia controlla il 95 per cento del multiplex Prima Tv su cui vengono trasmessi i canali Premium Gallery: Premium Cinema, Premium Emotion, Premium Energy, Studio Universal, Joi, Mya, Steel, BBC Knowledge, Disney Channel.

La minaccia di Gheddafi: ''Se cado io in migliaia invaderanno l'Europa''

L'hp del 'Le Journal de Dimanche'
Tripoli, 6 mar. - (Adnkronos) - Se il regime in Libia cadrà "migliaia di persone invaderanno l'Europa e non vi sarà nessuno a fermarli". E' questa la minaccia rivolta da Muammar Gheddafi nell'intervista al francese Le Journal de Dimanche. "Dovrete fare i conti con la minaccia islamica", ha detto ancora il leader libico che comunque rivendica il fatto che al momento "il regime libico sta bene ed e' stabile". "Voglio farmi capire bene: se ci minacciano, se ci destabilizzano, tutto finirà nella confusione, in mano a Bin Landen e i suoi gruppuscoli", ha aggiunto.

"Ci sono io o al Qaeda", è la sintesi del Colonnello che esprime il suo massimo stupore per il fatto che "non si comprende che qui si combatte contro il terrorismo". Secondo Gheddafi "cellule dormienti" dell'organizzazione terroristica guidata da Osama Bin Laden sono dietro alla rivolta: "hanno dato ai giovani pillole allucinogene". E poi rivolto ai paesi europei rinnova la minaccia: "Vi sarà una Jihad islamica davanti a voi sul Mediterraneo, sarà una crisi mondiale ed una catastrofe per tutto il mondo".

Libia, tank e raid: si combatte.

Tripoli, 6 mar. (Adnkronos/Ign) - ''Misurata, Ras Lanuf e Tobruk. Le milizie di Gheddafi hanno riconquistato molte città ribelli''. L'annuncio arriva all'alba dalla Tv di Stato con tanto di immagini di gente in festa per le strade di Tripoli, bandiere verdi della Jamahiriya che sventolano, clacson e spari per salutare la vittoria del Colonnello.

Secondo alcune fonti nella notte Gheddafi avrebbe raggiunto un accordo con i capi di alcune tribù per una tregua e a breve lo stesso rais dovrebbe dare l'annuncio ufficiale della fine delle ostilità.

Da al Jazeera, però, la voce dei ribelli smentisce la notizia della caduta delle città insorte: "È solo propaganda. Misurata e Tobruk sono ancora nelle nostre mani". "Questa mattina non si combatte in città ma i rivoltosi hanno ancora il controllo del centro - ha affermato un residente di Misurata intervistato telefonicamente dalla tv araba 'al-Jazeera' - le brigate Hamza del regime restano fuori da Misurata e si concentrano nell'aeroporto".

Nonostante i proclami del regime è una nuova giornata di scontri nel paese.

MISURATA - Le brigate libiche Hamza, fedeli al colonnello Muammar Gheddafi, si sono mosse dall'aeroporto di Misurata ed hanno iniziato ad attaccare la città. Secondo quanto ha riferito un testimone, contattato telefonicamente dalla tv satellitare 'al-Arabiya', le forze di Gheddafi stanno avanzando dall'entrata occidentale della città, quella che porta verso Tripoli, usando i carri armati.
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