Timori anche per un reattore vicino alla capitale, vulnerabile in caso di bombardamento. La Libia doveva svuotare gli arsenali nel 2003, ma non è certo che lo abbia fatto
di DANIELE MASTROGIACOMO L'Aiea, l'Agenzia Onu per il nucleare, è preoccupata. Non si fida di Gheddafi: l'isolamento diplomatico, commerciale, le fasi alterne delle battaglie potrebbero spingerlo a qualche gesto estremo. A tirare fuori le armi chimiche e usarle durante i bombardamenti. Lo avrebbe già fatto in Ciad nel 1986. Il Colonnello ne esclude l'utilizzo. Due settimane fa, nei primi giorni di guerra, si era affrettato a smentire ogni progetto stragista: "Potrei ricorrere anche al gas mostarda. Ma non lo farò, non ucciderò il mio popolo". La frase ha lasciato perplessi gli ispettori di Vienna. Si sa che il leader libico nel 2003 ha accettato di svuotare i suoi arsenali con le armi di distruzione di massa. Ma questa dichiarazione, più che rassicurare, suona come una minaccia. Nel suo tipico linguaggio, Gheddafi ricorda agli ex nemici, diventati poi amici e adesso di nuovo avversari, che ha ancora armi nascoste. Il rollback, il grande piano per la distruzione di 25 tonnellate di senape di zolfo, di 3.500 munizioni cariche di gas Sarin e Soman, di 300 missili Scud C a lunga gittata, è stato ultimato nel 2007. Ma nessuno, oggi, è in grado di garantire che tutto sia stato eliminato. Anzi, qualcuno giura il contrario. L'ex ministro della Giustizia libico Musatafà Abdel Jalil, oggi alla guida del Consiglio nazionale dei rivoltosi, lo ha denunciato chiaramente: "Gheddafi possiede ancora grosse scorte di armi chimiche.Continua ....
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